venerdì 31 gennaio 2014

Wishlist del venerdì

Eccomi tornata, miei cari. Con tutti questi ospiti, ormai non scrivo praticamente più, me ne sto in panciolle sul divano a leggere quello che gli altri scrivono sul mio blog (finalmente ho raggiunto il mio obiettivo, eheheh). Scherzo, ovviamente! Adoro avere ospiti, spero che ce ne siano sempre di più e che questo blog diventi una grande festa collettiva, ma amo anche molto raccontarvi di me e delle cose che mi piacciono (Dio, che ego smisurato). Spero che questo continui a piacere anche a voi, più che altro. Comunque, tutto questo per dire che è tornata la wishlist del venerdì. Enjoy.

1. La scorsa settimana sono andata a vedere la mostra di Robert Doisneau a Genova, una mostra bellissima di cui vi parlerò presto, e come faccio sempre quando vado nei musei, mi sono persa a guardare tutti i libri in esposizione nel bookshop. C'erano infiniti titoli di fotografia, saggi, biografie di grandi fotografi e io ho lasciato un po' di bavetta qua e là. Me li sarei portati a casa ovviamente tutti, ma uno più degli altri: questo libro di Steve McCurry, che racconta i "dietro le quinte" dei suoi reportage fotografici, le storie che si celano dietro i suoi scatti, le vite di quelli che per noi sono solo volti ritratti in fotografie perfette.


2. Come sapete ormai alla perfezione, io sono una ragazza degli anni '70 e, più passa il tempo, più guardo indietro con nostalgia. Significa che sto invecchiando lo so, ma fa niente, mi piace indugiare nei ricordi. Soprattutto in quelli legati alle lunghissime estati di me ragazzina, fatte di vacanze al mare, domeniche mattina in giro per il paese con papà e pigri pomeriggi in campagna con la nonna. Già all'epoca adoravo leggere e divoravo qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro. Ricordo che mia nonna aveva una collezione di numeri della rivista Bella, dove venivano pubblicate le vignette de "L'amore è", che andavano di gran moda. All'epoca mia mamma aveva un portachiavi con i due fidanzatini che si baciavano e quando ho visto, per puro caso, questo ciondolo su Etsy mi è venuta davvero tanta nostalgia. Quasi che me lo compro. O corro da mia mamma a vedere se ha ancora quel vecchio portachiavi. 


3. Io amo molto la moda, ma vado in giro vestita in maniera piuttosto semplice. Jeans, magliette, vestitini, la mia massima trasgressione è un cappotto viola o una gonna in pizzo stile Madonna (quella di Like a Virgini, cosa ve lo dico a fare). Vorrei avere uno stile diverso, amo il vintage, mi piacciono certi pezzi eccessivi che si vedono nelle riviste di moda, ma alla fine guardo la mia vita e non riesco mai a trovare un'occasione che giustifichi certi acquisti. Ma, ovviamente, adoro sognare. Tipo questi stivali dorati glitterati, Dio che favola. 

mercoledì 29 gennaio 2014

Mi piace quando Vero preme play

La musica è tutta la mia vita, la mia linfa vitale, la medicina per i momenti no e la colonna sonora di quelli belli, ci sono canzoni senza le quali non sarei quella che sono e altre che sembrano scritte solo per me. La musica per me è tutto, insomma. Purtroppo, per quanto mi piaccia, non sono capace di scriverne. 
Ma ci tenevo tanto che la musica facesse parte di questa casa virtuale almeno quanto fa parte di quella vera e allora ho chiesto a una persona speciale di parlarne per me. Ci ho pensato su un po', non volevo disturbarla, la sapevo già tanto impegnata, ma poi ho vinto le resistenze e gliel'ho chiesto. E ho fatto bene, perché lei ha accettato dopo dieci minuti, con un entusiasmo che mi ha commossa. A partire da oggi, ogni mese, entrerà in questa casa, metterà su un disco (sì, perché per me il gesto è sempre quello lì) e ce lo racconterà. Lei è Vero di Mipiacequandopensi e io le voglio un gran bene. 

Salve amici, non posso fare a meno di accettare l’invito di Cinzia e oggi ho il privilegio di sedermi proprio sul suo bel divano vintage e gustare quei muffin che come li fa lei a me non escono mai.
Attacchiamo il mio ipod alle casse che voglio raccontarvi una storia nostalgica.


Il Glam Rock ha avuto inizio durante gli anni ’70  e io avrò avuto si e no sedici anni quando ho scoperto coloro che l’han fatto nascere. Primo tra tutti, anche prima di David Bowie, per me è venuto Lou Reed.
Quel Lou tanto fascinoso con la voce che la si potrebbe riconoscere anche in un coro di voci altrettanto nobili. La moglie, nel ricordarlo poco meno di 3 mesi fa, ne ha parlato in una maniera talmente dolce che stento quasi a credere che personaggi del genere abbiano popolato questa terra.
Se premo play parte Satellite of love, così giusto per riscaldarci un po’. Già che ci siamo vi dico anche che se guardate Velvet Goldmine (il film basato sulla vita di David Bowie – ma da lui non riconosciuto - che porta il titolo di una delle sue canzoni) la ritrovate nella favolosa colonna sonora.  Non vi sto neanche a dire che il David di cui sopra ha anche prodotto il brano e lo potete anche ritrovare nei cori.


Ecco adesso vi ho incuriosito? Tuttavia non è di Satellite of Love che volevo parlarvi, questo l’ho solo fatto per farvi cadere nella rete del “bombombom” che vi tormenterà per una bella oretta dopo la lettura di questo post – e l’ascolto del brano-.
La canzone di cui volevo parlarvi è Perfect Day, che se vogliamo citare un altro film possiamo gettare lì un Trainspotting.  
Il testo di Perfect Day è di una semplicità unica e, come spesso accade, le cose migliori sono quelle più semplici.  E’ una canzone che racconta di un tempo talmente sereno di cui si ha già nostalgia perché lo si può legare a uno qualsiasi dei nostri momenti sereni. 
Mi sono spesso domandata chi lo abbia fatto sentire talmente speciale, se fosse esistita davvero quella giornata tra sorsi di sangria e visite allo zoo. Alcuni hanno supposto che lui abbia voluto dedicare la canzone alla droga come responsabile di quella parvenza di perfezione e io preferisco non rovinare il significato di qualcosa di tanto bello con un quel devastante elemento di disturbo. Mi rifiuto di pensarla così.


