lunedì 2 novembre 2015

Cindy va in America parte 2: Yosemite National Park


Costretta mio malgrado a partire da Los Angeles, dove avrei tranquillamente potuto trascorrere l'intera vacanza, ci dirigiamo a nord, destinazione parco di Yosemite. Dovete sapere che, nel desiderare le mete per le vacanze, la mia mente malata funziona così: da marzo fino a giugno, mi trovo a bramare mete calde, spiagge assolate, climi tropicali; a luglio e agosto non mi viene in mente di andare da nessuna parte, visto che sto bene dove sono; a partire da settembre, è tutto un desiderare brughiere, nebbia, montagne, boschi, maglioni e camicie a quadri. 

Il viaggio in California era stato programmato a fine maggio, se ricordo bene. Poi l'avevamo accantonato per un bel po' di tempo, viste anche le vicende familiari, e quando ci siamo ritrovati a programmarlo, io avevo una gran voglia di boschi e autunno. Non avessimo avuto già il biglietto, la destinazione sarebbe stata la Cornovaglia. Avendo già il biglietto in mano, ho voluto comunque inserire qualche giorno in un posto che assomigliasse un po' all'autunno. Yosemite era il più vicino. Yosemite è stato. 



Data la scarsa organizzazione (abbiamo deciso definitivamente di partire quindici giorni prima dell'effettiva partenza), non sapevo bene cosa aspettarmi. Parlando con una mia amica, della quale adoro il sorridente cinismo e la convizione assoluta che l'Italia sia sempre e comunque il paese più bello del mondo e che ogni luogo in Italia sia migliore di qualsiasi altro nel mondo, alla mia domanda su Yosemite, ho avuto questa risposta: "bah, le Dolomiti sono meglio". Bene, sono partita con quest'unico punto di riferimento. 

Sempre a causa dell'organizzazione tardiva, non ho trovato posto a dormire dentro il parco, ma in un posto chiamato Lee Vining, un paesino di 250 anime su un lago vicino a uno degli ingressi del parco. Di Lee Vining, dove c'erano solo due fast food, due pompe di benzina - di cui una aveva anche un ristorante di tendenza (secondo i parametri della remota provincia americana, sia chiaro) -, una lavanderia e un negozietto che fungeva da bar per colazione/mercato/banca/posta/centro informazioni, io mi sono innamorata subito. La mattina andavamo al negozietto a prendere il caffè e il banana bread per la colazione, poi partivamo per Yosemite, facevamo le nostre escursioni, alla sera sceglievamo una delle tre opzioni a disposizione per la cena e poi si andava a dormire. Mi sono subito scordata di Los Angeles e sono subito entrata senza esitazioni nel mood Twin Peaks. 



Comunque, torniamo a Yosemite e alla sua somiglianza con le Dolomiti. Bene, credo che la maggior parte delle persone che visitano Yosemite, lo facciano in una sola giornata, soffermandosi nella Yosemite Valley, per vedere le cime più famose e le cascate. Se, come è capitato a noi, si arriva nel periodo di maggiore siccità e quindi manco si vedono 'ste cascate così acclamate, beh...sì, se ci si ferma solo lì, beh...le Dolomiti sono sicuramente meglio. 

Ma se invece ci si ferma qualche giorno in più, ci si allontana dalle strade invase da pullman, trenini, auto, moto e ci si immerge nella natura, allora la storia cambia. La strada che dalla Yosemite Valley ci ha portato a Lee Vining, il primo giorno, ci ha riservato panorami meravigliosi, in continuo movimento. Prima boschi di abeti, poi pareti di granito, poi un paesaggio simile alla brughiera. E tanta, tanta immensità. Le escursioni fatte nei giorni seguenti ci hanno portato su un lago a 3000 metri e poi a vedere le sequoie giganti - che giganti lo sono davvero, eh. Quindi, sì, insomma, magari non sarà un panorama così nuovo ai nostri occhi, abituati alla bellezza della natura montana, ma è così esteso e variegato che vale davvero la pena di vederlo. 


Lee Vining, il paesino dove non avrei nessuna esitazione a trasferirmi a vivere - io , dalla personalità notoriamente bipolare che afferma un giorno di voler vivere a New York e quello successivo, senza battere ciglio, dice di voler andare ad abitare in un bosco - era poco lontano da Bodie, una ghost town dell'epoca della corsa all'oro. Città abbandonata? Corsa all'oro? Guai a perdersela.

Siamo arrivati nel tardo pomeriggio di un giorno cupo e, dopo chilometri nel nulla, ci è apparso questo paesino fatto di case di legno sparse e di resti di una miniera. C'era vento, le porte cigolavano, l'atmosfera era un mix di Halloweeen, Django Unchained e La Casa nella Prateria, ché c'erano ancora le tendine a fiori alle finestre e i banchi di scuola allineati. Forse ve l'ho già detto tempo fa, io ho una passione folle per i paesi fantasma, la mia fantasia si muove velocissima e costruisco storie nella mia testa, che dimentico il giorno dopo. Camminare in mezzo a quelle case, vedere il saloon, la posta, il negozio del barbiere, la scuola, era come leggere un libro animato. E voi sapete quanto io ami i libri. 




(Se vi interessano altre foto, le trovate qui). 

4 commenti:

  1. E' un luogo incantevole e unico, da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, un archetipo di un pezzo di storia dell'America che noi conosciamo quasi principalmente attraverso film e telefilm. Le Dolomiti sono stupende, ma sono un'altra cosa. Avete fatto un viaggio veramente bello.
    Francesca

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    1. Sì, è vero, è stato proprio un bellissimo viaggio e siamo stati veramente fortunati!
      Ti mando un abbraccio grande
      Cinzia

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  2. wow, wow tutto. la ricerca dell'autunno, il mood twin peaks, la città abbandonata, caffè e banana bread nel paesino di provincia >> ♥♥♥♥♥♥♥♥♥

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