giovedì 28 febbraio 2013

Vintage Loves

Se si ama la fotografia, non si può non amare Tumblr. Tumblr regala sempre infiniti motivi di gioia per gli occhi. Ci si trovano delle vere e proprie meraviglie, raccolte di foto preziose e delicate, altre che creano combinazioni inaspettate, moderne e vintage, classiche e rock, a volte punk, tutte enormi fonti di ispirazione e di stupore. E ogni nuova scoperta mi regala un sorriso. Come questo tumblr, di cui ho appreso l'esistenza non ricordo più grazie a chi (e me ne dispiace davvero, chiedo scusa!), che è una raccolta di vecchie foto di coppie innamorate. Adorooooooo!







mercoledì 27 febbraio 2013

7/52 e un sorriso.

In questi giorni complicati, per mille motivi, fortunatamente c'è sempre qualcuno che mi strappa un sorriso ed è questa cagnolona qui sotto, che mi fa tanto ridere quando si affaccia alla porta con quest'espressione qui per sollecitarmi a uscire.

venerdì 22 febbraio 2013

Wishlist del venerdì

Ehm, non passa settimana che io non aggiunga nuove cose alla mia wishlist. Sono fatta così, ognuno ha i suoi vizi: non fumo, non bevo (sì, vabbè), non mi drogo, ma aggiungo cose alla mia lista dei desideri, non è poi una cosa così grave, no? In realtà, quelle di questa settimana sono tutte cose che già erano presenti da tempo nella wishlist, ma che questa settimana hanno scalato posizioni fino quasi a raggiungere la vetta. Sappiatelo. Questo vi cambierà la vita, lo so.
1. Questa stampa è in classifica da tempo, ma questa settimana l'ho rivista da qualche parte e me ne sono ri-innamorata. Avessi un negozio, la comprerei subito per appenderla all'ingresso. La si trova su Bodie and Fou, una sorta di concept store online, che ha roba favolosa e che fortunatamente ha prezzi troppo alti per me. 

2. A ruota, una maglietta che avevo aggiunto alla mia wishlist anni fa, temporeggiando sempre nell'acquistarla per incertezza sulla taglia e la vestibilità, e che ho incredibilmente ritrovato in un negozio di Genova qualche giorno fa, dove però non c'era la mia taglia. E come tutti gli amori difficili, la voglio sempre di più.


3. Infine, un altro suggerimento per mio marito (che penso abbia smesso di leggere questo blog, così da evitare qualsiasi velato suggerimento...cribbio!). Improvvisamente, sento di non poter riuscire a vivere senza questo libro. Giuro!

