Una delle cose belle del lavorare da casa è quella di potersi preparare il pranzo e godersi una pausa pranzo tranquilla. Per me è diventato una sorta di rituale: chiudo l'ufficio, scendo la rampa di scale che mi separa da casa, metto su l'acqua per la pasta, taglio un po' di verdura, invento un sugo da cinque minuti di cottura, apparecchio tavola, mi siedo e accendo la TV. Allontano il cellulare, tengo d'occhio il cane e mangio, in silenzio, guardando Pane Quotidiano, la trasmissione di Rai Tre condotta da Conchita De Gregorio e tutta dedicata ai libri.
Grazie a questa trasmissione, ho fatto meravigliose scoperte, la più bella delle quali è stata Gipi (lo conoscevo già come disegnatore, ma ero ignara della sua grandissima intelligenza e sensibilità). La scoperta bella di poco tempo fa è stato Paolo Rumiz. Come spesso mi succede, sapevo chi fosse Paolo Rumiz, vedevo scaffali pieni di suoi libri in libreria, credo mi sia capitato anche di leggere qualche suo articolo su Repubblica, ne avrò visto qualche intervista in tv, ma non è mai scattato quel click che mi faceva venir voglia di approfondire.
Il click è scattato così forte, qualche giorno fa, da spingermi a salire in macchina e andarmi a prendere il suo libro, con un'indicibile urgenza, quasi non potessi più farne a meno. Il libro presentato nella trasmissione è Il Ciclope, il cui lo scrittore racconta di un suo soggiorno di tre settimane in un faro, su un'isola deserta. Senza telefono, né tv, né computer, né internet. Solo con i faristi, un asino guercio, la natura selvaggia e il meteo a farla da padrone. In una piccola isola in mezzo al mare, dove "il meteo ti sbatte al centro di un universo senza pace". Era come se fosse stato scritto per me. Era esattamente quello di cui avevo bisogno, in quel preciso momento.
Rumiz è un grandissimo viaggiatore e il diario dei suoi giorni sull'isola si intreccia ai racconti di viaggi in luoghi lontani, di visite ad altri fari ad altre latitudini, a episodi storici e leggende degli uomini di mare. Ma il soggiorno nel faro è anche uno spunto per riflettere su sè stessi, scavando dentro di sè senza distrazioni e interferenze, sulla vita di oggi, sul mondo e su cosa siamo diventati. Voglio regalarvi alcuni passi che mi hanno fatto pensare tanto.
"Cose che capitano nella solitudine di un'isola. Pensieri nuovi. Voci che ti dicono che il peggio non è tanto essere sull'orlo del disastro, ma il non accorgersi di esserci. Qualsiasi animale sente l'approssimarsi del pericolo. Noi non più. Siamo così narcotizzati e distanti dalla natura da non sentire che cemento e discariche, camorra e veleni ci assediano. Viaggiamo tranquilli in mezzo a penitenziari di animali pazzi e pieni di antibiotici, gabbie di reclusi pigolanti dove non fa mai notte, e non vediamo Nacht und Nebel che avanzano, a passi smisurati, come Gog e Magog. Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremmo settimane a realizzarlo. Se un giorno il fiume sparisse da sotto i ponti del nostro paese, non lo noteremmo. Siamo pieni di paure, certo, ma paure di cose senza significato, e le paure a vuoto si chiamano paranoie. Ci manca il timore vero, quello supremo. L'orrore di noi stessi, incapaci di sentire il grido della natura che boccheggia e dice: "Basta".
E ancora.
"Sì, c'è movimento in cielo, questa notte. Anche la mia metamorfosi si sta completando. Vi hanno contribuito il vento, il martellare dei frangenti, la solitudine, l'assenza di noie. Ma a restituirmi il tempo è stato soprattutto il magnifico silenzio della Rete, di cui ho goduto in queste settimane senza Internet. Le mie giornate duravano il doppio. Dimostravano il mostruoso furto perpetrato dal web. L'assenza di navigazione nel ciberspazio svelava gli orizzonti illimitati della navigazione in mare, e anche quella dentro me stesso. Sono ridiventato padrone del tempo."
E per finire.
"Sono i momenti in cui vento, mare e terra raggiungono un buon equilibrio; pause benedette dove, nel silenzio, senti la voce del tuo corpo - la pelle, i piedi, il fegato, il cuore, la schiena, le spalle - ringraziarti della tregua che gli hai concesso, e ti accorgi che la mente, affrancata dall'obbligo sociale di esprimere pensieri intelligenti, si riprende il diritto di errare dove capita o sovraintendere alla piccola manutenzione animale: togliere gli ultimi granelli di sabbia tra le dita dei piedi, stiracchiarsi come i gatti, appoggiare la vecchia schiena contro una pietra scaldata dal sole."
Questo libro m'è venuto a cercare perché ne avevo bisogno, ne sono sinceramente convinta. E sono felice che lo abbia fatto. Se vi sentite inquieti, come me, se vi sentite inadatti, un po' matti, fuori posto, se siete in cerca di qualcosa, vi consiglio di leggerlo. Non vi fornirà soluzioni, ma innumerevoli spunti di riflessione.
