venerdì 30 ottobre 2015

Wishlist del venerdì

Buongiorno e buon venerdì, amici. Come va? Giusto per smentire le mie parole di qualche giorno fa, il down è arrivato. Improvvisamente, un giorno qualsiasi, mi sono svegliata e mi son chiesta: "ma io che ci faccio qui?". Ho ritrovato sensazioni familiari e quasi mi sono tranquillizzata. Sono una pazza, lo so. Ma quando ci si ritrova si sta un gran bene, anche se poi non si sta così bene. Sì, non ditemelo, lo so da me: devo farmi ricoverare. 

Comunque, proprio per tirarmi su in questo momento di malinconia, ho deciso di scrivere una bella bella bella wishlist del venerdì. Che, ovviamente, non è bella per merito mio, ma per la meraviglia delle cose che vengono citate. Tra l'altro, intravedo il Natale laggiù in fondo, sarà mica quasi il caso di cominciare a compilare la letterina? Lo avete già fatto?

1. Devo confessarvi una cosa: in America mi sono comperata una borsa. O meglio. LA borsa. Ecco, la solita scialaquatrice, ma che vi devo dire? Ero a due passi da un outlet, in quell'outlet c'era lo spaccio di Marc by Marc Jacobs - e io adoro Marc by Marc Jacobs -, nello spaccio c'era una borsa fighissima e su tutte le borse c'era il 50% di sconto. Insomma, tutti i pianeti erano allineati, non acquistarla mi avrebbe portato sfortuna. No? Vabbé, l'ho fatto e via. 

Detto questo, la borsa è molto bella e mi piace da impazzire e ho il terrore di rovinarla. Mi aggiro con circospezione in ogni dove, scopro che ad ogni angolo esistono muri grezzi, sporgenze acuminate, pericoli inenarrabili. Ok, la sto facendo giusto un po' più grossa della realtà, diciamo che - oltre a questa vera figata - vorrei anche una borsa da poter buttare in ogni angolo, da cacciare sul treno, da trattare senza troppo rispetto, insomma. E mi è tornato in mente il mio amato Moop, il sito da cui vorrei acquistare tutte le borse, dove c'è una borsa che desidero tipo dal 2005. E' amore vero, quindi. E l'amore vince su tutto. No?


2. Sabato pomeriggio, ore 19.15, entro nel mio negozio di fiducia per acquistare un abito per una cerimonia che si sarebbe tenuta il giorno dopo (sì, ultimamente, sono una persona organizzata e faccio sempre le cose con largo anticipo). Mi aggiro per il negozio e poi lo vedo. Attraverso il negozio con larghe falcate, tiro fuori il vestito che spuntava appena, e la titolare del negozio dice: "ah, sì. Quella è proprio la tua fantasia". Provato, preso

Tutto questo per dire che, ultimamente, dopo aver indossato praticamente sempre solo capi invernali neri, m'è esplosa la passione per il colore e per le fantasie hardcore. Se poi sono d'ispirazione vintage, tanto meglio. E' per questo che vorrei tanto acquistare un vestito di Gira e rigira la moda, che realizza bellissime bluse e vestiti utilizzando stoffe vintage. Gli abiti sono bellissimi e di gran qualità, li ho toccati con mano lo scorso anno da Oimemì e mi chiedo perché non ne abbia ancora preso uno, mannaggia a me. 


3. Per tutta la mia vita, mi sono sempre rifiutata di spendere troppi soldi negli orologi. Ho sempre portato degli Swatch, che però mi si rompono in continuazione, allora sono passata agli Hip Hop, però ho scelto un brillante color lilla che non è mica tanto autunnale..."beh, che problema c'è? Cambi cinturino e con dieci euro te la cavi, no?". Sì, certo, me la caverei anche. Non fosse che, nel frattempo sono caduta vittima di 'sta moda degli orologi stile vintage

Su Instagram ce ne sono a bizzeffe. Un po' come le piante grasse, le  candele e le tazze di tè. Ci sono quelli di Daniel Wellington, che sfoggiano tutte le blogger di un certo livello, ci sono quelli di Kapten & Son, ma io mi sono innamorata di quelli di Shore Projects. Perché? Boh, forse perché sul sito c'è scritto "inspired by the beauty of the British seaside" e lì è partito tutto un film di associazioni mentali. Sono. Senza. Speranza. Statemi vicino. 

martedì 27 ottobre 2015

Cindy va in America, puntata 1: Los Angeles


Ho realizzato con stupore che la California è probabilmente il luogo, fuori dall'Italia, dove ho trascorso più tempo. Una settimana a San Francisco nel 2006, tre mesi a San Diego nello stesso anno, quindici giorni in giro qualche anno fa. Tutto questo senza praticamente mai fermarmi a Los Angeles. 

