venerdì 30 gennaio 2015

Parigi

Quando sono arrivata a Parigi, qualche settimana fa, ho realizzato che non ci andavo da quindici anni. Quindici lunghissimi anni in cui, incredibilmente, sono riuscita a sopravvivere senza la Ville Lumière. Dopo esserci tornata, ripensando alla meraviglia dei giorni passati lì, mi sembra veramente impossibile essere riuscita a stare così tanto tempo lontana da lei. Perché sì, Parigi mi piace alla follia e non capisco come possa non piacere (vi garantisco che lì fuori c'è qualcuno che non ama Parigi e io ne ho le prove). 



La Cinzia che era stata a Parigi, quindici anni fa, aveva qualche ruga in meno, qualche chilo in più e aveva visto pochissimo del mondo. Parigi era il primo viaggio fuori dall'Italia, la meta sognata per anni, anni passati a leggere Hemingway, Simone de Beauvoir e Francis Scott Fitzgerald, suonando ininterrottamente sempre lo stesso vinile di Edith Piaf e ritagliando dai giornali foto di Jane Birkin e Brigitte Bardot. Come potete immaginare, non potevo non andare a Parigi appena possibile e non potevo non innamorarmene a prima vista



Questa volta, arrivando in città, mi chiedevo se la città mi sarebbe piaciuta ugualmente, se sarei rimasta delusa, se l'avrei vista con occhi diversi. E la risposta è: "sì, l'ho guardata con occhi diversi, ma alla fine ho amato le stesse cose". Perché il vecchio Ernest, Simone, Edith e tutti gli altri sono radicati nella mia anima saldamente, anche se non li frequento da anni. E alla fine la mia Parigi è sempre la stessa. La Parigi che mi entusiasma è quella lontana dalle grandi folle, dai turisti, dal marasma. E' quella dei quartieri un po' defilati, come Belleville e la zona del Canal Saint-Martin, dove abbiamo deciso di prendere casa. Quella dei parigini che fanno la spesa, la domenica mattina, lungo Rue Mouffetard e Place de la Contrescarpe, Quella dei locali nascosti in vicoli bui, che ti chiedi dove diavolo stai andando e sbuchi nel regno dei boho-chic, dove son tutti così fighi che ti senti un po' a disagio.



Cos'ho amato di Parigi? Il Marais, raggiunto a piedi da Place de la République, con i suoi negozietti di design, le gastronomie kosher e i falafel da portar via. Il Centre Pompidou, come si può non amarlo? Non avevamo tempo di vedere il museo, ma non potevo non entrare e sedermi un po' nell'atrio, respirando quell'atmosfera. E poi, arrivare nel cortile del Louvre al tramonto e guardare il sole che si riflette nella piramide. Allontanarsi dalla Basilica del Sacré Coeur e camminare per le stradine di Montmartre sulle tracce di Toulouse-Lautrec, Utrillo e Modigliani, ma anche chiudere gli occhi e immaginare Amélie che corre su e giù. Uscire dalla fermata della metro a Trocadéro ed emozionarsi alla vista della Tour Eiffel, riempiendosi gli occhi della sua bellezza. Spingersi fino al 74 di Rue du Cardinal-Lemoine, la casa dove ha vissuto Hemingway e guardare con il naso in su le finestre, cercando di indovinare quale potesse essere la sua. Camminare lungo Boulevard Saint-Germain, guardare il Cafè de Flore e ripensare a Simone de Beauvoir. Questa è la Parigi che ho amato anni fa e che amo ancora, sempre con la stessa intensità


Cosa non ho amato di Parigi? Gli Champs Elysées, le grandi firme non mi fanno nessun effetto, le catene mi lasciano indifferente (ce le ho qui, perché andarci lì? Anche se c'erano le Adidas Superstar al 50%, mannaggia), quindi non ne capisco il fascino. I macarons, spiegatemi dove sta tutta 'sta bontà, io non ci arrivo, e giuro che ci ho provato, eh. La zona de Les Halles, negozietti di paccottiglia e Kentucky Fried Chicken, non fa per me, grazie. Il Pont des Arts, uno dei ponti più belli di Parigi, completamente rovinato dai lucchetti, ve li farei ingoiare uno ad uno, dio mio. Avete rovinato uno dei posti più perfetti di questa città, mamma mia, non vi perdonerò mai per questo, chiunque voi siate.