Perfect day è la canzone per i pomeriggi profumati, di quando l’aria comincia a farsi leggera e il silenzio non viene più associato alla solitudine, è la canzone del benessere interiore, la canzone della nostalgia per eccellenza e se c’è una caratteristica che mi rispecchia, quello è l’essere nostalgica. Ho nostalgia anche di quello che non è ancora arrivato, non c’è ancora ma già mi manca.
Era un’abitudine ascoltarla sull’autobus mentre tornavo a casa dopo scuola, poi sul treno quando dopo il liceo sono andata a cercare casa altrove, poi lungo i cinque minuti di cammino che separavano il mio appartamento da universitaria alla facoltà, l’ho canticchiato talmente tante volte che quando arrivò il primo amore  - quello serio che poi è quello che finisce sempre -  e il tizio in questione mi canticchiò il motivetto Oh It’s such a perfect day, I’m glad I spent it with you, non sembrava neanche più la stessa canzone.
Anche se ormai da quella volta di anni ne sono passati un po’, io continuo ad associare questa canzone a quel momento - con il lettore mp3 sopravvissuto all’ennesima caduta, attaccato alle casse della mia coinquilina in uno di quei pomeriggi mollicci e placidi che precedono la canicola estiva - e ad un ragazzo che se non fosse stato per Lou, non avrebbe potuto pronunciare una frase più bella.

Che dici, Cinzia, ce l’ascoltiamo?


lunedì 27 gennaio 2014

Tea for Two

Quando si dice “troppe emozioni tutte insieme” credo si intenda qualcosa di molto simile a ciò che ho vissuto in queste due settimane.
Non posso raccontare tutto, non sono in grado di esprimere quello che ho provato senza cadere nel patetico. Quindi, inizio subito piazzando un disco per voi e per la Queen che, come me, ha un debole per Robbie Williams. In particolare per il Robbie che si diverte a swingare. Ecco qua, Signore e Signori, Mack the Knife:


E via, partiamo con il giro delle emozioni in due settimane.
Mio nipote, 18 anni, è straordinario. In queste due settimane ha frequentato più del solito casa mia e, per me, stare con lui è sempre una festa. Umby è vita pura, un carico di energia e risate assicurate, battuta pronta, capelli dritti e, come cantava Paolo Conte, “quegli occhi allegri da italiano in gita”. Ovviamente ha tanto di entrambi i genitori e da suo padre, mio fratello, ha ereditato in particolare il modo di fare le battute, la presa in giro bonaria, il cogliere un particolare per trasformarlo in ironia. E qui salto giù da un treno per prenderne un altro al volo e continuare a correre dietro alle emozioni. 

Mio fratello, dicevo. Abbiamo festeggiato il suo compleanno. Un compleanno speciale, perchè ha compiuto 50 anni. 
Tranquilli, non tirerò fuori l’album dei ricordi. Sarebbero troppi. Ma per me, sorella minore, quell’eterno ragazzo è parte essenziale della mia vita. Senza un fratellone così, sicuramente non sarei quella che sono. Lui mi insegnò ad amare la musica, la chitarra e il Toro. E tanto basti. Grazie a lui, I guerrieri della notte e La febbre del sabato sera hanno segnato la mia crescita (e ne vado fiera). Fu lui ad accompagnarmi, bambina, in giro per Torino mostrandomi i luoghi in cui girarono alcune scene di Profondo Rosso. Mi portò in Curva Maratona e quando mi trovai in mezzo a tutto quel granata, capii che quella squadra per me avrebbe rappresentato sempre “una questione famigliare” e non soltanto il calcio. 


In occasione di un Carnevale, mi vestì da punk, mi disegnò una bella toppa con un teschio e la scritta “Warriors”, me la attaccò sulla schiena del giubbotto di jeans senza maniche, mi mise del rossetto blu e mi spedì a scuola per la festa di quinta elementare. Quando feci il mio ingresso a scuola, le bambine vestite da damina mi guardarono a bocca aperta, io vissi quel momento come una vittoria e attraversai fiera tutto il corridoio. Mi aveva vestita così MIO FRATELLO, micacazzi.
Sempre lui mi portò ai primi concerti e a molti altri ancora, forse per ripagarmi delle innumerevoli volte in cui, sempre da bambina, mi fece fare l’imitazione di Gene Simmons dei Kiss (pure una volta davanti ai parenti, ma ci rimasi malissimo perché nessuno sapeva chi fosse Gene Simmons, mentre ai miei occhi era una sorta di eroe nazionale).

Saltando giù da un treno per prendere un’altra coincidenza di emozioni, vi dico ancora che ieri sera ho fatto un’escursione notturna nel Parco del Beigua. Buio, profumo di boschi e a un certo punto, in cima, da una parte Genova e dall’altra l’ovadese. Lucine di qua e di là, da una parte la pianura e dall’altra il mare. E io, in quell’immensità, un po’ pensavo alla “paura che ci fa quel mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai” (ancora Conte, sì) e un po’ ripercorrevo tutti i ricordi che vi ho sbriciolato poco fa, realizzando che mio fratello è nato e per un po’ è cresciuto figlio unico, mentre io fin da subito ho avuto lui. E questa è stata una delle più grandi fortune della mia vita.