Quando parlavo della California, gli amici che c'erano già stati dicevano: "mah, a Los Angeles non c'è nulla, meglio San Francisco...è così europea". L'hanno detto talmente in tanti che non ho potuto fare a meno di fidarmi. Quindi Los Angeles l'ho tenuta sempre un po' fuori dai miei giri. E sono andata a vedere San Francisco, che è "così europea". 


Finché, al momento di progettare un nuovo viaggio da quelle parti, m'è venuta un po' di curiosità. Ma non sarà mica il caso di vederla, 'sta Los Angeles, dopo tutte queste volte in California? Direi proprio di sì. E meno male che ho deciso di farlo perché L.A., diciamolo a gran voce, è una vera figata. 

M'è piaciuta così tanto proprio perché "non è per niente europea". Grazie al cielo, poi. Perché dimmi, vai dall'altra parte del mondo e cerchi una città europea? C'è voluto del tempo, ma ho capito che 'sta cosa davvero non ha senso. A volte ci si lascia convincere da ragionamenti assurdi, ma fortunatamente poi si rinsavisce. 


L.A. m'è piaciuta così tanto perché è diversa da qualsiasi altra città che io abbia mai visto. Perché è immensa, è cento città messe insieme, è spiaggia, grattacieli, casettine basse, baracconate pop e cultura indie, è surf e trekking, cinema e letteratura noir, fissazione fitness e junk food. 

E' un'immenso calderone, unito da una rete di freeway nelle quali si passa buona parte della giornata. Le prime volte mi guardavo intorno chiedendomi come facesse tutta quella gente a sopravvivere a un traffico del genere, poi mi son detta che doveva far parte anche quello dell'anima della città. Del resto, già hai la fortuna di avere spiagge stupende e clima fantastico e ispirazioni a ogni angolo, vorrai avere almeno qualche lato negativo. O no? 


Ma dicci, Cindy, cos'ha avete fatto a Los Angeles? 

Siamo andati al Griffith Observatory, da cui si gode una magnifica vista sulla città e sulla scritta Hollywood. C'è piaciuto talmente tanto che ci siamo anche tornati al tramonto a fare un picnic. Insieme a mezza città e mille mila turisti, ma valeva la pena. 

Siamo andati a Hollywood Boulevard, dove ci sono la Walk of Fame e il Chinese Theatre, ma siamo scappati di corsa, sfiniti dal caldo, dalla calca e dall'inutilità di quello che ci circondava. Fortunatamente, poco lontano, c'è Amoeba Records, dove ci siamo rifugiati per un'ora di beatitudine in mezzo a vinili e rarità. 


Abbiamo passato praticamente una giornata intera al Getty Museum, un museo graziosamente gratuito con un immenso giardino, dal quale non sarei più voluta venir via. Mettete insieme il cielo immensamente blu, il bianco dell'architettura, una meravigliosa fioritura di dalie, una ricchissima collezione d'arte, sedie e tavolini ovunque, panchine ombreggiate, il giardino dei cactus, wi-fi illimitato e buffet con cibi bio e vegani. Insomma, ora capite perché ci siamo stati ore e ore?

Siamo andati a Downtown Los Angeles, per vedere la Walt Disney Concert House di Gehry e scoprire che The Broad, un museo d'arte contemporanea, si trova in un edificio altrettanto fantastico. A Downtown sono andata a cercare The Last Bookstore, negozio di libri usati/libreria figa/negozio di vinili/galleria d'arte nel quale avrei preso volentieri la residenza. Fissa. E dal quale, ovviamente, mio marito m'ha dovuto trascinar via a forza. 


E abbiamo chiuso con Santa Monica, perché vuoi andar via da L.A. senza goderti un po' della California in stile Baywatch, quella che abbiamo tutti negli occhi? Farci una passeggiata verso il tramonto, fermarsi a guardare le persone che fanno sport sulla spiaggia, godere del vento caldo, fa venir voglia di buttar via tutti i vestiti invernali, trasferirsi lì e vivere in infradito mangiando solo guacamole e fish taco. 

