martedì 30 luglio 2013

Stanley Kubrick Fotografo - Genova

 

Solitamente, prima di vedere una mostra, ho l'abitudine di non leggere nulla in merito, nessuna recensione, nessun commento, nessun comunicato stampa. Se una mostra mi ispira, per qualsiasi motivo, vado e la guardo. Mi diverto a lasciarmi sorprendere. Se poi la mostra mi piace, leggo tutto quello che trovo in proposito. In pratica tutto questo per dire, in maniera piuttosto elegante, che sono una grande ignorante. Curiosa, ma ignorante. Ciò vale ancora di più nel caso di Stanley Kubrick: credo che Shining sia l'unico suo film che io abbia visto (sì, pensate pure male di me, sono una ragazza mediamente simpatica, piena di argomenti, ma non ho cultura cinematografica. In passato ero troppo impegnata a leggere libri e ad ascoltare gli Smiths per trovare tempo anche per i film e non riuscirò mai a mettermi in pari. Perdonatemi) e non sapevo che fosse un fotografo. L'ho saputo quando ho visto l'annuncio della mostra a Genova. Ehm, ma direi che può bastare come confessione, se dopo questo continuerete ancora a seguirmi, vorrà dire che mi volete davvero bene.

 
La mostra, dicevamo. Bellissima. Per renderla perfetta, avrei giusto aggiunto un sottofondo musicale jazz, ma io non sono mai contenta, si sa. Come detto, non sapendo nulla di Kubrick e della sua abilità di fotografo, ho deciso di entrare e lasciarmi affascinare. Detto, fatto. Tre cose soprattutto mi hanno colpita. Innanzitutto, il protagonista è l'uomo. Credo di ricordare solamente una manciata di foto in cui non sono presenti persone, forse uno o due paesaggi, qualche immagine cittadina, per il resto la figura umana è sempre presente. Nella maggior parte dei casi, la figura umana, solitaria, è la protagonista indiscussa della foto, sia essa una modella, un pugile, un clown, un musicista, un bambino oppure un semplice passante. Si tratta di un grandissimo inno alle diverse sfaccettature dell'essere uomo, nelle difficoltà della povertà, nei fasti della ricchezza, nell'innocenza della gioventù.

 
Si tratta inoltre, di una mostra fatta di sguardi. Ovviamente, tutto parte dallo sguardo del fotografo, ma questo sguardo rimbalza in quello dei suoi soggetti (come nella famosa foto in cui Kubrick si ritrae riflesso nello specchio di una modella). Le persone, come già detto, sono protagoniste e di loro spicca soprattutto lo sguardo. Lo sguardo attento di una donna che scende le scale con una pila di libri in mano, quello perso nel vuoto di un Montgomery Clift steso sul pavimento della sua stanza con una bottiglia in mano. Gli occhi pieni di sfida di un pugile che si prepara a un incontro, quelli pieni di meraviglia dei bambini di un orfanotrofio davanti a un alce. E ancora la modella che si guarda allo specchio, la scimmia nella gabbia che guarda la folla di visitatori dello zoo, la coppia in viaggio di nozze che guarda lontano. Centinaia di foto, centinaia di sguardi, ognuno a significare uno stato d'animo ben preciso.

 
Infine, si tratta di una mostra cinematografica. Fotografica, sì, ma con caratteristiche cinematografiche. Eh, insomma, si vede che il nostro sarebbe diventato un gran regista (va bene, abbasso la cresta ed evito inutili ironie). I suoi reportage fotografici altro non sono che meravigliosi, piccoli cortometraggi su carta. C'è la storia di Mickey, che fa il lustrascarpe e di cui Kubrick ci racconta una giornata, fatta di lavoro, amici, un hot dog, tempo passato a giocare a carte e semplice quotidianità. C'è il breve film su Rocky Graziano, il pugile che ci mostra la sua vita privata, i momenti in famiglia, la preparazione per l'incontro, con l'ansia che sale insieme alla concentrazione. Ma c'è anche la storia di Rosemary Williams, che fa la modella, quella di un furgone speciale, "il mezzo più sicuro della polizia di New York", il film che racconta un viaggio di nozze in Portogallo e quello che mette a nudo la debolezza di una grande star. Un'infinita serie di storie raccontate da un grandissimo maestro, per il quale le immagini sono davvero una vocazione (e adesso corro a leggermi tutto il possibile sul Kubrick fotografo).

