mercoledì 29 aprile 2015

Tea for Two

Il Tea for Two di oggi è il post che avrei sempre voluto saper scrivere, un post da blog serio, di quelli che ti ispirano a vivere la giornata in maniera migliore. E che ti insegnano qualcosa di nuovo. Ecco, io questo non sono capace di farlo, ma per fortuna ho Daria, che mi regala pezzi come questo. Buona lettura. 

[E non scordate la playlist del Tea for Two, che trovate qui]

Ho trascorso il 25 aprile nel migliore dei modi.
Non lo avrei detto visto che influenza e pioggia mi hanno fatto saltare il programma di pedalare coi pedali nuovi su dalle colline. Invece, tu guarda.


Ho trascorso una giornata intera con Mr. Dylan e ne sono uscita con una gran voglia di riprendere l’acustica e l’armonica a bocca.
Mi sono guardata tutto No Direction Home, il film documentario di Scorsese su Bob Dylan, dagli esordi fino all’incidente in moto del ‘66.
Non sono qui per raccontarvi il film, ve lo consiglio anche se non siete fan di Dylan.

Non sono nemmeno qui per sgomitolare frasi sul perché Robert Zimmerman è diventato Bob Dylan. Non c’è bisogno di tante parole, credo che per capirlo vi sia sufficiente prendere un testo di Dylan, far partire il pezzo e provare a cantarci sopra. Faticoso eh?
Perché lui non solo scriveva testi della madonna ma li cantava in un modo così strambo che sembrava quasi non ci fosse una metrica e se c’era, la prendeva, la masticava e la sputava fuori stravolta. Ma vedete? Sto già sgomitolando frasi e non mi va.


Prendete uno dei suoi pezzi più famosi, Like a Rolling Stone.
Quante volte lo avete sentito? Migliaia.
Vi sembra di averlo in mente, perché quell’aria vi è girata in testa mille volte, ma provate a cantarlo e inizierete a inciampare e quando finalmente riuscirete a imprimervelo in testa vi mancheranno la rabbia, la pena e l’incazzatura che ci metteva Dylan.

Ecco, questo è Bob Dylan.

Sapete di cosa parla Like a Rolling Stone? Di una tipa che se la tirava di brutto, aveva soldi, faceva la bella vita, aveva studiato nelle scuole più prestigiose, prendeva per il culo quelli che arrancavano, andava a cavallo, vestiva in maniera figa ma un bel giorno cade in disgrazia ed ecco perché Dylan le grida How does it feel?
Sembra quasi che glielo urli in faccia How does it feel? Eh?! Di’ un po’, come ci si sente? To be without a home, like a complete unknown. Dillo, dai, dillo come ci si sente a non avere una casa, a essere dei perfetti sconosciuti, dillo come ci si sente a essere like a rolling stone.


Quando Dylan uscì con questo pezzo stava cambiando genere, si stava allontanando dal folk per avvicinarsi al rock e a suoni più elettrici.
Ovunque andasse, lo fischiavano. Giuro. Immaginate il pubblico che fischia Dylan di brutto e che gli urla “Giuda” “Traditore” “Falso” “Ipocrita”. I giornali lo massacravano, la critica riportava i resoconti dei suoi concerti dicendo che la gente se ne andava, perché si sentiva tradita. Solo perché si stava allontanando dal folk. Ma Like a Rolling Stone era schizzato secondo in classifica e al primo posto c’era Help! Vi rendete conto?!
Perché lui in fondo se ne fotteva dei fischi, affrontava tutto con ironia e andava avanti per la sua. Che vi piaccia o meno Dylan, quello di quegli anni è stato una forza della natura e Highway 61 Revisited è il suo disco più bello insieme a Blonde on Blonde e tutti e due rientrano tra i dischi più belli di tutti i tempi.


Ma io ero partita dal 25 aprile. Poi sono finita a parlare di Dylan.
E sapete qual è il filo che mi ha condotto da uno all’altro?
Questa foto di Woody Guthrie.
Buona Liberazione a tutti. Che sia una liberazione vera. E se vi arrivano dei fischi, fottetevene. Andate avanti per la vostra. Parola di Bob.

lunedì 27 aprile 2015

A week of dreams #10

Buongiorno. Qui è un lunedì grigissimo, ma abbiamo la fortuna di avere Katiuscia che ce lo colora di rosso. Evviva! Questo sì che è un gran modo per iniziare la settimana!!!!