venerdì 24 gennaio 2014

Wishlist degli ospiti: Federica

Buongiorno, miei cari. Finisce la settimana, torna la wishlist degli ospiti. Oggi è la volta di Federica, un altro grande regalo di C+B. Ho conosciuto Federica lo scorso novembre a Torino e quando l'ho vista mi son detta che doveva proprio essere una persona speciale. Gentile, sorridente, misurata, di una dolcezza quasi antica. Una di quelle persone di cui dici: "ehi, ma che bella persona, vorrei tanto fosse amica mia". Nel conoscerla meglio ho scoperto che lei era molto di più: non solo una persona bella, ma anche una donna in gamba, un'imprenditrice capace di creare un sito dedicato alle vendite private online, tutto dedicato al mondo dei bambini, chiamato CraCra Kids. Insomma, una di quelle donne che con la gentilezza muovono il mondo! Come faccio con tutte le persone che mi piacciono, le ho chiesto di scrivere una wishlist per il blog e sono felicissima che lei abbia detto sì, perché il risultato è questa lista dei desideri piena di bellezza. Grazie. Col sorriso.

1. Uno dei miei buoni propositi per l'anno nuovo è diventare ordinata.
Per anni ho giustificato le mie carte volanti con una frase di Paul Claudel:  “L'ordine è il piacere della ragione, il disordine la delizia dell'immaginazione”.
Sono talmente disordinata che, ogni volta che inizio a riordinare, mi accorgo di aver perso la pinzatrice.
Ecco, questa la trovo così carina e rilassante che potrebbe diventare il mio amico “grillo parlante” e ricordarmi che l'ordine fa bene alla mente e allo spirito.


2. Capire come ha fatto Rashad Alakbarov a creare Fly to Baku.
Amo le ombre cinesi, ma ahimé riesco a fare a malapena il cane e la papera, quindi per me resta un assoluto mistero come si possano creare opere di Art Shadow. Mi affascina l'idea che, attraverso un gioco di riflessi e costruzioni, si possa mettere in luce l'anima segreta delle ombreUn giorno, dopo aver imparato a fare anche il coniglio e la gallina, svelerò questo mistero.


3. Fare un ordine su Spoonflower di stoffine disegnate da me. No, non sono una designer, ma mi piacerebbe avere in casa un cuscino, una presina, o la cuccia del gatto con un pattern speciale e poter dire: Sì, l'ho fatto io
Su questo sito si possono caricare i file coi propri disegni e ricevere a casa il pezzo di stoffa.


4. Questa gonna. Mi piacciono le gonne lunghe e, se sono particolari, ancora di più. Ho la bizzarra convinzione che una gonna lunga aiuti a danzare meglio la vita.


5. Ricevere una lettera. Questo desiderio, in realtà, è nato da una protesta di mia figlia. 
Qualche giorno fa Arianna si è lamentata perché nella buca delle lettere non c'è mai una lettera per lei. 
Siccome ha 4 anni, non sa che le “lettere” che ritiriamo sono bollette, inviti alle assemblee condominiali e pubblicità. Insomma, quando apro la cassetta delle lettere sono più propensa a sbuffare che ad emozionarmi.
Però quando lei ha espresso il desiderio di ricevere una lettera tutta per sé o per tutta la famiglia, mi sono improvvisamente ricordata l'emozione che provavo, tornando a casa la sera, nello scoprire che c'era posta per me. Alla fine delle elementari avevo diversi “amici di penna”, collezionavo carta da lettere e conservavo le missive in una scatola a fiori. Aspettavo le loro risposte,  contavo i giorni.
Oggi gli amici li sentiamo via e-mail o su FB, le comunicazioni sono molto più rapide e tutto è più vicino. Nell'avere tutto a portata di mano, mi sono accorta che ho nostalgia dello stringere fra le mani una lettera.
Per ironia, se qualcuno volesse scrivermi una lettera, dovrebbe contattarmi via email per chiedermi l'indirizzo.


Grazie di cuore a Cinzia, per avermi permesso di vagabondare tra i miei desideri. Ora ho una piccola lista di desideri per il 2014 :)  Un abbraccio a tutte, con l'augurio che tutti i vostri desideri si realizzino.

Se volete seguire Federica e CraCra Kids, potete farlo su Facebook, Twitter, Pinterest (il grande amore di Federica) e Instagram

mercoledì 22 gennaio 2014

In viaggio con Michela: Cordoba

La cosa più bella dell'avere una casa è l'aprirla agli ospiti, accoglierli con un sorriso, farli accomodare e sentire come stanno, cos'hanno da raccontarci, come va la loro vita. Ecco perché ho deciso di aprire la porta del blog a nuove amiche, che hanno accettato di farmi il regalo più bello: una rubrica fissa, un piccolo spazio tutto loro da riempire di cose belle. Cominciamo oggi con Michela, che ogni mese mi verrà a trovare, prenderà un tè, due biscotti, darà una carezza al cane e ci racconterà della sua più grande passione: i viaggi. Michela dice che le ho fatto un regalo, ma è lei a farlo a me. E a voi! Partiamo insieme?

Leggendo la mia wishlist di luglio una cosa l'avete capita: amo viaggiare! Come? Anche voi condividete la stessa passione? Siamo in tanti, lo so. A  pensarci bene non conosco nessuno (a parte la mia lavandaia) a cui non piaccia viaggiare e concedersi di tanto in tanto una bella vacanza. Prendete ad esempio me e la Queen: i libri piacciono ad entrambe ma io ne leggo pochi e a momenti alterni, lei ne divora una quantità che per me è utopia; io potrei fare a meno della musica, ricordo a stento un ritornello o il nome di un gruppo senza storpiarlo, lei no, lei vive di musica, conosce tutte le nuove proposte e le band che hanno fatto storia. Ma c'è una cosa che ci rende uguali e ci unisce nel profondo: l'amore per i viaggi. Un amore fisico, incondizionato ed è per questo che mi ha fatto il dono bellissimo di una rubrica di viaggi tutta mia, qui nel suo regno. 


