venerdì 31 maggio 2013

Wishlist del venerdì

Eccoci di nuovo qui alla wishlist del venerdì. Mi sembra quasi incredibile come ogni settimana riesca a produrne una...devo proprio avere la testa piena di fuffa, eh? Ma no, mettiamola giù in un modo più poetico: tutto è dovuto alla meraviglia che continuo a provare per le cose belle che ci sono nel mondo. Meglio così, eh? Comunque, here we go, wishlist del venerdì.
1. Ormai sapete che amo gli Stati Uniti, no? Ci ho vissuto, li ho amati, ci sono tornata, ci tornerei sempre e a volte mi mancano tanto da star male (ma come il Giappone, il Messico, l'Argentina e tutti gli altri posti che ho visto e amato - è chiaro che ho un problema). Comunque, amo gli Stati Uniti tutti (o quasi), ma ho una chiarissima predilezione per New York. Quindi, quando vedo un libro come questo, posso non innamorarmene? Si tratta del libro dell'illustratore James Gulliver Hancock, che ha il sogno di disegnare tutti i palazzi di New York. Romantico, no? Se il libro non vi interessa, ma vi incuriosisce il progetto, potete seguirlo su questo blog (c'è anche una cartina che indica dove si trovano gli edifici disegnati...e non dico altro).
2. Ultimamente mi è tornata in mente una cosa che desidero da anni, ma che non ho mai acquistato perché in realtà non mi serve a nulla...però, vuoi mettere il fascino dell'inutile? Beh, insomma, io da anni sogno (e secondo me lo sognate anche voi, donne che mi leggete...a meno che non lo abbiate già acquistato, eh?)...un cestino da picnic in vimini. Vecchio stile, rivestito di stoffa a quadretti all'interno e con le cinghiette che tengono i piatti. Ah, che sogno...Potrebbe già partire un film mentale che mi vede aggirarmi per Central Park con il suddetto cestino e un plaid colorato, alla ricerca di un angolo di prato dove distendermi a mangiare panini e a guardare i palazzi con il naso all'insù. Ok, fine del film mentale. Però, che meraviglia il cestino da picnic, eh?


3. E per finire, per quanto il tempo sia avverso, qui a casa di Cindy si continua a sistemare il giardino, il tavolo e le panche sono state riverniciate, abbiamo delle sedie nuove, abbiamo messo a dimora i fiori e seminato le piantine. Insomma, una nostra personale danza del sole, speriamo che serva a qualcosa. Quindi, ultimamente, mi colpiscono parecchio le cose legate al giardinaggio. E mi sono innamorata di questi...non so come chiamarli...ehm, etichette per il giardino? Vabbè, le cosine meravigliose in ceramica che vedete in foto. Non che mi servano per distinguere il basilico dal prezzemolo, o per ricordarmi dove abbiamo seminato le cose, ma vogliamo mettere la bellezza? E la poesia? Non so dove si possano acquistare, ho trovato la foto giorni fa su Pinterest, quindi rimarranno in wishlist. Ma che poesia. Ah, che poesia.

mercoledì 29 maggio 2013

20/52 e Rimini


La scorsa settimana, come vi anticipavo qui, sono stata a Rimini. A fine maggio, da qualche anno a questa parte, passiamo tre giorni lì, mio marito per formazione, io per vacanza. Ormai è diventato un appuntamento rituale, anno dopo anno, e io lo aspetto con ansia. Perché? Perché Rimini fuori stagione è meravigliosa. Non sono mai stata da quelle parti in piena estate e penso che per me, che fuggo la folla come la peste, sarebbe un vero e proprio inferno. Ma in primavera è la perfezione: grandissimi spazi (vivo in Liguria, i grandi spazi mi fanno sentire libera), possibilità di passeggiate infinite perdendosi nel cielo e nella spiaggia senza fine, tramonto sul mare e un entroterra così bello da perderci la testa. Sì, sono profondamente innamorata di Rimini e dei suoi dintorni. Amo la piadina, che mangio solo lì, ogni anno ritualmente da NudeCrud e alla Casina del Bosco, amo perdutamente Borgo San Giuliano, dove il tempo si sembra fermato e dove è impossibile non pensare ad Amarcord e a certe riprese d'altri tempi, mi diverte l'accento e l'ironia dei riminesi, amo il caffè di Pascucci, le colline dolci dell'entroterra e Santarcangelo di Romagna, nuova scoperta di quest'anno. Solitamente passo tanto tempo in spiaggia, ma quest'anno il vento gelido me lo ha impedito. E quindi ho scattato una marea di foto, che trovate qui.

lunedì 27 maggio 2013

Oimemí.