Rosso. Si, rosso. Com'è vero che a quasi quarant'anni mi son scoperta molto più " pink" di quanto mi sarei immaginata, per me il rosso è sempre Il Rosso! Mi accompagna da sempre. Sono stata una neo nata con tutine rosse, una bimba dell'asilo con grembiulino rosso (grazie mamma! Occhi a cuore!), una scolaretta con la cartella rossa e via dicendo.
Potevo, con questi presupposti, non preparare una sognante settimana rossa? No, non potevo!






giovedì 23 aprile 2015

In viaggio con Michela: Le città bianche di Puglia

Oggi torna Michela e ci regala un meraviglioso viaggio virtuale in una terra bellissima, la Puglia. Buona lettura. 


Amici, questi ultimi giorni soleggiati mi hanno fatto un gran bene, uscire dall'ufficio e godere di qualche ora in più di luce è meraviglioso. E proprio in queste giornate più lunghe e luminose, che hanno tutto il sapore dell'inizio di primavera, in cui vorrei gironzolare per le stradine candide delle città bianche di Puglia. Ostuni, Cisternino e Locorotondo, luoghi sospesi tra sogno e realtà. Ciò che li accomuna, oltre al territorio di appartenenza, la Valle d’Itria, è il particolare candore che caratterizza l'abitato dei centri storici. Le case sono imbiancate a calce, i vicoli stretti e lastricati. Passeggiando tra le vie s'incontrano scale, archi e ponti che collegano due o più case, esempi di abitazione spontanea, senza piano logico che creano comunanza e senso di vicinato. 


Ostuni è la città bianca per eccellenza, la bianca tra le bianche, scherzando si dice essere fatta più d'osso di seppia e di borotalco che di pietra. E, come Locorotondo, si sviluppa su più livelli, spicca sull'azzurro del cielo pugliese dall'alto dei tre colli calcarei della Murgia meridionale. L'ho trovata molto chic ma anche tremendamente affollata, è il fulcro della vita notturna di tutta la zona e la sua Cattedrale è un capolavoro d'architettura. 

Cisternino è il paradiso per gli amanti della carne, qui è nata la tradizione del fornello, la bottega con forno a legna, dove la carne si compra, ma si può anche mangiare. Se capiterete all'ora di cena, non dovrete far altro che seguire la scia e vi ritroverete in una Cisternino pervasa dal profumo di carne arrosto proveniente dai fornelli che si affacciano sulle vie del centro storico. Ho preferito visitarla di giorno, fare sali e scendi tra le viuzze di un borgo che assomiglia molto a una casbah. Può capitare che un museo sia aperto alla visita solo per voi, non vi lasciano andare via solo per essere arrivati fuori orario. Da qualche parte e per qualcuno gli ospiti sono sacri, ecco perché alcuni diventano luoghi del cuore. 

Locorotondo è definita il bianco balcone sulla Murgia dei Trulli.  Tonda, come una torta di panna a strati, macchiata dal rosso dei gerani cascanti dai terrazzi. E sono proprio loro, i balconi fioriti, i protagonisti di un concorso di fine estate che premia i più belli. Locorotondo è un luogo silente, molto romantico. E una particolare menzione va alle Cummerse, i caratteristici tetti aguzzi fatti di grigie "chiancherelle" di pietra, che fanno svettare le facciate delle case. Una caratteristica comune ad alcune abitazioni in Nord Europa. 



La Valle d’Itria è una terra magica, che emana luce e purezza, dove il colore della vite, il profumo dell’olio e il candore della calce si avvicinano molto a ciò che per me è la perfezione. 

lunedì 20 aprile 2015

A week of dreams #9

La scorsa settimana abbiamo avuto qualche piccolo problemino tecnico, quindi niente Week of Dreams. Ma torniamo alla grande questa settimana, con una marea di ispirazioni legate alla cucina. Evviva! Buona settimana di cucina e di sole!

Tra le tante cose che non sapete di me (che sono molto brava a sparire e riapparire, lo avete già capito, vero?), una è che cucino, intendo, cucino per lavoro. Oh, no! Non pensate a stelle e stelline, no no, la mia è una cucina semplice semplice, mi piace definirla una "cucina onesta", in cui i piatti, tutti, sono caratterizzati da un unico ingrediente: la freschezza dei prodotti.

