Chi mi conosce sa che adoro viaggiare. Direi che si capisce anche leggendo questo blog. Viaggiare è la mia linfa vitale, penso ai viaggi praticamente ogni giorno, vivo programmando il viaggio che verrà, ripensando con nostalgia a quelli fatti e sognando sempre nuove mete. Nel corso degli anni sono riuscita a visitare molte delle mie mete speciali (quelle segnate in rosso nella lista dei desideri), come il Giappone, Istanbul, il Messico, l'Argentina, molte sono quelle ancora da vedere e purtroppo ce n'è una che per un po' di tempo rimarrà ancora un sogno: il Mali.
L'interesse per un paese nasce nei modi più strani, un film, una musica, una località, il racconto di qualcuno, un cibo particolare o una foto vista da qualche parte. Per quel che riguarda il Mali, a parte il fascino esercitato da Timbuctu, il mio interesse è nato quando mi sono imbattuta in un articolo che parlava dei fotografi Malick Sidibé:
Queste foto, come le migliaia di altre scattate dai due fotografi, mi ipnotizzano. Mi ipnotizzano gli sguardi, i visi, gli occhi, le espressioni, la fierezza, la curiosità, la gioia, l'incertezza, l'imbarazzo, il dubbio, l'orgoglio e tutto quello che si può leggere sui volti di queste persone. Mi piace che Sidibé e Keita abbiano fotografato quasi unicamente persone e che le loro foto compongano un ritratto collettivo di Bamako, capitale del Mali, intorno agli anni '60, descrivendola meglio che mille foto di paesaggi. Pur trattandosi di immagini in bianco e nero, fanno trasparire una città piena di colore e di vita, di gente allegra e rilassata, vestita con gli abiti migliori ma senza alcun imbarazzo o rigidità davanti al fotografo. E questo mi ha fatto venire tanta voglia di conoscere questo popolo e il loro paese.
Ad alimentare il mio interesse ha contribuito mio marito, che tanti anni fa mi ha regalato questo meraviglioso libro, che farebbe venire voglia di partire anche al più pigro dei pigri:
Insomma, sono anni che cullo il desiderio di vedere il Mali e, per mille motivi, non l'ho mai fatto. Un pò la stagione non era quella giusta, un pò non c'era tempo a sufficienza, ogni motivazione era buona per cambiare idea. Temo fosse paura, da un lato di non essere pronta per l'Africa e le sue sfide (un po' lo stesso timore che nutro verso l'India), un po' per l'ansia di rovinare un bel sogno, come quando tieni nell'armadio un bel vestito nuovo per paura di sgualcirlo. Come sempre, però, la paura non porta nulla di positivo e infatti eccomi ancora qui a guardare al Mali come a un sogno, con il timore (o forse il sollievo) che tale rimanga per sempre. Ma sicuramente anche con la sincera speranza di non dover più vedere certe immagini in TV.
Ad alimentare il mio interesse ha contribuito mio marito, che tanti anni fa mi ha regalato questo meraviglioso libro, che farebbe venire voglia di partire anche al più pigro dei pigri:
Insomma, sono anni che cullo il desiderio di vedere il Mali e, per mille motivi, non l'ho mai fatto. Un pò la stagione non era quella giusta, un pò non c'era tempo a sufficienza, ogni motivazione era buona per cambiare idea. Temo fosse paura, da un lato di non essere pronta per l'Africa e le sue sfide (un po' lo stesso timore che nutro verso l'India), un po' per l'ansia di rovinare un bel sogno, come quando tieni nell'armadio un bel vestito nuovo per paura di sgualcirlo. Come sempre, però, la paura non porta nulla di positivo e infatti eccomi ancora qui a guardare al Mali come a un sogno, con il timore (o forse il sollievo) che tale rimanga per sempre. Ma sicuramente anche con la sincera speranza di non dover più vedere certe immagini in TV.
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