Il titolo di questo post è impreciso. Avrei dovuto chiamarlo "Siviglia e una parte dell'Andalusia". Perché sì, come vi avevo già raccontato nel post della scorsa settimana, ho organizzato questa vacanza in maniera un po' approssimativa (vorrei si notasse come mi tengo alla lontana dalle parolacce) e non ho potuto godere appieno di tutte le meraviglie offerte da questa favolosa regione.
Detto questo, organizzazione del cacchio a parte, una settimana per vedere l'Andalusia è decisamente risicata. Ci vogliono dieci giorni pieni, un bel giro itinerante e macchina e monumenti che volete assolutamente visitare prenotati prima. L'abc di ogni viaggio, insomma.
Comunque, non tutto il male vien per nuocere. Anzi. Non avremo fatto la classica vacanza in Andalusia e ci saremo persi qualche paese e/o monumento fondamentale della zona, ma abbiamo vissuto a Siviglia come se fossimo residenti lì e abbiamo potuto dedicarle un sacco di tempo lento, che forse è quello che le si addice maggiormente.
Detto questo, vediamo un po' questa terra in dettaglio.
Tra una cosa e l'altra, a Siviglia abbiamo passato un sacco di tempo, più di quello che avevo immaginato (usare il termine pianificato per questa vacanza, mi sembra francamente eccessivo). Come faccio sempre ultimamente, ho preso un appartamento tramite AirBnB: l'appartamento era questo, un piccolo monolocale colorato e pieno di luce nel quartiere di Triana, il vecchio quartiere gitano, culla del flamenco e della ceramica.
Triana è un posto incantevole, pieno di stradine, negozietti, tapas bar frequentati da gente del posto, un mercato pieno di cose buone da mangiare. Insomma, ci si trova nel centro di una città di quasi settecentomila abitanti e sembra di stare in un paesino di campagna. Inoltre, Triana è a un passo dal centro, quindi si può andare a piedi ovunque.
Di Siviglia ho amato tutto. Appena arrivata, ancora in preda alla stanchezza, non riuscivo a capire come le persone continuassero a scrivermi su Instagram di aver lasciato il cuore in quella città. Mi sembrava una città normale, una normale città spagnola. Ma passandoci del tempo ho capito dove si trovavano tutti quei cuori: nei sorrisi delle persone, nei tapas bar pieni di gente, nelle birrette a un euro e mezzo, tra i rami degli alberi d'arancio che permeavano con il loro profumo tutte le strade, nel cielo così terso da essere dipinto, nei colori degli azulejos, nella bellezza un po' ovunque.
Per quel che riguarda le cose da vedere, c'è l'imbarazzo della scelta ovviamente. L'Alcazar mi ha riempito gli occhi di bellezza, della Cattedrale ho amato il giardino degli aranci, della Giralda ho odiato la folla e intravisto il panorama (dciamo che è più bello guardarla da giù), ho saltellato di gioia tra le sale dell'Archivio des Indias, non sarei più andata via da Plaza de España, su Las Setas sono salita tanto per far qualcosa e invece m'è piaciuto un mondo. E' bellissima Siviglia e ora c'è anche un pezzo del mio cuore laggiù.
Siamo andati a Cordoba in giornata, con il treno, partendo da Siviglia. Il treno, comodissimo e con posto assegnato, ci mette più o meno un'ora e mezza ed è una soluzione perfetta perché si arriva velocemente e senza troppi sbatty (che era un po' il mantra della mia vacanza, diciamo).
Siamo arrivati piuttosto presto al mattino perché era il 31 dicembre e la Mezquita, che noi volevamo assolutamente vedere, chiudeva anticipatamente. Quindi, il primo impatto con la città è stato un vento gelido e inaspettato, per noi che a Siviglia eravamo abituati a sole terso e 16/18 gradi di media. Ma il fastidio iniziale si è subito placato appena entrati nelle stradine della città vecchia: un labirinto di case bianche tra le quali perdersi sbirciando all'interno per scoprire cortili preziosi.
