mercoledì 21 ottobre 2015

Leggermente: Così in terra

Oggi sono felicissima perché torna Elena e il suo Leggermente. Non c'è niente come tornare a casa e ritrovare le stesse, piacevoli abitudini ad aspettarti. Ecco qui la sua recensione mensile e un nuovo libro da correre a comperare. No, perché io lo voglio leggere. Subito. Adesso. E voi?

Eccoci tornati dopo un mese molto intenso per la nostra Cindy, un mese di viaggi, di ricorrenze, di posti meravigliosi e di racconti che non vedo l'ora saltino fuori dalla sua penna speciale.
Nel frattempo, qui sull'Albero, abbiamo continuato a leggere, poco e male per mancanza di tempo e per la testa piena di garbugli, ma non ci siamo comunque quasi mai fermati.
Il libro che vi propongo oggi non è un mio incontro recente, anzi, è entrato nella mia vita qualche anno fa e non ne è più uscito
Come potrebbe? Impossibile. Provare per credere.
Prima di cominciare rispettiamo le tradizioni e mettiamo su una canzone, quella giusta, italiana, poetica, grande, profonda...quanto il mare.


Così in terra è il primo libro di Davide Enia e Davide Enia è un attore che amo come pochi altri. Se non lo conoscete potete rimediare, potete leggerne le avventure a New York qui, o guardare brani dei suoi spettacoli come questo o come questo (oppure potete godervi un'intera serata a teatro con una delle sue rappresentazioni che amo di più). Certo, stare in sala è un'altra cosa, ma anche leggere un libro o la sua recensione sono due esperienze completamente diverse.


Dunque, riprendiamo dall'inizio: Così in terra è entrato nella mia libreria e nella mia vita già da qualche anno, ma non è solo rimasto con me, dopo averlo incontrato l'ho infatti regalato due volte. A mia mamma, che condivide con me la passione per Davide e a un amore che sapevo avrebbe capito e letto tra le righe, apprezzandone lo stile ma ancora di più la storia, fatta di verità, di fatica, di piccole conquiste quotidiane, di solitudini obbligate e cercate, di pudori ormai fuori moda, di rispetto per sé, per la propria famiglia, per le origini di tutto e per quello che è giusto davvero.


Questo romanzo, ambientato a Palermo, città che mi ha fatto capire senza troppi giri di parole cosa significhi mal di Sicilia, è nello stesso tempo una storia della storia, perché racconta cinquant'anni di vita italiana così com'era veramente (così in terra, per l'appunto) ed è una storia nelle storie, perché i giorni del protagonista Davidù si intrecciano inevitabilmente con quelli degli amici, dei nonni, della sua giovane innamorata, del maestro di boxe e del papà perduto quando ancora lui doveva nascere.


Ricordo di aver pianto e di aver riso, di essermi persa tra le pagine nella speranza che non finissero mai, di aver sentito lo stomaco stringersi insieme a quello di Davidù e di aver sperato che il dolore smettesse e fosse presto sostituito da una gioia, anche piccola, anche momentanea, ma pur sempre una gioia. Per lenire un poco le ferite di un ragazzino che mi sembrava meritasse felicità, per alimentare il senso profondo di giustizia, quella che troppo spesso mi pare non esserci, quella che manca soprattutto nei luoghi dove c'è più bisogno di difesa, di rispetto, di solidarietà.

E così, esattamente come ho fatto piangendo per i torti subiti dal protagonista, ho gioito per le conquiste, per tutte le volte che la vita ha continuato il suo corso riconoscendo gli sforzi, l'impegno, la perseveranza di Davidù, contro tutto e contro tutti.


Leggere il libro di Davide Enia è stato come andare ad uno dei suoi spettacoli, in cui ti ritrovi con le unghie piantate nel bracciolo della poltroncina quando entri nella sofferenza che è in scena sul palco oppure esulti per i goal dell'Italia ai Mondiali del 1982, esattamente come se fossi davanti allo schermo del Sony Black Trinitron insieme alla famiglia palermitana che urla.

Io questo libro non posso che consigliarvelo davvero e, già lo so, lo regalerò ancora.
La citazione che ho scelto è:
"Abbracciami"
"C'è gente"
"Lo so"
Secondo me, non c'è altro da aggiungere.

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