E ora sono tornata, la quotidianità reclama la mia presenza e io cerco di far fronte alla malinconia che mi pervade. Come sempre ci sono mille cose che avrei voluto fare, negozi da vedere, mostre da visitare, il cimitero di Montparnasse che mannaggia non abbiamo avuto tempo. Ma c'è un'infinita scorta di bellezza che mi tengo dentro e alla quale attingerò nei giorni bui. E poi, basta non scordarsi che Parigi è dietro l'angolo, la bellezza è a un passo, no? 

Ma ditemi, voi avete una vostra Parigi? Se sì, qual è? Dai, che sono curiosa! 

mercoledì 28 gennaio 2015

Mi piace quando Vero preme play

Qualche giorno fa, quando ho visto il file che mi ha mandato Vero, l'ho immediatamente richiuso, in preda all'emozione. Ho visto qua e là le parole Morrissey, The Smiths e uh, non ce l'ho fatta. Allora ho aspettato qualche minuto, mi sono ripresa e ho cominciato a leggere. Come sempre, Vero non mi ha delusa e ha raccontato gli Smiths con la sua solita voce piena di infinito amore per la musica. Buona lettura e buon ascolto. 


L’anno scorso a quest’ora ero nel mio pieno periodo “Shot at a night” dei Killers. La voce di Brandon Flowers mi faceva compagnia notte e giorno, durante le pause pranzo e le pause caffè. E’ stato durante uno di questi momenti che mi hanno informata del fatto che Brandon Flowers è uno dei più grandi fan degli Smiths. Ora, io non so quanto grande sia la passione del signor Flowers ma sicuramente anche io ne una abbastanza importante per gli Smiths e so di essere in ottima compagnia.

Uno dei  film che mi piace vedere durante i periodi sonnolento raffreddore è “500 days of Summer” dove vediamo protagonista una splendida Zoey Deschanel. Anche il suo personaggio amava gli Smiths. Insomma, siamo tutti fan degli Smiths anche chi non sa chi siano (se questo è mai possibile) anche chi non è ancora nato ma li ascolterà grazie alla mano sapiente di uno zio o di un genitore.


Io Morrissey l’ho conosciuto nel 2004, all’Heineken Jammin Festival.  Avevo 17 anni e una voglia indicibile di essere calpestata da centinaia di persone. Ah la gioventù.

L’uomo era di bell’aspetto, bei capelli, bella voce. Era pomeriggio, noi aspettavamo i Garbage. Non prestavamo abbastanza attenzione, ma chi è questo? Se penso di aver detto una cosa del genere, cara Cinzia, capirò se vorrai cacciarmi per sempre dal tuo divano. 

Fu solo dopo il  Please, Please, Please che le sinapsi si attivarono e riconobbi di stare davanti ad una milestone della musica. 


La canzone che voglio proporre questa volta è Girlfriend in a coma perché vorrei sapere da voi se le domande che sorgono spontanee a me, siano anche le vostre:

- Girlfriend in a coma, nel senso, davvero la sua ragazza è in coma?
- Perché scrivere una canzone su una ragazza in coma?
- It’s serious. Oh my gosh, nel senso che non si riprenderà?
- There were times where I could have murdered her. Eh lo so, le relazioni non son tutte rose e fiori. 
- I would hate anything to happen to her, ahh allora la ami?
Do you really think she’ll pull through, io me lo auguro.
- Let me whisper my last goodbye: ohmmamma!
Ecco.


Nel riguardare i vecchi post di questa rubrica, ho realizzato che è esattamente un anno che Vero ci regala canzoni. Un anno di sorrisi, commozione, risate, riflessioni, pensieri e, soprattutto, di musica FAVOLOSA, che ho deciso di raccogliere in questa playlist, che terrò aggiornata con tutte le nuove canzoni di cui Vero vorrà ancora farci dono. Buon ascolto!

lunedì 26 gennaio 2015

A week of dreams #1

Come già vi avevo detto in merito alla rubrica di Elena, avevo una gran voglia di aprire casa mia alle persone che mi piacciono, perché possa diventare un salotto pieno di chiacchiere e risate, dove la voce non sia solo la mia ma anche quella delle persone che mi circondano, virtualmente o meno. Ecco allora che ho chiesto a Katiuscia di Ambaradan Mamy, che voi conoscete già perché l'avevo intervistata qui, se avesse voglia di tenere una rubrica di sogni e ispirazioni visuali. Lei mi ha risposto con gioia, proponendomi una rubrica settimanale, un modo per iniziare la settimana facendo il pieno di bellezza. Non avete idea della mia emozione, gratitudine, felicità e mille altri sentimenti ancora. Il fatto che le persone dedichino del tempo a questo blog, per il puro desiderio di donare, è una cosa che non cesserà mai di emozionarmi. Quindi grazie a Katiuscia e grazie a tutte coloro che rendono bello questo blog. Perché da quando ci siete voi è proprio tanto più bello, sapete?