Tanto vale provarci. Si sente spesso, vero? Si tratta forse di una delle più belle affermazioni che si sentono in giro ultimamente. Tanto vale provarci. Perché il mondo lavorativo è talmente negativo che allora, tanto vale, si può provare a realizzare un sogno. Bello, no? Perché, certo, magari poi il sogno non lo si riuscirà a realizzare, magari sarà una corsa a ostacoli, ma magari invece poi alla fine chissà, quel sogno potrebbe diventare realtà. E non sarebbe una favola? Non viene da sorridere al solo pensiero?  Quindi, tanto vale provarci. Se non altro, da tanta negatività, può nascere qualcosa di positivo. E per inciso, chi è al governo non se lo merita, ma a forza di tanto vale proviamo a tenere su questo paese, che si sappia.

La prima volta che ho sentito, anzi letto, un tanto vale del genere è stato per bocca di uno dei miei guru assoluti, Zero Calcare, il quale raccontava di come avesse cominciato a fare il fumettista, sostenendo che "per stare a Fiumicino a contare le persone al check-in, tanto valeva provare a vivere disegnando fumetti". Logica inattaccabile. Poi un'amica, che dopo anni di lavori precari, mi ha detto: "divento freelance, almeno la mia precarietà me la decido io. Tanto vale". E tanto vale, ce lo siamo detti anche con il proprietario del negozio di cui voglio parlarvi. Quando gli ho chiesto come mai avesse deciso di aprire un'attività così coraggiosa, la sua risposta è stata: "il mondo lavorativo mi offriva così tanta tristezza, tanto valeva provare ad aprire questa attività". Ma chiaro che sì. Certo che bisogna fare così. E quindi, con coraggio e spirito di avventura, è nato Oimemí (e chissà, magari anche con qualche "oimemí" sussurrato qua e là, ma senza farci troppo caso, com'è giusto che sia).
E oggi, in quella meraviglia di città che è Genova, su al Carmine, in via Polleri, c'è questo piccolo negozietto tutto bianco con un favoloso murale di 108, che già da solo vale il viaggio. Ma cosa si vende da Oimemí? Magliette, soprattutto. Ma mica delle magliette qualsiasi. No, no. Qui si vendono magliette con una storia. Perché la filosofia di questo negozio è quella di ricercare magliette speciali, uniche, differenti, che abbiano qualcosa da dire (oltre alla semplice bellezza, ovviamente). Quindi da Oimemí potete trovare magliette disegnate da amici artisti, come 108 e Bael,  oppure quelle di Serena Porrati, artista che impressiona su telaio l'erba che cresce coraggiosamente nelle metropoli, ma anche le mitiche magliette di Threadless, per andare in giro a fare i fighi con il design USA, oppure quelle di Out of Print, per mettersi addosso copertine di libri famosi oppure ancora quelle, speciali davvero, realizzate da pazienti dell'ex Ospedale Psichiatrico di Firenze. E questo è ciò che si trova ora, nel negozio, ma chissà cosa ci sarà domani. Perché non si sta mica fermi, qui da Oimemí. Quando una collezione finisce, non la si riassortisce ma si passa avanti. Si cerca qualcosa di nuovo, qualche nuovo artista, qualche nuovo designer, una collaborazione da seguire con passione. Questo fa sì che le magliette siano pressoché uniche, ce ne sono pochissime per taglia e quando vanno, vanno...volete mettere la figaggine di indossare una maglietta così speciale?

  
Non vi piacciono le magliette? Beh, ma da Oimemí non c'è mica solo quello...ci sono bellissimi gioielli e collane realizzate con corde marinare, ognuna delle quali è un pezzo unico, calzini coloratissimi da sfoggiare con una certa alterigia, fanzine, borse in stoffa per l'hipster nascosto in voi, piccoli oggetti d'arte e...sempre nuove cose in arrivo. In aggiunta a tutto questo ben di Dio, c'è della musica super figa e il wifi libero, chevvelodicoaffare. Insomma, se non si era capito, la mia è una pubblicità spudorata perché amo il coraggio, l'apertura al nuovo e la voglia di distinguersi, tutte cose che in questo negozio sono di casa. Queste iniziative vanno premiate, incoraggiate e sostenute, con grande entusiasmo. Quindi, genovesi, andate al Carmine e fate un salto da Oimemí, vi giuro che non ve ne pentirete (e potrete vedere di persona il negozio, che è ben più bello delle mie povere foto). Non siete di Genova? Beh, ma cosa state aspettando? Genova è la città più bella del mondo, correte! E non dimenticate un giro da Oimemí!

venerdì 24 maggio 2013

Wishlist del venerdì

Questa settimana mi è venuta fuori una wishlist tutta a tema gastronomico, chissà come mai! Beh, non sarà mica dovuto al fatto che sono a dieta e non faccio altro che pensare al cibo...ehm, probabilmente sì! Cosa ci devo fare? Gli esami del sangue sono dietro l'angolo, il colesterolo incombe e quindi devo star bravina. Ma mi sfogo con la wishlist!
1. Come prima cosa, delle illustrazioni. Semplici, delicate e poetiche, sono opera di un'illustratrice israeliana che si chiama Yael Berger e che ho trovato (guarda caso) su Etsy. Non so se già l'abbiate capito, ma io mi faccio un sacco di film mentali (vi ho già raccontato che arredo case quando non riesco a dormire? No?) e uno dei miei sogni per lungo tempo è stato quello di aprire un'azienda alimentare (lunga storia, non vi tedio). Beh, se mai avessi dovuto realizzare delle etichette, avrei voluto farle disegnare da lei.