venerdì 26 luglio 2013

La wishlist del mese: Michela

Luglio è arrivato quasi alla fine, ma non c'è da esser tristi perché ogni fine mese porta con sè una wishlist in regalo. Quella di oggi è di Michela, una mia carissima amica, con la quale ho condiviso caldissime sere d'estate a ballare sulla spiaggia, qualche Gin Fizz di troppo e milioni di risate. Adesso ci vediamo meno spesso di un tempo, ma continuiamo ad avere le stesse passioni e capiamo al volo quando qualcosa, un libro, un viaggio, un'idea, piacerebbe sicuramente all'altra. Lei mi ha regalato un sacco di spunti che sono diventati immediatamente parte delle mie wishlist e oggi me ne regala una tutta sua. Godetevela, perché è speciale. Come la Michy!
Quando Cinzia mi ha chiesto di scrivere la wishlist di luglio sono stata felice ed onorata di avere in prestito questo piccolo, prezioso spazio. Chi mi conosce bene sa quanto io ami viaggiare e quanto interiorizzi ogni meta, ogni luogo visitato per la prima volta o riscoperto dopo qualche tempo...non "uscendone" mai del tutto. Spesso rifletto su quanto tutti noi viaggiamo "da casa"..con la mente, attraverso i sogni, perchè in fondo il viaggio è nella testa. E allora eccovi la mia wishlist..pronti a partire?
1 Wishlist di luglio, wishlist di mare! Un mare da sogno, in un luogo del cuore, il mio cuore, la Tonnara di Scopello. Una delle più antiche tonnare della Sicilia, affacciata su una bellissima baia con faraglioni, circondata da oleandri, mandorli, ulivi e fichi d'india. Un posto che è stato (ed è ancora!) nei miei sogni per lungo tempo ma che a settembre scorso ho finalmente visitato. Perchè è ancora un desiderio? Purtroppo è stato possibile avere solo un assaggio di questo luogo magico fuori dal tempo, pagando un ticket per visitare la parte esterna e fare un bagno. Ho suonato al grande cancello sperando di poter entrare anche solo pochi minuti, quel poco per respirare la magia che invece è ancora da scoprire.
Tornare per trattenersi qualche giorno in uno degli incantevoli appartamenti, ricchi di fascino e storia, un tempo alloggi dei pescatori, sarebbe bello, bellissimo!! Non siete d'accordo con me?

2 Ma a voi non piacerebbe trovarvi sul set leccese del nuovo film di Ferzan Ozpetek? Così...per dare una sbirciata? A me sììììììì! Regista amato e popolare, un mito indiscusso, se non si fosse capito il mio preferito, che torna nel Salento dopo "Mine vaganti" per girare "Allacciate le cinture". Immagino un brulicare di scenografi, elettricisti, comparse, attori e lui, Ferzan, perfetto indagatore e osservatore dell'animo umano, sensibile e mai banale portavoce del più bel sentimento di cui l'uomo sia capace...l'affetto, in tutte le sue espressioni. Da sfondo una Lecce che si svela in tutto il suo fascino....Ciak si gira!


3. Ed infine una grande passione legata ai viaggi: le guide turistiche ed i libri di viaggio. Non potevo non innamorarmi di questo imperdibile libro..."A Map of the World", il giro del mondo in 100 illustrazioni.  Una raccolta di oltre 100 lavori di illustratori, designer e cartografi che con le loro opere digitali, moderne, classiche, naif, raccontano il mondo attraverso l'infografica e l'illustrazione artistica. Come non desiderare di sfogliare una tale meraviglia?

Baci belli e buona estate a tutti.
Se passate di qua e avete piacere di lasciare un commento mi piacerebbe sapere (anche in una sola parola) cosa rappresenta per voi il viaggio..!

