I libri arrivano a noi nei modi più disparati. Una recensione illuminante, il consiglio di un'amica, un regalo, un'ispirazione improvvisa, oppure un video su YouTube. Questo libro m'è arrivato proprio con quest'ultima modalità, come spesso mi succede ultimamente.
Johanna, il cui canale è una delizia per tutti gli amanti della natura, ha consigliato in un suo video alcuni libri su famosi naturalisti, tra i quali c'era quello dedicato a Margaret Fountaine. Senza un motivo preciso, visto che i naturalisti non è che siano esattamente l'oggetto primario del mio interesse, ho deciso di acquistarlo (l'ho preso usato su Amazon, come spesso faccio con i libri di difficile reperibilità).
Quando il libro è arrivato e ho letto l'introduzione, ho capito di aver fatto una scelta giusta: Margaret Fountaine è un personaggio davvero incredibile, che suscita sentimenti contrastanti (molti dei quali non propriamente entusiasmanti), ma che al tempo stesso ha vissuto una vita così piena da non sembrare quasi possibile.
E questa vita così piena, di passioni, di incontri, di viaggi, avventure, esperienze, è tutta minuziosamente raccontata nei suoi diari, riportati in parte in questo libro. Infatti, Margaret ha cominciato a tenere un diario all'età di sedici anni e ha continuato, senza interruzioni, per tutta la sua vita, arrivando a riempire 12 volumi delle dimensioni di una guida telefonica di Londra, secondo le parole del curatore. Dodici volumi scritti fitti fitti, custoditi in un baule che, su richiesta specifica di Margaret, è stato aperto solo il 15 aprile 1978, ossia cent'anni dopo il suo primo appunto nel diario. Già da questo si capisce che Margaret è una tipa quanto meno particolare.
Figlia di un reverendo di campagna, cresciuta secondo le abitudini dell'Inghilterra vittoriana, la sua vita cambia radicalmente quando le viene concessa una rendita annuale, lascito di uno zio. Grazie a questi soldi, Margaret può finalmente dedicarsi alla sua più grande passione, ossia essere libera. Per tutta la vita, questo è il suo unico obiettivo. Lo dichiara senza mezzi termini nel suo diario: vuole essere indipendente, nient'altro conta. Questa è la sua spinta vitale, che muove ogni scelta della sua vita. Prima prova a fare l'artista, quindi la cantante, poi si appassiona all'entomologia, che diventa la sua attività primaria, portandola in giro per il mondo a raccogliere un (triste) bottino di 22.000 farfalle.
Figlia di un reverendo di campagna, cresciuta secondo le abitudini dell'Inghilterra vittoriana, la sua vita cambia radicalmente quando le viene concessa una rendita annuale, lascito di uno zio. Grazie a questi soldi, Margaret può finalmente dedicarsi alla sua più grande passione, ossia essere libera. Per tutta la vita, questo è il suo unico obiettivo. Lo dichiara senza mezzi termini nel suo diario: vuole essere indipendente, nient'altro conta. Questa è la sua spinta vitale, che muove ogni scelta della sua vita. Prima prova a fare l'artista, quindi la cantante, poi si appassiona all'entomologia, che diventa la sua attività primaria, portandola in giro per il mondo a raccogliere un (triste) bottino di 22.000 farfalle.
Inizialmente, il suo entusiasmo è stato anche il mio. Nel leggere la sua lettera all'uomo di cui è innamorata, che tentenna e non si decide, in cui gli scrive che sì, certo, non potrà mai essere felice come insieme a lui, ma che avendo ora modo di mantenersi potrà fare quello che vuole della sua vita ed essere felice altrimenti, l'ho sinceramente ammirata. Che coraggio, per una donna dei suoi tempi.
Però poi, andando avanti, si comprende che questo insopprimibile bisogno di libertà nasconde un profondo egoismo. L'indipendenza, il poter fare quello che vuole, sempre e comunque, vengono prima di ogni cosa: degli affetti, dei legami familiari, dell'amore. E lo dice chiaramente lei stessa, nel diario, dichiarandosi felice di avere pochi legami perché per lei sono solo un peso.
Questo getta un filo d'ombra sulla sua persona, che non ha problemi ad abbandonare la madre morente per imbarcarsi nell'ennesimo viaggio, ma rimane l'ammirazione per una donna che, alla fine dell'Ottocento, ha girato l'Italia viaggiando in bicicletta (in bicicletta, con vestiti vittoriani, sulle strade di fine secolo, ecco), si è spostata nel deserto siriano a dorso di mulo, ha lottato più volte contro la malaria, si è mossa con grande sicurezza nel mondo maschile dell'entomologia, è sopravvissuta a un uragano nel Golfo del Messico, ha visitato ogni singolo paese presente sulle mappe, senza farsi abbattere mai dalla paura e da nessun tipo di disagio, avversità, problema.
E quindi, a parte la controversa personalità di Margaret (ma del resto non si deve essere un po' controversi, per vivere vite così emozionanti?), le parti più preziose di questo libro sono i racconti di viaggio e le descrizioni di luoghi ormai perduti, in un'era in cui paradossalmente viaggiare era per certi versi molto più facile di ora.