2. E poi, un vassoio. Oggetto da me immensamente odiato finchè ho vissuto con i miei, perché considerato antiquato e piccolo borghese (ero un po' punk dal punto di vista domestico), ora immensamente amato. Che stia diventando antiquata e piccolo borghese? Oppure, molto più semplicemente, che mi sia resa conto della grande utilità di questo oggetto? Che tralaltro può diventare anche una piccola opera d'arte? Ehm, sì. Ultimamente, mi sono innamorata di questo vassoio, magnificamente decorato dall'illustratrice spagnola Veronica de Arriba, in arte Depeapa, che non realizza solo oggetti per la casa, ma anche bigiotteria, t-shirt, borse e ovviamente illustrazioni piene di magia.



3. E infine, una cosa che è in heavy rotation nella mia wishlist da anni. Sono anni, più o meno da quando ho una casa mia e ho cominciato a comperare cose per la cucina, che desidero qualcosa della Cathrine Holm. Si tratta di un'azienda norvegese che ha prodotto utensili per la casa fino agli anni '70 e che è famosa per le sue decorazioni colorate. Adesso sono diventate oggetti da collezione e hanno prezzi molto elevati, ma nei miei film mentali sogno di scovarne qualche pezzo scontatissimo in qualche flea market negli Stati Uniti (è un film mentale, ve lo ricordo). Comunque, non sono meravigliosi?

giovedì 23 maggio 2013

19/52 e una mini vacanza.


Il 52 Project arriva con un giorno di ritardo perché ieri eravamo in viaggio, direzione Rimini. Meta che ci accoglie, ogni anno a maggio, per una mini vacanza (mia) in occasione di un convegno (di mio marito). E ogni anno ritroviamo le stesse cose, lo stesso albergo, la stessa stanza con terrazzino (senza neppure chiederla, sarà la magia dell'accoglienza romagnola?), gli stessi posti dove mangiare le piadine e lo stesso bagno dove prendere un po' di sole (se non mi fossi portata dietro la pioggia, vabbè). Praticamente, un ritorno alle vacanze dell'adolescenza, quando si tornava negli stessi posti (loro sempre uguali, noi un po' cresciuti) dopo un anno di vita lontano.

martedì 21 maggio 2013

Oggi vi porto a San Diego.


Oggi sono su Zelda con l'ultima puntata del mio bellissimo viaggio in America. Sono felice di averne potuto scrivere per Zelda perché, oltre al grande onore di essere guest blogger su un blog tanto speciale, ho rivissuto l'intero viaggio ed è un po' come se lo avessi fatto due volte. Adesso i ricordi sbiadiranno un po', ma le emozioni rimarranno nel cuore. E sarà quasi ora di ripartire!

lunedì 20 maggio 2013

Chi siamo? Dove stiamo andando? Aiutatemi a capirlo!


Quest'oggi niente mostre, niente libri, niente wishlist. Oggi voglio prendermi una pausa dalle cose (solitamente) allegre che cerco di condividere qui (non mi va che sia un posto triste, casa mia mica lo è!) e vorrei parlare per una volta di una cosa seria, su cui sto riflettendo tanto da tempo e a cui sono tornata a pensare grazie a questo post. Marino, blogger, scrittore e dipendente di una grande catena di librerie, parla del suo futuro lavorativo: 37 anni, una vita passata a studiare e lavorare per il raggiungimento di un obiettivo e improvvisamente costretto a ripensare tutto. Forse un nuovo lavoro, chissà di che genere, chissà dove, chissà a quale stipendio. Questo post mi ha colpita perché riflette sulle stesse cose su cui mi sto interrogando io (e molti altri, direi, a giudicare dai discorsi che sento in giro) da molto tempo.
La domanda è: cosa diventerà questo paese e che ne sarà della mia generazione? Non voglio parlare della mia situazione personale, ma riflettere su qualcosa di più generale. Eccoci qui, noi quarantenni o tardo trentenni, quelli nati ad inizio anni '70, insomma, ad affrontare una situazione alla quale nessuno ci ha preparati. Siamo nati nel periodo del boom, cresciuti nel benessere e nella sicurezza,  nella certezza di un lavoro (probabilmente fino alla pensione), nella certezza di una pensione (appunto) e della possibilità di disporre, lavorando, di un buon reddito utile a sostenere una vita decorosa, fatta di scelte semplici ma possibili. La vita che hanno fatto i nostri genitori, insomma. Noi siamo cresciuti in quel mondo lì, ci hanno preparati a quella vita lì. E poi, puf. Qualcuno ha scoppiato la bolla  incantata in cui vivevamo e ha completamente cambiato il nostro mondo. Siamo piombati in un mondo fatto di precarietà, un mondo caratterizzato spesso dalla mancanza di lavoro, di reddito e della certezza di un futuro a cui guardare.