Esistono luoghi in cui, pur trovandoti per la prima volta, ti senti come se fossi tornato a casa.
Immagini amate, libri e oggetti che riconosci, dalla cucina profumi sinceri...
Questo per me è uno di quei luoghi.
Luoghi non necessariamente geografici, luoghi-persone, come qui A Casa di Cindy, dove mi accoglie sempre un sorriso che abbraccia e la semplicità onesta di un'amicizia nata con una spontaneità che quasi più non ti aspetti...insomma, certe Amicizie nascono tra i banchi di scuola, se non addirittura all'asilo, difficile trovarle in età adulta.
Invece no, la vita riesce ancora e sempre a stupirmi.
Quindi oggi e da oggi mi troverete qui, tra queste pareti bianche, seduta sul divano accanto a lei, a raccontarvi ispirazioni e sogni...frivoli, possibili, semplici, irraggiungibili, uno per ogni giorno della settimana. 
Ecco la prima #a week of dreams ispirata ai...gatti...







Comunicazione di servizio: abbiamo fatto del nostro meglio con i link, alcuni purtroppo rimandano a siti non più esistenti. 

mercoledì 21 gennaio 2015

In viaggio con Michela: Val Ferret

Mentre sono ancora in preda alla nostalgia di Parigi, ecco che arriva Michela e mi mette una gran voglia di andare in montagna...e secondo me succederà anche a voi, dopo aver letto questo post! Buona lettura!

La neve quest'anno si è fatta desiderare, oh se l’ha fatto, soprattutto da chi come me, aveva prenotato una vacanza in montagna per le festività o semplicemente si era organizzato un'escursione in quota. Anche in questi giorni controllo di continuo il meteo e le webcam, il desiderio di una nuova uscita con le racchette, anche solo dalla mattina alla sera, è forte e ho qualche bella idea in mente. 


Torniamo alle festività appena trascorse e ai miei giorni in Valle d'Aosta. 
Pochi giorni prima della partenza finalmente ha nevicato e così il mio fitto programma non è andato in fumo. Che non c'è cosa peggiore per me dei cambi di programma o di una rinuncia dell'ultimo minuto. 


La passeggiata più apprezzata della vacanza è stata senza dubbio la risalita della Val Ferret e l'ascesa al Rifugio Bonatti. 
La Val Ferret è una delle più spettacolari vallate di Courmayeur e si contraddistingue per la sua dolcezza e il magnifico paesaggio.  Posizionata ai piedi del Monte Bianco offre un panorama unico, con oltre 20 km di natura esplorabile sia in inverno che in estate. 


Una volta lasciata la vettura al grande parcheggio di Planpincieux s'imbocca il percorso pedonale che fiancheggia la pista di fondo e ci si inoltra nella valle, costeggiando la Doire de Ferret, affluente della Dora Baltea. Il tracciato è bellissimo e la pendenza sempre dolce permette di apprezzare vedute spettacolari sul Monte Bianco e sulle Grandes Jorasses. Le ciaspole quel giorno erano inutili, i ramponi invece molto efficaci per percorrere alcuni tratti ghiacciati. Dieci minuti di cammino e s’incontra una piccola cappella, superata una lieve salita, ecco la frazione di Lavachey. In poche centinaia di metri si raggiunge una splendida abetaia. 


Superato qualche tornante ecco il bivio per il rifugio. Da qui, in un bosco di larici, una salita costante di circa novanta minuti porta al Bonatti. L'ultimo tratto, ormai fuori dal bosco, è forse il più sostenuto, e qui le ciaspole servono eccome, e quando il rifugio appare si è davvero al rush finale, ripagati dalla vista mozzafiato sul Monte Bianco. 
Il rifugio intitolato al famoso alpinista Walter Bonatti è stato inaugurato nel 1998. Sorge ai piedi delle Grande Jorasses ed è situato a 2025 m di quota.  Non ho grande esperienza ma posso dire di aver trovato una struttura curata, pulita, molto accogliente e un’ottima cucina valdostana. Una giornata da ricordare. 


