martedì 31 marzo 2015

Wild - Cheryl Strayed


Questo libro era nella mia wishlist da mesi. L'avevo visto consigliato l'anno scorso su qualche sito americano, non ricordo bene dove. Mi piaceva un casino la copertina, cosa che - confesso e sono sincera - spesso mi spinge tantissimo verso la scelta di un libro (poi leggo anche la trama, eh). Mi piaceva l'idea di mettersi in cammino e raccontarlo. Sapevo del film con Reese Witherspoon, che mi ispirava moltissimo, ma che non mi ero mai decisa a vedere (sì, vedo troppo pochi film, è una mia grossa mancanza). Insomma, 'sto libro era lì, ma non mi decidevo a comperarlo. 

A peggiorare le cose, qualche tempo fa ne avevo letto una sonora stroncatura, una recensione in cui si diceva che si trattava della solita fuffa americana, le menate sull'autoaiuto, la scoperta di sè stessi, tutto in salsa Eat, Pray and Love. Visto che quest'ultimo libro l'ho trovato particolarmente irritante, in qualche modo Wild l'ho messo da parte mentalmente senza neppur comperarlo. Poi, nella mia assidua frequentazione di You Tube (che vi devo dire, alla sera devo scollegare il cervello), l'ho visto consigliato da una blogger americana. E daje, apri Amazon, compra con un click e via, in un attimo ho cominciato a leggerlo.

Se non ne avete ancora sentito parlare (cosa difficile, visto che se ne è detto più o meno ovunque), Wild è la storia autobiografica di Cheryl Strayed, una ragazza americana la cui vita viene sconvolta dalla scomparsa della madre, che muore di cancro a quarantacinque anni. Questo avvenimento lascia Cheryl completamente persa, una giovane donna che guarda la sua vita andare in pezzi senza reagire, senza far nulla se non abbandonarsi all'autodistruzione. Finché un giorno, del tutto casualmente, decide di percorrere il Pacific Crest Trail, un percorso di trekking che attraversa la California e l'Oregon, fino allo stato di Washington. 

Ho cominciato a leggere questo libro con un po' di esitazione, principalmente perché avevo in testa la questione delle menate sulla scoperta di sé stessi e temevo volesse un po' insegnarmi a vivere. E poi, diciamocelo, 315 pagine su una che cammina? Sarà mica noioso? Ecco, diciamo che la mia parte razionale veniva fuori in tutta la sua fiera rigidità. 

Ma ho dovuto ricredermi. Questo libro mi è piaciuto un casino. Proprio tanto. La scrittura è coinvolgente e la trama appassionante, grazie anche ai continui flashback sulla vita dell'autrice prima di intraprendere il cammino. E poi lei è sincera, onesta, vera. Ossia, chissà se lo è, ma dalla sua scrittura traspare questo e ciò rende il tutto estremamente interessante. 

Mi piace che racconti di sé aspetti negativi senza alcuna vergogna né alcun tentativo di giustificazione. Mi piace che abbia deciso di intraprendere il cammino per puro caso, dopo aver visto una guida del Pacific Crest Trail mentre era in coda al supermercato e non per chissà quale ragione mistica o spirituale. Mi piace che racconti tutti i suoi momenti di debolezza, l'impreparazione, l'inadeguatezza nell'affrontare un tale cammino. Mi piace perché potrei anche essere io, cioè no, io no, io al secondo giorno avrei abbandonato tutto e sarei corsa verso la prima città a bermi una birra guardando la TV. Diciamo che mi piace pensare che potrei essere io. Meglio così, dai. 

mercoledì 25 marzo 2015

Pasta frolla senza burro

Se mi leggete da tempo, sapete che combatto una battaglia senza quartiere con il colesterolo. No, vabbé, siamo onesti: soffro di colesterolo, cerco di combatterlo, a volte me ne frego e poi mi tocca rimettermi in carreggiata. Story of my life. Ho provato una dieta ferrea, tempo fa, ottenendo ottimi risultati. Il valore del colesterolo si è abbattuto, ma io avevo rinunciato a tutte le cose per cui vale la pena vivere: formaggio, burro, le patatine all'aperitivo e le brioche del bar. Roba da tagliarsi le vene, ve lo garantisco. Allora ho deciso di provare a ignorare il colesterolo e mangiare come mi piacerebbe davvero. Valore ritornato (quasi) alle stelle. Ora sto cercando un compromesso, una dieta che mi permetta di godere (ogni tanto) delle cose che mi piacciono, senza il pensiero di dovermene privare per sempre.