Sì, Cinzia mi ha fatto un gran regalo. Scrivere di viaggi è come donare qualcosa di sé, quel qualcosa catturato con gli occhi e con il cuore esplorando un posto nuovo. Un posto di cui abbiamo sentito parlare, che ci ha incuriosito, ci ha messo la pulce nell'orecchio.  Scrivere di viaggi è raccontare esperienze vissute in luoghi amati e fantasticare su nuove avventure, emozioni provate a pochi chilometri da casa o in un altro emisfero. Aereo, treno, auto o pullman…il mezzo di trasporto cambia ma non la motivazione che nasce in noi e ci spinge ad evadere per visitare una città o un paese, carpirne i segreti, conoscerne il popolo e le abitudini e portarsi a casa un po' di quel nuovo con cui siamo entrati in contatto. Viaggiare è voglia di esplorare al di là del portone di casa, quanto c'è al di là lo scopriremo insieme. Questa rubrica sarà il portone di casa che una volta al mese si aprirà come una finestra sul mondo per condurvi in luoghi vicini e lontani. Oggi vi faccio uscire dal portone per farvi entrare in altri.  Mi sembra di vedervi, state dando un senso a queste parole ma trovate incoerenza con quanto avete letto poche righe sopra. Ebbene, di cosa si tratta lo scoprirete tra poco.


Alcuni mesi fa sono stata in Andalusia, due settimane di meravigliosa e calda Andalusia. Ci siete mai stati? Per me e il mio amore era la prima volta. Andalusia è sole, mare, montagne maestose, deserto, pueblos blancos, città spettacolari, flamenco, corrida, sherry, tapas a non finire, arte, storia, architettura e tradizioni. Ma anche molto più di tutto questo, è l'anima e il cuore della Spagna. La città che mi ha colpito ed emozionato di più è Cordoba. Dopo tre giorni indimenticabili a Granada temevo non reggesse il confronto. Non è stato così. Immaginate una città medioevale che trasuda fascino dell'eredità araba, costituita da un labirinto di vie strette che si snodano intorno alla Mezquita, una delle più belle moschee al mondo nonché Patrimonio Unesco. La Juderia, l'antico quartiere ebraico di immutato splendore, è un dedalo meraviglioso di vicoli e piazzette pittoresche nel quale perdersi e del quale si rimane irrimediabilmente rapiti. Devo svelarvi che resto sempre affascinata dai ghetti ebraici per la suggestione che regalano. Ho amato quello di Praga, di Parigi, di Amsterdam, per non parlare di quello a New York e a Roma. Ehm sto divagando...qui c'è materiale per un altro post. 



Una mattina passeggiando in una Cordoba uggiosa e ancora addormentata ho goduto della tranquillità delle vie più defilate lontane dai negozi di souvenir, della pace dei vicoli stretti lastricati di selciato e le bodegas ancora chiuse. Ho ammirato le case imbiancate a calce, con i balconi grondanti piante e fiori, la cui vera bellezza è racchiusa al loro interno, la si scopre varcando i portoni o sbirciando tra i cancelli in ferro battuto, dove meravigliosi patio offrono ombra e riparo dalla calura ai loro abitanti. I bellissimi patio cordobesi sono visitabili, i proprietari aprono le loro abitazioni ai turisti e molti partecipano ad un concorso annuale, il Concurso de Patios Cordobeses. Con l'aiuto di una piantina che segnala i più belli mi sono addentrata in ognuno di essi, ho ascoltato i racconti orgogliosi degli abitanti che abbelliscono con cura e amore questi scrigni di rara bellezza.



Vi ho messo la pulce nell’orecchio?

La prossima avventura profuma di spezie....bagaglio leggero consigliato, si va al caldo. 

Buon mercoledì a tutti. 

lunedì 20 gennaio 2014

Elalù Bijoux


Una delle cose che mi dà maggiormente soddisfazione sono i successi degli amici. Mi piace guardare le persone a cui voglio bene realizzare i loro desideri, portare a compimento imprese faticose, avere successo nel lavoro, in quello che amano, nella famiglia. Godere dei successi degli amici è ancora più bello che godere dei propri, perché in quel caso si prova pura e semplice felicità, scevra da tutte quelle menate di perfezionismo e insicurezza che spesso mettono in ombra i propri risultati. Qualsiasi cosa io faccia c'è sempre una vocina dentro di me che dice che avrei potuto fare meglio, che era una cosa da niente, che insomma non ho mica ottenuto un granché. Verso gli amici, invece, è solo gioia pura.



Ho conosciuto Luciana agli albori del blogging, quando ancora esisteva Splinder e i blogger italiani si contavano sulle dita di una mano. Non ricordo come sono arrivata al suo blog, ma ricordo perfettamente di essere stata conquistata dalle bellissime cose che realizzava, piccoli gioielli fatti a mano, pieni di colore e di allegria. Credo di averle lasciato un commento o scritto una mail, non ricordo, fatto sta che abbiamo cominciato a tenerci in contatto. Era il lontano 2004 o giù di lì, io facevo un lavoro che non mi piaceva e Luciana lottava per trovarne uno. Luciana l'ho poi conosciuta di persona una sera di primavera a Celle Ligure, dove lei aveva un banchetto con tutte le sue creazioni. Abbiamo chiacchierato, io ho comperato un bracciale con l'iniziale del mio nome e da lì è nata un'amicizia che dura ancora oggi



Col tempo, Luciana ha continuato a coltivare la sua passione per gli oggetti handmade e ha deciso di farne un lavoro. Ha investito nella sua creatività, credendoci intensamente e l'ha fatta diventare una fonte di reddito. La bancherella con cui Luciana girava i mercatini della Riviera è diventata prima un minuscolo negozietto in un vicoletto di Alassio e poi un negozietto un po' meno minuscolo, tanto luminoso e con vista mare, nel cuore della via principale della stessa cittadina. Elalù Bijoux è un piccolo angolo di creatività nella sonnacchiosa Riviera Ligure, dove le attività commerciali che hanno impronta diversa dal negozio super firmato o dalla tabaccheria che vende paccottiglia per turisti fanno fatica a emergere ed è per questo che sono così orgogliosa di Luciana.


