Carissimi, che vi devo dire, "anche questo Natale se lo semo levato dalle...ehm". Ecco, il Natale è andato, sono sopravvissuta (a fatica) alla solita due giorni gastronomica a casa dei miei suoceri e mi godo qualche giorno di relax in attesa del Capodanno. Sto lentamente smaltendo la catasta di giornali che avevo ammassato nei mesi scorsi, ritaglio ricette che non cucinerò mai, passo ore su Pinterest, guardo la sesta serie di Dexter e metto a dura prova i cuscini del divano. Si fa vacanza vera, insomma. Ma dicembre sta finendo ed è arrivato il momento di fare la lista di cose belle. Here we go!
Il progetto Ptit su Instagram
Credo che ormai sia il terzo anno che partecipo a questo progetto e lo faccio con sempre maggiore entusiasmo. Il progetto - per quei pochi che non lo conoscono - prevede di condividere quotidianamente, per tutto il mese di dicembre, uno scatto magico e speciale. Ptit mi piace perché permette, ogni giorno, di fermarsi a pensare ai momenti che stiamo vivendo, rendendoli preziosi, siano essi l'incontro con un amico che non si vede da tempo, un tramonto, una nuova esperienza, oppure, molto più semplicemente, una tazza di tè caldo o un'ora di relax davanti al fuoco. Si tratta di una continua ricerca della bellezza delle piccole cose ed è per questo che amo questo progetto così tanto.
Il 2013 verrà ricordato come l'anno in cui ho scoperto Wes Anderson e ho immediatamente deciso che è uno dei miei registi preferiti. Dopo l'innamoramento per i Tenenbaum, lo scorso mese, l'amore si è consolidato pochi giorni fa con questo meraviglioso film, che racconta la storia di una fuga d'amore di due ragazzini. Ho adorato i due piccoli protagonisti e tutti gli altri personaggi, assurdi e stralunati come sempre, la dolcezza della storia e l'inconfondibile maniera di raccontarla. Dedicherò il prossimo anno a recuperare il tempo perduto, guardando tutti i suoi film, anche per rispondere a una domanda che mi incuriosisce: ma in ogni film di Wes Anderson muore un cane in maniera crudele?
Aosta
Pochi giorni prima di Natale, siamo andati a passare un fine settimana ad Aosta con amici. C'è qualcosa di meglio, per vivere l'atmosfera natalizia, di passare un po' di tempo in montagna? Credo proprio di no. E basta davvero poco: la vista delle montagne innevate, il vin brulè bevuto ai mercatini di Natale, la polenta, il freddo pungente e una sera al ristorante Bjork, dove ti sembra di fare un tuffo in Svezia, con il glogg, le luci delle candele ovunque e i biscottini di zenzero. Questo sì che è Natale.
La playlist anni '80
Non sono molto religiosa, lo confesso, e per me il Natale è soprattutto una festa pagana. Perdonatemi, vi prego, ma adoro l'atmosfera, i pacchettini, le luci dell'albero di Natale, gli abbracci con gli amici e la famiglia e...la musica. No, dico, ma quanto sono belle le canzoni natalizie? Io le amo tanto e conservo con cura la playlist con le mie canzoni preferite. Solitamente, le canzoni che più amo sono quelle anni '50, Dean Martin, Perry Como, Ella Fitzgerald, Bing Crosby, mentre quest'anno ho avuto una regressione all'adolescenza e ho ascoltato solo le canzoni dei miei quattordici anni: Band Aid, Wham!, Pogues e così via. Saranno i quaranta, ma il Natale di quest'anno, musicalmente, è stato tutto un ripensare ai lucidalabbra con i brillantini in omaggio con Cioè e alla postina di Naj-Oleari che non ho mai avuto (è un trauma dal quale non riuscirò mai a uscire).
Il Kindle
Babbo Natale, nelle vesti di mio marito, quest'anno mi ha portato il Kindle. E mi ha fatta tanto felice. Ora, credo lo sappiate, io ho una fissazione totale per i libri. Ne leggo molti (sempre troppo pochi, comunque), ne compro troppi (penso di avere due ripiani della libreria pieni di libri ancora da leggere) e ho con loro un rapporto fisico. Ma il tempo passa, il mondo cambia e a volte i libri non vengono stampati. Spesso i libri escono solo in formato ebook e io non avevo modo di leggerli, se non rompendomi gli occhi sul PC. Beh, diciamocelo, non potevo più vivere senza il Kindle, non credete anche voi? Comunque, quel sant'uomo di mio marito me lo ha regalato e la prima cosa bella è stata la possibilità di leggere il libro di un'amica, che avevo sul PC da tempo e non riuscivo mai a leggere. Quindi, viva la tecnologia (eh, nel frattempo ho comunque comperato due libri cartacei. A certi piaceri non si rinuncia!).
Gli Smiths sono la mia religione, no? Ormai vi ho sfiniti fino alla nausea con 'sta storia della mia passione per gli Smiths, lo so, abbiate pietà. Beh, insomma, tutto questo per dire che non potevo non leggere l'autobiografia di Morrissey. Me la sono regalata per Natale e la sto leggendo in questi giorni. Che dire, gente? Quest'uomo è davvero un poeta. Racconta una Manchester grigia e triste, fatta di scuole tetre, piene di odio e risentimento (insomma, si capisce perfettamente da dove viene tutto il dolore presente testi degli Smiths), un mondo cupo dove l'unica consolazione è la musica, il tutto ovviamente descritto in maniera superba, con frasi complesse e smpre poetiche. Morrissey descrive il suo incontro con David Bowie così: "smiling keenly, he accepts the note of a dull schoolboy whose overblown soul is more ablaze than the school blazer he wears, and thus I touch the hand of this inexplicably liberating reformer; he, a Wildean visionary about to re-mold England, and I, a spectacle of suffering in a blue school uniform." E niente, io mi emoziono.