Quest'oggi Elena ha deciso di farmi commuovere. Buona lettura, amici.
Inizio il primo Leggermente estivo con due certezze:
Inizio il primo Leggermente estivo con due certezze:
1. La prima è che io e Cinzia abbiamo davvero tante cose in comune, una tra le tante è l'amore per la lettura, per le piante e, di conseguenza, per i libri che parlano di piante.
2. La seconda è che questo angolino tutto mio A Casa di Cindy, "una stanza tutta per me", mi piace ogni mese di più e anche in periodi come quello che sto vivendo ora, di grande fatica emotiva, scrivere il Leggermente resta un rifugio.
Musica, maestro.
Il libro che vi racconto oggi, in realtà, non l'ho ancora finito, questione di poche pagine.
Si intitola Quel che una pianta sa, guida ai sensi del mondo vegetale e l'autore è Daniel Chamovitz biologo di Tel Aviv, esperto di neurobiologia delle piante. L'ho comprato dopo essermi iscritta a un corso on line di Coursera, che, come spesso mi succede con le lezioni on line, non sono riuscita a seguire fino alla fine (credo che questa sia un'altra cosa che ho in comune con Cinzia).
Ciclicamente vado in fissa con i saggi scientifici, di ogni argomento e materia, meglio se si tratta di questioni mediche, zoologiche o botaniche. Qui, qui e qui trovate alcuni precedenti che mi sono rimasti nel cuore: in particolare, il libro di Stefano Mancuso è quello che per la prima volta mi ha aperto le porte della fisiologia vegetale. L'anno scorso al Festival della Scienza ho anche assistito alla conferenza che l'autore ha tenuto, insieme a Barbara Mazzolai di IIT, sulle grandi potenzialità della robotica applicata al mondo vegetale e viceversa: stiamo parlando di cose come questa, per intenderci.
Ma torniamo al nostro libro, Quel che una pianta sa com'è strutturato?
Sono sei capitoli ed ognuno di essi affronta un "argomento sensoriale" ben preciso: quel che una pianta vede, quel che una pianta annusa, quel che una pianta prova, quel che una pianta ode, come una pianta sa dove si trova, quel che una pianta ricorda.
Ma perché? Le piante annusano? Sì, se non consideriamo letteramente la parola annusare, possiamo dire che le piante annusano, dato che percepiscono gli odori che le circondano e agiscono di conseguenza. Inoltre le piante vedono senza avere occhi e rispondono a stimoli luminosi anche di pochi secondi, per esempio anticipando la loro fioritura.
In questo piccolo saggio verde c'è la storia della mimosa pudica, capace di chiudere le proprie foglie per difesa ogni volta che viene sfiorata, ma ci sono anche il più comune pomodoro o il fagiolo, che dai, tutti abbiamo fatto germogliare nel cotone almeno una volta nella vita!
Ciò che mi affascina maggiormente delle caratteristiche sensoriali del mondo vegetale è il fatto che le piante siano esseri sessili, ovvero non abbiano facoltà di movimento, se non delle loro parti esterne (basti pensare al convolvolo che si arrampica senza sosta e al girasole che volge il capo verso la luce). Le piante non possono fuggire come fanno gli animali davanti al pericolo, non possono alzarsi e cercare nutrimento altrove, non possono spostarsi un po' più in là per godersi l'ombra, né allontanarsi per sparpagliare i loro semi e garantirsi un futuro.
Non sto a dirvi quanto spesso senta mia questa condizione, e, a differenza delle compagne verdi, provi la sensazione di non aver messo in atto alcuna strategia alternativa utile alla mia sopravvivenza, pur essendo ben consapevole di possedere tutte le carte in regola per farcela (e bene) e pur sapendo che se non mi do una mossa, anche in senso figurato, mi gioco ogni possibilità. Ci sto lavorando, pure parecchio, e ora so anche a chi ispirarmi.
Vi lascio con la citazione di rito, a sua volta una citazione di John Muir, e vado a finire il libro!
"Non ho mai visto alberi insoddisfatti. Essi si aggrappano al suolo come se quest'ultimo piacesse loro, e sebbene saldamente radicati viaggiano quasi quanto noi".
Nessun commento:
Posta un commento