Visto che sto diventando un po' fricchettona, ho deciso di rinunciare (quasi) completamente ai prodotti industriali (merendine, biscotti, patatine, etc.), con l'unica eccezione delle brioche del bar. La vita non sarebbe vita senza il pensiero di farsi una colazione con cappuccino e brioche, ogni tanto. Ho deciso di rinunciare al burro nei dolci, in cambio della possibilità di mangiarlo, scegliendone uno buono e di qualità, spalmato sul pane insieme alla marmellata (la mia idea di paradiso). 

C'è ancora la questione formaggio, mio Dio. Il mio cibo preferito, la vita è davvero ingiusta. Comunque, solo una volta alla settimana. Ciao. L'ho detto. Vedremo se servirà a qualcosa. Intanto, sono diventata una pro nella pasta frolla senza burro. La ricetta l'ho trovata su Mysia, uno dei miei siti di riferimento, alla quale devo un sacco di ricette PERFETTE. Questa l'ho modificata leggermente, ma adesso va alla grande. E via di crostate. 




Pasta frolla senza burro

300 gr. di farina
100 gr. di zucchero
2 uova piccole piccole*
100 ml. di olio 
1/2 bustina di lievito per dolci

La cosa fighissima è che si prendono tutti gli ingredienti nella planetaria, si mescola il tutto e si ottiene un bel panetto maneggiabile (io ho sempre avuto enormi difficoltà con la frolla classica con il burro perché si sfarinava in continuazione), pronto da stendere nella teglia, da riempire di marmellata e da mangiare, dopo averlo cotto in forno a 180° per circa mezz'ora. La mia idea di cucina, per dire. 

*del tipo che la crostata la faccio solo quando mia zia mi porta queste uova piccine picciò, proprio della dimensione giusta. 

lunedì 23 marzo 2015

A week of dreams #8

Katiuscia ci prende ancora una volta per mano e ci guida in una settimana di meraviglia. Buona bellezza a tutti. 

Qui mi sono persa...tra il profumo del legno e l'odore dell'acrilico, l'aria fresca della montagna...



giovedì 19 marzo 2015

Mi piace quando Vero preme play

Ecco, io questo film lo devo assolutamente vedere. Corro a comperare il DVD, voi intanto leggetevi il post di Veronica! 

Scrivo qui sopra da poco più di un anno ed è poco più di un anno che ogni mese mi siedo davanti al PC e mi faccio questa domanda –una scena molto alla Carrie Bradshaw- : di quale canzone parlerò da Cindy?

Normalmente, durante lunghe notti di pioggia, vengo letteralmente folgorata da una canzone e continuo ad ascoltarla finché non capisco che quello è il pezzo da raccontare. Questa volta, invece, la folgorazione è nata da un film ma state attenti, questo film parla di musica. 


Lo sapevate voi che Keira Knightley sapeva cantare? Non stiamo parlando di una voce alla Karen O ma è comunque un timbro interessante.  

Dicevamo, nel film Begin Again” che in italiano si trova sotto il titolo “Tutto può cambiare”, diretto da John Carney, abbiamo la storia di Greta, una cantautrice in viaggio a NY con il suo fidanzato nonché neo-rockstar di successo interpretato da Adam Levine frontman dei Maroon 5.


Una serie di eventi e vicissitudini portano Greta a ritrovarsi sola con un amico in un club di NY e a suonare uno dei suoi pezzi davanti ad una folla di sconosciuti tra cui un produttore discografico che si propone di produrre i pezzi di Greta sotto la sua etichetta di musica indipendente

I due decidono di non incidere una semplice demo ma un album intero utilizzando la grande mela come studio di registrazione a cielo aperto. Il film trasmette entusiasmo, amore per la musica, parla di amicizia, di rapporto padre-figlia, moglie-marito, tutte le sfaccettature dell’amore, quello nei confronti di un’altra persona e quello nei confronti di se stessi e nei confronti di ciò che si ama, come la musica e le parole.