E quindi mi chiedo: come affrontare tutto ciò? Cambiare, adeguarsi, predisporsi al mondo nuovo, alle novità delle nostre vite. Certo, perché io credo fermamente che occorra stare dietro al cambiamento, stare al passo con il mondo, evolversi, come unica soluzione per rimanere a galla e provare a combattere questa crisi. Ne sono fermamente convinta, condivido ogni singola parola di quanto scritto in quest'altro post, di tutt'altro tenore rispetto a quello di Marino. Si tratta di una riflessione di Andrea Girardi, esperto di HR, il quale sostiene che non ci si debba piangere addosso, si debbano valutare le proprie capacità e rimettersi in gioco, cercando o inventandosi un nuovo lavoro in quell'enorme mercato globale che è il mondo di oggi. Sacrosanto. Condivido anche le virgole. Ma mi chiedo anche: quanto è giusto? Certo, mi rendo conto che spesso non ci si possa chiedere se quello che ci capita sia giusto o meno, ma occorre semplicemente affrontarlo. Però allora mi chiedo: come possiamo fare? Quanto ci è possibile esercitare la precarietà come forma mentis, per noi che abbiamo vissuto metà della nostra vita nella stabilità?

Inoltre, come dice Marino nel suo post, è giusto che lui sia costretto a stravolgere tutta la sua vita a 37 anni, rinunciando a tutto quello che ha costruito, per andare a cercare un lavoro altrove? E, allargando ancora la discussione, è giusto adeguarsi a questa continua corsa al ribasso che caratterizza il nostro mercato del lavoro? E' giusto essere costretti ad accontentarsi per poter sbarcare il lunario? Sono pienamente convinta che questo paese stia cambiando e che si trasformerà in qualcosa di nuovo, forse migliore forse peggiore, non ci è dato saperlo, ma che ne sarà di noi? Sia chiaro, non sono qui a sognare di ritornare agli anni '80 e al sogno del posto fisso, anzi penso che lo stesso posto di lavoro per tutta la vita sia la morte, ma sogno un paese dove uno non sia costretto per forza ad accontentarsi. Sogno un paese di sogni realizzati. Sogno in grande, lo so. Ma non riesco ad arrendermi alla tristezza attuale di questo paese, che - nonostante tutto - amo ancora tantissimo.

Ho messo un sacco di carne al fuoco, forse troppa, ho divagato un sacco, sono andata di qua e di là, ma essenzialmente sono qui a chiedermi e a chiedervi dove andremo, cosa diventeremo, in quale paese vivremo. Avete voglia di condividere la vostra visione su questo pensiero con me? Io e i miei amici ne parliamo spesso, ma mi andrebbe di allargare questa riflessione a chi avesse voglia di contribuire (non solo quarantenni, ovvio!). Grazie!

venerdì 17 maggio 2013

Wishlist del venerdì

Ehi, ragazzi, qui è dura. Ma dura davvero. Io mi impegno a essere positiva, a dirmi che l'estate prima o poi arriverà, a godermi ogni raggio di sole scaldandomi un pochino le ossa, ma ogni giorno di pioggia mi ributta giù. E poi, se i giorni di pioggia si susseguono senza sosta, beh...mi vengono meno le forze. Certo, c'è la wishlist, però è un pochino meno allegra anche lei...eh, a tutto c'è un limite! Comunque, wishlist del venerdì. E che il Signore ci aiuti! ;-)


1. La prima cosa in wishlist temo rimarrà sempre nella lista dei desideri, a meno che non mi decida a cominciare un corso di taglio e cucito con mia zia (sì, ho mamma e zia sarte e non so tenere un ago in mano, parliamone). Si tratta di una gonna, S-T-U-P-E-N-D-A, che pare fosse su Asos ma che non ho trovato. Ma va bene così, non voglio neppure sapere se c'è e quanto costa (ormai sfuggo alle tentazioni in ogni modo). L'ho vista sul blog Atlantic Pacific, curato da una blogger con un incredibile senso dello stile. Somma invidia.


2. E poi, un libro. Poteva mancare un libro? Beh, no. Questo libro in particolare è nel mio carrello di Amazon da mesi, probabilmente lo avrete già visto in giro anche voi, o meglio avrete sicuramente già visto alcune delle illustrazioni in esso contenute. In libro in questione si chiama Paris vs. New York: A Tally of two cities ed è opera dell'illustratore francese Vahram Muratyan. Si tratta di una raccolta di disegni che mettono a confronto le due città, come quelli che vedete sotto. Per me, occhi a cuore. Non so perché non sia ancora mio
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3. E infine, una cosa meravigliosa consigliatami dalla mia amica Michela, già suggeritrice di una splendida mostra su Frida Kahlo finita in wishlist tempo fa. Vedete, io e la mia amica Michy condividiamo moltissime passioni, quali libri, mostre, film, eventi e lei, ogni tanto, conoscendomi così bene, scarica sulla mia bacheca di Facebook bombe come questa, creandomi immediatamente un desiderio infinito. E io adesso come faccio? A Roma c'è una mostra fotografica sul viaggio e io sono qui? Eh, no. No, no, no.





giovedì 16 maggio 2013

Muffin (super dietetici) alle noci.