Comunque, non volevo divagare, ma introdurvi all'argomento cucina per parlarvi di They draw and cook, tra i miei siti preferiti, quello che non mi stanco mai di sbirciare, forse perché scritto, anzi disegnato da mani di buona parte del Mondo!













venerdì 17 aprile 2015

Chiacchiere del venerdì


Buon venerdì e buon fine settimana. Oggi avevo voglia di chiacchierare, come mi capita sempre quando sono di buon umore, e allora ho messo su un po' di buona musica, mi son fatta un tè e ho cominciato a scrivere questo post. 

Come state? Io sto bene, grazie. Cito Daria Pop, che ha scritto un post da manuale qualche giorno fa, e ripeto ad alta voce, sto bene. Sto proprio bene. Ché poi magari non è che sia proprio così, ma se guardi la "big picture", come dicono gli americani, beh, se mi lamentassi farei peccato. Sto bene di salute, sono anche dimagrita, lotto con tutte le mie forze per realizzare il sogno di crearmi la vita lavorativa che vorrei, progetto viaggi e cambiamenti di look. No, dai, non potrei proprio lamentarmi. E se in tutto questo non c'ho praticamente una lira, c'ho il colesterolo e probabilmente i capelli viola non troverò mai il coraggio di farmeli, beh, chissenefrega no?

Detto questo, condivido con voi un po' delle cose degli ultimi giorni. E voi? Che ne dite, fate lo stesso con me? Mi raccontate le cose belle degli ultimi tempi?

- Vi ricordate com'era bello quando eravamo tutti innamorati di Jillian, lo scorso anno? Ci buttavamo a pesce nel suo mondo, sognando di comperare una fattoria nella prateria americana e passare il tempo a creare gioielli e preparare zuppe di verdura. Poi lei ha rovinato tutto, con le sue cacchio di foto di animali morti e fucili in spalla e oddio, adesso ha pure la foto con le corna d'alce. Che amore finito tragicamente. Peccato. Ma fa niente, perché io mi sono innamorata di nuovo. Questa volta vado sul sicuro, perché loro sono italiane e non mi sembrano proprio le tipe che possano uscire per andare a sparare a degli animali. Loro sono Pirati e sirene , sono due bellissime donne livornesi piene di creatività e io le amo tantissimo. Ps: il loro profilo Instagram è pazzesco, fa venir voglia di far le valigie e correre a vivere a Livorno. 

- La primavera mette voglia di shopping, no? Io solo un mese fa avevo solennemente deciso che non avrei acquistato nulla, per poi rimangiarmi la parola davanti al negozio di Mango. Ieri ho comperato ben due borse e una maglia a righe, ché non se ne hanno mai abbastanza, no? 

- Veramente di borse ne avrei acquistate tre e la terza è un acquisto del cuore, a seguito di un innamoramento folle nato su Instagram. Lei è Vittoria Drago , è di Bergamo e fa l'illustratrice. Io non potevo passare la primavera senza una delle sue borse con pois, non potevo proprio. 

- Sto leggendo parecchio, in questo periodo. Ho divorato un ebook delizioso intitolato Per un'ora di nuoto , la storia dell'amicizia tra due bambine nel Piemonte degli anni '70. L'autrice si chiama Laura Salvai, è torinese e sta per partire per un viaggio di quattro mesi in Sudamerica, che racconterà in questo blog. Dopo questa magia, sono passata a un libro di psicologia/economia, Predictably Irrational di Dan Ariely, lettura illuminante sui meccanismi che ci spingono a prendere determinate decisioni d'acquisto. Però credo di poter tollerare l'economia solo a piccole dosi, perché sono a metà e m'è già venuta voglia di un bel romanzo. 

- A questo proposito, mi sono abbandonata all'acquisto compulsivo di libri usati su Ebay, dove ormai ho un negozio di fiducia. Cinque libri di Scerbanenco per meno di 20 euro. Non potevo lasciarli lì, era un vero e proprio delitto. 

- Quando, ad inizio anno, ho espresso il desiderio di un'estate piena di concerti, non pensavo che mi sarebbe stata concessa così tanta grazia. I Subsonica a due passi da casa, Jovanotti a San Siro, gli Of Monsters and Men a Milano, i Bluvertigo al Goa-Boa, Paolo Nutini a Collisioni, un Lucca Summer Festival con l'imbarazzo della scelta, il Mojotic a Sestri Levante da farsi venire le lacrime dalla commozione, gli Interpol a fine agosto a Torino, troppa grazia, davvero. Grazie, grazie, grazie, dio dei concerti. Adesso devo solo comperare i biglietti, ché non vorrei rimanere a bocca asciutta. 

