Nelle ultime settimane, grazie a Sky Arte, ho visto due bellissimi documentari, in qualche modo legati l'uno all'altro. Il primo giorno dell'anno, in un pomeriggio di pigrizia totale passato a girarmi e rigirarmi sul divano, ho visto Crossfire Hurricane, uno stupendo documentario sui primi vent'anni degli Stones. C'è un giovanissimo (e bellissimo) Mick Jagger, un Brian Jones prima angelico nel suo caschetto biondo e poi irrimediabilmente perso, c'è lo sguardo beffardo di Keith Richards, il mitico soggiorno nel Sud della Francia, il concerto di Altamont, il tour negli Stati Uniti, l'arrivo di Ron Wood, il successo planetario.
Il documentario è fatto unicamente di filmati d'epoca, commentati dalla voce fuori campo degli Stones. Le immagini sono dirette e sincere, prive di qualsiasi pudore. Ci sono le riprese dei primi concerti, degli infiniti backstage distruttivi, ci sono momenti commoventi, come la telecamera che riprende le mani tremanti di Brian Jones durante una delle ultime prove prima di essere allontanato dal gruppo, c'è lo sguardo pieno di terrore di Mick Jagger durante l'esibizione a Altamont, la telecamera non si ferma mai e il montaggio restituisce l'immagine delle rock star maledette che gli Stones volevano essere.
Nel guardare questo film ho capito perché la scoperta degli Stones, da adolescente, aveva letteralmente spazzato via i Beatles dalla mia vita. L'arrivo degli Stones nel mio mondo aveva fatto sembrare i Beatles dei ragazzini perbene senza mordente. Le loro musichine apparentemente semplici sparivano davanti alla potenza del rock degli Stones e alla carica seduttiva del vecchio Mick. Del resto, non sono sempre gli artisti maledetti a prenderti il cuore quando sei adolescente? E se non erano maledetti gli Stones, mannaggia. Adesso gli equilibri si sono ristabiliti, i Beatles hanno riconquistato da tempo il giusto posto nel mio cuore, ma gli Stones di quell'epoca mantengono tutto il loro fascino. E questo documentario non ha fatto altro che rispolverarlo.
Nelle riprese del tour americano del 1975, tra le immagini del backstage, si vede brevemente una giovanissima Anne Leibovitz scattare foto ai membri della band. Si tratta solo di un brevissimo fotogramma, ma l'ho notato perché avevo visto da poco il documentario Life through a lens, dedicato alla carriera della fotografa americana. Tra l'altro, proprio nel documentario su Anne Leibovitz, ricordo il direttore di Rolling Stone dichiarare di aver tentato di dissuadere in ogni modo la fotografa dal seguire gli Stones in tour, temendo potesse perdersi per sempre e, guardando le immagini degli Stones, ho capito perfettamente le sue paure.
Fortunatamente Annie è sopravvissuta alla follia del tour e ha costruito una carriera entusiasmante. Il documentario racconta tutta la sua vita, dagli inizi negli anni '70 al seguito delle più grandi rock star fino alle sontuose fotografie realizzate per Vanity Fair, passando per i ritratti di tutte le più grandi celebrità. Annie Leibovitz ha realizzato una delle fotografie che amo di più, quella di John Lennon nudo abbracciato a Yoko Ono, e sentirla raccontare di quello scatto e della morte di John, a pochissime ore di distanza, mi ha commossa. E ho capito una cosa: vi lascio la pittura, mi tengo la fotografia. Non c'è forma d'arte, dopo la musica, che mi dia altrettanta emozione, che mi commuova così profondamente, che mi ispiri, mi animi e mi illumini. Solo la fotografia sa essere così vera e parlarmi al cuore.
Ciao (e Buon Anno)
RispondiEliminaNon ho visto il documentario sugli Stones ma, da buon appassionato di fotografia, ho visto due volte quello sulla Leibovitz. Anche io sono rimasto colpito da quella parte del documentario, quando il direttore di Rolling Stone la pregava di non andare in tour con il gruppo. E' una parte della sua biografia che non conoscevo assolutamente. Adesso però mi hai incuriosito... andrò a vedere su Sky se è ancora disponibile il documentario sugli Stones.
Ma... già che lo hai nominato, che bel canale Sky Arte. Sono disponibili sull'On Demand almeno tre serie di documentari sui fotografi. Alcuni sono davvero straordinari; non tanto per le immagini, quanto per i contenuti e per le emozioni trasmesse dai protagonisti che raccontano le loro vite ed il loro rapporto con la fotografia. Molto bello quello su Basilico, straordinario quello su Gastel (l'ho rivisto "enne" volte).
Ovviamente non posso che concordare con te sulla forza della fotografia.
Un caro saluto, a presto :)
Flavio
Ciao e buon anno anche a te!
EliminaIl documentario sugli Stones merita davvero e qualche giorno fa ne ho visto uno su Bob Marley, altrettanto bello! I documentari che citi tu non li ho visti, non ho l'On Demand ma me li devo ASSOLUTAMENTE procurare. Grazie del consiglio!
A presto
Cinzia
Stupendo post!
RispondiEliminaNiente da aggiungere! (altro punto esclamativo!)
Grazie! Troppo buona! (altro punto esclamativo!)
Eliminache spettacolo! Adorso questo tipo di documentari, fanno riemergere vecchie passioni e nuovi amori...io sono sempre stata più pro Beatles, soprattutto quelli degli ultimi tempi, ma chi non ha subito il fascino degli Stones? E Anne Leibovitz, lei è una maestra, un'artista capace di ricreare emozioni quasi tattili nei suoi scatti... non ho sky a casa ma magari riesco a recuperarli via internet...
RispondiEliminabuon 2014! ^^
Se riesci a recuperarli, valgono davvero la pena. Credo siano anche in DVD, tra l'altro.
EliminaBuon anno anche a te!
Cinzia
Sky arte da solo vale il costo mensile del decoder! Canale bellissimo e pieno di cose interessanti. Poi i rollino sono no plus ultra anche se io adoro i Beatles
RispondiEliminaHai proprio ragione! Io praticamente non guardo altro.
EliminaCiao
Cinzia
questo post è un risveglio dei sensi. tanta roba. troppa, per un ordinario pomeriggio di inizio anno.
RispondiEliminaSono gli Stones ad essere tanta roba. Tantissima roba.
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