Insomma, 'sta città così strana, un serpente di auto in continuo movimento, file di casette ordinate, grattacieli d'avanguardia e vecchi barboni persi in sogni acidi dal 1975, il salutismo e la religione vegana, il junk food e i negozi presi d'assalto, le spiagge a perdita d'occhio, i surfisti, le famiglie messicane in gita il sabato pomeriggio, gli hipster, i ricconi con la moglie che sembra una statua di cera, i corsi di yoga ad ogni angolo, la gente da tutto il mondo, Koreatown e Little Tokyo, il sole fortissimo e la luce abbagliante, insomma, 'sta città m'ha fatta innamorare. E canticchiare questa almeno cento volte. 

(Se vi interessano altre foto della città, le trovate qui). 

venerdì 23 ottobre 2015

Chiacchiere del venerdì


E anche in questa lunghissima settimana venerdì è arrivato, chi l'avrebbe mai detto. Io continuo ad aspettare la fase di down che prevedevo al rientro dagli Stati Uniti e niente, non arriva. Sto bene, porca miseria. Sono un po' preoccupata, perché non vorrà mica dire che mi sto abituando al luogo in cui vivo? Anni passati a denigrarlo e a dire che vorrei andare a vivere altrove e ora...mi trovo bene? La cosa mi sconvolge, ve lo devo confessare. 

Ma forse sarà perché sono tornata d'autunno. E l'autunno è la stagione in cui la mia zona dà il meglio di sé. I boschi esplodono di colori, c'è odore di fuoco acceso nell'aria, le foglie scricchiolano sotto i piedi e camminare fuori con il cane è una vera goduria. Poi d'autunno mi prende una gran voglia di uscire, vedere nuovi film, fare colazione al bar prima di un giro per negozi, stare tutti intorno al bancone a dire cazzate con una birra in mano, progettare pranzi in Langa e aperitivi lunghi fatti di vino rosso e chiacchiere a vuoto. 

Insomma, la Cindy è tornata e sta bene, mannaggia a lei. E quindi, tornata la Cindy, tornano le belle abitudini (belle per me, ecco, speriamo siano belle anche per voi). Tornano le chiacchiere del venerdì, per colpa della mia malata voglia di condivisione. Presa dalla grande energia del rientro, conto che queste chiacchiere diventino un appuntamento fisso. La vita vera mi travolgerà presto, quindi non so, ma io intanto ci provo. 

- prima di partire per gli Stati Uniti, ho visto un documentario bellissimo di cui non ho fatto in tempo a parlarvi. Era bellissimo e commovente, ma di una commozione bella gioiosa, e quindi dovevo assolutamente raccontarvelo. Si tratta di Searching for Sugarman, che racconta la storia di Sixto Rodriguez - cantautore americano di poco successo, star in Sudafrica a sua insaputa. Quello che mi ha commossa, oltre a questa fantastica canzone, è la passione che ha spinto una persona qualunque a dedicarsi anima e corpo a ritrovare questo cantante sconosciuto e sparito chissà dove, del quale non si sapeva assolutamente nulla. Non so, storie come questa mi fanno fare pace con la razza umana. 

- dieci ore di viaggio aereo all'andata e dieci al ritorno mi hanno garantito il pieno di film. E' buffo come all'andata abbia scoperto una grande passione per film d'azione e catastrofici (ho visto Need for Speed e San Andreas - che poi i film catastrofici non sono troppo divertenti? A me fanno ridere tantissimo), mentre al ritorno mi sono tuffata sui documentari. Ho visto Amy e, se le volete bene come me, guardatelo. Vi strazierà il cuore, ma ne vale la pena. Poi ho visto Dior and I, che pensavo raccontasse la storia della maison e invece descrive l'arrivo del nuovo direttore creativo, Raf Simons, e della nascita della sua prima collezione di haute couture. Per una cresciuta in mezzo alle macchine da cucire e ai cartamodelli della zia, due ore di sogno. E per finire, Il sale della terra, documentario sulla carriera di Sebastiao Salgado. Non c'è nulla da dire, occhi pieni di meraviglia e cuore gonfio di ammirazione. Perché, davanti alla grandezza della vita di persone così, io mi sento più piccola di una pulce sulla coda di un cavallo. 

- sono ufficialmente drogata di documentari, diciamolo. Mentre invece credo di avere un problema con i film di animazione. Ho guardato Inside Out ed ecco, ehm, sì, carino però, insomma, bah...dev'essere tutto dovuto al fatto che ho un cuore di pietra, che ci volete fare. Mi volete bene lo stesso? 