- Ah, dimenticavo. Credo che mi comprerò un fenicottero rosa in plastica da mettere in giardino. 

Buon fine settimana, amigos. 

martedì 14 aprile 2015

Tea For Two

S'è fatta attendere per un bel po', ma torna con un post da applauso. Chissà perché dice sempre quello che vorrei dire io, solo molto meglio. Buon Tea For Two e buona Daria, amici belli. 

E’ da un po’ che non ci si sente.
Ma ci sono stati alti e bassi, come per tutti, e quando ci sono i bassi la mia religione mi impedisce di scrivere il Tea For Two.
Però in tutto questo mi tengono sempre tanta compagnia le playlist di Oimemì. Scopritele anche voi, altro che le sorprese dell’uovo di pasqua.
Ed ecco che un bel giorno quei burloni di Oimemì ti sparano al cuore un pezzo dritto dritto dal 2000 tondo tondo:


I Grandaddy sanno un po’ di primavera, mi riportano a quei pomeriggi nel garage a suonare cose senza senso ma di un divertimento senza precedenti, mi riportano ai Negroni bevuti dopo le prove e alle sere a casa di Boto a sentire un disco, in sette sul letto e altrettanti sparsi sul pavimento.
Così, cercando di ritrovare un pizzico di quella sensazione di leggerezza, decido come ogni anno di fare piazza pulita.
Quest’anno il decluttering non riguarderà solo l’armadio ma anche altre sfere.

Non ho più voglia di gente aggressiva o lamentosa, non ho più voglia di sentirmi vomitare addosso i cazzi di chiunque si senta in diritto di farlo solo perché alla sua domanda “Come va?” io ho risposto “Bene grazie!”. Perché quando dite “Bene grazie!” capita spesso che l’altro si senta in diritto di scaricarti addosso tutta la sua merda e poi magari ti accorgi pure che rispetto a quella che gestisci tu non è nemmeno tanto merda. E allora vaffanculo, perché il mio “Bene grazie!” è un contributo per migliorare l’energia mia, tua e dell’universo intero, perché anche se dovrei dirti “Bene grazie un cazzo”, io cerco di tenere il timone dritto e il pensiero positivo a manetta e quindi non te lo dico per evitare di sommare alla tua merda pure la mia che magari è anche un po’ peggio, che ne sai?


Non ho più voglia di preoccuparmi ECCESSIVAMENTE degli altri. E se dico ECCESSIVAMENTE intendo che supero il limite della paranoia, vi assicuro. E Crosa potrebbe confermare perché pure lui è stufo di vedermi rincorrere con la mente la paura di aver detto una mezza parola sbagliata solo perché uno non risponde a un mio messaggio in cui magari gli chiedo semplicemente come sta. O l’ansia di rispondere subito e in qualsiasi situazione agli altri perché l’ho sempre fatto e se ora non lo faccio più l’altro può pensare che ce l’ho con lui. O quel preoccuparmi sempre per tutti, per troppi e per troppe cose. Va bene l’empatia, ma con me esagera. BASTA PARE, ZIA. A volte ho la sensazione di essere sempre proiettata verso gli altri e allora adesso basta, il decluttering mi farà buttare via questo eccesso di empatia/preoccupazione/chiamala come vuoi. Al centro rimetto me stessa e vi assicuro che a dirlo non è una stronza egoista che lo ha sempre fatto. 

Bene, voi direte, e a me che me ne cale di leggere un post così?

Ve ne cale eccome, perché io ho capito che chi bazzica a casa di cindy tendenzialmente è una gran bella persona, attenta al prossimo e che risponde “Bene grazie” anche se ha appena perso il lavoro e non ha una lira in tasca, una bella persona che ascolta bella musica e legge dei bei libri, rispetta il verde e la buona cucina, ama la vita sana e quindi le persone sane. E che sicuramente si è trovata a doversi corazzare o proteggere contro persone aggressive o che approfittano dell’altrui “Bene grazie!” per frantumare palle e prosciugare energia.

E adesso ditemi, come state? Forza, tutti insieme, anche voi da casa: BENE, GRAZIE!

giovedì 9 aprile 2015

Wishlist del venerdì

Buonissima primavera a tutti, amici bellissimi. Come state? Vi state godendo queste meravigliose giornate, per quanto possibile? Sarebbe un delitto non godere, anche per poco, del tepore, dei prati in fiore e dei profumi nell'aria. Ma la primavera riporta con sé - dopo tanto, troppo tempo - la wishlist del venerdì. Siete contenti? Io non sto nella pelle, ve lo devo dire! 