giovedì 21 febbraio 2013

Farfalle in un lazzaretto - Camilla Ronzullo


Ci si avvicina ai libri in mille modi diversi. Certi li vedi in libreria e te ne innamori all'istante, li metti in borsa senza pensare al fatto che ne hai già altri cento a casa ad aspettarti, altri li acquisti perché ne hai letto recensioni positive, perché te li ha consigliati un amico oppure perché quello scrittore lo ami tanto e non puoi proprio perderne la nuova uscita. Spesso il modo in cui un libro arriva a te è importante quanto il libro stesso. E spesso quel modo speciale con cui il libro ti è arrivato, la copertina che ti ha spinto a comperarlo, l'amico che te l'ha suggerito, o regalato, o prestato, il luogo dove lo hai acquistato rimangono con te e fanno parte del tuo particolare rapporto con quel libro.
Beh, questo libro ha una storia speciale, proprio difficile da dimenticare. Camilla, la blogger extraordinaire che sta dietro a Zelda was a writer, è una persona speciale e ha trovato un modo speciale per far sì che il libro trovasse la sua strada nel mondo (ho ripetuto speciale mille volte in maniera consapevole, che si sappia). Seguo Zelda da tempi immemori, amo le sue scoperte, le condivisioni, le foto, il mondo che ci racconta con delicatezza e allegria e, ovviamente, il suo modo di scrivere. Quindi, l'entusiasmo e la curiosità erano alle stelle quando Camilla ha cominciato a raccontare del Libro e della sua intenzione di pubblicarlo. Quando segui un blog da così tanto tempo, la persona che lo scrive diventa amica tua (virtuale, sì, ma amica amica) e quindi segui le sue "avventure" con lo stesso affetto e intensità che dedicheresti alle persone che ti sono più care (solo che non puoi abbracciarla forte, cribbio). E quindi ecco che la pubblicazione del libro è diventata un po' anche la mia "avventura" e ho cercato di sostenerla come possibile: per esempio, acquistando i Cahiers de Bonheur, che Camilla ha realizzato per autofinanziarsi (non è geniale, la ragazza?). Avrei anche voluto partecipare alla presentazione del libro, in perfetto Camilla style, ma purtroppo il destino avverso (leggasi altri impegni quel giorno lì) me lo ha impedito. Il libro poi è arrivato su Amazon come ebook e, grazie a tutte le persone che l'hanno acquistato lì, si è finalmente materializzato su carta e finalmente sono riuscita a farlo mio, in maniera alquanto rocambolesca visto che, quando Camilla l'ha messo in vendita, mi trovavo a Madrid, e l'ho comperato sfidando paypal che faceva le bizze, perché sapevo che sarebbe andato esaurito in pochissimo tempo. Alla fine è arrivato, con tanto di dedica personalizzata (Camilla lo ha fatto per tutte le 100 persone che hanno acquistato le prime copie, non è una donna da amare?), proprio al momento giusto perché avevo appena finito di leggere Franzen e avevo terribilmente bisogno di una boccata d'aria fresca.
Il libro racconta di un gruppo di scrittori, tutti accomunati da difficoltà legate al loro lavoro, che si ritrovano a un corso "per scrittori pazzi", tenuto da un illustre professore. Da lì si dipartono storie e incroci vari tra i diversi membri del gruppo. Dentro il libro c'è amore, c'è allegria, c'è commozione, ci sono momenti di vera e propria ilarità, c'è Milano e c'è il modo che Camilla ha di mettere insieme le parole, tessendo una tela delicata e piena di contenuto. Il libro è scorrevole, lo leggi in un sol boccone e lo sottolinei come se non ci fosse un domani, ché tante sono le frasi che ti fanno riflettere. Insomma, altro che Franzen e 'sta nuova letteratura americana, è la Ronzullo la scrittrice del futuro! E io ho fatto un investimento, perché chissa quanto varrà una sua prima edizione autografata! Alè!

 
PS: Ho riflettuto davvero tanto prima di scrivere questo post. Temevo venisse fuori troppo sdolcinato, eccessivo e troppo pieno di entusiasmo, quasi finto. Temevo di ripetere quello che già tante altre persone avevano scritto o di dirlo peggio. Temevo di non riuscire a rendere esattamente quello che pensavo. Poi ho smesso di temere e ho deciso di provare a scrivere. Penso di doverlo a Camilla: le voglio bene, ho amato il suo libro, trovo che scriva benissimo, perché non dirlo a lei e al mondo?

mercoledì 20 febbraio 2013

6/52 e la Liguria d'inverno.


Eccola qui, la mia Liguria in questi giorni: cielo terso da stare male, hotel chiusi e praticamente solo vecchietti in giro. Ha uno strano fascino questo momento sospeso in attesa che arrivi il caos dell'estate e domenica me lo sono goduto tutto.

