Saltellavo intorno a questo libro da tempo. Ogni volta che entravo in una libreria, dopo essermi aggirata con noncuranza nel reparto narrativa, dopo aver fatto finta di niente in quello di cucina e aver passato un po' di tempo inutile in quello di saggistica, correvo al settore illustrati e lo cercavo. Lui c'era sempre, esposto in bella mostra. Mai una volta che non si facesse trovare. Lo sfogliavo con bramosia e ogni volta lo riponevo, ripetendomi il solito mantra: "no, un altro libro no, ne hai già tanti, poi ti succede come sempre con altri illustrati, arrivi a casa, tanto entusiasmo e poi lo lasci lì, a prender polvere sugli scaffali libreria".
Poi un giorno ho deciso che avevo bisogno di farmi un regalo. Sono entrata in libreria, lui non c'era, ho dovuto cercarlo con un po' di ansia, ma alla fine s'è fatto trovare e siamo andati a casa insieme. Ed è stato bellissimo. Altro che prendere polvere sulla libreria. Me lo sono letta tutto d'un fiato. In queste sere passate, in cui non riuscivo a leggere nulla, andavo a dormire con questo librone, lo aprivo sulla pancia e cominciavo a guardare. Leggevo e guardavo, guardavo e leggevo. E sognavo.
Magicamente, venivo trasportata in un luogo pieno di pace, riempito solo di piante, dove potevo trovare il silenzio di cui avevo bisogno. Una vecchia casa di inizio settecento, con un piccolo giardino appartato, pieno di fiori, sempreverdi, alberi da frutto e un orto generoso. La casa scelta da Leonard e Virginia Woolf come casa di campagna e da loro amata intensamente, ricambiati con gioia da un giardino dove pareva potesse crescere e prosperare ogni genere di pianta.
Questo libro racconta la storia di Monk's House, di come Virginia e Leonard se ne sono innamorati e come l'hanno vissuta e trasformata, nel corso della loro vita. Ma racconta soprattutto la storia del giardino, così amato da renderne la storia più appassionante di un romanzo. Leonard, soprattutto, amava così tanto quel luogo da passarvi intere giornate a potare, spostare, innestare, sperimentare, godendo di risultati straordinari. E allora è bello leggere la storia della pianta di tasso, quella delle rose, chiudere gli occhi e immaginare Virginia ogni mattina, uscire di casa e recarsi nel suo studio - ricavato da una vecchia rimessa - attraversando i vialetti fioriti, appassionarsi alla storia del frutteto oppure a quella del giardino d'inverno.
Ad alcuni potranno sembrare storie noiose, per me sono state più avvicenti di certi romanzi gialli. E ho capito che voglio vivere come Virginia Woolf, passando le giornate a leggere, scrivere, fare la confettura di mele, impastare il pane e perdere il senso del tempo in giardino a seminare, mettere a dimora piantine, raccogliere fiori e fare composizioni floreali da mettere sul davanzale del salotto. Voglio vivere come faceva lei, posso?
A volte ci penso e piacerebbe anche a me vivere una vita così, ad un ritmo diverso, in contatto con la parte più creativa di me. Fare cose con le mani, liberare la mente e poi magari scrivere, leggere e dedicarmi ad altre attività come la fotografia. Diciamo che non è possibile, allora cerco di ritagliarmi uno spazietto nella vita che ho per fare cose così.
RispondiEliminaEh lo so, è la stessa cosa un po' per tutti! Ma è bello sognare.
EliminaDa quando è uscito che ci giro intorno: bello davvero. A me Virginia piace in tutte le salse.
RispondiEliminaA tal proposito ti consiglio La morte di Virginia di suo marito Leonard Woolf. Forse scrive meglio di lei. Ma questa è una mia opinione.
Lo cercherò senz'altro, grazie!!!
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