mercoledì 24 luglio 2013

Le mie interviste su Manfrotto Imagine More

Ricordate quando sono stata a trovare Camilla di Zelda was a writer? Ci siamo incontrate ad aprile, abbiamo passeggiato per Milano e ci siamo raccontate un po' di vita tra una birra e un cheeseburger. Io le stavo parlando della mia condizione di disoccupata/cassintegrata/mobilitata e di quanto sia restia nel cercare un lavoro d'ufficio come quello che avevo prima, perché alla ricerca di qualcosa di più adatto a me, quando lei mi ha chiesto: "ma tu cosa vorresti fare?". Ricordo di aver risposto con una battuta, un po' ho tergiversato, un po' ho cambiato discorso, un po' ho detto che non sapevo. Insomma, una marea di parole a nascondere il mio vero sogno, di cui mi vergogno. Eh, sì. Come faccio a dire oggi, nel 2013, alla tenera età di quarant'anni, che il mio sogno è quello di scrivere? Quanti di voi si metterebbero a ridere? Quanti di voi scuoterebbero la testa con disapprovazione? Quanti di voi penserebbero "povera illusa"? Ecco, appunto.
Durante il viaggio di ritorno, in treno, ho ripensato tanto alla domanda di Camilla e alla mia reazione. Arrivata a casa, le ho scritto una mail lunghissima, raccontandole quello che non ero riuscita a dire a voce. E lei mi ha risposto con la sua solita grande saggezza, dicendomi che i sogni vanno chiamati a gran voce e che spesso si può arrivare a un sogno percorrendo strade secondarie, deviando un po' dalla strada principale, aggiustando un po' il tiro. Ora non so cosa deciderò di fare, quale strada imboccherò, se mai riuscirò a realizzare il mio sogno, ma sono felice di aver finalmente trovato quel sogno e aver avuto la forza di dichiararlo al mondo (sono una gran puntuale nella quotidianità, ma arrivo sempre in ritardo nelle grandi cose della vita). Magari domani tornerò a lavorare per un'azienda, magari aprirò un negozio, magari inizierò un'attività di altro tipo, magari invece riuscirò a scrivere. Chissà. Per me è già un gran risultato aver trovato il coraggio di scrivere questo post e comunicare al mondo un sogno.
La sera dello stesso giorno in cui ho incontrato Camilla, tornata a casa, ho trovato ad attendermi un'email con una grandissima sorpresa: la Manfrotto, l'azienda di attrezzature fotografiche e del blog Manfrotto Imagine More,  mi scriveva di aver accettato la mia proposta di guest blogging. Li avevo contattati dopo aver visto una loro ricerca di collaboratori e ho proposto loro alcune interviste a fotografi che usano il blog per comunicare il proprio lavoro. Leggo blog dalla notte dei tempi, ho sempre amato la fotografia e da tempo cercavo il modo di descrivere questa stretta relazione esistente tra foto e blogging. Avevo pensato di farlo qui, in questo blog, ma farlo per la Manfrotto ha avuto tutto un altro sapore. Ed è stata la mia prima vera e propria collaborazione lavorativa. Che gran soddisfazione, non avete idea. Magari rimarrà per sempre l'unica mia attività di questo tipo, ma che gran soddisfazione lo stesso. E che gran divertimento! Ho contattato alcuni dei miei miti assoluti in termini di fotografia e blogging e ho avuto il grandissimo onore di intervistarli e intrattenere con loro un po' di conversazioni via email. Un'esperienza bellissima.
(photo courtesy of Jeanine Stewart)
La prima fotografa che ho intervistato è Jeanine Stewart. Leggo il suo blog da tempo, ormai, e ho seguito da lontano la meravigliosa storia d'amore che l'ha portata a trasferirsi dal Canada a Londra. Ne ho seguito i momenti belli, quelli di sconforto, quelli più bui, le vette d'entusiasmo e i picchi di dolore, ammirando sempre la sua capacità di mettersi a nudo e di condividere anche le cose più intime. Jeanine è una persona speciale, ne sono convinta, le sue parole e le sue foto lo testimoniano in maniera inequivocabile. E poi mi ha fatto conoscere gli Arcade Fire, le devo momenti di gioia pura.
(photo courtesy of Andrea Scher)
La seconda intervista l'ho dedicata ad Andrea Scher, la blogger che in assoluto seguo da più tempo e l'unica, tra gli intervistati, che conosco di persona. Leggo Andrea dal 2004 e ancora oggi non smetto di stupirmi dell'energia che riesce a trasmettere con le sue parole. Anche Andrea ha attraversato momenti veramente difficili, ma non si è mai nascosta, non è mai fuggita, ha usato il blog come una sorta di terapia e ha combattuto le proprie debolezze parlandone. Le sue foto sono un tripudio di colore e di vita, così come è lei. Il pomeriggio che abbiamo passato insieme a San Francisco rimarrà per sempre un ricordo speciale. 
(photo courtesy of Brian Ferry)
Quindi ho intervistato Brian Ferry. Giuro di aver avuto vera e propria ansia nel contattarlo, presa da timore reverenziale, perché Brian è veramente una star. Grazie al blog, è riuscito a trasformare una passione in un lavoro a tempo pieno e adesso lavora per marchi del calibro di Starbucks, Ralph Lauren, Martha Stewart Living, Citizens of Humanity e altri. Credevo non rispondesse neppure alla mia email, invece è stato il primo a farlo e quello che ha dedicato più tempo a rispondere alle domande. Mi ha scritto così tanto che purtroppo sono stata costretta a tagliare l'intervista per esigenze di pubblicazione. Ed era così bella, mannaggia. Comunque, Brian è un fotografo eccezionale, una gran persona e un grandissimo amante della musica. A lui devo i Mumford and Sons, che vi devo dire.
(photo courtesy of Olivia Rae James)
L'ultima intervista che ho fatto è quella a Olivia Rae James. Ho scoperto Olivia e il suo blog da pochissimo ed è stato amore a prima vista. Folgorata da queste immagini sognanti, piene di poesia e di incanto, tanto da spingermi a voler visitare Charleston, la città dove lei vive, perché vista con i suoi occhi sembra di una bellezza senza precedenti. Olivia racconta di passeggiate in bicicletta, di tramonti, di cene all'aperto in compagnia, di una quotidianità raccontata con la gioia per le piccole cose, dove anche le cose più semplici sembrano cariche di meraviglia. E per riuscire in questo ci vuole davvero un gran talento.
Questo è il mio modesto racconto di questo bellissimo progetto, che è stato anche un gran regalo. Se vi va di leggere le interviste e dirmi cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere. Se vi va di dare un'occhiata ai blog dei fotografi, se ancora non li conoscete, vi garantisco che non ve ne pentirete. Parola di Cindy. 

