venerdì 30 agosto 2013

La wishlist degli ospiti: Daria

Come vi avevo già detto la scorsa settimana, ho deciso di dare un calcio al mio animo perfettino e smetterla di programmare e pianificare tutto. Quindi, invece di una wishlist degli ospiti al mese, ne avremo una o più, a caso, a seconda della vostra voglia di condividere i vostri desideri con me. Le pubblicherò man mano che mi arriveranno, il tutto sarà un po' più disordinato (e non vi nascondo che questo mi crea un po' di disagio), ma sarà sicuramente molto più allegro e divertente!
Questa settimana abbiamo una wishlist degli ospiti davvero speciale. Lei è Daria, l'amica con cui condivido le conversazioni più assurde su whatsapp, quella a cui non mi vergogno di confessare le ossessioni adolescenziali che periodicamente mi tormentano e con cui condivido un amore viscerale per gli Smiths. Tutto sarà veramente perfetto, tra noi due, quando ci faremo tatuare una frase di Morrissey da qualche parte, vero Daria?
A voi la sua wishlist, che potrebbe anche essere la mia, soprattutto per quel che riguarda la voglia di ballare, più o meno sempre.

Mi chiamo Daria Pop e, se non risolvo problemi come Mr. Wolf, quantomeno cerco di non farmene più.
E così ho deciso, su invito lusinghiero della nostra QueenCindy, di raccontarvi la mia lista dei desideri. Così, senza pudore.
Siccome ho capito che da adulti bisognerebbe essere abbastanza saggi da ascoltare quello che si pensava da bambini, la mia wishlist ruota intorno a un tema che scrissi in terza o quarta elementare.
Il prezioso manoscritto, ritrovato circa un anno fa, lasciava già chiaramente emergere la passione che mi ha sempre accompagnato nel corso del cammin della mia vita: la musica. E in quello scrivere bambino, ingenuo e incerto, una frase sgomitava in mezzo alle altre, semplice e diretta come solo le grandi verità sanno essere: “Da grande voglio fare la dj”.
Bum.
Non si poteva attendere oltre: insieme a Keyser Crösa, col quale condivido vita e decibel, ho comprato una consolle. “Ah ma dai? Figo! – dicono - Della PlayStation?” “No, no…una consolle da dj. Sai no? Dj set, cose così”. La faccia perplessa risponde quasi sempre: “Ah”.
Da lì, dj set improvvisati in casa, rapporto di coppia a rischio (“tira su i bassi” “no qua i bassi non ci stanno” “fa’ provare a me” “no, tu ci hai giocato finora”) e serate in giro a mettere musica.
Ma andiamo con ordine. La wishlist.
Punto numero uno.
Voglio andare nel regno della musica elettronica e dei dj set, voglio ballare tre giorni di fila con i bassi che mi fanno pulsare lo stomaco come il cono di una cassa, voglio essere in mezzo a quel delirio a respirare l’energia che si sprigiona quando migliaia di persone saltano e ballano tutte insieme.
Voglio andare a Tomorrowland.
Io non vi dico altro, non sto a spiegarvi che è un Festival di musica elettronica da paura, che si tiene in Belgio, che c’è pure una zona vastissima con campeggio e così via. Facciamo che voi guardate le foto e se vi prendete bene, poi si va tutti insieme.

Punto numero due.
Questa è la mia wishlist e ho deciso di spararle grosse. D’altra parte è una lista di sogni, mica una lista della spesa.
Per cui, vi dico, dopo essere andata a Tomorrowland, voglio ritornare a Tomorrowland. Ma dall’altra parte della barricata.
Voglio andarci da dj. Voglio mettere su un dj set da far ballare migliaia di persone, voglio vederle impazzire di salti, sudore, divertimento ed energia pura.
Come dite? Su quale musica?
Beh, la mia ovviamente. Vorrei mixare un bel Big Beat liberamente ispirato all’unico vero uomo che non deve chiedere mai: “ehi! Vi è piaciuto?”. Perché lui la gente la fa impazzire davvero. Perché lui si chiama Fatboy Slim e io voglio diventare come lui.
State scuotendo la testa imbarazzati? Siete ancora nella mia wishlist. Vi avevo detto che le avrei sparate grosse.
Punto tre. Forse un po’ mainstream.
Sono praticamente cresciuta in un circuito indie, per il quale mainstream=cacca. Ma io, essendo d-pop, non posso non sentirmi un po’ mainstream. Inoltre, mi piace essere dissacrante soprattutto quando ho di fronte l’indie snob di turno che si sente molto figo solo perché si frantuma le palle, per principio, ascoltando gruppi sconosciuti e deprimenti.
Per cui ora ho deciso di allontanare eventuali indie snob che stanno leggendo questo post, sparando l’ultimo desiderio.
Con il Big Beat di cui sopra, non vogliamo organizzare un bel flash mob? Di quelli che ti viene da piangere solo a guardare la gente che esplode in un salto, tutta insieme, e che si muove a ritmo e balla e ride e… e non sentite anche voi? Una voce… sembra stia urlando “Orrore! Orrore!”.