Io vi consiglio di guardarlo non solo per la colonna sonora dove spiccano soprattutto la vocina di Keira e quella di Adam Levine ma anche per le sensazioni, per la fotografia e per i colori, per i vari spunti di vita e le lezioni, per quanto semplici possano essere.

Che poi, chi non vuole vedere un po’ di NY? Noi lo sappiamo bene che la città che non dorme mai e la musica vanno a braccetto da così tanto tempo che, cosa ve lo dico a fare, premiamo play su questo pezzo.


lunedì 16 marzo 2015

A week of dreams #7

Buona settimana insieme a Katiuscia, amici belli!!!

Questa settimana ci farà compagnia, una giovane artista, nuovamente una donna, vi assicuro, non si tratta di scelte di genere! Giovane, francese salta allegramente dall'acquerello, al collage, alla china senza perdere il suo tratto gioioso e naïf. Il suo nume è Marion Barraud, venite a scoprirla con me?




venerdì 13 marzo 2015

Chiacchiere del venerdì


Buongiorno, buon venerdì e buon fine settimana. Qui c'è il sole, ancora per poco pare, ma io ho intenzione di godermelo il più possibile. Stamattina mi sono svegliata di buonumore, ho già fatto una lavatrice, scritto due o tre post, preparato una newsletter, fatto un preventivo, organizzato praticamente tutti gli impegni della prossima settimana e mi accingo a scrivere questo post. Una di quelle mattinate che capitano una volta all'anno, praticamente. 

La mia mente fertile di questa mattina ha anche prodotto una nuova rubrica, chiamata Chiacchiere del venerdì. Adoro creare nuove rubriche, il fatto che poi esse durino o meno, beh, quello è tutto un altro paio di maniche, questo già lo sapete. Ma sono una campionessa nel godermi l'euforia del momento in cui mi viene l'idea e la condivido. Ed è quindi con enorme gioia che vi annuncio la nascita di Chiacchiere del venerdì che, in maniera del tutto casuale, si alternerà alla wishlist. Avevo bisogno di un angolino dove mettere la pioggia di parole che ogni tanto mi va di riversarvi addosso. Felici, vero? Vi vedo già. 

Comunque, è davvero tanto tempo che non scrivo un post di questo genere e, se questo blog ha continuato ad avere un senso, il merito è tutto di Katiuscia, Michela, Daria, Veronica ed Elena, che continuano a regalarmi il loro tempo e i loro pensieri. Non mi sembra mai di ringraziarle abbastanza, per il lavoro prezioso che fanno. Se sono stata lontana da questo blog, è dovuto al fatto che mi sono buttata anima, cuore e speranza in una nuova avventura professionale. Chi mi segue su facebook probabilmente già sa, si chiama Instantly Italy ed è un sito dedicato a corsi online di lingua e cultura italiana, sul quale ho lavorato davvero tanto. Vedremo se sarò all'altezza di realizzare il mio sogno, vi terrò aggiornati in proposito. 

Ma non ho passato il tempo solo a lavorare, eh. Ho fatto anche altre cose importantissime:

- mi sono ammazzata di serie TV. Ho guardato Fargo, che - partita benissimo - mi ha un po' annoiata verso il finale, e ora sto guardando Fortitude, che temo faccia la stessa fine di Fargo, Empire, che guardo unicamente per il personaggio di Cookie, una donna senza la quale ormai non riesco più a vivere, e poi Sons of Anarchy, sono solo alla terza stagione ma con il ritmo che sto tenendo la finirò entro pochi giorni. Addicted. 

- ho letto il libro di Joe Bastianich, Giuseppino, che mi è piaciuto molto di più di quanto pensassi. La parte iniziale, con il racconto dei nonni che sono costretti a fuggire dall'Istria e la storia dei suoi genitori emigranti in America, è davvero appassionante. Tipo che avrei incentrato il libro solo su quello, ma vabbè. Ora sto leggendo Wild di Cheryl Strayed. Pensavo fosse il classico libro americano infarcito di banalità, un po' alla Eat, Pray and Love, e invece finora mi sta piacendo molto. Vedremo come prosegue. 