Elalù Bijoux, come vi dicevo, è un negozietto dove trovate gioielli creati a mano, oggettini personalizzati per i vostri bimbi, come collanine o portaciuccio, giocattoli, le stupende borse de La Marelle e mille altre cose colorate. Luciana è un diluvio di parole, un mare di creatività e un cuore pieno d'amore. Se non avete modo di passare dal negozio, potete seguirla su Facebook e ordinare le sue creazioni online. Insomma, Luciana è una bella persona, Elalù Bijoux è un angolo d'incanto e questa è la mia pubblicità spudorata. 

venerdì 17 gennaio 2014

Wishlist del venerdì

Buon venerdì a tutti. Grazie a tutte le meravigliose wishlist che mi avete mandato, non scrivo una lista del venerdì da mesi ormai e non so mica se ne sono più capace...mah? Vediamo, dai. Comunque morivo dalla voglia di scriverla, che si sappia. Del resto, ieri era il mio compleanno, le candeline non le ho spente ma il desiderio lo esprimo lo stesso. Anzi, più di uno. Con le wishlist si fa così, no?

1. Come vi siete risvegliati il primo dell'anno? Io piuttosto stanca, assonnata e un po' stordita dalla notte precedente. Ma con un grande desiderio nel cuore: un viaggio. Ma mica un viaggio qualunque, no, uno di quei viaggi che ti cambiano un po' la vita, dai quali torni diversa, con mille immagini negli occhi e spunti di riflessione nella mente. Quelli che ti fanno cambiare prospettiva, mettono in discussione il tuo universo e ti regalano emozioni infinite. Questo è il mio desiderio, di questa wishlist e implicitamente di tutte quelle che verranno. Chissà se il destino me lo porterà?

(foto ubelong.org)

2. Il secondo desiderio dell'anno è molto più piccolo e decisamente più realizzabile. Da qualche tempo ho cominciato ad adibire un locale di casa a ufficio/studio. C'è ancora tanto da fare, lavori molto più concreti, ma io ovviamente mi faccio i film su cosa vorrei appendere alle pareti. Tra le mille cose che ho preso in considerazione, c'è questa stampa, che si trova nel negozio Etsy The Motivated Type. Ah, che vorrei vivere dentro Etsy e Pinterest l'ho già detto e ripetuto, vero?


3. Ed infine un grande, grandissimo desiderio. Ma immenso proprio. Vorrei trovare la sfrontatezza (sì, sono consapevole del fatto che non ce ne vorrebbe poi molta) e l'occasione per acquistare e indossare una giacca di paillettes come questa. Perché io una giacca di paillettes la sogno dal lontano 1999. 


mercoledì 15 gennaio 2014

45/52 e buon compleanno

(la foto è vecchia, perdonatemi, ma ho tanto bisogno di luce)

Domani è il mio compleanno e, visto che capita a inizio anno, diventa inevitabilmente anche un momento di bilanci, mannaggia a me! Il 2013 è stato un anno strano. Veniva dopo il 2012, anno iniziato nella normalità e finito, come si suol dire, abbastanza di schifo e quindi, pensavo, non poteva che essere bello. E poi, dai, era l'anno dei miei quaranta, doveva essere un anno speciale. Il 2003, l'anno dei miei trentanni e dell'estate più lunga e calda della storia, è stato un anno pieno di cambiamenti: sono andata a vivere da sola, ho conosciuto il mio futuro marito, ho fatto il primo lungo viaggio lontano. Insomma, speravo che il 2013 sarebbe stato un anno altrettanto significativo. Almeno un pochino. Beh, credo di non potermi lamentare, magari non sono successe molte cose, ma sicuramente c'è stato almeno un cambiamento importante. 

La prima metà dell'anno mi ha vista preda dell'ansia più nera, dovevo prendere una decisione importante, dovevo decidere se rinunciare alla mia precarietà più o meno garantita, ossia la mobilità, per fare il salto nella precarietà più nera, ossia l'apertura della partita iva. Com'è noto ai più, io sono un'eterna indecisa (in famiglia ancora si racconta di quando io, bambina, mi sono messa a piangere a dirotto perché, messa davanti alla scelta di una bambola che mi sarebbe stata regalata, non sapevo quale scegliere), ci metto mesi a prendere le decisioni più semplici, facendo innervosire chi mi sta intorno (ossia mio marito, impulsivo di natura), e ho bisogno di guardare una scelta da ogni punto di vista. Metto tutto sulla bilancia, peso, tolgo qualcosa, aspetto, vedo se è il caso di aggiungere ancora qualcosa, peso nuovamente, aspetto ancora un po', tolgo qualcosa, mi allontano, chiudo la bilancia in un armadio, aspetto qualche giorno, la tiro nuovamente fuori, peso ancora una volta e poi...finalmente prendo la decisione.  Ma, ci tengo a dirlo a mia discolpa, quando una decisione è presa è presa. Basta. Non si torna indietro, niente rimpianti, le porte sono chiuse e si guarda solo in avanti. E, non per vantarmi, credo che questo sia un pregio. O forse un modo per vivere meglio. 

