giovedì 13 dicembre 2012

Quando Dio ballava il tango

Da parecchio tempo ho l'abitudine, al ritorno da un viaggio, di comperare libri sul paese che ho appena visitato (trovo sempre una scusa per comprare libri, insomma). Non lo faccio prima, perché mi sembrerebbe di non poterli apprezzare a sufficienza, mentre invece dopo aiutano a fissare nella memoria ricordi e immagini, a confermare o meno un'idea che ci si è fatta del posto oppure semplicemente a imparare qualcosa di nuovo. Solitamente, a meno che non ci siano libri che già avevo in mente di leggere, faccio una ricerca assolutamente casuale su ibs, amazon oppure su google, digitando il nome del paese e poi giro di link in link, fino a trovare qualcosa che mi incuriosisce.
Al ritorno dall'Argentina, ormai due anni fa, ho fatto proprio così e, oltre a un po' di libri di Francisco Coloane sulla Patagonia, ho preso questo libro che poi, come spesso mi capita, è rimasto lì sugli scaffali della libreria ad aspettare il momento giusto per essere aperto. L'ho ritrovato qualche giorno fa e mi ha subito conquistata. 
 

A differenza degli altri libri sull'Argentina e sulla Patagonia che avevo letto in passato, dove era il paesaggio a farla da padrone, qui sono le persone. Persone che dall'Italia sono emigrate in Argentina alla ricerca di un futuro migliore, spesso trovando invece una vita di dolore e difficoltà.



Il libro racconta storie di donne, tutte in qualche modo legate tra loro, per le quali la vita è stata un susseguirsi di fatica e sofferenza, affrontate però con grandissima forza e dignità. Donne abbandonate, violentate e usate da uomini duri e insensibili. Donne come Venturina, cresciuta senza padre, fuggito oltreoceano abbandonando la famiglia; come Nelida, che scopre che il marito militare le ha ucciso il fratello durante la dittatura oppure come Catterina, partita dall'Italia per far da moglie al marito della sorella morta. 



Le vite di queste donne hanno come sfondo la storia dell'Argentina, gli indios uccisi per costruire dighe e città sulle loro terre, gli immigrati sfruttati, la morte di Evita, i desaparecidos, la dittatura, un affresco che racconta di una grande terra costruita con sudore, fatica e dolore. Mi sono addormentata spesso con tristezza leggendo questo libro, ma l'ho amato tantissimo, per la profondità delle storie e perché mi ha aiutata a costruire un'immagine più completa di un paese che mi ha tanto conquistata.

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