Qualche anno fa, una sera qualsiasi in cui forse aveva bevuto una birra di troppo, mio marito ha dichiarato: "quando facciamo dieci anni di matrimonio, andiamo a risposarci a Las Vegas". Nonostante il tasso alcoolico forse un po' sopra la media, pare che fosse serio perché poi questo progetto non l'ha abbandonato. E quest'anno, decimo anniversario di matrimonio, è arrivato il momento di realizzare il desiderio. Quindi, Vegas è stato.
Ma dicci Cindy, com'è stato sposarsi a Las Vegas? Surreale, divertente, imperdibile. Devo ammettere di aver avuto un attimo di cedimento quando, mentre eravamo seduti in auto a valutare il listino prezzi che ci avevano allungato in chiesa, vediamo uscire dal retro Elvis, vestito ovviamente da Elvis, salire in auto con impermeabile alla ispettore Derrick e valigetta ventiquattro ore. Ma mio marito, imperturbabile, ha deciso che non potevamo arrivare fin lì e poi tirarci indietro.
Sante parole. E allora sì, siamo rientrati e abbiamo prenotato. Matrimonio officiato da Elvis, Vegas style. Se le cose si fanno, vanno fatte per bene. Quindi il giorno dopo ci siamo presentati alla chiesa, ci siamo messi in coda con altre coppie (ora qui apriamo una parentesi, noi eravamo lì per ridere e divertirci, ma che tristezza sposarsi "per davvero" con la stessa modalità con cui si va a fare una visita dal dottore) e abbiamo aspettato il nostro turno. Elvis era in ritardo, Vegas style.
Ma quando è arrivato, la scena è stata tutta sua. Mi ha accompagnata all'altare cantando Love Me Tender, ha officiato la funzione con grande serietà, ha concluso con VIva Las Vegas e poi si è prestato ad un servizio fotografico in grande stile. Ora, so che morite dalla voglia di vedere quelle foto, ma al momento non le ho ancora acquistate. E' sì, perché guai a fare una foto personale lì dentro, no tutto rigorosamente blindato e poi comodamente acquistabile con carta di credito, USA style.
Ma dicci, Cindy, cos'altro avete fatto a Vegas? Ecco, poiché non era la nostra prima volta lì, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. Perché sì, andare a Las Vegas e tenersi lontano dallo strip - ammesso di volerlo fare - è possibile. Oltre al matrimonio, abbiamo realizzato ben due sogni. Uno era mio ed era quello di vedere il Neon Museum, una sorta di cimitero dove vengono conservate le insegne dei vecchi alberghi di Las Vegas. Perché sì, a Las Vegas, quando sono stufi di un albergo lo buttano giù, senza tante storie. Abbiamo fatto la visita guidata ed è stato un bellissimo viaggio nella storia della città. E c'era anche l'insegna dell'albergo dove abbiamo alloggiato anni fa, la nostra prima volta lì.
Il secondo sogno era di mio marito ed era quello di visitare la Shelby American, una casa automobilistica famosa per la sua personalizzazione della Ford Mustang - quella con le due strisce sulla carrozzeria. Ora, a me sinceramente di motori frega meno di zero, ma vedere un luogo così importante nella storia automobilistica mi ha davvero emozionata. Mi faccio prendere, cosa vi devo dire.
Tutto qui, Cindy? No, dai. A Las Vegas abbiamo anche passato qualche ora al Museo dei Flipper e giocato con un flipper del 1950, abbiamo mangiato un hamburger in uno dei tanti ristoranti di Bastianich, abbiamo camminato, camminato, camminato, camminato, come un po' tutti a Las Vegas, ci siamo persi all'interno di almeno due o tre alberghi, disperando ad un certo punto di rivedere la luce, abbiamo mangiato una delle pizze più buone al mondo, abbiamo visto uomini imperturbabili perdere ventimila dollari nel giro di mezz'ora e indiani con il turbante vincere in continuazione sorseggiando Perrier, siamo finiti nel mezzo di un festival country e ci siamo divertiti. Perché a Las Vegas non puoi proprio far altro.
(Se proprio volete vedere altre foto, le trovate qui).
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