Insomma, tutto questo per dirvi che, dopo tutto questo rimuginare, finalmente la decisione è stata presa: ho deciso di aprire la partita iva e lavorare a un progetto di cui vi parlerò presto. Ironia della sorte, la mia scelta è stata subito messa alla prova perché, proprio quando ormai ero sicura di quello che avevo fatto, mi è stata data l'opportunità di un lavoro come dipendente. Non vi dico le giornate d'ansia. Tutti i dubbi sono tornati a tormentarmi. Ma niente, c'era una voce dentro di me che mi diceva che dovevo continuare per la strada che mi ero scelta. Sentivo di doverlo a me stessa. Quello era il mio progetto, dovevo provare a realizzarlo. A quarant'anni, nel pieno della crisi. Dando un bel calcio alla prospettiva di un lavoro (più o meno) sicuro. Dio, che incosciente. Una matta da ricovero. Però, ragazzi, il giorno in cui ho realizzato che volevo seguire il mio sogno e provare a realizzarlo, mamma mia che soddisfazione ho provato. L'ansia è sparita, tutte le paure se ne sono andate ed è rimasta solo l'emozione e la voglia di fare. Davanti a me ho un grande, enorme nulla, ma spero di riempirlo con tanti piccoli mattoncini, in questi mesi. Il tempo mi dirà se sarà stata la scelta giusta. Io non ho paura. Non ho più paura

Quindi, guardandomi indietro, posso dire che il 2013 mi ha regalato una grandissima consapevolezza e una grande forza, quella di guardare al futuro senza paura. Magari per voi non vorrà dire nulla, ma per me è una grande conquista. Per citare You've got mail, una delle mie Bibbie, "you are marching into the unknown armed with...nothing". Ma questo andare incontro al futuro disarmata non mi spaventa, anzi. Ecco, vi chiedo solo una cosa, magari evitate di ricordarmi questa frase quando sarò ai semafori a chiedere l'elemosina. Grazie, ci tengo. Comunque, devo confessarvi che un po' mi sento presuntuosa, ma lo voglio essere, per una volta nella vita. Voglio sperare che ci possa essere di meglio, che si possa dare forma alla propria vita come lo si desidera, che si possa disporre del proprio futuro e plasmarlo a propria immagine e somiglianza. Finché non arriverà qualcosa a fermarmi, voglio crederlo possibile. Me lo auguro e ve lo auguro. Che il futuro sia vostro, sempre. Buon compleanno a me e buon 2014 a tutti voi! 

lunedì 13 gennaio 2014

Tea for Two

Finalmente Daria Pop è tornata, non se ne poteva più, mi mancava da far male...Grazie Daria e buon Tea for Two a tutti. 

Qualche mese fa, prima di dare via la mia 206 del 2000, con i suoi 210.000 km portati benissimo, mi sono fatta un giretto. In quella macchina c’era la mia autoradio a cassette ed era mia abitudine tenere, dietro i sedili, due sacchetti della spesa pieni zeppi di cassette, tutte rigorosamente duplicate ad eccezione di un paio di originali dei Beatles e dei Beach Boys.

Le cassette mi affascinano, non posso farci niente, nonostante alcune facessero così fatica a girare che, invece di mandarle avanti, mi toccava cambiare lato per farle tornare indietro. Poi, nella mia autoradio, non c’era nemmeno la ricerca automatica del pezzo, quindi per trovare una canzone bisognava assolutamente conoscere tutta la sequenza a memoria.


Fatto sta che, però, scrivere le copertine a mano era già un bel modo per memorizzare i pezzi.
Se poi, quei pezzi, te li eri pure ricopiati a mano (sul diario di scuola o su un quaderno per imparare a suonarli), finivi col conoscere pure il testo a memoria.
A questo ho ripensato l’altro giorno, leggendo un articolo di Eco suggerito dalla Queen e legandolo allo straordinario esercizio di memoria che si faceva imparando le canzoni a memoria, trascrivendo titoli e testi. Se poi, come me, puntavi anche a suonarle con gli amici, sapevi pure gli accordi a memoria. Pertanto, altro esercizio per i neuroni.
Da quando mi sono ritrovata a gestire gli mp3 (che siano comunque benedetti, chiariamoci), io non conosco più i titoli a memoria, non so che copertine abbiano i dischi e, talvolta, manco la faccia del cantante di turno.

Se poi la cassetta era registrata da un amico, ti rimaneva anche il ricordo della sua grafia. 
Avete mai pensato che lo straordinario mondo dei computer e dell’e-mail in particolare (che siano comunque benedetti, chiariamoci), ci hanno privato della bellezza della lettera o della cartolina nella cassetta delle lettere? Avete mai pensato quali sono le persone di cui conoscete la grafia? Non vi dispiace non sapere come scrivono i vostri amici con cui non siete andati a scuola? A me sì, tantissimo. Ho letto un sacco di cose scritte dalla Queen, per esempio, e non so manco che grafia abbia. Che peccato. Ecco perché mi sono innamorata del post di Vero in cui parlava delle cartoline. Perché anch’io le amo, amo trovarle nella cassetta, amo tutto quello che ha descritto nel suo post e, soprattutto, amo vedere un pensiero scritto A MANO.


Fatto sta che, per farmi quel giretto sulla 206, mi sono messa a spulciare tra le cassette perchè non volevo qualcosa di recente (ossia una cassetta indie di 10 anni fa). Volevo qualcosa che mi riportasse ancora più indietro, che mi facesse ridere un sacco e cantare. 
Manco a chiederlo, mi capita tra le mani, con la scritta fatta bene, con le lettere a linee doppie riempite fitte fitte col Tratto Pen rosso e con quello nero, una cassetta di 20 anni fa: Lorenzo 1994.
La do in pasto all’autoradio, alzo il volume, ingrano la marcia e via, cantando “Voglio di più”.
Il pezzo che ho in cuffia ora. Perché, tra tutti i propositi fatti per questo 2014, sicuramente c’è che voglio di più
Voglio parlare tutte le lingue del mondo, voglio imparare a suonare tre strumenti, voglio leggere milioni di libri, voglio scalare le Alpi, le Dolomiti e pure l’Himalaya, voglio comprendere la medicina tradizionale cinese, voglio vedere i colori dei boschi di tutti i Paesi, voglio far saltare 500mila persone con la mia consolle da dj, voglio riconoscere tutti i vini rossi del mondo con un solo sorsetto, voglio vedere la muraglia cinese e l’aurora boreale, voglio respirare l’energia che si sprigiona dai menhir sparsi per il mondo per poi ritrasmetterla a tutti voi.
E alla fine, voglio un casco di panna montata e me lo voglio poi mettere in testa e poi mangiare la panna montata, mangiarla tutta, fin quanta ne resta.


venerdì 10 gennaio 2014

Wishlist degli ospiti: Beatrina

Ho conosciuto Beatrina grazie a quella meravigliosa community di donne che è C+B e me ne sono innamorata subito. Mi sono innamorata delle sue parole, dei suoi capelli biondi e del suo favoloso blog. Se ancora non lo fate, vi prego, andate e leggetelo. Vi farà ridere, commuovere, riflettere, tutto in perfetto Incorporella style. Il mese scorso Beatrina l'ho conosciuta di persona, del tutto inaspettatamente, ed è stato subito un abbraccio forte e un mare di sorrisi. Lei è speciale, forte, intensa, determinata, una gran donna. Che ovviamente ha scritto una gran wishlist. 