- per quel che riguarda i libri, ho fatto due acquisti piena di entusiasmo, che ahimè mi hanno un po' delusa. Primo, Il palazzo delle pulci di Elif Shafak, una delle mie scrittrici preferite, iniziato con i fuochi d'artificio e poi scemato un pochino nella noia. E giuro, Elif (la chiamo così perché ormai siamo un po' amiche) mi ha sempre catturata dalla prima pagina all'ultima. Uffa. Il secondo acquisto è stato La libreria del buon romanzo di Laurence Cossé. Anche qui, le prime pagine mi hanno appassionata, poi il libro ha svoltato e non ho più capito dove volesse andare. Ma mi ha regalato un sacco di citazioni, amorevolmente copiate su un quadernino. 

- fortunatamente, mi sono rifatta con Steal like an artist di Austin Kleon. Era la lettura di ottobre del book club di C+B ed è stata proprio una lettura illuminante e ispirante. Purtroppo, questo mese non ho potuto partecipare alla conversazione relativa al libro, ma conto di recuperare a novembre. Partecipate anche voi? Trovate tutte le info qui

- vi ho raccontato spesso della mia passione per i canali You Tube. In estate questa passione si era un po' spenta, ero stufa di non trovare altro che canali che parlassero di beauty e trucco e mi ero un po' allontanata - mantenendo solo il mio infinito amore per Lulaida Cat e il suo stile fantastico. Ora ho un nuovo amore. Si chiama Alli Cherry, abita in California, ha un soggiorno con due tavole da surf vintage appoggiate al muro e ha appena comperato un vecchio camper che sta ristrutturando. Inoltre, si è appena sposata, con una cerimonia tutta handmade in un bosco e riesce sempre a trovare cose fighissime ai mercatini dell'usato. La bibbia dell'hipster, praticamente. Comunque, se conoscete canali You Tube italiani fighi, ditemelo. Io non ne trovo. Devo mica aprirne uno io, eh? :-)

- e per finire, chiudo con il bellissimo progetto di Katiuscia. Ne avevo già parlato su facebook, ma ci tengo a ricordarlo anche qui. Nella sua infinita generosità e immensa creatività, Katiuscia ha voluto festeggiare la nascita del suo nuovo blog regalando alcune Polaroid a chi ne faccia richiesta. Trovate tutte le informazioni nel suo post. Se volete partecipare, affrettatevi, c'è tempo fino a fine ottobre. Ma mi chiedevo, a proposito di progetti belli, lo rifacciamo il Secret Santa quest'anno? 

mercoledì 21 ottobre 2015

Leggermente: Così in terra

Oggi sono felicissima perché torna Elena e il suo Leggermente. Non c'è niente come tornare a casa e ritrovare le stesse, piacevoli abitudini ad aspettarti. Ecco qui la sua recensione mensile e un nuovo libro da correre a comperare. No, perché io lo voglio leggere. Subito. Adesso. E voi?

Eccoci tornati dopo un mese molto intenso per la nostra Cindy, un mese di viaggi, di ricorrenze, di posti meravigliosi e di racconti che non vedo l'ora saltino fuori dalla sua penna speciale.
Nel frattempo, qui sull'Albero, abbiamo continuato a leggere, poco e male per mancanza di tempo e per la testa piena di garbugli, ma non ci siamo comunque quasi mai fermati.
Il libro che vi propongo oggi non è un mio incontro recente, anzi, è entrato nella mia vita qualche anno fa e non ne è più uscito
Come potrebbe? Impossibile. Provare per credere.
Prima di cominciare rispettiamo le tradizioni e mettiamo su una canzone, quella giusta, italiana, poetica, grande, profonda...quanto il mare.


Così in terra è il primo libro di Davide Enia e Davide Enia è un attore che amo come pochi altri. Se non lo conoscete potete rimediare, potete leggerne le avventure a New York qui, o guardare brani dei suoi spettacoli come questo o come questo (oppure potete godervi un'intera serata a teatro con una delle sue rappresentazioni che amo di più). Certo, stare in sala è un'altra cosa, ma anche leggere un libro o la sua recensione sono due esperienze completamente diverse.


Dunque, riprendiamo dall'inizio: Così in terra è entrato nella mia libreria e nella mia vita già da qualche anno, ma non è solo rimasto con me, dopo averlo incontrato l'ho infatti regalato due volte. A mia mamma, che condivide con me la passione per Davide e a un amore che sapevo avrebbe capito e letto tra le righe, apprezzandone lo stile ma ancora di più la storia, fatta di verità, di fatica, di piccole conquiste quotidiane, di solitudini obbligate e cercate, di pudori ormai fuori moda, di rispetto per sé, per la propria famiglia, per le origini di tutto e per quello che è giusto davvero.