venerdì 19 luglio 2013

Wishlist del venerdì

Wishlist del venerdì, chevvelodicoaffare. L'ennesima lista di sogni, desideri piccoli piccoli, manie, insana voglia di shopping, libri libri libri e tutto quello che mi passa per la testa. Ma non vi siete ancora stufati? Mah, io andrei avanti anni ma non vorrei farvi stramazzare a terra vinti dalla noia! Vabbè, intanto vi racconto quella di oggi poi vediamo!
1. La wishlist di questa settimana è chiaramente influenzata dall'estate e dall'insana voglia che sempre mi prende di andare, andare, andare. Lotto praticamente ogni giorno contro la voglia di partire, d'estate questa spinta si fa insostenibile. E, se durante l'anno sogno i posti più lontani, in estate sogno l'Italia. Idealmente, passerei i mesi di luglio e agosto a girare tra festival, concerti ed eventi in giro per questo meraviglioso paese dove ci troviamo a vivere. Il primo di questi eventi, che desidero vedere da anni, è il Ferrara Buskers Festival. Si tratta di un festival internazionale di musicisti di strada che si tiene ogni fine agosto per circa una settimana: una settimana di concertini per strada, passeggiate per le bellissime strade di Ferrara, birre calde e pizze fredde (chi coglie la citazione?). Un sogno, no?

 2. Sono stata in Puglia un'unica volta e ancora la sogno. Era il 1982, ero una bambina che imparava a nuotare, l'Italia vinceva i Mondiali di Calcio ed era l'ultima estate in cui trascorrevo tre settimane di vacanza, per problemi di lavoro di mio padre. Tre lunghissime settimane in campeggio, senza alcun pensiero se non aspettare le quattro del pomeriggio per poter fare il bagno in un mare cristallino come non ne avevo mai visti. Tre settimane passate rigorosamente a piedi nudi, in costume e con una meravigliosa maglietta con il mio nome glitterato sopra. Posso non avere un ricordo favoloso della Puglia? Col tempo, poi, ai miei ricordi si sono aggiunti i racconti delle mie compagne d'università pugliesi e la Puglia ha assunto quasi un'immagine mitica. Nell'estate del 1982 eravamo nel Gargano, adesso vorrei visitare il Salento e soprattutto vorrei partecipare alla Notte della Taranta. Eh, sì. Amo anche la pizzica, vi stupisce mica? No, vero?


3. Dopo l'Emilia, arrivati fino in Puglia, si torna a casa passando per la Toscana. E ci si ferma un attimo a Cortona. Perché? Beh, innanzitutto per provare a vedere se si incontra Jovanotti, ma soprattutto per Cortona On The Move, festival della fotografia in viaggio, due mesi ricchi di mostre, eventi, incontri e workshop. (Sospiro). E voi, dove andrete quest'estate?

mercoledì 17 luglio 2013

27/52



Esiste qualcosa di più bello del fare le valigie? Sì, fare le valigie con la prospettiva di passare una notte fuori per un concerto. E quindi oggi il mondo mi sorride. Metto nel trolley due cose a caso, non dimentico la felpa che non si sa mai, la microborsina da concerto, qualche libro (che dove lo troverò il tempo per leggerlo non so, ma metti il caso), insomma tutto il necessario per andare a Lucca a vedere i Killers. Settimana fortunata questa, peraltro, ché ieri ho già visto Jovanotti a Torino. Con quello di questa sera fanno quattro concerti in un mese. Adesso potrei anche prendermi una pausa. Forse.

lunedì 15 luglio 2013

La masnà - Raffaella Romagnolo


Desideravo leggere questo libro da mesi, ogni volta che entravo in libreria lo adocchiavo, ne leggevo qualche riga e poi lo mettevo giù, per via della inutile decisione di non acquistare più libri finché non avessi letto tutti quelli che ho in casa. Ma un giorno non ce l'ho fatta più: comprato, aperto e letto nel giro di una settimana.
 