1. Un paio di orecchini a forma di nano. Li vorrei tantissimo. Io sono pazza per i nani, in gesso, da giardino, di plastica, mica faccio distinzioni, purché siano carini e coccolosi, con barba e cappello. Io non so se gli orecchini a forma di nano esistano, ma so che li vorrei tanto. Quindi se qualche nano-designer legge il tuo blog, si metta all'opera e produca, ché a quanto pare c'è una fetta di mercato scoperta!


2. Un nuovo ombretto di Make Up Forever, della serie Aqua Cream. Va bene qualsiasi colore, tranne quello che ho già, che è quello dorato. Questi ombretti sono bellissimi, hanno dei colori pazzeschi, e soprattutto resistono alle giornate Incorporelle piene di sbadataggini senza trasformarmi in un procione (grattarmi l'occhio con veemenza ignorando il fatto di essermi appena truccata è uno dei miei tratti distintivi). Tipo, quello fuchsia nella foto, ma che bello è? (N.B. - Vorrei comunque far notare la mia propensione per i colori sobri, tenui e naturali).


3. La matita rossa tinta Framboise per le labbra di Chanel, perché ho esaurito ormai da tempo la mia e sto andando avanti (per ovvi motivi facilissimamente intuibili e condivisi dal 90% della popolazione) con una Kiko, indegna del rossetto cui s'accompagna. Per me il rossetto rosso è un talismano: non lo metto tutti i giorni ma quasi, mi risolleva l'umore, mi fa sentire invincibile. E il rossetto rosso va messo per forza con la matita, mica possiamo lasciarlo orfano.



4. Il libro di Humans of New York. Perchè il fotografo che l'ha creato, Brandon Stanton, scatta delle foto bellissime alle persone, ma non solo: riesce a raccogliere frammenti di vite e storie terribilmente interessanti, e ha la rara dote di tirare fuori il meglio dalle persone con cui parla. Il suo blog, e la sua pagina Facebook, riescono a commuovermi anche nei giorni in cui assomiglio più a un'Erinni in fase premestruale che a un essere umano.



5. Un weekend con le amiche a Londra, come quello memorabile di cinque anni fa. Un weekend di pinte di lager bionda e corse in metro, foto sfocate, ombrelli a forma di coccinella, bancarelle, figure di merda, cartoline della Regina e camera da 4 modello accampamento delle giovani marmotte. Londra mi manca tanto, il suo odore, i colori, e vorrei camminare per le sue strade proprio con quelle persone lì, con quell'atmosfera magica da galline in fuga. Se dovessi scegliere un regalo fra tutti, sarebbe questo.


Se ormai sentite di non poter più fare a meno di Beatrina (e non faccio fatica a crederlo), potete trovarla qui: Twitter - Facebook - Pinterest e Instagram

martedì 7 gennaio 2014

Anne Leibovitz e i Rolling Stones


Nelle ultime settimane, grazie a Sky Arte, ho visto due bellissimi documentari, in qualche modo legati l'uno all'altro. Il primo giorno dell'anno, in un pomeriggio di pigrizia totale passato a girarmi e rigirarmi sul divano, ho visto Crossfire Hurricane, uno stupendo documentario sui primi vent'anni degli Stones. C'è un giovanissimo (e bellissimo) Mick Jagger, un Brian Jones prima angelico nel suo caschetto biondo e poi irrimediabilmente perso, c'è lo sguardo beffardo di Keith Richards, il mitico soggiorno nel Sud della Francia, il concerto di Altamont, il tour negli Stati Uniti, l'arrivo di Ron Wood, il successo planetario. 




Il documentario è fatto unicamente di filmati d'epoca, commentati dalla voce fuori campo degli Stones. Le immagini sono dirette e sincere, prive di qualsiasi pudore. Ci sono le riprese dei primi concerti, degli infiniti backstage distruttivi, ci sono momenti commoventi, come la telecamera che riprende le mani tremanti di Brian Jones durante una delle ultime prove prima di essere allontanato dal gruppo, c'è lo sguardo pieno di terrore di Mick Jagger durante l'esibizione a Altamont, la telecamera non si ferma mai e il montaggio restituisce l'immagine delle rock star maledette che gli Stones volevano essere.





Nel guardare questo film ho capito perché la scoperta degli Stones, da adolescente, aveva letteralmente spazzato via i Beatles dalla mia vita. L'arrivo degli Stones nel mio mondo aveva fatto sembrare i Beatles dei ragazzini perbene senza mordente. Le loro musichine apparentemente semplici sparivano davanti alla potenza del rock degli Stones e alla carica seduttiva del vecchio Mick. Del resto, non sono sempre gli artisti maledetti a prenderti il cuore quando sei adolescente? E se non erano maledetti gli Stones, mannaggia. Adesso gli equilibri si sono ristabiliti, i Beatles hanno riconquistato da tempo il giusto posto nel mio cuore, ma gli Stones di quell'epoca mantengono tutto il loro fascino. E questo documentario non ha fatto altro che rispolverarlo.