- i miei momenti di relax e totale devoluzione li passo su you tube, guardando video recensioni di prodotti beauty. E' una delle cose più rilassanti che abbia mai provato, altro che lo yoga. I miei canali preferiti, ultimamente, sono quelli di Zoella, LulaidaCat e MisStrawberry84

- per quel che riguarda la musica, ragazzi, playlist di Empire su Spotify in heavy rotation. 

Dopo aver condiviso con voi queste indispensabili notizie, vi lascio augurandovi un buon fine settimana. Io vorrei tanto andare qui, voi che farete? 

mercoledì 11 marzo 2015

Leggermente: Vedere il giorno

Buon mercoledì e buona lettura insieme a Elena e al suo Leggermente. 

Per il libro di oggi non serve alcun video. Sarebbe bellissimo se, come me, poteste sfogliarlo ascoltando Aventine, l'intero album della mia adorata Agnes Obel. Ad ogni modo la canzone che gli si addice di più trovo sia questa.



La prima volta che l'ho visto stavo vagando tra gli scaffali della Libreria Rizzoli, in Galleria a Milano. Fuori pioveva e io ero reduce dalla mostra fotografica di Bonatti, pronta a spararmi anche quella di Segantini, stracolma di visitatori.
Ne scrissi qui appena rientrata a casa, un po' pentita di essermi lasciata intimorire dalla pioggia e di non averlo comprato. Prevedevo già che avrei raccontato la nostra storia A Casa di Cindy, perché tra me e questo libro di storia indubbiamente si tratta.
Come un bel paio di occhi incrociati sulla metro e lasciati lì, perché bisogna scendere.
Tornata a Genova mi sono precipitata da Feltrinelli, "Non lo teniamo, è di una casa editrice troppo piccola". Addio.
Ho pensato che forse da L'Amico Ritrovato, bellissima libreria del centro storico a cui tutti (me compresa) sono affezionati, avrebbero per lo meno potuto ordinarmelo...e così è andata.



Mica facile però.
Alla prima e-mail gli editori non hanno risposto.
Sono tornata all'attacco e abbiamo provato a telefonare: Timpetill infatti non è solo una Casa Editrice (piccola sì, ma con pubblicazioni bellissime), è pure una libreria. Quindi pare che "Certo, lo spediremo subito". Passano i giorni. Troppi. Finché Fabio, il libraio, mi scrive che li ha sentiti e che stavolta sì, stavolta davvero, il mio libro è partito.
E qualche giorno dopo il mio libro è arrivato, portando con sé il catalogo della Casa Editrice, pieno di meraviglie.
Sono andata a prenderlo una mattina e, pur conoscendolo a memoria, l'ho risfogliato mille volte seduta sul tappeto. 
Non ho ancora scritto come si intitola, questo spettacolo. Si chiama Vedere il giorno.



E' un pop-up per adulti, almeno a me piace definirlo così, anche se l'autrice (Emma Giuliani) magari lo ha pensato per grandi e piccini, e tutto sommato perché no.
Ogni pagina nasconde un'interazione, semplice ma mozzafiato. Il bianco e nero, ma anche i colori, che più saturi non si può. Sagome, tagli netti, curve, mandorle, petali, profili, steli e una coccinella.
Sotto ogni scena una frase che costruisce con la precedente e la successiva una sorta di poesia, una specie di accompagnamento alla vita, pagina dopo pagina.
Fotografarlo è stato difficile perché è un libro ovviamente molto tattile, ma non solo, Vedere il giorno è un libro intimo che sono sicura arrivi al cuore di chiunque abbia voglia aprirlo.
Cercatelo. Apritelo. E vedete il giorno.


P.S. Per quanto riguarda la citazione vi basti quest'ultima foto. Avete mai letto nulla di più semplice e complicato allo stesso tempo?

Un ringraziamento speciale alla Casa Editrice Timpetill che mi ha spedito il libro e alla Libreria L'Amico Ritrovato che lo ha custodito per me.

lunedì 9 marzo 2015

A week of dreams #6

Il lunedì è più bello, torna Katiuscia e la sua settimana d'ispirazione! 