Questo libro mi ha attratto così a lungo per una serie di elementi che richiamano la mia vita: un riferimento al Piemonte (qui si parla di Monferrato, la famiglia di mia mamma è della Langa cebana, non proprio la stessa zona ma una forte similarità), una storia tutta al femminile (nella famiglia di mia mamma c'era una fortissima predominanza femminile, gli uomini stavano sempre un pochino in secondo piano) e uno sguardo al passato più vicino a noi, fonte per me di fascino continuo. Di conseguenza la lettura, per me, non poteva non essere una continua ricerca di similitudini.
 
La storia è quella, semplicissima, della vita di tre donne, nonna, mamma e figlia, in un arco temporale di sessant'anni. Il libro si apre con l'arrivo di Emma alla casa dei Francesi, in un paesino della campagna del Monferrato, per il suo matrimonio, racconta le vicende dolorose e faticose della sua vita, quindi si sofferma su Luciana, la figlia, che lascerà la casa dei Francesi per trasferirsi con il marito in città (ho cercato disperatamente di capire quale potesse essere, non è Pavia, non è Alessandria, che possa essere Ovada? Impazzisco per queste cose) ad aprire un ristorante e si chiude con Anna, la nipote, che torna alla casa dei Francesi per ripercorrere la storia della sua famiglia.
 
Beh, insieme alla storia di questa famiglia, ho ripercorso un po' quella della mia. Il libro si apre nel 1935, anno di nascita di mia mamma e - scandalo - anno di matrimonio di mia nonna. Ricordo perfettamente il momento in cui, guardando la foto del matrimonio di mia nonna, che avevo guardato mille volte, l'ho girata e ho visto la data: due mesi prima della nascita di mia mamma. Nel rigirarla, quella foto, ho riguardato mia nonna e ho visto un pancione prima mai notato, chissà come mai. La foto è un primo piano, tagliato all'altezza del seno, chissà che non fosse per nascondere quella pancia fuori posto e per far sì che i posteri non se ne accorgessero, se non con uno sguardo attento? Comunque, nel 1935 Emma inizia la sua nuova vita, proprio come mia nonna. Quella di Emma è una vita di fatica, soprusi, dolori, in una casa a lei straniera, lontana dalla famiglia. Quella di mia nonna è stata una vita altrettanto difficile, una ragazza ventiduenne sposatasi perché incinta, con un marito povero di mezzi e fiero antifascista, costretta a lavorare in campagna e successivamente una fornace di mattoni per tirare avanti e crescere la famiglia. Mia nonna, come Emma, potrà riposarsi soltanto in tarda età, con le figlie ormai grandi, una piccola pensione, una vita semplice fatta di piccole incombenze quotidiane.
 
Luciana, la figlia di Emma, è invece mia mamma e le sue sorelle. Luciana lavora in una sartoria, proprio come tutte e tre le figlie di mia nonna, ha possibilità di carriera ma decide di abbandonare il lavoro per sposarsi e gestire un ristorante con il marito. Luciana è mia mamma, che si preparava indossando i vestiti cuciti in casa per andare a ballare e per passare le serate con gli amici. Luciana è mia zia, un grandissimo talento come sarta, incapace di fare il grande salto per la mancanza di opportunità, per l'impossibilità di pensare a una vita che non presupponesse di percorrere delle tappe stabilite. Luciana è l'altra mia zia, ormai vedova, che torna alla vita dopo anni passati ad accudire il marito.
 
E poi c'è Anna, ossia ci sono sono io. Anna che trascorre le vacanze con la nonna in campagna, proprio come me. Anna che ricorda le merende nei prati, proprio come quando mia nonna mi portava a far merenda sotto un grande olmo, stendeva una piccola coperta a quadri e tirava fuori dalle tasche dell'onnipresente grembiule due pesche succosissime e qualche biscotto, che spezzava raccontando storie dell'infanzia di mia mamma. Mia nonna, mancata troppo presto, senza che io me la potessi godere per bene, senza che potessi farmi raccontare ancora mille volte le storie delle persone ritratte nelle fotografie che lei conservava in una grande scatola di latta e che io ho portato con me e conservo come un bene prezioso. Mia nonna e la sua famiglia, che mi hanno regalato un profondo legame con il Piemonte, fatto dei ritmi del dialetto che capisco perfettamente, di infiniti richiami gastronomici, dai tajarin tagliati a mano ai persi pien che rallegrano l'estate,  dalle grizze passate sulla stufa al bagné 'n tl'oli, con cui mia mamma risolveva le cene.
 
C'è tanto di me in questo libro ed è per questo che mi è piaciuto, ma è anche una bellissima storia familiare, che racconta la forza e il coraggio delle donne, pur nella sottomissione, e racconta un pezzo di storia di questo nostro paese così bello, così adorato e così martoriato.

venerdì 12 luglio 2013

Wishlist del venerdì

Bando alle ciance, oggi si parte a razzo con la wishlist!