Ah ok. È l’indie snob che sta correndo via, a gambe levate.
Voi invece restate lì e guardate, vi prego guardatelo fino in fondo, il flash mob dei miei sogni.
Poi mettete su un pezzo che vi piace da morire, di quelli che vi fanno muovere le gambe anche contro la vostra volontà. E ballate.

Alzate il volume e ballate.

Non stancatevi mai di ballare.
Non vergognatevi mai di ballare.
Non vergognatevi mai della musica che vi fa venire voglia di ballare.
 

mercoledì 28 agosto 2013

32/52


E alla fine ho visto Roma. Così finalmente non sarò più costretta a sentire la frase. "eh, ma come? Tu che hai girato tutto il mondo, non hai mai visto Roma?". No, Roma non l'avevo mai vista. Non mi aveva mai particolarmente attratta, non era mai capitata l'occasione, non mi era mai venuta voglia di vederla. Poi, inaspettatamente, quasi all'ultimo momento, senza averlo programmato, ho deciso di andare qualche giorno a Roma. E il motivo non era neppure quello di vedere la città, ma di incontrare un'amica canadese in Italia per un periodo di vacanza. Ci ho passato un fine settimana e, nelle pause tra una chiacchiera e l'altra (la mia amica e io non ci vedevamo da 5 anni, potete immaginare), non ho opposto resistenza e ho lasciato che la città mi conquistasse, vincendo tutta la mia indifferenza. È bastato un tramonto sul Lungotevere ed ero già sua, ma cosa sto a dirvelo, sarà capitato a tutti voi. Del resto, solo io non avevo ancora visto Roma, no? Comunque, a parte tutti i monumenti, mi hanno tolto il fiato i tramonti (e ve l'ho già detto), il Lungotevere, il Ghetto ebraico, la luce incredibilmente dolce anche nel mezzogiorno, i pini marittimi un po' ovunque e il carciofi alla giudia, che non avevo mai mangiato e che credo siano diventati uno dei miei piatti preferiti. Beh, in sostanza, volevo dirvi che ho visto Roma e me ne sono innamorata. Non avevate dubbi in proposito, vero?

venerdì 23 agosto 2013

La wishlist degli ospiti: Raffaella

Ho conosciuto Raffaella tramite quel meraviglioso aggregatore di bellezza che è Zelda was a writer. Lei aveva scritto un post illuminante sulla speranza, sulla volontà di sognare e sulla necessità di lottare per portare la bellezza nella propria vita. Pochi giorni dopo l'aver scritto questo post, Raffaella mi ha contattata con un messaggio spiazzante e coinvolgente. Da lì è nato uno scambio di messaggi, link, idee, una connessione virtuale che, pochi giorni fa, si è trasformata in un contatto reale, vero, fatto di abbracci, risate e sguardi di intesa. Eh sì, io e Raffaella alla fine ci siamo conosciute. Ed è per regali come questo che amo il mio blog ogni giorno di più.
Cindy ed io un giorno ci incontreremo davvero. Credo che le regalerò la squisita composta alle ciliegie delle colline piemontesi che frequento ultimamente. Lei invece forse mi farà assaggiare uno dei suoi dolcini (che ogni volta che leggo l'intro del suo blog mi lecco i baffi alla sola idea). Il blog di Cindy è una di quelle belle scoperte virtuali per cui il perdersi via a navigare sul web è davvero tempo ben speso.
Una delle ragioni per cui non ho mai voluto creare un mio blog personale (oltre alla mia incostanza nel portare avanti le cose) è che ne esistono già di così utili e belli che praticamente non mi serve altro. Quando poi mi capitano delle occasioni come questa, in cui vengo ospitata per condividere una wishlist, allora sono proprio felice!
Ecco a voi alcuni dei miei recenti desideri:
Il porta dentini da latte di Paolo Chiari
E' un 'must-have' se si hanno dei bambini. L'ho capito quando mia figlia Vera mi ha detto portandomi orgogliosa il suo dentino da latte appena caduto: "Mamma ma quando diventerò grande mi cresceranno i dentini da caffè?".