Prometto solennemente che questa sarà l'ultima ricetta di muffin che posterò (sia chiaro, sono famosa per le mie promesse da marinaio...). Lo so che sono monotona, ma in 'sto periodo ho il trip dei muffin, cosa ci devo fare? Sono sempre a dieta, loro sono piccolini e sono perfetti per una merenda senza sentirsi troppo in colpa. Poi aiutano a smaltire scorte del frigo (in questo caso dello yogurt bianco), quindi che vi devo dire? Muffin come se piovesse!
 
E poi, vi devo annunciare con sommo giubilo che questa ricetta è tutta farina del mio sacco (beh, ci voleva tanto, che ormai i muffin li so fare a memoria). Come spesso succede, è nata da un'esigenza: avevo dello yogurt bianco in frigo, acquistato per fare un dolce, che si stava avvicinando alla scadenza e non volevo sprecarlo. Quindi, che fare? Muffin, of course! Altro che Queen Cindy, chiamatemi the Queen of Muffins, please! Comunque, dicevamo. Nasce l'esigenza di smaltire lo yogurt bianco, a cui si accompagna la necessità di usare rigorosamente l'olio e di fare il tutto più naturale possibile. Insomma, copia di qua, prendi ispirazione di là, nascono i muffin alle noci. Io volevo che fossero piuttosto piccoli, quindi con la quantità di ingredienti indicata nella ricetta vengono 12 muffini (ossia piccoli muffin, definizione di mia suocera).
 

Muffin alle noci

200 gr. di farina integrale
100 gr. di zucchero di canna
100 ml. di olio di semi di mais
125 gr. (circa) di yogurt bianco
1/2 bustina di lievito per dolci
2 uova
1 pizzico di sale
noci q.b.

Come al solito, mescolare ingredienti secchi (farina, zucchero, lievito e sale) e ingredienti liquidi (uova, olio e yogurt) separatamente. Quindi unire i due impasti e mescolare velocemente. Aggiungere le noci (io ne ho messo una manciata) spezzettate e mescolare ancora. Suddividere l'impasto in 12 pirottini e cuocere in forno caldo a 180° per circa 20/25 minuti. Fatto. Semplice come bere un bicchier d'acqua (e se ve lo dico io, credeteci).

 

mercoledì 15 maggio 2013

18/52

Questo progetto arranca, devo dirvelo. Non riesco più a capire se devo/voglio concentrarmi sulle foto o sulla motivazione ad esse legata. Insomma, non so più se devo cercare di fare foto decenti e cercare di imparare a fotografare oppure se devo ritrarre i momenti più significativi della mia settimana. Non ricordo più come era nato (dico una bugia: era nato con l'unico obiettivo di usare la Nikon, quindi direi che lo sto mantenendo), ma ricordo che per un po' di tempo foto e argomenti si sono fusi alla perfezione e poi ho cominciato a perdermi. Quotidianità priva di significato? Distrazione? Incapacità di fare foto decenti? I don't know. Direi nessuna delle tre e tutte e tre insieme. Comunque, non demordo e continuo. Oggi una foto del mio piccolo (ma piccolo davvero) angolo di paradiso. Un giardino non giardino (non c'è l'erba), un terrazzo non terrazzzo (è al piano terra), uno spazio pieno di piante. Un tavolo mangiato dal cane. Delle sedie di recupero che mi ricordano gli anni '80. Tanto sole (quando c'è). Il posto dove vivo d'estate e dove non vedo l'ora di riprendere l'abitudine degli aperitivi serali con gli amici. Non fosse che oggi sembra novembre, per l'ennesima volta.

martedì 14 maggio 2013

Fuck yeah, manuscripts!

Direi che ormai conoscete bene la mia passione per Tumblr, vero? Dopo la meravigliosa scoperta di Vintage Loves e quella di Celebrity Camera Club, recentemente è stata la volta di Fuck yeah, manuscripts! Per chi ancora non lo conoscesse (ne hanno parlato su Il Post nei giorni scorsi), si tratta di una raccolta fotografica di manoscritti famosi. Foto vintage, manoscritti, libri, citazioni: potevo non perderci ore ieri, quando l'ho scoperto?


John Keats



Virginia Woolf (appunti d'italiano!)


Oscar Wilde


Ernest Hemingway


Frida Kahlo

lunedì 13 maggio 2013

Una sorpresa. Un regalo. Un po' di me.