Nelle riprese del tour americano del 1975, tra le immagini del backstage, si vede brevemente una giovanissima Anne Leibovitz scattare foto ai membri della band. Si tratta solo di un brevissimo fotogramma, ma l'ho notato perché avevo visto da poco il documentario Life through a lens, dedicato alla carriera della fotografa americana. Tra l'altro, proprio nel documentario su Anne Leibovitz, ricordo il direttore di Rolling Stone dichiarare di aver tentato di dissuadere in ogni modo la fotografa dal seguire gli Stones in tour, temendo potesse perdersi per sempre e, guardando le immagini degli Stones, ho capito perfettamente le sue paure. 







Fortunatamente Annie è sopravvissuta alla follia del tour e ha costruito una carriera entusiasmante. Il documentario racconta tutta la sua vita, dagli inizi negli anni '70 al seguito delle più grandi rock star fino alle sontuose fotografie realizzate per Vanity Fair, passando per i ritratti di tutte le più grandi celebrità. Annie Leibovitz ha realizzato una delle fotografie che amo di più, quella di John Lennon nudo abbracciato a Yoko Ono, e sentirla raccontare di quello scatto e della morte di John, a pochissime ore di distanza, mi ha commossa. E ho capito una cosa: vi lascio la pittura, mi tengo la fotografia. Non c'è forma d'arte, dopo la musica, che mi dia altrettanta emozione, che mi commuova così profondamente, che mi ispiri, mi animi e mi illumini. Solo la fotografia sa essere così vera e parlarmi al cuore. 


giovedì 2 gennaio 2014

44/52 e i propositi del nuovo anno


Bum! La bottiglia l'abbiamo stappata, ci siamo abbracciati e baciati, auguri, auguri, auguri e l'anno nuovo è cominciato. E ora è il momento di fare i buoni propositi per il nuovo anno. Come dite? Voi non li fate? Ma no, dai, è divertente e poi basta non essere troppo duri con se stessi (e trovare sempre un sacco di scuse per giustificare i propri cattivi comportamenti, no?). Comunque, prima di procedere con i buoni propositi per il nuovo anno, bisogna confrontarsi con quelli fatti l'anno precedente. E sì, mica si scappa! Vediamo...lo scorso anno, in questo post sul blog, questi erano propositi: 

1. Trovare finalmente la mia strada. 
2. Andare più spesso al cinema.
3. Leggere meno libri. Ma con più attenzione.
4. Imparare a fotografare.
5. Abbattere il colesterolo

Olè, mettiamoci l'elmetto e vediamo com'è andata! Uhm, per quel che riguarda il punto uno, credo di poter mettere una bella spunta. La scelta l'ho fatta, la strada l'ho imboccata, non so ancora se sia quella giusta, né se sia proprio la mia, ma questo lo vedremo in futuro. Intanto sto andando, vediamo dove arriverò. Beh, sull'andare più spesso al cinema proprio non ci siamo. Troppo pigra, troppo freddo fuori, troppo lontano il cinema (eh, le gioie di vivere in provincia). Mi sa che devo farmene una ragione, i film me li guardo a casa e via. Il punto tre è un punto strano, perché tutti solitamente si ripromettono di leggerne di più, di libri. Io ero arrivata al punto di divorarli, affrontandoli spesso un po' superficialmente. Ora mi sono calmata, quest'anno ho letto 27 libri, decisamente meno rispetto alla media, ma va bene così. Per quel che riguarda imparare a fotografare, facciamo che lo rimandiamo ancora un po'. Anche qui la pigrizia e l'impazienza dominano, devo trovare il modo di combatterle, ché a fare delle foto decenti ci terrei proprio. E per finire la mia grande soddisfazione, il colesterolo: l'ho combattuto, magari non l'ho abbattuto, ma è comunque diminuito parecchio. E sono tornata a poter mangiare un po' del mio adorato burro. Dio, ti ringrazio.

E ora passiamo all'anno nuovo, signore e signori. Nuovo giro, nuovo regalo. Beh, eccoli qui i miei propositi. Piccoli, grandi, semplici, difficili, chi può dirlo. 

1. Combattere la negatività. Basta lamentarsi, basta facce scure, basta energia negativa. Da parte mia e da parte di chi mi circonda. Ci sono mille cose belle intorno a noi, siamo fortunati, smettiamo di lamentarci. 
2. Portare a termine almeno UNO dei cento corsi online a cui mi sono iscritta. Recentemente m'è presa la smania dei corsi online e mi sono iscritta a metà dei corsi su Coursera. So già che seguirò la prima lezione e poi basta, ma vorrei portarne a termine almeno uno. Uno solo, piccolino.
3. Trovare più tempo per stare con le amiche, vecchie e nuove. Combattere la pigrizia, la quotidianità, le abitudini e ritagliarsi più spazi di condivisione, perché da quei momenti nascono solo cose belle.
4. Imparare a fare qualcosa di nuovo. Non so ancora cosa, magari imparare a cucinare la carne. I brasati, gli arrosti, gli stufati. Sono la regina dei muffin, voglio diventare regina della carbonnade (questo l'ho messo lì perché fa colore, non lo diventerò mai, lo so già). Oppure imparare a cucire (con mamma e zia sarte professioniste, è un delitto che non sappia neppure cucire un bottone). Oppure ancora imparare a fotografare, magari se insisto un po', forse alla fine mi decido a farlo con serietà. Non so, vedremo eh. 
5. Far crescere questo blog, renderlo più accogliente, più aperto, più condiviso. Non so cosa ne verrà fuori, né se avrò il tempo per farlo, ma ci terrei tanto. 
6. Cucinare di più e variare la mia dieta. A parte qualche illuminazione ogni tanto, le mie abitudini alimentari comprendono solo pasta in bianco, tonno, bresaola, verdura e poco altro. Forse è il caso di aggiungere qualcosa, che dite? Questo proposito è l'ultimo, ma è quello su cui mi voglio impegnare davvero di più. 

E voi? Niente buoni propositi quest'anno?