La Mezquita, la cattedrale di Cordoba, è uno dei monumenti che mi hanno colpita maggiormente. Per chi non lo sapesse, si tratta di una chiesa cristiana costruita sopra una moschea, anzi praticamente dentro la moschea stessa. Questo fa sì che la chiesa sia un mix inaspettato tra elementi arabi e cristiani, con una cappella barocca traboccante di oro che si erge nel mezzo di una moschea buia. E' un luogo incredibile, non me ne sarei mai andata.
Della Mezquita ho amato tantissimo anche il Campanile, sul quale siamo riusciti a salire per il rotto della cuffia, prima che chiudesse. Non è molto alto, poco affollato di gente, una bellissima vista della parte araba della città e della Mezquita.
Malaga
Malaga mi ha fatto pentire di non aver fatto il giro itinerante e non aver potuto passare più tempo lì. Malaga m'è entrata dentro e m'ha lasciato la voglia di tornare, passarci del tempo, scoprirla a fondo, viverla pienamente. Purtroppo, ci siamo andati in giornata da Siviglia e il tempo a disposizione non era moltissimo.
Tempo che abbiamo impiegato unicamente a camminare, camminare, camminare. C'era un sole caldissimo, una luce così forte da abbagliare, musica, gente, movimento. Un'energia che si percepiva a ogni angolo.
Mille cose ci sarebbero state da vedere, mille cose da fare, ma quelle che ho tentato di fare erano chiuse (il mercato di Atarazanas) oppure era troppo tardi (il Museo Picasso). Altre ho scelto consapevolmente di non vederle (l'Alcazaba), davanti ad altre (la casa natale di Picasso) ho sostato almeno mezz'ora indecisa su che fare, presa tra la voglia di entrare a conoscere qualcosa di nuovo o stare fuori a scaldarmi al sole (ha vinto il sole).
Non so, credo di aver capito subito che a Malaga avrei fatto in modo di tornare e allora mi son presa del tempo lento per godermi la città. E la luce, mamma mia, la luce.
In ogni viaggio c'è sempre un momento di serendipità. M'è capitato un sacco di volte di trovare posti fantastici nei quali non avrei dovuto fermarmi, deviazioni improvvise, sbagli di strada. Questa volta è successo con Cadice, che non ho effettivamente trovato cercando qualcos'altro, ma che si è inserito nel programma del viaggio inaspettatamente una mattina in cui non avevamo voglia di metterci in macchina e fare troppi chilometri.
L'abbiamo scelta a caso, perché è relativamente vicina a Siviglia (ci si può arrivare anche in treno, volendo) e perché c'è l'oceano. L'oceano smuove in me suggestioni indescrivibili e un fascino che mi innamora. Se in un luogo c'è l'oceano, guardo quel luogo con occhi dolci.
Che Cadice faceva per me l'ho capito appena arrivata, scesa dalla macchina, quando ho sentito il tepore, ho visto la luce forte che filtrava tra le nuvole e i surfisti che aspettavano l'onda. Poi la mente si è riempita di immagini che mi riportavano a L'Avana e in Messico, quel profumo di mare fortissimo, il vento. Non so, che vi devo dire, mi sono innamorata perdutamente.
Se andate da quelle parti, quindi, allungate il classico giro andaluso e spingetevi fino a Cadice. Troverete una cittadina fortificata fatta di vicoletti bui che si aprono su piazze tranquille, un mercato traboccante di pesce e di banchetti dove bere una birra e mangiare tapas, palazzi austeri che si aprono su cortili entusiasmanti, ristorantini con i tavoli colorati e tanta gente che si gode il tempo, faccia al sole.
L'abbiamo scelta a caso, perché è relativamente vicina a Siviglia (ci si può arrivare anche in treno, volendo) e perché c'è l'oceano. L'oceano smuove in me suggestioni indescrivibili e un fascino che mi innamora. Se in un luogo c'è l'oceano, guardo quel luogo con occhi dolci.