Olmo l'armadio
Olmo è un armadio dipinto degli anni '50. L'ho battezzato così perché se i mobili Ikea hanno tutti un nome in onore dei loro designer, Olmo non è da meno. Arriva da un mercatino torinese ed è stato amore a prima vista. Amo questo suo paesaggio bucolico, il ragazzo che suona sotto il grande albero (un olmo credo), il villaggio che si intravede in lontananza, l'effetto trompe-l'oeil e la magia del vissuto che avvolge le cose vintage. Tutte le settimane andavo a trovarlo nel mercatino con la speranza che nessuno l'avesse comprato. Dovevo attendere che il prezzo venisse ridotto alla portata delle mie tasche. Dopo ben sette mesi di corteggiamento silenzioso Olmo è diventato mio!


Gli Strandkorb (i cestini da spiaggia)
Ora dite quello che volete, ma io con un cestino da spiaggia del genere sarei a posto per tutta la vita.


Buona estate a tutti e un abbraccio grande e blu come il mare!

Non vedevo l'ora che tornasse il momento della wishlist: io mi diverto da matti a scriverla e adoro leggere quelle che mi mandate. Inizialmente, nella mia precisione maniacale, avevo deciso di pubblicarne una al mese, ma non ho pazienza, ho voglia di leggerle e pubblicarle. Quindi mandate, mandate, mandate così io pubblico. Forza, è così bello sognare tutti insieme!
PS: la prossima settimana ci attende un'altra wishlist da favola, io vi avviso!

mercoledì 21 agosto 2013

31/52


Abito in Val Bormida, entroterra ligure, da queste parti le estati non sono mai troppo torride e, soprattutto, arrivano sempre un pochino in ritardo. Quest'anno è stato sicuramente un anno eccezionale, certo, ma quasi sempre qui a giugno fa ancora freschino, spesso si palesano quelle gradevoli nuvole basse che ispirano istinti suicidi, alla sera ci vuole sicuramente la felpa, insomma l'estate si fa desiderare. In quel periodo, tra la tarda primavera e l'inizio dell'estate, la frase più ricorrente tra i miei conterranei (o almeno tra tutti i miei conoscenti) è "beh, speriamo faccia un bel settembre". Io l'ho sempre odiata quella frase. In primis perché la pazienza non è la mia dote più grande e, quando desidero qualcosa, lo voglio adesso e subito. Ma soprattutto perché la mia estate mentale comincia ad aprile e finisce a Ferragosto. Ogni anno, al cambio dell'ora, io sarei già pronta a tirare fuori le infradito, andare al mare a fare il bagno (beh, quello lo faccio, quanto più l'acqua è fredda, tanto più provo piacere) e a mangiare all'aperto. Così come, passato Ferragosto, al primo frescolino serale mi immagino già a scaldare tazze di tè, cucinare torte e passare serate con il plaid sulle gambe a guardare la TV. Non vi dico la tortura di quando, un anno neppure troppo lontano nel tempo, l'estate si è protratta fino a ottobre inoltrato. Del resto, ho capito da tempo di essere sfasata e di vivere per questo nell'insoddisfazione costante. Dovrei cominciare ad aggiornare un po' il mio software interiore e ad adeguare i miei desideri al tempo in cui vivo, nelle piccole come nelle grandi cose della vita. Ci sto lavorando su, ma sarà difficile, ve lo dico. Intanto, mi preparo ad affrontare quest'estate restante, che non mi interessa (quasi) più.