lunedì 18 febbraio 2013

Chocolate Guinness Cake

Come sanno ormai tutti, non posso mangiare dolci. Cioè, non posso mangiare il burro e sto cercando di abituarmi al fatto che si possono cucinare anche dolci senza il maledetto burro (lo so, lo so, è che secondo me il burro fa figo. L'ho sempre amato, devo solo disintossicarmi un po'). Quindi, nel frattempo, ho smesso di cucinare roba dolce (così intanto mi porto anche avanti per la prova costume, che non fa male). Quando però qualcuno compie gli anni ho finalmente la scusa per rimettermi all'opera, perché cucinare robe burrose e zuccherose mi rende proprio tanto, tanto felice. Il compleanno in questione è quello di mia zia, quella delle cupete, che è una strenua sostenitrice della cucina tradizionale piemontese e alla quale mi diverto a far conoscere brownies, muffins e cupcakes (mi fa troppo ridere la sua reazione, prima dubbiosa, poi incerta e infine decisamente soddisfatta!).
Per il compleanno di quest'anno, ho scelto la Chocolate Guinness Cake, perché un compleanno richiede una torta speciale. Devo ammettere che ho sempre cucinato questa torta senza farmi troppi problemi, ma quest'anno, quando ho visto la quantità di burro richiesta, mi è venuto un colpo! Cribbio, è veramente una torta tosta. Non è fatta per i deboli di cuore. Né per quelli con le analisi fuori posto (Mirko, mi sto sentendo un filo in colpa, sappilo). Vabbé, però per un compleanno ci sta. Del resto, mia zia mi aveva detto che avrebbe festeggiato con le amiche e quindi ho considerato che ognuno ne avrebbe mangiato solo un pezzettino (senonché lei ha poi deciso di tenersela tutta per sè...sono stata zitta e mi sono fatta il segno della croce, che anche la zia non è che sia proprio in forma!).
Comunque, la torta è buona da morire ed eccola qui. L'originale è di Nigella ma io ho seguito la versione del Cavoletto, con alcune piccole modifiche legate al fatto che in casa non avevo proprio tutto quello che serviva (è chiaro ormai che qui si improvvisa e si va un po' a caso, no?).
Chocolate Guinness Cake

una bottiglietta di Guinness da 33 ml
350 gr. di zucchero di canna
225 gr. di farina
225 gr. di burro ammorbidito
4 uova
75 gr. di cacao amaro in polvere
2 cucchiaini di bicarbonato
mezzo cucchiaino di lievito per dolci

Lavorare il burro e lo zucchero finchè non si amalgamano per bene. Quindi aggiungere le uova una ad una. A parte, setacciare la farina con bicarbonato e lievito. In una ciotola, mescolare la birra e il cioccolato, amalgamandoli bene cercando di evitare la formazione di grumi. Quindi aggiungere la farina all'impasto di burro e zucchero, continuando a mescolare. In seguito aggiungere la birra. Quindi versare l'impasto in una teglia apribile da 24 cm di diametro (la torta non cresce moltissimo quindi se si usa una teglia più grande viene piuttosto bassina) rivestita di carta da forno. Cuocere in forno a 180° per circa un'ora.

La ricetta vorrebbe anche una crema al philadelphia con cui ricoprire la torta, ma non ho voluto infierire sulla salute di mia zia (che comunque è sopravvissuta e sta ancora bene).

venerdì 15 febbraio 2013

Wishlist del venerdì

Ecco finalmente arrivato il momento della wishlist del venerdì! Tutti felicissimi, eh? Sento l'entusiasmo là fuori! Vabbè, io sto prendendo 'sta storia della wishlist come una terapia, quindi devo assolutamente fare dello shopping virtuale, altrimenti mi dedico a quello vero e non me lo posso permettere!

1. Io penso sempre di essere piuttosto informata su quello capita e su quello che va di moda, ma probabilmente mi sbaglio perché non sapevo esistessero i tatuaggi temporanei!!! Ossia la soluzione perfetta per una come me che vorrebbe tanto farsi un tatuaggio, ma ha il terrore di cambiare idea dopo un minuto e di non volere più quel meraviglioso cuore trafitto sulla spalla che sembrava così indispensabile (marito mio, se mi leggi, tranquillo sto scherzando!). Quindi ecco la soluzione a tutti i miei problemi (che neanche pensavo di avere, peraltro)! I tatuaggi finti di Tattly mi piacciono da matti  e sono anche pericolosamente economici...

