Questo è il libro che ha dato inizio al Project 10 books, sul quale vi ho annoiati a morte tempo fa (a volte mi chiedo come sia possibile che continuiate a leggermi). Ho deciso di partire da questo libro perché è quello che mi porto dietro da più tempo, tanto da avere le pagine ingiallite (sono rimasta a bocca aperta quando me ne sono accorta!). Questo libro ha vissuto per un po' sugli scaffali nella mia cameretta a casa di mamma e papà, s'è fatto un giro in uno scatolone, si è sistemato per bene in un ripiano della Billy bianca nella mia prima casa in solitaria, è tornato nel buio di uno scatolone per finire su un altro ripiano della stessa Billy, a cui nel frattempo sono stati aggiunti moduli complementari, nella casa dove vivo ora con mio marito. Tutto questo senza che io lo sfogliassi nemmeno una volta. Chissà perché poi. E chissà perché lo avevo scelto, nel lontano 1997 (mio Dio, non ho parole). Di Ellroy posseggo anche Sei pezzi da mille, altro libro acquistato - regalato, forse - e mai letto. Come già detto, chissà perché. Non c'è spiegazione. Comunque, alla fine è arrivato il Project 10 Books e mi sono decisa ad aprire questo libro.
Che dire, a volte i libri non si aprono perché in fondo non si è convinti. Li si è acquistati sull'onda dell'entusiasmo del momento, qualcuno ce li ha regalati, sono finiti in casa nostra per motivi oscuri, ne abbiamo letto meraviglie su qualche fighissima rivista letteraria, ma poi...non arriva mai il momento di allungare la mano e sceglierli, tra i tanti in fila nella libreria. A volte poi, quando li si inizia, ci si chiede come si è potuto vivere senza averli letti. Altre volte, la scarsa convinzione iniziale trova conferma nella lettura. Altre volte ancora, si legge il libro, lo si chiude e non si sa bene cosa ne rimanga. E questo è proprio il caso di questo romanzo di Ellroy. Come già mi è successo con altri scrittori americani, si alternano momenti di genialità ad altri di noia pura. Ci dev'essere qualcosa che non va in me, un certo modo di scrivere proprio mi annoia. E quindi ho esercitato il diritto di saltare un po' di pagine. Quelle che mi hanno preso, però, mi hanno preso fino in fondo. Alcune parti mi hanno sconvolta, lasciata senza parole, probabilmente anche a bocca aperta, nel silenzio della mia camera da letto.
Dentro questo libro c'è tutta l'infanzia e l'adolescenza dello scrittore, segnate in maniera indelebile da un episodio estremamente doloroso: la morte della madre, violentata e uccisa da uno sconosciuto nell'estate 1958. Ma quello che mi ha sconvolta non è certo questo fatto, raccontato con una precisione quasi documentaristica. No, la cosa che più mi ha lasciata senza parole è la cruda sincerità con cui Ellroy racconta la sua vita a partire da quel momento. Una discesa senza fine fatta di alcool, droga, povertà, sporcizia, il tutto descritto con una lucidità e un'indifferenza tali da colpire al cuore. Un bambino che non ha sofferto per la morte della madre, che ha gioito del vivere nel degrado insieme al padre, che ha cercato di annullarsi nelle maniere più estreme, il tutto, ripeto, raccontato apertamente, senza nessun pudore verso se stesso, senza edulcorare né tralasciare anche gli episodi più estremi.
Così facendo, sembra quasi che lo scrittore voglia punirsi per non aver saputo amare la propria madre e, in una sorta di percorso di espiazione, torna a investigare sul suo omicidio, mai risolto. Peccato che tutta questa parte di investigazione sia una lunga, eterna lista di fatti, nomi, dettagli irrilevanti. Verbali di polizia, interrogatori, altri nomi, collegamenti ad altri fatti, delitti insoluti, in un continuo, serrato elenco. Mi dispiace, James, non ce l'ho proprio fatta a leggere tutto. Mi sento in colpa, credo di essere una pessima lettrice, ma era davvero troppo. Non ce l'ho fatta a reggere e ho evitato intere pagine...ma se ve la sentite di provare, questo libro è un'avventura davvero interessante.
Dentro questo libro c'è tutta l'infanzia e l'adolescenza dello scrittore, segnate in maniera indelebile da un episodio estremamente doloroso: la morte della madre, violentata e uccisa da uno sconosciuto nell'estate 1958. Ma quello che mi ha sconvolta non è certo questo fatto, raccontato con una precisione quasi documentaristica. No, la cosa che più mi ha lasciata senza parole è la cruda sincerità con cui Ellroy racconta la sua vita a partire da quel momento. Una discesa senza fine fatta di alcool, droga, povertà, sporcizia, il tutto descritto con una lucidità e un'indifferenza tali da colpire al cuore. Un bambino che non ha sofferto per la morte della madre, che ha gioito del vivere nel degrado insieme al padre, che ha cercato di annullarsi nelle maniere più estreme, il tutto, ripeto, raccontato apertamente, senza nessun pudore verso se stesso, senza edulcorare né tralasciare anche gli episodi più estremi.
Così facendo, sembra quasi che lo scrittore voglia punirsi per non aver saputo amare la propria madre e, in una sorta di percorso di espiazione, torna a investigare sul suo omicidio, mai risolto. Peccato che tutta questa parte di investigazione sia una lunga, eterna lista di fatti, nomi, dettagli irrilevanti. Verbali di polizia, interrogatori, altri nomi, collegamenti ad altri fatti, delitti insoluti, in un continuo, serrato elenco. Mi dispiace, James, non ce l'ho proprio fatta a leggere tutto. Mi sento in colpa, credo di essere una pessima lettrice, ma era davvero troppo. Non ce l'ho fatta a reggere e ho evitato intere pagine...ma se ve la sentite di provare, questo libro è un'avventura davvero interessante.
non conoscevo questa opera, quindi a me l'ossessione del progetto libri, ha fatto un gran bene!
RispondiEliminaBene, sono davvero contenta!!!! ;-)
Eliminama sai che saranno dieci anni che pure io ho un Ellroy da leggere (L.A. Confidential)? queste sì che sono affinità elettive (tra me e te, non tra me e Ellroy)
RispondiEliminaEh, io mi sa che l'altro di Ellroy lo leggerò tra un po', un bel po'...
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