Il click è scattato così forte, qualche giorno fa, da spingermi a salire in macchina e andarmi a prendere il suo libro, con un'indicibile urgenza, quasi non potessi più farne a meno. Il libro presentato nella trasmissione è Il Ciclope, il cui lo scrittore racconta di un suo soggiorno di tre settimane in un faro, su un'isola deserta. Senza telefono, né tv, né computer, né internet. Solo con i faristi, un asino guercio, la natura selvaggia e il meteo a farla da padrone. In una piccola isola in mezzo al mare, dove "il meteo ti sbatte al centro di un universo senza pace". Era come se fosse stato scritto per me. Era esattamente quello di cui avevo bisogno, in quel preciso momento.
Rumiz è un grandissimo viaggiatore e il diario dei suoi giorni sull'isola si intreccia ai racconti di viaggi in luoghi lontani, di visite ad altri fari ad altre latitudini, a episodi storici e leggende degli uomini di mare. Ma il soggiorno nel faro è anche uno spunto per riflettere su sè stessi, scavando dentro di sè senza distrazioni e interferenze, sulla vita di oggi, sul mondo e su cosa siamo diventati. Voglio regalarvi alcuni passi che mi hanno fatto pensare tanto.
"Cose che capitano nella solitudine di un'isola. Pensieri nuovi. Voci che ti dicono che il peggio non è tanto essere sull'orlo del disastro, ma il non accorgersi di esserci. Qualsiasi animale sente l'approssimarsi del pericolo. Noi non più. Siamo così narcotizzati e distanti dalla natura da non sentire che cemento e discariche, camorra e veleni ci assediano. Viaggiamo tranquilli in mezzo a penitenziari di animali pazzi e pieni di antibiotici, gabbie di reclusi pigolanti dove non fa mai notte, e non vediamo Nacht und Nebel che avanzano, a passi smisurati, come Gog e Magog. Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremmo settimane a realizzarlo. Se un giorno il fiume sparisse da sotto i ponti del nostro paese, non lo noteremmo. Siamo pieni di paure, certo, ma paure di cose senza significato, e le paure a vuoto si chiamano paranoie. Ci manca il timore vero, quello supremo. L'orrore di noi stessi, incapaci di sentire il grido della natura che boccheggia e dice: "Basta".
E ancora.
"Sì, c'è movimento in cielo, questa notte. Anche la mia metamorfosi si sta completando. Vi hanno contribuito il vento, il martellare dei frangenti, la solitudine, l'assenza di noie. Ma a restituirmi il tempo è stato soprattutto il magnifico silenzio della Rete, di cui ho goduto in queste settimane senza Internet. Le mie giornate duravano il doppio. Dimostravano il mostruoso furto perpetrato dal web. L'assenza di navigazione nel ciberspazio svelava gli orizzonti illimitati della navigazione in mare, e anche quella dentro me stesso. Sono ridiventato padrone del tempo."
E per finire.
"Sono i momenti in cui vento, mare e terra raggiungono un buon equilibrio; pause benedette dove, nel silenzio, senti la voce del tuo corpo - la pelle, i piedi, il fegato, il cuore, la schiena, le spalle - ringraziarti della tregua che gli hai concesso, e ti accorgi che la mente, affrancata dall'obbligo sociale di esprimere pensieri intelligenti, si riprende il diritto di errare dove capita o sovraintendere alla piccola manutenzione animale: togliere gli ultimi granelli di sabbia tra le dita dei piedi, stiracchiarsi come i gatti, appoggiare la vecchia schiena contro una pietra scaldata dal sole."
Questo libro m'è venuto a cercare perché ne avevo bisogno, ne sono sinceramente convinta. E sono felice che lo abbia fatto. Se vi sentite inquieti, come me, se vi sentite inadatti, un po' matti, fuori posto, se siete in cerca di qualcosa, vi consiglio di leggerlo. Non vi fornirà soluzioni, ma innumerevoli spunti di riflessione.
che spettacolo le frasi riportate.
RispondiElimina...per il resto il post fa cagare...ahahahahah!!!
EliminaUn abbraccio
Cinzia
Io ho letto due suoi libri precedenti che mi sono piaciuti moltissimo, di questo avevo letto alcune opinioni negative perciò non l'ho preso, ora mi hai fatto ricredere credo proprio che lo leggerò, sono andata anche a rivedere la trasmissione e come al solito sei 'illuminante' :-)
RispondiEliminaCredo che leggerò altri suoi libri, mi è piaciuto molto. Certo, è molto lento, ma non mi aspettavo certo qualcosa di diverso viste le premesse!
EliminaFammi sapere cosa ne pensi.
Un abbraccio grande,
Cinzia
PS: mi vuoi troppo bene, eh! :-D
"Se vi sentite inquieti, come me, se vi sentite inadatti, un po' matti, fuori posto, se siete in cerca di qualcosa, vi consiglio di leggerlo."
RispondiEliminaErgo devo prenderlo! ;-)
Em
Mi piace molto Rumiz...lo metto in lista :)
RispondiEliminaMerita davvero!
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