1. Chi mi segue su Facebook o su Instagram sa che lo scorso fine settimana sono stata a Collisioni, a vedere il concerto dei Jamiroquai. Per quei pochi che ancora non conoscono Collisioni, vi dico che si tratta di un festival letterario, culturale e musicale che si tiene a Barolo, nel cuore delle Langhe. La serata trascorsa al festival è stata una perfetta, meravigliosa serata estiva. Siamo arrivati a Barolo al calar del sole e, come sempre succede, la vista delle Langhe ci ha rapito il cuore. Abbiamo mangiato un favoloso panino alla salsiccia godendoci lo stupefacente panorama delle vigne, abbiamo bevuto qualche birra di troppo, abbiamo ballato fino a farci venire le vesciche ai piedi, ci siamo persi nelle Langhe nel cuore della notte (e sono buie, mamma mia, se sono buie), ci siamo ritrovati, ci siamo ripersi, ci siamo ritrovati (tengo a precisare che non c'era mio marito, il quale ha sottolineato che lui nelle Langhe non si sarebbe mai perso) e abbiamo preso l'autostrada solo per chiudere la serata con cappuccino e brioche all'autogrill. Tutto questo per dire che Collisioni, per quel poco che ho avuto modo di viverlo, mi ha preso il cuore. E quindi, in wishlist, d'un lampo nelle primissime posizioni, balza la possibilità di trascorrere un intero weekend a Barolo in occasione di questo bellissimo evento. Un weekend di concerti, incontri letterari (no, dico, c'erano Ian McEwan e David Sedaris, per dire), vino e cibo buonissimo. Amici, organizziamo?


2. Come vi ho già detto in qualche wishlist precedente, ho una grande passione per le borse (no, dico, ma esiste qualcosa che non mi piace? Ehm, sì. Una volta o l'altra vi faccio l'elenco, che sennò qui sembra che mi piaccia TUTTO). Le amo alla follia, mi piace averne tante, mi affeziono, non riesco a buttarle, le tratto come se fossero di famiglia, insomma, sono una grande passione. Ovviamente, mi piacciono molto anche le borse firmate, ma non le compro perché: a) non me le posso permettere, b) quand'anche me le potessi permettere, al pensiero di investire in una borsa l'equivalente di un volo aereo, correrei a prenotare il volo, c) so già che dopo un mese mi innamorerò di un'altra borsa e quindi non vale l'investimento. Però, questa borsa qui, beh...un po' sbavare mi fa (per inciso, nel ricercare la foto per questo post, mi sono imbattuta nel prezzo della suddetta borsa. Beh, altro che volo aereo, ci farei il giro del mondo! Quasi non posso permettermi neppure la versione taroccata, ahahaha!).

3. Domani sera, come da tradizione quando i miei suoceri se ne vanno via per qualche giorno, occupiamo il loro giardino e facciamo una bella festa all'aperto. Ogni volta che organizzo queste feste perdo ore a fantasticare sugli addobbi, i colori, le candele, la tovaglia e fantastico così tanto che viene tardi e sono costretta a ripiegare sulle solite cose. Ma prima o poi, vorrei fare una festa con decorazioni in grande stile. Certo che poi, per una decorazione perfetta, non ci vuole davvero niente (se non uno stile impeccabile)...come insegna questa meravigliosa foto di un mitico Kinfolk Dinner

giovedì 11 luglio 2013

Scones

Io consumo pochissimo latte, per quanto lo ami tantissimo. Nei miei sogni, farei colazione ogni giorno con il caffèlatte, non fosse che - purtroppo -  non lo digerisco. Quindi, quando apro il cartone del latte, difficilmente riesco a berlo tutto (non ditemi di usare il latte di soia, sono "un filo" conservatrice in cucina). Allora, che fare? Riciclo, riciclo, riciclo. E solitamente la ricetta che uso per riciclare il latte è quella degli scones. Amo molto gli scones, ma soprattutto amo il fatto che non li faccio quasi mai per scelta, bensì per necessità e quindi appaiono a colazione quasi a sorpresa, senza averli programmati. Basta aggiungere una marmellata fatta in casa e si interrompe la monotonia delle fette biscottate con il miele. Ah, le piccole gioie della vita...
 
La ricetta che da cui sono partita, quando ho cominciato a cimentarmi con gli scones, è questa, che però, con l'andar del tempo, ho modificato parecchio. Rispetto alla ricetta originale, non uso le albicocche (preferisco gli scones semplici semplici) e uso una bustina intera di lievito, perché mi piacciono super soffici. Poi non li spennello con il tuorlo, perché sono pigra e inoltre, con le dosi indicate, faccio solo quattro scones, perché mi piace che vengano belli grossi. Ma il bello della cucina è che ognuno può fare un po' quello che gli pare, no? Senza esagerare, ecco.