2. Un'altra scoperta della settimana è stato questo negozio Etsy, che vende foto vintage (meno male che non ho più muri liberi in casa, perché li riempirei di foto sbiadite di sconosciuti in abiti anni '30).
3. E per finire, un'evergreen della mia wishlist, messo qui per ricordare a mio marito che, beh, insomma, se volesse farmi l'ennesima sorpresa, beh...insomma, mica mi dispiacerebbe!!!!

giovedì 14 febbraio 2013

5/52 e una sfida.


Il mio 52 Project arriva con un giorno di ritardo, in via del tutto eccezionale, ma arriva. Questa settimana la foto è dedicata alla mia orchidea. Arrivata come regalo inaspettato per il mio compleanno, mi ha subito creato un po' di ansia: io adoro le orchidee, ma tendo a farle morire. La mia prima orchidea, bianca, bellissima, regalo apprezzatissimo per il mio matrimonio, è morta prima ancora di sfogliare l'album delle nozze. E così via, dopo ne ho comperate almeno altre due o tre, che hanno inesorabilmente fatto la stessa fine. Uccise dalla mia inesperienza, seccate tristemente nonostante tentassi in tutti i modi di tenerle in vita. Quindi, quando ho aperto la porta e ho visto questa bellissima orchidea, per quanto felicissima, sono stata subito colta da un certo senso di responsabilità. Non posso far morire anche questa. No, davvero. Arrivata per i miei quarantanni, spero che duri almeno fino ai quarantuno. No? Ecco la mia sfida. E, se tra chi legge là fuori ci fosse qualcuno esperto di orchidee che avesse voglia di darmi due consigli, beh...sappiate che avrete la mia eterna gratitudine!

mercoledì 13 febbraio 2013

Oggi torno su Zelda!


È arrivato anche il momento della terza puntata del mio viaggio americano, ospitato (con mio grande onore) su Zelda was a writer. Questa volta si va a Santa Fe, luogo che desideravo vedere da tantissimo tempo, forse a causa dei troppi film western visti da bambina con mio papà, e che mi ha conquistata con i suoi colori, il cielo terso da star male e ottimo cibo. La storia e le foto sono qui.

martedì 12 febbraio 2013

La cosa bella del lunedì

Mamma mia, ieri temevo proprio che non ce l'avrei fatta a scrivere questo post. Guarda e riguarda, analizza e rianalizza, non riuscivo proprio a trovare la cosa bella del lunedì, quella per cui valeva la pena di ricordare la giornata e di farsi forza per affrontare la settimana. Ma, alla fine, la cosa bella è arrivata. E come tutte le cose più belle, lo ha fatto inaspettatamente, cogliendomi di sorpresa e lasciandomi a bocca aperta.
Ieri sera, dopo cena, seduta sul divano a scorrere la bacheca di Facebook, vedo questo:
Giuro che mi sono commossa. Ricevere i complimenti da Camilla vale davvero oro, perché il suo blog è meraviglioso e lei scrive benissimo. Quindi è stato un regalo prezioso. Che è arrivato proprio nel momento in cui mi stavo interrogando su che senso avesse questo blog, se il mio bisogno di condivisione potesse interessare a qualcuno o se non provocasse altro che sbadigli e click in alto a destra per chiudere la finestra del browser. Questo messaggio mi ha riempito di fiducia in me stessa (che da queste parti è sempre parecchio carente) e di voglia di andare avanti a scrivere e a condividere. Grazie Camilla!

