La primavera del 2013 verrà ricordata come una delle più piovose e, nella mia piccola storia personale, come quella in cui ho visto il maggior numero di mostre in assoluto. Mai viste così tante mostre in così poco tempo, una benedizione. Quello che spesso ho considerato un sogno, adesso si è realizzato e ringrazio il tempo a mia disposizione (e i vari enti che sembrano essersi messi d'accordo a organizzare tutte mostre dei miei fotografi preferiti). Peraltro, Robert Capa non è uno dei miei fotografi preferiti, ma perché perdersi una sua mostra? Ero a Torino, passavo di lì, avevo un lungo pomeriggio davanti, perché non farlo?
Robert Capa non è uno dei miei fotografi preferiti perché non amo molto la fotografia di reportage, soprattutto quella di reportage di guerra. Ma ci tenevo comunque a vedere la sua mostra, perché c'è sempre da imparare. E sono contenta di averlo fatto, anche se non la ricorderò sicuramente come la mostra che ho amato di più. Per quanto ci si debba obbligatoriamente togliere il cappello davanti alla sua grandezza, Robert Capa non mi ha emozionata. Per qualche strano motivo che non vi so spiegare, le foto di guerra mi lasciano indifferente. Riconosco l'immenso sforzo e il coraggio di esserci stati, in momenti veramente critici, il grande pregio di aver testimoniato la storia, ma ho guardato le sue foto con freddezza, senza partecipazione. Temo sia colpa mia. Mi ha colpito però quello che stava dietro a certe foto, appreso grazie all'audioguida. Le foto dello sbarco in Normandia andate perse per colpa di un tecnico di Life, la rivista che pubblica quelle rimaste, irrimediabilmente mosse, dandone la colpa all'emozione del fotografo. Le sequenza fotografica di Trotsky durante un comizio, ottenuta grazie ad una piccola Leica nascosta in tasca, mentre a tutti gli altri fotografi con grandi attrezzature era stato impedito l'ingresso. Oppure la storia del contadino siciliano che indica al soldato americano la direzione presa dai tedeschi e per questo poi fucilato.
Ma c'è una sezione della mostra che mi ha mandata in visibilio, quella dedicata agli amici di Robert Capa. Il fotografo, infatti, conosceva praticamente tutte le personalità più importanti del tempo ed era amico intimo di Ernest Hemingway, Truman Capote, John Steinbeck, Pablo Picasso e direi di chiunque altro. I ritratti di questi mostri sacri fanno parte dell'ultima sezione della mostra, dove spicca una meravigliosa foto del collo di Ingrid Bergman e dove, sempre grazie all'audioguida, vengo a sapere questa meravigliosa storia: l'attrice aveva una relazione con il fotografo, che però non la voleva sposare, e da ciò Hitchcock ha tratto spunto per Una finestra sul cortile, dove si narra la vicenda di un fotoreporter perseguitato dalla fidanzata, che insiste perché la sposi. Abbiate pazienza, ma a me questi aneddoti fanno impazzire! Quindi quest'ultima parte della mostra è stata un grandissimo regalo e una bella sorpresa per me, che ero andata a vedere Robert Capa con puro intento didattico. Ah, per dire, la mostra è ospitata a Palazzo Reale, che da solo merita il viaggio.
la fotografia è uno strumento fantastico per immortalare attimi e momenti. mi piace da morire osservare le fotografie. e farle.
RispondiEliminaHai riassunto perfettamente il mio pensiero! :-)
EliminaI grandi fotografi sanno fissare attimi e momenti della nostra storia, senza le loro immagini saremmo immensamente più poveri.
RispondiEliminaE queste sono toccanti e coinvolgenti, bellissimo post Cinzia, suggerisci una meta certamente interessante, piacerebbe anche a me vedere questa mostra!
Bella, sai? E poi Torino? Ah, Torino merita SEMPRE il viaggio!
EliminaBaci e grazie (come sempre) delle tue parole.
Cinzia
Una mostra che ho molto apprezzato, come questo post..intimo e preciso.
RispondiEliminaGrazie per aver riproposto l'immagine della mamma e del bambino, è quella che più mi ha toccato il cuore.
Anche a me. Tutte le mie preferite della sezione di guerra erano quelle scattate in Italia.
EliminaBaci
Cinzia
in effetti si, gli aneddoti/inciuci che li rendono "normali", piacciono anche a me :)
RispondiEliminaa me la foto di reportage piace, le guerre anche, da quando sono piccola ho questa debolezza macabra. Peccato che sono mooooolto lontana da torino :\
Alla prossima :D
Allora questa mostra ti sarebbe davvero piaciuta!
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Cinzia
Io ero andata a vedere una mostra a lui dedicata a Genova, mi pare l'anno scorso, e mi sono innamorata delle sue foto e da allora sono anche molto più interessata alla fotografia di reportage!
RispondiEliminaNon sapevo dell'"inciucio" con la Bergman...! ;)
Era un grande amante delle donne e della vita, il vecchio Capa! :-)
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Cinzia