lunedì 20 luglio 2015

Tea for Two

Torna Daria e ci porta un Tea For Two pieno di saggezza. Come sempre del resto. Ma dimmi, Daria Pop, come fai? Qual è il segreto di tanta saggezza? 

Buona lettura e buona settimana a tutti. 

Capita così che Crösa, col suo cuore cresciuto a battiti di hip hop e colpi di black metal, e io, col mio mix di pop-hardcore-new wave-indie rock, ce ne andiamo a un bel concertone italiano per cantare, divertirci, ballare e stare leggeri.

In barba ai come, ma perché, ma perché proprio lui con tutti i concerti che ci sono, ma a me sembra un cretino, ma cosa ci trovate, beh in barba a tutto ce ne siamo andati là felici e felici ce lo siamo goduto perché la leggerezza è importante e non bisogna capirlo solo quando non ce l’hai più lì, a portata di mano. Di quella mano che la guardi e ti sembra quella di tuo padre quando da bambino ti prendeva come niente e ti sollevava su. 

Capita così che durante quel concerto ci guardiamo e ci vengono le lacrime agli occhi insieme. Parte una canzone ed è come se all’improvviso ci ricordassimo che insieme ne abbiamo già passate e allora ci sediamo vicini, su un gradino, e ce la ascoltiamo abbracciati con gli occhi lucidi lucidi e un nodo in gola spesso così. Non mi vergogno nemmeno a dirlo, se mai mi dispiace raccontare un momento così intimo, così nostro, ma lo faccio perché so che voi che leggete questo blog siete belle persone e so che se vi affido un momento del genere, sapete capirlo e custodirlo come se fosse vostro. 



Quel momento è stato prezioso perché ci ha fatto sentire tanto vicini da fonderci insieme nel ricordarci un dolore che non saremo certo né i primi né gli ultimi ad aver provato e condiviso, ma che ci ha uniti fin da subito e questo forse l’ho messo a fuoco veramente solo in quel momento, con me e lui su quel gradino e intorno una città che sembra un film straniero senza sottotitoli, una pentola che cuoce pezzi di dialoghi, come stai, quanto costa, che ore sono, che succede, che si dice, chi ci crede e allora ci si vede.  

Ho guardato Crösa con le antenne alzate verso il cielo e ho capito a cosa stava pensando, mi sono sintonizzata subito sulla sua frequenza e siamo rimasti lì, un po’ a guardarci, un po’ col magone, un po’ a sorriderci come a dirci “dai, che ci siamo, siamo qui, io e te”. 



Il dolore è una gran brutta bestia e lo è ancora di più se lo vivi da solo, perché te ne vai in giro mentre dentro ti senti spaccato in due e chiuso in una bolla che nessuno può vedere, per strada un cartello di sei metri dice è tutto intorno a te, ma ti guardi intorno e invece non c'è niente. 

Il dolore è una gran brutta bestia perché, quando ci sprofondi dentro, le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli e ghiaccio sulle cose. E anche se non saremo né i primi né gli ultimi a provarlo, sappiamo che ogni dolore è a sé e solo chi c’è dentro può sentirlo urlare nello stomaco.

Ma quando si è in due si sta vicini e quando si sta vicini ci si scalda di più. 
Perché questo è un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi e una musica che pompa sangue nelle vene e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi e di smettere di lamentarsi che l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente.
Di non riuscire più a sentire niente.


3 commenti:

  1. Mi sono commossa, veramente. Perchè sono lì queste parole, le vedi e le senti. Così come senti la musica. E si, così come vedi la musica. E un bacio anche alla Queen, perchè non so niente, ma solo qualcosa. E non si sa mai come esserci. Ma un bacio penso vada sempre bene.

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    1. Per esserci basta una parola. E un bacio. :-) Grazie Serena, col cuore!

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  2. Daria, ho letto tutto d'un fiato. T'abbraccio pure io che gli abbracci non son mai troppi.

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