lunedì 11 febbraio 2013

Le correzioni - Jonathan Franzen

 
Questo post mi farà apparire meno intelligente, meno di tendenza, sicuramente meno hipster (non che lo sia peraltro, per quanto subisca il fascino di certa musica e dell'abbigliamento finto dimesso) e anche un po' meno intellettuale. E pace, così sia. Le correzioni è un macigno. L'ho detto. Leggerlo è stata un'impresa, faticosa come camminare in montagna a mezzogiorno nel mese d'agosto e lunga come quando si aspetta qualcosa che non arriva mai (in questo caso, la fine del libro). Ma alla fine ce l'ho fatta. L'ho finito, perché odio abbandonare i libri. Mi è capitato solo con Anna Karenina (e qui continuo a perdere punti come intellettuale e donna di cultura) e ancora adesso lo porto come un marchio sulla coscienza. Non so perché senta questo dovere, ma mi dispiace lasciare un libro a metà, anche se questo vuol dire prendere la lettura come un obbligo e passare serate a cercare di digerire pagine e pagine che a fatica riesci a mandare giù.
Comunque, 'sto libro l'ho finito e ho capito una cosa: non sono fatta per certa letteratura americana. Jonathan Franzen, Jonathan Safran Froer, Jennifer Egan, David Forster Wallace, mi avete sfinita. Amo il vostro immaginario, l'America, New York, i vostri quartieri di Brooklyn, tutto quello che ruota intorno a voi, ma con voi non ce la faccio. Mi dispiace. Siete pesanti, geniali sicuramente, avete scritto pagine di altissima letteratura, ma altre profondamente noiose e quasi irritanti, a volte. E dire che Le correzioni ce l'ho in casa dal lontano 2003. L'ho comprato d'impulso e poi l'ho conservato nella libreria in attesa che arrivasse il momento giusto per leggerlo, come si fa con un vino pregiato o con un vestito speciale, mi ha seguita fedelmente in ben due traslochi e ha sempre occupato un posto privilegato tra i libri in attesa, perché pensavo fosse così bello da doverlo gustare con attenzione.
Finalmente pensavo fosse arrivato il momento giusto, l'ho aperto, ho iniziato le prime pagine e mi sono ritrovata immediatamente risucchiata in questa storia di una famiglia americana del Midwest, dove figli ormai grandi si trovano a fare i conti con i genitori e l'educazione da loro impartita, permeata dal perbenismo tipico degli anni '60 e dalla necessità di apportare correzioni a qualsiasi comportamento che sfugga a questa norma. La trama è affascinante, la descrizione dei personaggi pure, certe pagine le ho letteralmente divorate, ma a un certo punto si è rotto qualcosa. Le descrizioni sono diventate prolisse e le digressioni eterne. Ho continuato strenuamente, perché mi incuriosiva seguire le vicende dei personaggi e perché comunque continuavano a venir fuori, qua e là, pagine di mirabolante letteratura. Ecco, diciamo che magari con una sforbiciata ogni tanto,  la lettura sarebbe risultata più scorrevole. Lo so, ho detto un'eresia. Ma da queste parti non siamo mica intellettuali, nè. Ora è piuttosto chiaro, vero?

venerdì 8 febbraio 2013

Wishlist del venerdì

Visto che sono sempre lì a parlare di wishlist e di quello che aggiungo a questa eterna lista in continuo divenire, ho deciso di condividerne una parte. Ogni venerdì un post dedicato alle cose che mi hanno fatto sospirare/entusiasmare/brillare gli occhi durante la settimana e che di conseguenza si sono conquistate il loro posticino nella magica wishlist. Post entusiasmante, lo so. Piano con gli applausi.
1. Poteva mancare un vestito? Questo mi ha rapito il cuore e vorrei tanto farlo mio. Trovato nel negozio Etsy di VandaFashion, marchio dietro al quale si celano due bravissime designer israeliane.
2. Questa mostra STRATOSFERICA su David Bowie, a Londra...purtroppo. Amici che mi leggete, e se prendessimo un bel volo Ryanair e, invece delle solite serate carcaresi, andassimo a fare un bel weekend a Londra in primavera?