Una curiosità: fino all’ 8 marzo presso il Palazzo della Ragione di Milano è allestita l'esposizione Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi che ripercorre le avventure dell'alpinista ed esploratore italiano. 

martedì 13 gennaio 2015

Leggermente

Comincia oggi una nuova rubrica, qui a casa di Cindy. Una rubrica dedicata ai libri, ai racconti, alla lettura, alla vita e che si chiama Leggermente, una parola che riassume tutto quello che questo spazio vuole essere. Ho chiesto a Elena di scriverla perché volevo fortemente che lei fosse parte di questa piccola casa virtuale, come quando incontri una persona che ti piace e la inviti a casa tua per conoscerla meglio, mostrarle le cose che ami, offrirle qualcosa di buono da mangiare. Infatti, quando Elena mi ha chiesto di cosa volessi che scrivesse, io - come alle altre persone che scrivono per questo blog - ho detto che in realtà non mi interessava di cosa scrivesse, io volevo semplicemente che ci fosse lei e che si sentisse a casa. Data la nostra comune passione, ho proposto ad Elena di scrivere di libri, con la voce speciale che solo lei sa avere. Lei ha detto sì e io sono felice. Tanto. 


Mi hanno insegnato che quando non ci si conosce è buona educazione presentarsi e io farò così, cercherò di dirvi chi sono in poche righe, anche se francamente non so da che parte cominciare!
Poche ore fa Cindy mi ha chiesto se avevo voglia di scrivere per il suo blog (proprio così mi ha domandato: "Ma tipo, tu non è che avresti voglia di scrivere per a casa di cindy?" ) e io, che sto vegetando in punta di piedi nell'attesa di superare le Feste, ho pensato "Caxxo! Una buona ragione per stare allegri!" e ho risposto Sì. 
Davvero? Ha detto lei.
Sì Sì. Ho (ri)detto io.

E mi sono messa subito a fantasticare sul titolo della rubrica, sul primo post, sulle foto da scegliere di volta in volta, ma, soprattutto, sul taglio da dare a questo spazio.
Tadaaaan.
Non ne ho idea.
Si parlerà di libri, questo lo so (perché me lo ha detto Cindy), di libri che piacciono a noi, di libri che ci hanno accompagnati negli anni, di libri che ci sono capitati in mano per caso, di libri che arrivano come regalo, di libri che diventano un tesoro, di libri che riempiono la nostre case, di libri che ci rappresentano.


Quindi ho pensato che potrei iniziare con un libro per bambini (ma c'è differenza?), che è per me quasi tutte queste cose insieme: un piccolo tesoro che mi racconta, che è un regalo di questo Natale ma che potrebbe tranquillamente arrivare dal Natale 1990 e che si è guadagnato il posto d'onore nella nicchia verde accanto al letto, dove riposano le mie letture più care.
Si intitola Un albero è... di Marina e Fabrizio Barbero (ecco la scheda) e l'ho scartato ieri sera durante lo scambio dei regali con gli amici, tutti seduti a terra sul parquet del soggiorno, tra liquori, musica e risate. E' il regalo di Nessie, amica che di libri se ne intende assai: molti di quelli di cui parlerò qui arrivano proprio da suoi consigli e segnalazioni.

Ho scelto Un albero è... perché se nella vita ci sono cose a cui non potrei proprio rinunciare quelle sono:
- i libri
- la musica
- le piccole cose (tipo chessò, una bilia di vetro trovata per caso correndo al lavoro, un airone cinerino che vola basso mentre faccio pensieri pesanti, un vecchio anello della nonna che mi calza a pennello, una signora anziana che lancia caramelle dalla finestra, se volete saperne di più, di questa mia mania, potete leggerne qui)
- gli alberi

Ecco, questi ultimi si portano con sé un bagaglio gigante, perché come dice il libro di oggi Un albero è... Moltissime cose. E' tronco, è ramo, è foglia, è radici, ma è anche casa, nutrimento, ombra, tetto, profumo. Tra le pagine semplici di questo libro si prova a definire l'albero con una sola parola ma sotto tanti aspetti diversi e tre delle caratteristiche citate corrispondono esattamente alla mia personalissima visione:
1) Un albero è una casa
2) Un albero è un nascondiglio
3) Un albero è un'avventura.