Veronica è una delle più affezionate ed entusiaste lettrici di questo blog. Veronica ha un blog bellissimo che si chiama Mi piace quando pensi (non è favoloso già solo il nome?) e l'ho scoperta grazie a un suo commento lasciato qui. Quando sono andata a curiosare sul suo blog, ho dato un'occhiata alla sua bio e ho letto questa frase: "non so parcheggiare, ma guido con amore". Conquistata, punto. Ho subito aggiunto il blog ai miei preferiti e ne sono diventata una lettrice fissa. Di conseguenza quando, qualche settimana fa, Veronica mi ha chiesto di scrivere qualcosa per il suo blog, mi sono sentita onorata e tanto felice. Ci ho pensato e ripensato,  poi è venuta fuori questa cosa che potete leggere qui. Spero vi piaccia. E date un'occhiata al blog, che merita davvero!

venerdì 10 maggio 2013

Wishlist del venerdì

Nuovo venerdì, nuova wishlist. Ovvio, no? Quella di questa settimana è la wishlist più fashion e modaiola che io abbia mai prodotto, sia chiaro. E anche un po' troppo mainstream, per dire. Compenserò la prossima settimana con qualcosa di super hipster e sconosciuto, ma questa settimana gira così. Buona wishlist a tutti. E buon fine settimana di sole (si spera).

1. Arriva il primo caldo e mi parte la voglia di...mare? Vacanze? Sandali? Di passeggiate all'aria aperta? No, di spritz. Il primo caldo mi fa passare la voglia di tornare a casa per cena la sera e mi fa desiderare solo di stare seduta fuori, faccia al sole, a bere spritz. E quindi, quando ho visto che in quel posto meraviglioso che è il Museo Guggenheim a Venezia fanno le Happy Spritz Night, potevo non entusiasmarmi? Tramonto, laguna, arte, uno Spritz e buona musica: dai, su...andiamo?
2. A seguire, una cosa che ho in wishlist da mesi: un'illustrazione di Garance Dorè. Immagino che la conosciate tutti, vero? Mito delle fashion blogger di tutto il mondo, icona di stile, fidanzata di quell'altro mito di Scott Schuman di The Sartorialist, francese che vive a New York, bravissima fotografa, blogger e illustratrice. Io la seguo da praticamente una vita, quando ancora sul suo blog condivideva quasi unicamente le sue illustrazioni e, dopo tanta fedeltà, credo di meritarmi un suo poster appeso in casa, no? Beh, meno male: sono sold out anche loro (vi svelo un trucco, quando vedete qualcosa che vi piace: temporeggiare. I soldi si risparmiano così, guys!).
3. E infine una cosa che mi è piaciuta tantissimo, ma tantissimo tantissimo. Si tratta di semplicissime matite con delle scritte sul dorso. Le mie preferite sono queste, chiamate Favorite Things, ma c'è davvero l'imbarazzo della scelta (per matrimoni, compleanni, occasioni speciali, c'è anche una serie dedicata a Parigi...). L'autrice è Amanda Catherine, un'illustratrice americana e la trovate, ovviamente, su Etsy. Se volete saperne di più, questo è il suo sito e questa la sua pagina Facebook.

mercoledì 8 maggio 2013

17/52


Negli ultimi giorni mi sono trovata a riflettere sul mio rapporto con questo blog e su come lo vedano le persone che fanno parte della mia vita "reale". Questo blog, in questo periodo particolare della mia vita, ha per me una grande importanza, perché mi permette di sfogare tutta la voglia di scrivere che mi è presa negli ultimi mesi e perché mi regala la possibilità di conoscere persone nuove, che condividono i miei stessi interessi, entusiasmi e passioni. Di conseguenza, ultimamente dedico molto tempo a questo piccolo spazio virtuale, lo coltivo, lo annaffio, metto a dimora piantine nuove, nella speranza che possa crescere e diventare un piccolo, ma accogliente spazio fiorito, dove faccia piacere fermarsi a fare due chiacchiere (oggi c'è il sole e sono tutta presa da metafore floricole). E poi ci sono le altre persone, quelle che mi stanno intorno da sempre. Beh, è buffo vedere il loro atteggiamento verso il blog (non sto giudicando, sia chiaro): ci sono quelli che lo snobbano, quelli che non ne capiscono l'importanza che ha per me (tanto da spingermi a pensare di stare solo perdendo del tempo, anche se poi penso che c'è gente che si diverte a pescare o a fare sport, quindi...), quelli che manco sanno che ho un blog perché non ho voglia di vedere la loro espressione stranita e poi ci sono quelli che, dal primissimo giorno, mi sostengono con il loro entusiasmo...e mi regalano libri come quello nella foto, per nessun motivo particolare, se non quello di incoraggiarmi lungo il mio percorso di scoperta della fotografia. Certe cose mi commuovono, anche se non lo lascio trasparire, e mi rendono tanto felice.

