La Cinzia che era stata a Parigi, quindici anni fa, aveva qualche ruga in meno, qualche chilo in più e aveva visto pochissimo del mondo. Parigi era il primo viaggio fuori dall'Italia, la meta sognata per anni, anni passati a leggere Hemingway, Simone de Beauvoir e Francis Scott Fitzgerald, suonando ininterrottamente sempre lo stesso vinile di Edith Piaf e ritagliando dai giornali foto di Jane Birkin e Brigitte Bardot. Come potete immaginare, non potevo non andare a Parigi appena possibile e non potevo non innamorarmene a prima vista.
Questa volta, arrivando in città, mi chiedevo se la città mi sarebbe piaciuta ugualmente, se sarei rimasta delusa, se l'avrei vista con occhi diversi. E la risposta è: "sì, l'ho guardata con occhi diversi, ma alla fine ho amato le stesse cose". Perché il vecchio Ernest, Simone, Edith e tutti gli altri sono radicati nella mia anima saldamente, anche se non li frequento da anni. E alla fine la mia Parigi è sempre la stessa. La Parigi che mi entusiasma è quella lontana dalle grandi folle, dai turisti, dal marasma. E' quella dei quartieri un po' defilati, come Belleville e la zona del Canal Saint-Martin, dove abbiamo deciso di prendere casa. Quella dei parigini che fanno la spesa, la domenica mattina, lungo Rue Mouffetard e Place de la Contrescarpe, Quella dei locali nascosti in vicoli bui, che ti chiedi dove diavolo stai andando e sbuchi nel regno dei boho-chic, dove son tutti così fighi che ti senti un po' a disagio.
Cos'ho amato di Parigi? Il Marais, raggiunto a piedi da Place de la République, con i suoi negozietti di design, le gastronomie kosher e i falafel da portar via. Il Centre Pompidou, come si può non amarlo? Non avevamo tempo di vedere il museo, ma non potevo non entrare e sedermi un po' nell'atrio, respirando quell'atmosfera. E poi, arrivare nel cortile del Louvre al tramonto e guardare il sole che si riflette nella piramide. Allontanarsi dalla Basilica del Sacré Coeur e camminare per le stradine di Montmartre sulle tracce di Toulouse-Lautrec, Utrillo e Modigliani, ma anche chiudere gli occhi e immaginare Amélie che corre su e giù. Uscire dalla fermata della metro a Trocadéro ed emozionarsi alla vista della Tour Eiffel, riempiendosi gli occhi della sua bellezza. Spingersi fino al 74 di Rue du Cardinal-Lemoine, la casa dove ha vissuto Hemingway e guardare con il naso in su le finestre, cercando di indovinare quale potesse essere la sua. Camminare lungo Boulevard Saint-Germain, guardare il Cafè de Flore e ripensare a Simone de Beauvoir. Questa è la Parigi che ho amato anni fa e che amo ancora, sempre con la stessa intensità
Cosa non ho amato di Parigi? Gli Champs Elysées, le grandi firme non mi fanno nessun effetto, le catene mi lasciano indifferente (ce le ho qui, perché andarci lì? Anche se c'erano le Adidas Superstar al 50%, mannaggia), quindi non ne capisco il fascino. I macarons, spiegatemi dove sta tutta 'sta bontà, io non ci arrivo, e giuro che ci ho provato, eh. La zona de Les Halles, negozietti di paccottiglia e Kentucky Fried Chicken, non fa per me, grazie. Il Pont des Arts, uno dei ponti più belli di Parigi, completamente rovinato dai lucchetti, ve li farei ingoiare uno ad uno, dio mio. Avete rovinato uno dei posti più perfetti di questa città, mamma mia, non vi perdonerò mai per questo, chiunque voi siate.
E ora sono tornata, la quotidianità reclama la mia presenza e io cerco di far fronte alla malinconia che mi pervade. Come sempre ci sono mille cose che avrei voluto fare, negozi da vedere, mostre da visitare, il cimitero di Montparnasse che mannaggia non abbiamo avuto tempo. Ma c'è un'infinita scorta di bellezza che mi tengo dentro e alla quale attingerò nei giorni bui. E poi, basta non scordarsi che Parigi è dietro l'angolo, la bellezza è a un passo, no?
Ma ditemi, voi avete una vostra Parigi? Se sì, qual è? Dai, che sono curiosa!
Ma ditemi, voi avete una vostra Parigi? Se sì, qual è? Dai, che sono curiosa!