3. Per finire, la colonna sonora di Django Unchained. Conquistata dal film, ipnotizzata dalla colonna sonora, non ascolto altro su You Tube. Sarà ora di comperarla!

mercoledì 6 febbraio 2013


"I've been absolutely terrified every moment of my life and I've never let it keep me from doing a single thing I wanted to do" - Georgia O'Keeffe

4/52



La foto del 52 Project di questa settimana è dedicata alla mia più grande consolazione in questo periodo di dieta anti-colesterolo: le noci. E vabbè, niente formaggio, dolci, patatine e tutte le altre robe buonissime che ero solita mangiare, ma almeno posso mangiare 5, dico 5 noci al giorno. Senza sensi di colpa. Eh, beh...vogliamo mettere?

martedì 5 febbraio 2013

La cosa bella del lunedì

Sarò banale, me ne rendo conto, ma per me il lunedì è un giorno complicato (e qui uso un eufemismo). L'inizio di una lunga settimana vuota, in cui lottare contro l'ansia, la ricerca di motivazione, mantenere la fiducia nel futuro e tante altre cose cupe con cui non ho intenzione di tediare nessuno. Quindi, per tentare di combattere questo momento di difficoltà e per usare questo blog come terapia, ho deciso di trovare almeno una cosa bella nel mio lunedì. In ogni lunedì. Dio, sarà durissima, ma ho la ferma intenzione di farcela. 
Non avevo neanche ancora preso questa decisione che il primo lunedì a disposizione mi metteva già a dura prova: ieri è stata davvero una giornataccia. Pensavo di godere della carica fornita dalla visione di Django la sera prima e invece l'umore era nero già dal risveglio. Pensavo di non riuscire a trovare una cosa bella (sia chiaro, qui si parla di quotidianità, non delle grandi cose della vita, che lì non ho certo da lamentarmi) finché, sul finire della giornata, è arrivato questo film. Semplice, delicato, allegro e commovente. Esattamente quello di cui avevo bisogno. E sono andata a dormire col cuore più leggero. 




sabato 2 febbraio 2013

Marilyn - The Last Sessions


Dio benedica Sky Arte. Anzi, Dio benedica chi a Sky ha deciso di creare questo nuovo canale. Era dai tempi di Current (ne piango ancora la chiusura) che non si vedevano documentari così interessanti. E se ne sentiva davvero il bisogno,  visto che la programmazione di Sky in prima serata a volte fa piangere. Apparentemente, l'offerta è mirabolante, peccato che si tratti di migliaia di programmi tutti uguali: quelli che fanno le torte, le sciure che cucinano, quelli che cercano una casa  (Dio ce ne liberi), quelli che vendono, comprano o mettono a posto le cose vecchie, centinaia di canali che propongono le stesse, identiche cose. Capisco la necessità di dover fare ascolto, guadagnarsi abbonati e così via, ma magari un programma diverso ogni tanto, in un orario accessibile a tutti...Ma vabbè, Sky non è mica obbligatorio, no? Potrei farne a meno (beh, qui si potrebbe dire che quelli di Sky sono come i migliori spacciatori, ti fanno provare la roba gratis e poi ti danno la mazzata quando ormai sei assuefatto e, giuro, uscirne è difficile, ci vorrebbe un rehab), giusto? Oppure smettere di lamentarmi, no? E infatti, in questo panorama tutto uguale, è arrivato un raggio di luce. Il canale più bello del mondo, quello che trasmette esattamente quello che voglio io: documentari su musica, arte, cinema e programmi alternativi. Grazie. Davvero, di cuore. Però adesso non chiudetemelo, fatemelo godere almeno per un po', ok?