Quando mi sono trasferita nell'appartamento dove vivo adesso, tra pavimenti di legno e travi a vista, è stato spontaneo ribattezzarlo l'Albero. Qui trovo pace, rifugio, ispirazione per nuovi progetti. Qui trovo un posto per me. Per questo tra le foto su instagram scattate nei dintorni di casa troverete l'hashtag #lamiavitasullalbero, mentre chi mi conosce sa che se vuole farmi felice può regalarmi una qualunque cosa che riguardi il mondo vegetale e mi vedrà sorridere beata. Credo che i libri di cui chiacchiereremo in questo bello spazietto parleranno spesso di alberi, reali e metaforici, e sarebbe splendido se foste anche voi a segnalarmi qualche lettura interessante da condividere a casa di Cindy.


Vi lascio (prometto di essere meno prolissa la prossima volta, le presentazioni sono sempre la fase più complicata!) con una citazione tratta da Un Albero è... e con l'idea di chiudere sempre questi "post letterari" usando un brano del libro letto insieme:
Un albero è giovane, vecchio
alto, basso, utile, inutile
lontano, vicino...
Un albero può essere tante cose:
dipende dai punti di vista.


PS: Mi piacerebbe che chi mi legge sentisse la musica che ho ascoltato scrivendo il post, perciò vi lascerò sempre una piccola "colonna sonora". Un brano solo, scelto tra quelli che mi hanno accompagnata durante la stesura. Iniziamo con Soley, che ascolto da un bel po' ormai, e che penso mi rispecchi abbastanza. Quando possibile farò in modo che anche i video siano piacevoli da guardare...buona lettura e buon ascolto!


venerdì 9 gennaio 2015

Wishlist del venerdì

Buon fine settimana, amici miei. La settimana è stata breve, sebbene tormentata da eventi assurdi a cui è difficile credere, e siamo già qui a guardare a un nuovo weekend. Meno male che nella vita c'è la leggerezza, che ci sono infinite cose belle e c'è la speranza di poter guardare al futuro. Non è estremamente consolante? Finché ci sarà tutta questa bellezza in giro, avrò ancora fiducia nel genere umano. Ed eccovi la prima wishlist dell'anno, dedicata alla bellezza del mondo. 

Nei giorni di festa, oltre a dedicarmi allo sport di ingurgitare quantità di cibo oltre le reali possibilità umane, ho passato anche un bel po' di tempo sul divano a sfogliare le mie riviste preferite. Non riesco mai a farlo durante la settimana e finisco sempre per accumularne una bella piletta in soggiorno, che poi smaltisco in lunghi pomeriggi d'ozio e di coccole. Grazie a questa attività, mi metto al corrente sulle ultime uscite in libreria o sui libri di cui non ho ancora sentito parlare. E la lista dei desideri si allunga.  Oggi sono questi i libri che vorrei, qui e ora, per riempire di bellezza le mie giornate (e la libreria, ovvio). 

Love Holidays. Quaderni d'amore e di viaggi.
L'amore che nutro per Fosco Maraini è pressoché sconfinato. Il colpo di fulmine è nato con Case, amori e universi, l'autobiografia in cui lui racconta della sua infanzia di bambino ribelle e della vita vissuta sempre in nome dell'avventura. La conferma del mio amore è avvenuta con la mostra di fotografia vista due anni fa a Genova, di cui vi avevo raccontato qui. Ora potete immaginare l'emozione quando ho visto che è uscito questo libro, curato dalla figlia Dacia, che raccoglie i diari dei viaggi fatti in gioventù con la moglie Topazia. Posso non averlo? E poi, ma che nome meraviglioso è, Topazia?


Viaggiare in poltrona.
Uno dei miei pochi propositi per il 2015 è quello di viaggiare di più. Voglio fare un viaggio lungo, di quelli che ti ricordi per tutta la vita, e anche qualche altro piccolo viaggio, perché insomma, voglio sognare in grande. E ho anche voglia di fare viaggi piccoli, dietro casa, a scoprire le cose mai viste che sono qui a due passi. Per stimolare (come se ce ne fosse bisogno) questa infinita voglia di andare, mi piacerebbe proprio tanto avere questo libro di Lonely Planet sui viaggi, anzi sui "film, libri e musiche che fanno venire voglia di partire". No, vabbé, parliamone. 