Ciao a tutti! Prima di tutto mi scuso per l'assenza della settimana scorsa, mi è dispiaciuto tanto non aver condiviso con voi i sogni settimanali! Mi è mancato il nostro incontro e non aver rispettato questo impegno mi ha provocato non poco disappunto, anche se vi assicuro, avevo così tanti impegni da affrontare che proprio non è stato possibile fare diversamente! 

Vi sono mancata un pochino?Se la risposta è no, sentitevi liberi di non rispondere...comunque, per ovviare ho preparato questa A week of dreams #6 mettendoci tanta tanta soul, perché voglio condividere con voi una delle mie più grandi e datate passioni, la fotografia in bianco e nero, e voglio farlo proponendovi una serie di self-portrait di una meravigliosa quanto enigmatica fotografa di strada, Vivien Maier

A tutt'oggi di lei si sa poco, ma credo sia sufficiente conoscere la sua opera per rendersi conto di quanto questa donna artisticamente dotata avesse una visione del mondo decisamente particolare, specialmente per i suoi tempi.



venerdì 6 marzo 2015

Tea For Two

E' un bellissimo venerdì di sole, qui dalle mie parti, e ho deciso di scardinare tutti i piani del blog per pubblicare un Tea for Two arrivato fresco, fresco, nel quale sento un bel po' di primavera. Quella dei progetti e dei nuovi inizi. Buona lettura!


Era una fredda giornata d’inverno, grigia e con poca samba, quando da una delle fighissime playlist spotify di Oimemì, lo shoppino di vestiario più figo di questa vita e pure della prossima, partì questo pezzo.
SBAM!
Mi inchiodò alla poltroncina perché QUELLA era la voce che andavo cercando, QUELLA la melodia, QUELLI i suoni.
Ecco, questo vorrei suonare io. E magari ogni tanto spremerci ancora più succo di new wave e magari piazzarci qualche pezzetto di melodia anni 60 che detta così non c’entra una beata fava ma per come ce l’ho in testa io renderebbe eccome, arrangiata giusta.


Sarà che da qualche tempo a questa parte cerco di trovare la quadra giusta per dei pezzi e credetemi non è facile anche perché ho deciso di scriverli soloedesclusivamente in italiano, roba che rende il tutto ancora più complicato, perché se noi avessimo cantato per esempio la prima strofa di “Where did you sleep last night” in italiano, il pezzo non se lo sarebbe cacato nessuno (ragazza mia, ragazza mia, non miii mentiiireee, dimmi doooveee hai dormiiitooo la scorsa notteee).

Che poi non è nemmeno vero quello, perché in italiano si può cantare quello che si vuole esattamente come in inglese, sono le melodie a fotterci, perché, nel bene e nel male, siamo impregnati di musicalità italiana ed è difficile staccarsene nel momento in cui cerchi di combinare un testo con una chitarra in mano.

Una volta arrivarono i Blonde Redhead a cantarci in italiano un pezzo che non si sentiva dai tempi di Battisti, una figata unica, una capacità di saper giocare con le parole senza conoscerle più di tanto. Et voilà. Il risultato è stato questa meraviglia:


Ora, quello che vorrei riuscire a fare io è combinare certe sonorità con del cantato in italiano. Non si butta via niente, ho ascoltato veramente di tutto (o quasi) nel corso del cammin della mia vita e ora vorrei raggruppare tutto, miscelare e vedere che cosa esce.

Per farlo, e lui lo sa, ho bisogno innanzitutto del mio ingegnere del suono personale, nonché chitarrista dai suoni sporchi ma non troppo, i miei preferiti: mio cuggino mio cuggino. Lui ha la capacità di giocare coi suoni della chitarra come pochi e ha pazienza infinita nei confronti della sottoscritta che forse capisce meglio il cirillico della tecnologia strumentale.
Non solo, ma a cugino non mancano mai due birre in frigo, il che rende una collaborazione ancora più solida e creativa. 

Per cui sappiate tutti che io e cugino abbiamo iniziato a divertirci un po’, faremo dei pezzi, ci lavoreremo su, si uniranno a noi altri strumenti con i rispettivi suonatori e al momento giusto, SBAM, vi troverete quantomeno un EP su spotify (non capisco bene il true bypass, ma sto studiando con la pazienza di un certosino tutte le questioni di etichette indipendenti collegate e amenità varie). 

