Ricordo di aver letto, tempo fa, il suggerimento di un fotografo a chi gli chiedeva come imparare a fotografare, suggerimento che recitava più o meno così: "una volta acquisite le basi tecniche, l'unico modo per imparare a fotografare è studiare il lavoro dei grandi fotografi". Da quando l'ho letto, cerco di seguire religiosamente questo consiglio (ehm, non fosse che devo ancora acquisire le basi tecniche).
Comunque, volendo seguire tale indicazione, alla mostra di Elliott Erwitt c'è davvero tantissimo da imparare. Ma c'è anche tanto da divertirsi. E ovviamente fotografie meravigliose. Come potete immaginare, quindi, la mostra mi è piaciuta tanto. Ma tanto proprio. Per dire, ho fatto due volte il giro delle foto esposte, guardandole una prima volta con il sottofondo dell'audioguida e una seconda senza, per il solo gusto di rivedere gli scatti. E mi è piaciuta così tanto che sarei pronta a ritornarci. Se un minimo amate la fotografia, se vi incuriosisce imparare qualcosa di nuovo, se amate i cani, se vi piace viaggiare, se amate la vita, non perdetevi questa mostra. Poi è a Torino, non è una buona motivazione già di per sé per farsi una gita?
La mostra è una selezione delle più importanti fotografie di Erwitt e racconta la carriera di questo grandissimo fotografo. Si inizia immediatamente con immagini meravigliose, visto che la mostra è aperta dalle foto che ritraggono i cani e gli animali in genere, colti da Erwitt con occhio divertito. Si gira l'angolo e si comincia a viaggiare per il mondo, si va a Parigi, in America, ci si ferma in varie camere di albergo, si va in spiaggia, grazie allo sguardo attento del fotografo, che non si fa sfuggire i più piccoli particolari. Si cambia pannello e si è catapultati tra le celebrità che Erwitt, membro dell'agenzia Magnum e residente a Hollywood, ha la fortuna di fotografare. Sono rimasta immobile per un bel po' a guardare la foto di Jackie Kennedy al funerale del marito, sulla cui guancia scintilla una lacrima. Una foto bellissima, non riuscivo a staccare lo sguardo. Poi ancora, pannello dopo pannello, le foto all'interno dei musei, dove Erwitt si diverte a fotografare le persone al cospetto delle opere d'arte, le foto scattate in Italia nel dopoguerra e la lezione del neorealismo, gli scatti su commissione di famiglie americane di provincia, per finire, come ultima foto, con la famosissima immagine dei due amanti che si baciano riflessi nello specchio dell'auto. Un viaggio bellissimo, entusiasmante (e la mostra l'ho amata lo stesso anche se c'era pieno di gente, non dico altro).
Ma quali sono stati gli insegnamenti di Erwitt? Beh, innanzitutto il signor Erwitt è un gran simpaticone, umile, divertente e divertito, con un grandissimo amore per la vita. Ascoltare l'audioguida è illuminante e fa spesso sorridere, grazie ai suoi aneddoti, come quando racconta di aver abbaiato più volte, durante gli scatti, per ottenere l'attenzione dei cani. Comunque, dicevamo, le lezioni. La prima: pazienza. Fotografare è aspettare che le cose accadano, sostiene Erwitt, che racconta di aver atteso molto per realizzare uno scatto dove un gabbiano, un lampione e un aereo si combinano in una composizione perfetta. Bisogna avere tempo, pazienza, cura. Seconda lezione, in contrasto e a complemento della prima, scattare d'istinto. Scattare, scattare, scattare e godere del dono di un'istantanea nata per caso. Infatti, sostiene Erwitt, prima si scatta una foto d'istinto e poi si elabora un giudizio. Un'altra grande lezione, non tanto per chi fotografa ma per chi guarda le foto, è che le immagini devono essere guardate e non discusse. Racconta Erwitt che spesso i critici hanno attribuito i significati più strani e reconditi a foto che lui aveva scattato unicamente per ricordo, per fermare un attimo, un momento. Questa è una grandissima lezione di umiltà, da parte di un grandissimo (ma non sono i più umili a essere i più grandi?). Altro insegnamento, imparare a scattare d'istinto ma prestare sempre attenzione alla composizione. Avere spirito d'osservazione, imparare a vedere la foto ancor prima di scattarla. E poi, l'ultima e più importante lezione, divertirsi. Non perdere mai il gusto di scattare, di vedere, di imparare, mai smettere di essere curiosi. Che poi questo vale anche per la vita, no?