Questo romanzo, ambientato a Palermo, città che mi ha fatto capire senza troppi giri di parole cosa significhi mal di Sicilia, è nello stesso tempo una storia della storia, perché racconta cinquant'anni di vita italiana così com'era veramente (così in terra, per l'appunto) ed è una storia nelle storie, perché i giorni del protagonista Davidù si intrecciano inevitabilmente con quelli degli amici, dei nonni, della sua giovane innamorata, del maestro di boxe e del papà perduto quando ancora lui doveva nascere.


Ricordo di aver pianto e di aver riso, di essermi persa tra le pagine nella speranza che non finissero mai, di aver sentito lo stomaco stringersi insieme a quello di Davidù e di aver sperato che il dolore smettesse e fosse presto sostituito da una gioia, anche piccola, anche momentanea, ma pur sempre una gioia. Per lenire un poco le ferite di un ragazzino che mi sembrava meritasse felicità, per alimentare il senso profondo di giustizia, quella che troppo spesso mi pare non esserci, quella che manca soprattutto nei luoghi dove c'è più bisogno di difesa, di rispetto, di solidarietà.

E così, esattamente come ho fatto piangendo per i torti subiti dal protagonista, ho gioito per le conquiste, per tutte le volte che la vita ha continuato il suo corso riconoscendo gli sforzi, l'impegno, la perseveranza di Davidù, contro tutto e contro tutti.


Leggere il libro di Davide Enia è stato come andare ad uno dei suoi spettacoli, in cui ti ritrovi con le unghie piantate nel bracciolo della poltroncina quando entri nella sofferenza che è in scena sul palco oppure esulti per i goal dell'Italia ai Mondiali del 1982, esattamente come se fossi davanti allo schermo del Sony Black Trinitron insieme alla famiglia palermitana che urla.

Io questo libro non posso che consigliarvelo davvero e, già lo so, lo regalerò ancora.
La citazione che ho scelto è:
"Abbracciami"
"C'è gente"
"Lo so"
Secondo me, non c'è altro da aggiungere.

lunedì 19 ottobre 2015

A volte ritornano


C'è voluto un po' di tempo, ma alla fine sono tornata. Avevo grandi programmi per la scorsa settimana, contavo di rientrare, scrivere almeno 100 post, raccontarvi tutte le vacanze, editare le foto, insomma...tornare alla grande. Lunedì mattina mi sono svegliata con un mal di testa da competizione, un principio di otite, le gambe molli, la depressione cosmica. Insomma, il mio corpo s'è decisamente rifiutato di tornare alla normalità.

Ho passato una giornata intera sul divano, con le energie di un moscerino della frutta e pensieri neri per il futuro. Poi il giorno dopo, per quanto stessi meglio, la vita di tutti giorni mi ha travolta e ho dovuto rimandare l'aggiornamento del blog. Adesso ci sono, ho riaperto le finestre, tolto la polvere, messo su il caffè e acceso le candele. Ma voi ci siete? Vi siete mica dimenticati di me, eh? Eh? Spero mi abbiate aspettata, io avevo una gran voglia di riaprire casa di Cindy e ricominciare con la solita vita. E spero sia lo stesso per voi!

La vacanza, chevvelodicoaffare, è andata benissimo. Tutto è filato liscio, ci siamo divertiti alla grandissima, ci siamo goduti il caldo, prolungando un pochino l'estate, abbiamo scoperto Los Angeles, fatto una puntatina nell'autunno di Yosemite, ci siamo immersi nella meraviglia della Death Valley, ci siamo fatti sposare da Elvis a Las Vegas e abbiamo concluso con tre giorni a bordo piscina a Palm Springs. Non potevo chiedere altro. 

Magari ve lo racconto in qualche post, 'sto viaggio con cui vi ho rotto i chitarrini per secoli. Poi ho un mucchio di altre cose da dirvi, un bel po' di guest post che aspettano di essere pubblicati, qualche ricetta, le solite storie, insomma...ho una gran voglia di ricomiciare. Spero che la vita quoridiana sia gentile con me e non mi costringa troppo a dedicarmi ad attività prosaiche quali il lavorare, occuparmi della casa e tutte quelle altre cose lì.

Ma voi, ditemi, cosa avete fatto in questo periodo? Voglio sapere tutto!