Venerdì sera ero sola a casa e, come spesso mi capita quando ho portatile e divano a disposizione, mi sono guardata un po' di TED Talks. Oramai sapete che ho una marea di passioni e di fissazioni, ma non vi ho ancora raccontato della mia strana mania per i TED Talks, vero? Per chi non lo sapesse, il TED è una conferenza che si tiene ogni anno in California e, recentemente, anche in altre città del mondo. Vi partecipano speaker più o meno famosi e trattano gli argomenti più disparati, parlando di ambiente, tecnologia, società, filosofia, letteratura e altro. La maggior parte degli speaker sono americani e quindi i loro discorsi sono pieni di entusiasmo, motivazione, pathos, intensità, come solo loro sanno fare. Lo scorso venerdì sono stata profondamente colpita dal discorso di Amanda Palmer, che potete trovare qui.
Amanda Palmer è una performer e musicista punk americana, fondatrice dei Dresden Dolls e ora parte della band Amanda Palmer and the Grand Theft Orchestra. Fino all'altra sera, non sapevo minimamente chi fosse e ho scelto il suo discorso perché incuriosita dal titolo, L'arte di chiedere. Io ho un sacco di problemi a chiedere e mi sono detta, chissà che questo discorso non mi possa insegnare qualcosa? Lei è una tipa davvero strana, estrema, spinta fino all'eccesso (si spoglia nuda e si fa disegnare dai suoi fan), troppo fuori dagli schemi perché io possa davvero ammirarla (quando le persone sono così trasgressive non so mai dove si fermi il limite tra il ci è e il ci fa, è la mia anima cinica che viene fuori...e poi non si depila le ascelle e sono scelte che io non riesco a capire, ma vabbè), ma il suo discorso mi ha colpita.
Amanda racconta di come inizialmente abbia finanziato la propria attività di musicista facendo la statua vivente per strada e come abbia imparato da lì l'arte di chiedere e di stabilire un contatto con i donatori. Racconta di come semplicemente chiedendo si possano ottenere le cose più disparate, da un divano se si ha bisogno di un posto per la notte, a un pianoforte per le prove a qualsiasi altra cosa di cui si abbia bisogno, tutto ciò con la gioia da parte delle persone che donano. L'importanza di chiedere. La difficoltà di chiedere. Infatti, come va avanti a raccontare, chiedere è faticoso, ci si vergogna, ci si sente dei mendicanti, ci si chiede se sia giusto. Proprio come me, ogni volta che devo chiedere qualcosa (mio marito lo sa fin troppo bene), che siano le informazioni più stupide o cose ben più serie. Questo discorso mi ha aiutata a riflettere su questo aspetto di me stessa, non che io creda di poter cambiare, ma mi ha dato spunti interessanti su cui lavorare. Del resto, ho dei sogni che intendo realizzare e temo non sia possibile senza chiedere e quindi devo imparare a farlo.
Questo discorso, che credevo potesse essere unicamente una riflessione personale, mi ha fatto pensare a cose più generali. Amanda racconta che, dopo un disco giudicato un fallimento dalla sua major, decide di condividere la sua musica e chiedere un aiuto tramite Kickstarter, ottenendo più di un milione di dollari. Questo mi ha portato a ripensare a un lungo discorso fatto con amici sulla musica, il diritto di scaricare brani da internet, il futuro dell'industria discografica (sì, facciamo discorsi di questo genere e ci accaloriamo anche) e mi sono chiesta: "beh, ma questa non potrebbe essere una grandissima soluzione?". Del resto, è la stessa Amanda che conclude il suo discorso dicendo che il problema da porsi non è come far pagare la musica alla gente, ma come consentire alla gente di pagare per la musica. E quindi non sarebbe davvero una soluzione quella di condividere la musica e chiedere alla gente di contribuire? Certo, questo cambierebbe radicalmente il modo di essere musicisti, indubbiamente otterrebbero migliori risultati coloro in grado di instaurare un rapporto speciale con il proprio pubblico, condividendo se stessi e la propria arte, perché certo si è più spinti a donare a persone di cui si ha fiducia, di cui si condivide una visione, di cui si apprezza il lavoro e lo sforzo. Quindi certo, sarebbe difficile, ma questo eliminerebbe anche un sacco di spazzatura dal mondo della musica e questo sarebbe già di per sé un gran risultato. E lo stesso concetto potrebbe essere applicato anche a molti altri campi della cultura e della società. Purtroppo, non sono una scema, mi rendo perfettamente conto che tale visione utopistica non si realizzerà mai, ma c'è da dire che il mondo sta cambiando a una velocità pazzesca e chi ci dice che invece un nuovo modo di vedere le cose, alla fine, non paghi?