Che Cadice faceva per me l'ho capito appena arrivata, scesa dalla macchina, quando ho sentito il tepore, ho visto la luce forte che filtrava tra le nuvole e i surfisti che aspettavano l'onda. Poi la mente si è riempita di immagini che mi riportavano a L'Avana e in Messico, quel profumo di mare fortissimo, il vento. Non so, che vi devo dire, mi sono innamorata perdutamente.
Se andate da quelle parti, quindi, allungate il classico giro andaluso e spingetevi fino a Cadice. Troverete una cittadina fortificata fatta di vicoletti bui che si aprono su piazze tranquille, un mercato traboccante di pesce e di banchetti dove bere una birra e mangiare tapas, palazzi austeri che si aprono su cortili entusiasmanti, ristorantini con i tavoli colorati e tanta gente che si gode il tempo, faccia al sole.
Quella a Granada è stata una giornata epica. La città non è propriamente vicina a Siviglia e fare avanti e indietro non è stato il massimo, ma vabbè. Il nostro obiettivo era unicamente l'Alhambra, perché sapevamo che non avremmo avuto molto tempo per vedere altre cose. Certo, gli unici biglietti che eravamo riusciti a strappare erano per il pomeriggio alle 16.30, quindi chiunque sarebbe riuscito a vedere un bel po' della città. Non noi, che i risvegli lenti in vacanza sono sacri.
Quindi, siamo arrivati a Granada, abbiamo fatto un giro rapidissimo nel quartiere arabo, siamo stati risucchiati da una teteria/ristorante dove ci siamo ammazzati di cibo marocchino e tè alla menta, abbiamo scarpinato fino all'Alhambra dando un'occhiata a qualche negozio di souvenir e via, era già tempo di visita.
Dell'Alhambra non sto a dirvi nulla: una magnificenza. Un tripudio di meraviglia e di bellezza, che abbiamo visitato al calar del sole, con una luce che rendeva tutto ancora più magico. Solitamente, se ho poco tempo a disposizione per vedere una città, tendo a lasciar perdere monumenti e/o musei, ma questo è davvero imperdibile, come mi ha detto chiunque mi abbia parlato dell'Andalusia.
E poi è stato il momento di tornare a casa. L'ultimo giorno, prima di andare in aeroporto, lo abbiamo passato a Jerez de la Frontera a mangiar tapas seduti al sole (praticamente la nostra attività predominante di questa vacanza). Lasciare l'Andalusia è stata dura ma un po' di quel cielo terso, del tepore e della bellezza tutto intorno me lo son messo in tasca per affrontare il grigio di questi mesi.
Quindi, siamo arrivati a Granada, abbiamo fatto un giro rapidissimo nel quartiere arabo, siamo stati risucchiati da una teteria/ristorante dove ci siamo ammazzati di cibo marocchino e tè alla menta, abbiamo scarpinato fino all'Alhambra dando un'occhiata a qualche negozio di souvenir e via, era già tempo di visita.
Dell'Alhambra non sto a dirvi nulla: una magnificenza. Un tripudio di meraviglia e di bellezza, che abbiamo visitato al calar del sole, con una luce che rendeva tutto ancora più magico. Solitamente, se ho poco tempo a disposizione per vedere una città, tendo a lasciar perdere monumenti e/o musei, ma questo è davvero imperdibile, come mi ha detto chiunque mi abbia parlato dell'Andalusia.
E poi è stato il momento di tornare a casa. L'ultimo giorno, prima di andare in aeroporto, lo abbiamo passato a Jerez de la Frontera a mangiar tapas seduti al sole (praticamente la nostra attività predominante di questa vacanza). Lasciare l'Andalusia è stata dura ma un po' di quel cielo terso, del tepore e della bellezza tutto intorno me lo son messo in tasca per affrontare il grigio di questi mesi.
Che meraviglia questo racconto! Mi ha trasportato in una terra che amo tantissimo, facendomi rivivere nella mente profumi, colori, sensazioni... ah il cielo dell'Andalusia, la luce, il calore...
RispondiEliminaGrazie, davvero.
Ma grazie a te, sono contenta che ti sia piaciuto! L'Andalusia è davvero una terra magica.
EliminaUn abbraccio,
Cinzia