lunedì 6 maggio 2013

Elliott Erwitt. Retrospettiva. Torino

Ricordo di aver letto, tempo fa, il suggerimento di un fotografo a chi gli chiedeva come imparare a fotografare, suggerimento che recitava più o meno così: "una volta acquisite le basi tecniche, l'unico modo per imparare a fotografare è studiare il lavoro dei grandi fotografi". Da quando l'ho letto, cerco di seguire religiosamente questo consiglio (ehm, non fosse che devo ancora acquisire le basi tecniche).
Comunque, volendo seguire tale indicazione, alla mostra di Elliott Erwitt c'è davvero tantissimo da imparare. Ma c'è anche tanto da divertirsi. E ovviamente fotografie meravigliose. Come potete immaginare, quindi, la mostra mi è piaciuta tanto. Ma tanto proprio. Per dire, ho fatto due volte il giro delle foto esposte, guardandole una prima volta con il sottofondo dell'audioguida e una seconda senza, per il solo gusto di rivedere gli scatti. E mi è piaciuta così tanto che sarei pronta a ritornarci. Se un minimo amate la fotografia, se vi incuriosisce imparare qualcosa di nuovo, se amate i cani, se vi piace viaggiare, se amate la vita, non perdetevi questa mostra. Poi è a Torino, non è una buona motivazione già di per sé per farsi una gita?
La mostra è una selezione delle più importanti fotografie di Erwitt e racconta la carriera di questo grandissimo fotografo. Si inizia immediatamente con immagini meravigliose, visto che la mostra è aperta dalle foto che ritraggono i cani e gli animali in genere, colti da Erwitt con occhio divertito. Si gira l'angolo e si comincia a viaggiare per il mondo, si va a Parigi, in America, ci si ferma in varie camere di albergo, si va in spiaggia, grazie allo sguardo attento del fotografo, che non si fa sfuggire i più piccoli particolari. Si cambia pannello e si è catapultati tra le celebrità che Erwitt, membro dell'agenzia Magnum e residente a Hollywood, ha la fortuna di fotografare. Sono rimasta immobile per un bel po' a guardare la foto di Jackie Kennedy al funerale del marito, sulla cui guancia scintilla una lacrima. Una foto bellissima, non riuscivo a staccare lo sguardo. Poi ancora, pannello dopo pannello, le foto all'interno dei musei, dove Erwitt si diverte a fotografare le persone al cospetto delle opere d'arte, le foto scattate in Italia nel dopoguerra e la lezione del neorealismo, gli scatti su commissione di famiglie americane di provincia, per finire, come ultima foto, con la famosissima immagine dei due amanti che si baciano riflessi nello specchio dell'auto. Un viaggio bellissimo, entusiasmante (e la mostra l'ho amata lo stesso anche se c'era pieno di gente, non dico altro).

Ma quali sono stati gli insegnamenti di Erwitt? Beh, innanzitutto il signor Erwitt è un gran simpaticone, umile, divertente e divertito, con un grandissimo amore per la vita. Ascoltare l'audioguida è illuminante e fa spesso sorridere, grazie ai suoi aneddoti, come quando racconta di aver abbaiato più volte, durante gli scatti, per ottenere l'attenzione dei cani. Comunque, dicevamo, le lezioni. La prima: pazienza. Fotografare è aspettare che le cose accadano, sostiene Erwitt, che racconta di aver atteso molto per realizzare uno scatto dove un gabbiano, un lampione e un aereo si combinano in una composizione perfetta. Bisogna avere tempo, pazienza, cura. Seconda lezione, in contrasto e a complemento della prima, scattare d'istinto. Scattare, scattare, scattare e godere del dono di un'istantanea nata per caso. Infatti, sostiene Erwitt, prima si scatta una foto d'istinto e poi si elabora un giudizio. Un'altra grande lezione, non tanto per chi fotografa ma per chi guarda le foto, è che le immagini devono essere guardate e non discusse. Racconta Erwitt che spesso i critici hanno attribuito i significati più strani e reconditi a foto che lui aveva scattato unicamente per ricordo, per fermare un attimo, un momento. Questa è una grandissima lezione di umiltà, da parte di un grandissimo (ma non sono i più umili a essere i più grandi?). Altro insegnamento, imparare a scattare d'istinto ma prestare sempre attenzione alla composizione. Avere spirito d'osservazione, imparare a vedere la foto ancor prima di scattarla. E poi, l'ultima e più importante lezione, divertirsi. Non perdere mai il gusto di scattare, di vedere, di imparare, mai smettere di essere curiosi. Che poi questo vale anche per la vita, no?

venerdì 3 maggio 2013

Wishlist del venerdì

Carissimi, è venerdì! Ultimo giorno di lavoro, inizio del weekend? Sì, certo. Ma soprattutto, giornata di wishlist! Eccola qui, tutta bella scintillante, la nuova wishlist della settimana!
1. Come prima cosa, un poster. Da mettere in casa a rallegrare queste giornate buie e sognare di mille avventure estive, tra frinire di grilli e caldo opprimente (sì, è piuttosto evidente, non ne posso proprio più di questa umidità). Come sempre, l'ho trovato su Etsy (conosco gli angoli più reconditi di questo sito, mi dispiace per voi) ed è opera di un designer ceco chiamato Jan Skacelik. Nel suo negozio online si trovano stampe e poster di stile retrò e ha anche un bellissimo blog, dove pubblica immagini di case da sogno. Vorrei vivere in praticamente ognuna delle case da lui pubblicate (sospiro).