Fiori.
Da qualche anno a questa parte, m'è nata una grandissima passione per piante, fiori e per il giardinaggio in genere. Credo sia dovuto al mio diventar vecchia e alla voglia di una vita più lenta. Amo i fiori, le stampe floreali, il mood ottocentesco. Che vi devo dire, gira così. Sia chiaro che non disdegnerei un tatuaggio, un fine settimana a Tomorrowland e un giro del mondo con lo zaino in spalla, sia chiaro eh. Ma ci molti sono i giorni in cui mi basta una tazza di tè, una copertina e la contemplazione del mondo. E in questi momenti, vorrei avere da sfogliare il libro di Vita Sackville-West sui fiori, con gli acquerelli di Graham Rust. Passatemi un savoiardo e un bicchierino di rosolio e, per cortesia, state attenti ai centrini sul divano, quando vi sedete. 

mercoledì 7 gennaio 2015

Ricominciamo

(foto The Coolhunter.net)

Ebbene, eccoci qui, ci tocca ricominciare. Io in realtà non ho praticamente mai smesso di lavorare, ma ho deciso di farlo in maniera slow. Non sono andata in ufficio, ma ho lavorato da casa. Che poi nel mio caso vuol dire non fare una rampa di scale, ma è l'aspetto mentale che conta, no? Ho lavorato dal divano, dalla poltrona, con la musica oppure i film di Natale in sottofondo. Un modo per consolarmi del fatto che avevo previsto dieci giorni di sonoro cazzeggio, sfumati nel nulla. Ma va bene così, ovviamente.

E adesso si riparte. Negli ultimi giorni del 2014 non facevo che ripetere a chiunque, alla nausea, che non vedevo l'ora che l'anno finisse, perché era stato un anno lungo, nero, difficile e "puntavo tutte le mie carte sul 2015". Tanta era la mia voglia di cominciare l'anno con il piede giusto che, all'alba del primo giorno dell'anno, in una splendida giornata di sole, ho convinto un assonnato marito a fare una gita a Camogli, riempiendomi gli occhi di colori, tepore e bellezza. Ne avevo un bisogno immenso, per via dell'estrema convinzione che se volevo che il 2015 fosse speciale, dovevo cominciarlo nella maniera migliore. Salvo poi risvegliarmi il 2 gennaio e realizzare che nulla era davvero cambiato, quasi mi aspettassi che accadesse una magia. Ma le magie non accadono, viviamo in un mondo tremendamente reale e, se vogliamo un po' di magia, dobbiamo farla succedere noi. 

Riguardando al 2014, continuo a pensare che sia stato un anno davvero difficile, non tanto per gli eventi esterni ma per quello che stava succedendo dentro di me. Però, come tutti gli anni di crisi, ha portato anche molti elementi positivi. Sicuramente, la consapevolezza di un malessere, che per la prima volta ho guardato in faccia, il bisogno di cambiamento e di crescita, dal punto di vista lavorativo e di luogo dove vivere, e una più profonda conoscenza di me stessa. Che buffo, che alla fine non ci si conosca mai davvero. 

Per questo nuovo anno che viene non ho intenzione di fare alcuna lista di buoni propositi, chè tanto a febbraio me la sono già scordata. Ho solo la ferma intenzione di lavorare su quello che ho imparato di me nello scorso anno e cercare di vivere meglio. Capire come cambiare le cose che non vanno e godere di più di quelle che vanno. E soprattutto non voglio che passi un altro anno senza un lungo viaggio. Non me lo merito. Viaggiare alimenta la mia anima e uno dei motivi per cui lo scorso anno si era spenta è proprio il fatto di non essermi praticamente mossa. Assurdo. Inaccettabile. Inconcepibile. Quest'anno si cambia.

Infine, per quel che riguarda questo blog, ci saranno nuovi progetti, nuove collaborazioni e tanti sorrisi. Ho un po' di idee per la testa, ho voglia di dedicare più tempo a questo spazio che mi vuole così bene, ho bisogno di farmi coccolare e di condividere idee, sogni, film mentali. Spero di farcela e spero di cuore che continuerete a seguirmi. Perché che vi voglio bene ve l'ho già detto, ma dirlo una volta in più non fa mai male, no? 

Ma non posso chiacchierare sempre io, eh. Ditemi di voi,  come avete iniziato l'anno? Avete comperato l'agenda nuova? E i propositi per il 2015? Raccontatemi!