 
Scones

125 gr. di farina integrale
100 gr. di farina 00
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiao e 1/2 di zucchero di canna
40 gr. di burro morbido
150 ml. di latte

In una ciotola, mescolare gli ingredienti secondo l'ordine indicato nell'elenco. Solitamente, con le dosi della ricetta tradizionale, viene un impasto piuttosto bagnato e difficilmente gestibile (almeno per me) e io allora aggiungo un pochino di farina, finché non assume la consistenza adeguata. Quindi stendere l'impasto su una superficie infarinata in uno strato di almeno 2 cm (io in realtà vado abbastanza a caso, facendone solo quattro non è che ci sia granchè da stendere, allargo un pochino l'impasto e via). Tagliare gli scones con un bicchiere (o qualche strumento più professionale, per chi lo ha) e adagiarli su una teglia ricoperta di carta da forno. Cuocere in forno a 180° per circa 30 minuti.

mercoledì 10 luglio 2013

26/52


Quasi non mi sembra vero, ma questo progetto è arrivato a metà strada. Arrancando, con fatica, pubblicando foto obiettivamente di poco valore, altre decisamente migliori, ha mantenuto la sua caratteristica più importante: la costanza. Con pazienza, costanza, senza puntare alla perfezione, settimana dopo settimana questo progettino va avanti. Tra sei mesi non avrò sicuramente imparato a fotografare, ma avrò la consapevolezza di non essermi arresa (ci ho pensato mille volte) e di essere arrivata in fondo. Certo, il progetto in sè non cambierà il mondo, ma sarà una piccola medaglietta nella bacheca di questo blog e della sua padrona. Ehm, sempre che lo si porti a termine, ché adesso la sto già facendo un po' troppo facile!
Comunque, visto il successo della richiesta di suggerimenti sull'utilizzo della menta, questa volta di riprovo con le zucchine...Sono nel pieno dell'invasione delle zucchine, avete mica qualche ricetta sfiziosa per la loro conservazione in barattolo? O una qualsiasi ricetta che non sia una torta salata? Lo so, un blog dovrebbe informare e comunicare, io invece lo uso per i miei bisogni personali. Blogger crudele e insensibile. Ma dai, mettiamola così, le idee condivise nei commenti saranno utili a tutti, no? Quindi grazie a nome di tutti i lettori di questo blog!

lunedì 8 luglio 2013

Maddie & This Wild Idea

Chi è su Facebook o Instagram sicuramente conosce già questa cagnolina (una vera e propria star del web), ma magari c'è qualcuno di voi a cui è sfuggita ed è per questo che vi voglio raccontare questa bellissima storia. Combina una serie di cose che amo molto: i cani, la fotografia, gli Stati Uniti on the road e la capacità di sognare. Ovviamente, è impossibile che non mi conquistasse!
La prima volta che ho visto una foto di Maddie, su Instagram, sono rimasta veramente colpita: la cagnolina era in equilibrio, perfettamente immobile, tra due carrelli della spesa. Ho guardato la foto a lungo, prima mi sono chiesta come fosse possibile (la mia non riesco a farla stare immobile in posa per più di un secondo), poi mi sono detta che era un fotomontaggio (e se anche lo fosse stato, complimenti per l'idea), poi mi sono un po' inalberata per l'utilizzo strumentale di un cagnolino ignaro (odio i cani coi cappotti, figuriamoci quelli sottoposti a certe torture). Ma poi l'ho guardata con più attenzione, ho fatto scorrere le altre foto in cui Maddie si trovava nelle situazioni più strane, sul canestro da basket, in perfetto equilibrio su un palo, con gli stivaloni da pioggia, ho guardato il suo muso, la sua espressione e ho capito perché queste foto stavano avendo tutto questo successo e perché ne ero così ipnotizzata: in ogni scatto, Maddie sembra essere assolutamente consapevole della situazione, sembra quasi averlo deciso lei. Ha una fierezza, una tranquillità, un'eleganza regale anche nelle foto più divertenti, un'indifferenza nello sguardo, che quasi ti sfida chiedendoti: "beh, cos'hai da guardare?". Maddie è buffa, coraggiosa, altezzosa, allegra, strafottente. Maddie ti fa innamorare.
E quindi, ormai perdutamente innamorata, ho cercato di sapere di più di questo bellissimo progetto. Tutto nasce da un'idea di Theron Humphrey, un fotografo di Atlanta che decide di fare un viaggio di un anno attraverso i 50 stati americani per incontrare ed intervistare una persona al giorno. Mette il progetto (chiamato efficacemente This Wild Idea) su Kickstarter, ottiene la somma necessaria nel giro di tre mesi (e poi mi chiedete perché amo l'America?) e parte. Ogni giorno, per 365 giorni, incontra una persona, la fotografa e si fa raccontare la sua storia. Una persona qualunque, chiunque, con una qualsiasi storia da raccontare, perché secondo Humphrey "ogni storia vale la pena di essere raccontata", costruendo così un meraviglioso ritratto dell'America del nostro tempo. Nel viaggio lo accompagna Maddie, la cagnolina adottata poco tempo prima da un canile di Atlanta, che lui comincia a fotografare nelle pose più strane, postandone le foto su Instagram. Ovviamente, la cagnolina diventa una star. Impossibile che non succeda. Ogni sua foto è un capolavoro di ironia e dolcezza, oltre che di creatività e abilità tecnica.
Le foto di Maddie diventano così famose da dar vita ad un libro. Nasce allora Maddie on Things (sottotitolato "A super serious project about dogs and physics), una raccolta di tutte le foto scattate da Theron durante il viaggio. Inutile dire che il libro è un successo e Maddie e Theron si rimettono in viaggio, toccando nuovamente tutti e 50 gli stati americani per la presentazione del libro. Durante il tour, Theron si dedica a un altro meraviglioso progetto, Why We Rescue, un documentario fotografico sui cani adottati dal canile.
Immagino che, dopo avervela raccontata, non ci sia bisogno di dire perché io mi sia innamorata così tanto di questa storia, vero? Beh, se ancora avete qualche dubbio, date un'occhiata a questo video:

venerdì 5 luglio 2013

Wishlist del venerdì

Eccoci tornati alla solita wishlist del venerdì. Dopo quella della scorsa settimana, la wishlist del mese di Veronica, vi sembrerà sicuramente più noiosa e banale, lo so. Sapevo che sarebbe stato difficile tornare alla normalità, dopo la festa dello scorso venerdì, ma amo le sfide! Eppoi dai, coraggio, la fine del mese arriva presto e avrete una nuova, scintillante wishlist degli ospiti! Comunque, veniamo a noi. Torniamo ai miei sogni e alla mia fuffa, ché del resto questa è casa mia e quindi vi tocca, se venite da queste parti! :-)
1. Come ormai ho già detto in tutte le salse, ovunque, sono preda di una passione infinita per gli Stati Uniti. Ieri era il 4 luglio e uno dei miei sogni più grandi sarebbe essere lì a festeggiare in grande stile, magari in una di quelle meravigliose case che ci sono lungo la costa Est, in quei paesini alla Dawson's Creek, con una festa a base di barbecue, birra Bud e fuochi d'artificio (ci metto anche un concerto dei Band of Horses, che ci sta bene). Del resto, sono il peggio dei cliché, ve l'ho già detto più volte. Ma, ditemi, non sarebbe BELLISSIMO? Dai, che piacerebbe anche a voi, confessatelo!
2. Ma torniamo nella cara vecchia Europa, che qui parlo sempre d'America e rompo anche un po' le scatole. Da anni, nella mia lista dei desideri di Etsy, è salvata questa maglietta (per inciso, l'ho lasciata talmente tanto nella wishlist, che nel frattempo la designer è diventata famosa e il prezzo è tipo triplicato, mannaggia a me), che è un inno alla Francia, anche se realizzata in America. Tralaltro, non sarebbe perfetta per la festa di cui sopra? 

3. Vi ho mai detto che amo leggere, tipo tantissimo? Leggerei sempre e ovunque, vivo nell'ansia dei libri che non riuscirò a leggere e di quelli che vorrei rileggere, ma non ho tempo (perché impegnata a leggere altro). Sono una tipa vecchio stile e non possiedo ebook, quindi per me il libro è ancora e solo quello di carta. Quindi, posso non amare i segnalibri? Ne ho tantissimi e ne acquisto sempre di nuovi. E potevo non cadere folgorata da questo segnalibro, ispirato al mago di Oz?


E con questa modesta wishlist, vi auguro un fine settimana (finalmente estivo) da favola!

mercoledì 3 luglio 2013

25/52


A volte i piccoli desideri si realizzano e ti riempiono di gioia quasi come avessi vinto alla lotteria. Tempo fa, in una delle mie prime wishlist, avevo scritto di desiderare tantissimo il famoso Kinfolk Magazine, una rivista pubblicata negli Stati Uniti, famosa per bellissime fotografie e un concept da sbattersi per terra. Purtroppo, i costi di spedizione erano proibitivi e quindi ho sempre pensato fosse un sogno irrealizzabile. Finché una sera, inaspettatamente, Stefania mi scrive dicendo che la rivista è disponibile su Amazon. Spedizione gratuita. Click immediato. Presa dalla gioia, ne ho acquistati due numeri. Li devo ancora leggere, finora li ho solo sfogliati, ma sono una magia. Esattamente come immaginavo, eh.