mercoledì 14 agosto 2013

30/52



Domani è Ferragosto, miei cari. Ci siamo. Spero passiate una bellissima giornata. Io sarò, come ogni anno, in famiglia: per i miei Ferragosto è quasi più importante di Natale, vai a sapere perché. Anzi, per essere precisi non è Ferragosto ma l'Assunta, perché nel paese dei miei nonni, dove ci ritroviamo tutti a festeggiare, quel giorno è festa patronale. Quand'ero piccola per me era una vera festa, per me figlia unica e nipote unica, con nonni e zii tutti a mia disposizione e il ballo a palchetto alla sera. Da adolescente quest'occasione si è trasformata in una vera e propria tortura, i miei amici alla spiaggia a divertirsi e io seduta all'ombra, con il mio fedele walkman blu, ad ascoltare gli Smiths. Ora non è altro che un appuntamento rituale, non mi chiedo neppure se vorrei fare qualcosa di diverso, semplicemente mi godo questa giornata in famiglia, con mio papà che regolarmente carbonizza la carne sulla griglia, mio cugino che si lancia nelle sue invettive contro il sistema come se fossimo ancora nel 1977 e mia suocera che cucina come se dovessimo sfamare tutto il vicinato. Quest'anno non ci saranno più mio zio Romeo, che si addormentava sul piatto a fine pranzo, e mio zio Felice, fiero paladino della cultura contadina, che mi dava sempre addosso perché avevo studiato "sui libri grossi". Loro se ne sono andati lo scorso anno e quindi saremo in pochi, ma troveremo sicuramente modo di prenderci in giro a vicenda, innervosirci, ridere, parlare del passato e del futuro, immersi nel fumo della griglia e annebbiati dal vino. Buon Ferragosto a tutti!

mercoledì 7 agosto 2013

29/52

Voi amate gli stessi fiori da sempre? Avete sempre avuto lo stesso fiore preferito? Beh, io no (strano, proprio io che cambio idea su tutto, chi l'avrebbe mai detto eh?). Quando avevo vent'anni, amavo tantissimo gerbere e girasoli, le prime non so perché, i secondi perché andavano terribilmente di moda, tutte le ragazze amavano i girasoli, erano su tutte le cartoline, carte da lettera (sì, appartengo a quella generazione che ancora ha usato le carte da lettera), diari e quant'altro. Potevo non amarli? A trent'anni, invece, adoravo tulipani e orchidee, per la loro raffinatezza credo, per la perfezione e signorilità che emanava da ogni singolo petalo. E oggi? Beh, oggi si vede che sono invecchiata, perché amo le ortensie più di ogni cosa, insieme alle rose e alle margherite. Infatti, sogno una casa anni '30 con un giardino un po' incolto e grandi cespugli di ortensie, lavanda, margherite e un roseto profumatissimo. Esiste un'immagine meno "anziana" di questa? Spero solo un giorno di non ritrovarmi ad amare le zinnie, perché quelle sì, ancora adesso (e non chiedetemi perché) per me sono fiori da vecchi.

giovedì 1 agosto 2013

28/52



Sicuramente vi sarà sfuggito, ma la scorsa settimana non ho pubblicato la foto rituale. Perché? Perché non ne avevo voglia. Maleducata, eh? E' da gennaio che vado avanti con questa sfida settimanale, che non perdo un appuntamento, che rincorro foto e argomenti come se non ci fosse un domani e...la scorsa settimana, invece, non ne avevo voglia e non l'ho fatto. Ed è stata una liberazione. Non ne avete idea, davvero. Inoltre, la foto che pubblico questa settimana non ha nessun significato, non è legata a nulla di importante avvenuto nel corso della settimana, niente di niente. Mi sono semplicemente guardata intorno, ho visto una cosa che mi piaceva e gli ho fatto una foto. Altra liberazione. Non è tempo d'estate e di leggerezza, del resto?
Comunque, ho un po' di sangue bergamasco che mi scorre nelle vene e ho la testa dura, quindi il progetto non si interrompe, semplicemente si è preso una settimana di pausa e recupererà in corsa. Anche perché ad agosto questo blog si prenderà un pochino di riposo (quindi niente wishlist, fatevene una ragione, torniamo a fine agosto con un'altra, scintillante wishlist del mese) ma il progetto della foto settimanale continuerà. Senza tregua, baby.