lunedì 10 febbraio 2014

Tea for Two

Torna Daria e il suo Tea for Two, pieno di nostalgia, di quelli che leggi con un sorriso e gli occhi umidi. Grazie Daria, oggi sono tornata per un attimo sedicenne. 

5 febbraio 1994, quinta liceo.
Il mio fidanzatino/amico/compagno di classe mi regala 1984.
Dopo aver scartato quel libro, facciamo una scommessa: il 5 febbraio di vent'anni dopo ci saremmo cercati, ovunque fossimo stati e qualunque cosa fosse successa.




Allora non sapevamo che avremmo avuto facebook (altro che il Grande Fratello orwelliano!), non avevamo i cellulari, avevamo solo il nostro stereo e macinavamo un sacco di musica. Ascoltavamo i Pixies, i Velvet Underground, eravamo cresciuti con i Cure, con gli U2, avevamo vissuto i primi concerti insieme. Lui era andato a vederli prima di me, gli U2, e mi aveva portato una maglietta del concerto che conservo ancora oggi. 
Suonavo per lui, gli piaceva. Era venuto a sentirmi una volta in cui ero agitatissima perché suonavo con un gruppo di ragazzi GRANDI, capite, avevano 20/22 anni! Il giorno dopo mi aveva mandato un mazzo di rose bianche a casa. Ci prendevamo e ci lasciavamo, come si fa spesso a quell'età, e con quelle rose e quei biglietti che scriveva così bene, mi aveva riconquistata.
Una volta avevamo litigato. Io, in casa da sola, sento suonare il campanello. Apro la porta e mi trovo davanti lui, appoggiato alla porta, che da dietro la schiena tira fuori un mazzo di margherite fasciate in un pezzo di carta.

Guardavamo un sacco di film insieme. Un'estate mi aveva portata al cinema all'aperto a vedere Leon e io mi ero messa il mio vestitino più bello, quello lungo, giallo coi fiorellini e lui si era messo la sua maglietta più bella. Io, a volte gelosa, cercavo di convincerlo di una mia somiglianza con Sharon Stone, perché aveva una sua foto in camera. Lui rideva (che altro poteva fare?!). 
Ho un bagaglio di ricordi bellissimi legati a un sacco di cose piccole e semplici che facevamo e che ci piaceva fare insieme. Stavamo al telefono per ore a raccontarci un sacco di sciocchezze, mi cantava pezzi di canzoni facendomi delle facce assurde e io ridevo un sacco, fumavamo di nascosto, ci facevamo le foto con dei cappelli strani e non c’erano né macchine fotografiche digitali né smartphone, tutto in pellicola. 
Lui d’estate viaggiava e ogni ritorno era una festa, mi portava tante piccole cose. Mi aveva regalato un poster di Mirò che tengo ancora appeso in mansarda, a casa dei miei. A scuola era più bravo di me, ma quando provavamo a studiare insieme, non si concludeva mai nulla. Aveva anche preso la patente prima di me e ci sentivamo così grandi quando mi veniva a prendere per portarmi a cena fuori. 

Comunque, quel 5 febbraio del 1994 facemmo questa scommessa.
Vent’anni dopo ci saremmo cercati. Roba che ci faceva ridere un sacco, immaginandoci vecchi, grassi o con pochi capelli. Roba da interrogarsi, allora, su come avremmo fatto a trovarci.

Ora, quel giorno è arrivato.
E quel giorno, il 5 febbraio 2014, ci siamo cercati. Dopo secoli. 
Un’emozione così bella e pulita da far venire i lucciconi a entrambi.
Per quelle cose piccole e semplici, per quel tempo leggero e spensierato che ci portiamo ancora dentro.

6 commenti:

  1. Daria, ma mi fai venire un coccolone, lo sai che io muoio per vicende del genere, adoro questa storia ed è stupendo sapere e vedere che certe promesse vengono ancora mantenute!

    Un bacione e un abbraccio

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    1. quando ho raccontato questa storia alla Queen, abbiamo ripensato alla tua frase sul primo amore "quello serio che poi è quello che finisce sempre". leggerla nel tuo post su lou reed è stato come sentire dentro un enorme BOOOOM!

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  2. quanta tenerezza in questo post. tenerezza, il sentimento più bello del mondo.
    grazie per averlo condiviso :)
    la SwissBride ,)

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    1. ma grazie a te! e grazie alla Queen che mi ha spinto a raccontarla :)

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