La morale è sempre quella: tanto vale provare a fare quello che ci piace, o no?

mercoledì 4 marzo 2015

In viaggio con Michela: Napoli

Oggi Michela ci porta a Napoli, che io sogno di visitare da tantissimo tempo. E da come la descrive lei, so che me ne innamorerei perdutamente. Grazie Michela e buona lettura a voi! 

Chiassosa e trasandata, così mi è apparsa Napoli la prima volta.  La reazione dopo solo dieci minuti è stata quella di scappare via. E ogni volta la risposta è sempre la stessa, un immediato e istintivo senso di avversione. Allora per quale motivo tornare e ritornare ancora? Perché la amo, così com'è. Napoli si fa amare per le sue grandi contraddizioni e il suo cuore immenso. Perché amo il teatro e Napoli è una commedia a cielo aperto. 


Mi basta un'ora, il tempo per ambientarmi, mangiare un tarallo caldo correndo al Bar Nilo per un caffè, far finta di niente mille volte, voltarmi dall'altra parte a ogni angolo, ascoltare il dialetto più urlato e musicale che ci sia ed eccomi sintonizzata, pronta a vivere forti esperienze sensoriali che questa città tanto volgare e indecente quanto colta e raffinata, regala. E poi è così profumata, di zucchero a velo e di fritto, della sua arte sublime e di quella teatralità di strada che mi lascia ogni volta di stucco. Napoli è tutto questo, un grande palcoscenico dove mette in scena se stessa, con i suoi mille culure e le mille sfaccettature, riuscire a coglierle senza pregiudizi è il segreto per amarla incondizionatamente, per sempre. 


La mia Top Ten

1- Il Cristo Velato nella Cappella Sansevero, potrei ammirarlo per ore

2- Il Chiostro Maiolicato della Basilica di Santa Chiara e il silenzio che lo pervade 

3- Piazza Bellini per la sua connotazione bohèmienne e per la musica proveniente dal Conservatorio

4- Piazza San Domenico Maggiore non solo perché vi si trova Scaturchio

5- La Pizza e non è una banalità

6- Il Caffè 

7- La Certosa di San Martino

8- Gli angioletti in terracotta vestiti di seta di San Leucio appesi nelle botteghe a San Gregorio Armeno (perché poi non ne ho ancora comprato uno?)

9- Il mercato della Pignasecca 

10- Le stazioni artistiche della metropolitana


Indirizzi preferiti

Dove dormire:
Hotel Piazza Bellini 

Dove mangiare:
Pizzeria Sorbillo 
L'Etto 
Baccalaria 
La Stanza del Gusto

Per una pausa intellettuale:
Caffè Intra Moenia
Nea Art Gallery
Libreria Colonnese

Per una pausa golosa:
Scaturchio
Antica Pizza Fritta di Esterina Sorbillo

martedì 3 marzo 2015

Ti regalo un libro


Nuovo mese, nuovi libri in regalo. Per chi non avesse letto il post dello scorso mese, la motivazione è che sono sommersa dai libri, presto prenderanno possesso definitivo della mia casa e, prima che mi schiaccino definitivamente, ho deciso di liberarmi di quelli che credo non leggerò più. Voglio regalarli a chi abbia voglia di dar loro una nuova casa e non far prendere loro troppa polvere. Quindi, se volete uno di questi due libri, lasciatemi un commento qui sotto e io ve li spedisco.

I libri di questo mese sono: La falsa pista di Henning Mankell e Il sostituto di David Nicholls. Il primo l'ho acquistato all'edicola della stazione, prima di un viaggio, in preda al panico perché m'ero scordata di ricaricare la batteria del Kindle. Non riesco ad affrontare un viaggio senza qualcosa da leggere e ho comperato quello che ho trovato in edicola. Non amo molto i gialli, tranne quelli del mio adorato Scerbanenco, ma questo ha una trama molto appassionante e mi è piaciuto molto. Il secondo l'ho comperato sull'onda della passione per Un giorno, un libro che ho divorato e che ho amato tanto, ma non si è rivelato all'altezza del primo. Non so, forse l'ho semplicemente letto in un momento sbagliato, oppure forse era il mio atteggiamento a non essere quello giusto. Comunque, se lo volete, è tutto vostro. Fatemelo sapere!