La cosa più bella di Sky Arte sono i documentari che vanno in onda il venerdì sera. Marina Abramovich (riguarderei mille volte quel documentario, lei mi ipnotizza), Pina Bausch, Serge Gainsbourg e, ieri sera, Marilyn Monroe. Un documentario che prende avvio dalle sessioni di psicanalisi a cui Marilyn si è sottoposta per alcuni anni prima della sua morte e ne racconta la vita, dolorosa e straziante. Ne viene fuori una donna disperata, profondamente sola, totalmente abbandonata a se stessa e preda di chi la circondava, continuamente in bilico tra Norma Jean e Marilyn. Tutte cose che già si sapevano, certo, ma il documentario va ancora più in profondità e illustra certi accadimenti della vita di Marilyn accompagnandoli con le sue parole, registrate durante le sessioni di psicanalisi. Si vede Marilyn completamente persa cantare gli auguri a John Kennedy e si sente tutto il suo abbandono. La si vede farsi scattare fotografie con gli occhi pieni di dolore. La si vede in difficoltà durante certe riprese, sopportata con sdegno e superiorità dai suoi colleghi, considerata sempre e solo una bionda stupida. Si vivono questi momenti con lei e si prova dolore. E pena profonda, per una donna che non deve mai aver avuto un solo momento di felicità vera nella sua vita. D'ora in avanti, non la guarderò più nello stesso modo: la sua apparente leggerezza passerà in secondo piano e rimarrà solo la donna con il meraviglioso sorriso e gli occhi tristi di certe foto.



venerdì 1 febbraio 2013

Cupete monregalesi

Io amo le tradizioni. Forse perché mi danno sicurezza, molto più probabilmente perché sono più abitudinaria del mio cane, comunque amo la ritualità di certe occasioni. Le amo talmente tanto che obbligo gli amici a crearne sempre di nuove, spero mi perdonino (e continuino a sopportarmi). E poi, il bello di una tradizione è la libertà di non rispettarla, quindi che problema c'è?
Una delle tradizioni più longeve della mia vita sono le cupete che ogni anno mia zia mi regala per il mio compleanno. Non se ne dimentica mai, neppure quando mio zio stava male mi ha fatto mancare il tradizionale pacchettino fatto con carta da regalo riciclata e un po' stropicciata (sia chiaro, adoro quei pacchetti un po' sgarruppati ma fatti con amore, tipici delle zie e delle nonne). Le cupete, dicevamo. Fanno parte della mia vita praticamente da sempre e sono tra i dolci che amo di più. Sono di origine monregalese (ossia di Mondovì, provincia di Cuneo, dove vive mia zia), ma mi è capitato di vedere dolci simili anche altrove, sicuramente dalle parti di Imperia, dove si chiamano cubaite e forse anche in Toscana. Non le ho mai preparate, mi sono sempre limitata a mangiarle e al massimo a guardarle fare, ma la ricetta è semplicissima. E il risultato davvero ottimo. 


Cupete monregalesi (versione di mia zia)

Per preparare le cupete, ci vogliono noci, nocciole, miele di acacia e ostie, il tutto in quantità varie a seconda di quante cupete di vogliono preparare. Comunque, il procedimento è super facile: si fa scaldare il miele sul fuoco e si aggiungono nocciole e noci tritate grossolanamente (mia zia lascia le nocciole praticamente intere e questo secondo me rende le cupete più gustose). Quindi si versa un po' di impasto su un'ostia (occhio a non versarne troppo per evitare che fuoriesca) e si ricopre con un'altra ostia. Si dispongono poi le ostie su un ripiano con un peso sopra per evitare che si arriccino e si lasciano raffreddare. Fatto, finito, pronto. Ci vuole solo un po' di attenzione nella fase di "farcitura" delle ostie e via, si ottengono dei dolci semplici e buonissimi. Che durano un bel pò e non contengono colesterolo (almeno spero perché sono la mia unica consolazione in questo periodo di dieta).