2. E poi qualcosa da indossare, che a noi non dispiace mica mai...in particolare una felpa, che sembra perfetta per il campeggio evocato dalla stampa qui sopra. Del resto, per anni, per me il campeggio è stato sinonimo di estate e ho ricordi meravigliosi delle vacanze passate in tenda (praticamente tutte quelle della mia vita fino ai vent'anni) e quindi questa felpa è perfetta per me. Avevo addirittura pensato follemente di mandarla a prendere, ma fortunatamente è sold out.


3. E per finire, visto che teoricamente tra un po' dovrebbe (il condizionale ormai è d'obbligo) iniziare l'estate e forse, magari, chissà, si va da qualche parte, beh...ci vuole una valigia, no? Beh, io ho un tristissimo trolley blu, uguale a quello di tutti gli altri viaggiatori sulla faccia della terra, ma dovrei assolutamente avere questa valigia qui sotto. La mia vita e i miei viaggi avrebbero sicuramente più senso (ed eviterei di dover controllare tutte le valigie sul nastro trasportatore dell'aeroporto per trovare la mia). La valigia l'ho trovata su Pinterest, pare sia di uno stilista chiamato John Varvatos, pare sia sold out pure lei, ma a noi che importa? Noi qui si sogna, mica vogliamo spender soldi!!!

giovedì 2 maggio 2013

Muffin alle mele e fiocchi d'avena

Questi muffin sono nati in una giornata strana. Iniziata con uno splendido sole e un cielo tersissimo, dopo una settimana di una primavera praticamente estiva, piano piano è andata rovinandosi, per finire in un pomeriggio buio e ventoso. Le previsioni del tempo per i giorni successivi non erano per nulla buone e io, come sempre vittima del meteo, ho cominciato a bramare qualcosa di dolce. Non c'è verso, non c'è nulla come il meteo che influenzi le mie esigenze alimentari (e dire che sono figlia di un alpino, per il quale è normalissimo mangiare polenta e cinghiale in piena estate). Comunque, si diceva, voglia di dolce da impazzire. Ma anche sensi di colpa.
Chi mi segue da tempo sa che, all'inizio dell'anno, oltre a dover affrontare il dramma dell'ingresso nei quaranta, sono stata costretta a ingaggiare una battaglia contro il colesterolo. Sono stata molto diligente e i livelli di colesterolo sono scesi notevolmente, non fosse che - ritirati gli esiti delle analisi - sono ritornata al mio vecchio stile di vita. Ho ridotto il burro, questo sì, non tocco più le patatine (croce e delizia di ogni nostro aperitivo in compagnia), ma mi è capitato di pasteggiare a Negroni sbagliato e arachidi...insomma, non proprio uno stile di vita corretto, diciamo. Quindi, ho deciso di fare un dolce sano. Perché esistono, no? E quindi ho deciso di rispolverare una ricetta di muffin che avevo già testato in inverno, proprio mentre mi avventuravo nel mondo dei dolci senza burro. Sono assolutamente convinta di averla presa su qualche foodblog, ma proprio non ricordo quale. Giuro. Non voglio spacciare questa ricetta come mia, assolutamente. Quindi, se qualcuno riconosce questa ricetta come sua, lo prego di farmelo sapere, così da poter debitare giusta riconoscenza. Perché, per dire, questi muffin spaccano, di brutto. Sono super buoni!
 
 
Muffin alle mele e fiocchi d'avena
 
240 gr. di farina integrale
1/2 bustina di lievito
80 gr. di zucchero
2 cucchiaini di cannella
1 pizzico di sale
150 ml. di latte
100 ml. di olio di semi di mais
2 uova
1 mela a pezzettini
75 gr. di fiocchi d'avena
 
Mescolare tutti gli ingredienti secchi (farina, fiocchi d'avena, zucchero, lievito, cannella e sale). A parte, mescolare bene gli ingredienti liquidi (olio, latte e uova) e unire le due preparazioni senza lavorare troppo la pasta (come sempre nel caso dei muffin). Aggiungere la mela tagliata a piccoli pezzettini. Suddividere l'impasto in 12 pirottini e cuocere in forno caldo a 200° per 20/25 minuti.

mercoledì 1 maggio 2013

16/52


Che dire? La foto di oggi riassume perfettamente la mia settimana: pioggia, pioggia, pioggia. Cielo grigio, freddo, umidità, verde ovunque, manco fossimo in Irlanda. Questo è lo scenario dei miei giorni, che ormai affronto senza paura (avere un cane comporta inevitabilmente saper affrontare qualsiasi tipo di tempo senza farsi troppi problemi). Che dire? Buon Primo Maggio, sperando che arrivi un po' di sole in questa primavera spenta e in questo paese stanco.