1. Dovete sapere che io in primavera divento hippie. Oh, sì. Anzi, meglio, diciamo che hippie lo sono un po' sempre, è solo che la primavera (e non parliamo dell'estate) acuisce questo mio stato d'animo. Quindi, se d'inverno ogni tanto mi scappa di sognare qualche vestito firmato o un gioiello, d'estate metto i miei zoccoletti svedesi, la camicia a quadri e scappo a farmi un tatuaggio (l'ho buttata lì perché credo che mio marito non legga più questo blog). Quindi, oltre ai tatuaggi e alle birre bevute con i piedi nudi affondati nella sabbia, mi viene voglia di cambiare casa. Strano, eh? Vorrei una casa vecchia, che affacci sul mare o sulla campagna, tutta da arredare con pezzi di recupero e cose vecchie. E già che stiamo sognando, vorrei anche avere il gusto per farla sembrare una cosa fighissima e non uno squat, come già sembra casa mia. Come questa qui sotto, insomma. Che si trova sul mio nuovo sito preferito, Pirati e Sirene




2. Con il cambio di stagione, viene anche il momento di cambiare la borsa. No? O meglio, viene la voglia di cambiarla la borsa. Basta pelle scura, marroni, neri e via al colore. Ecco, io quest'anno ho un piccolo problema, perché ho clamorosamente rovinato la borsa gialla regalo del mio compleanno (abbiamo detto che mio marito non lo legge più il blog, giusto?) e la borsa fucsia compagna di mille estati mi chiede da tempo di andare in pensione. Dramma. Devo comperarmi una borsa nuova. E non è mica facile, eh? Non è che uno esce, va in un negozio e bam, s'innamora. E no, mica succede così. Ci vuole tempo, l'umore giusto, la volontà di correre il rischio di non trovarlo più, l'amore della vita. Io da anni sogno una borsa di Moop, da quando Instagram non esisteva neanche nella mente del suo ideatore e si condivideva tutto su Flickr. La preistoria, insomma. Moop è un laboratorio di Pittsburgh che realizza borse in tela e io le amo tutte. Oggi vorrei questa


3. E poi, che vi devo dire, sì ne possiedo già tre paia, sì machissenefrega, voglio un altro paio di zoccoletti svedesi. Dorati. Che con i miei jeans un po' a zampa starebbero da Dio. Giusto, no?


martedì 7 aprile 2015

Leggermente: Molto Forte Incredibilmente Vicino

Oggi torna Elena, con un libro forte, difficile, che ti mette a dura prova. Ma che vale davvero la pena di leggere. Buona lettura. 

La colonna sonora, signori miei, è perfetta.


Di questo libro non so se riuscirò a scrivere qualcosa di sensato. Ho adorato Molto Forte Incredibilmente Vicino di Jonathan Safran Foer dalla prima all'ultima pagina, figure comprese.
Ne ho amato il ritmo e la fotografia (perché sì, mentre lo leggete "lo vedete tutto", scena dopo scena), il dolore e l'ironia, l'amore e la follia.



L'ho letto anni fa, e in questo periodo in cui faccio fatica a infilarmi anima e corpo in un romanzo, ho pensato potesse farmi bene provare a scrivere di qualcosa che mi ha segnata così tanto. Da non molto tempo è uscito pure il film, non l'ho visto: chiamatemi snob, se vi pare, ma non voglio cattive sorprese.



Molto Forte Incredibilmente Vicino porta con sé la morte, una morte di massa in verità (le storie che si intrecciano si basano sull'attentato alle Torri Gemelle e sull'ecatombe della guerra), ma contemporaneamente ci parla dell'intimità estrema della morte.
In quanti modi possiamo provare a superarla?
Nello stesso nucleo familiare, cresciuto tra le medesime regole, abitudini, esperienze, quanti diversi approcci alla morte possiamo trovare? Il lutto di una moglie quanto è differente da quello di un figlio?

Il libro di cui scrivo oggi parla di protezione, non dalla morte ma dalla perdita che la morte porta inevitabilmente con sé. 



Molto Forte Incredibilmente Vicino ci racconta di un viaggio reale e metaforico, di una missione di vita per sconfiggere il vuoto, di una ricerca fisica e interiore che porti pace e regali un po' di sollievo.
Ci sono un dolore delicato e un cinismo commovente che vanno incontrati, vanno letti, vanno sentiti per poterli amare come è successo a me. Senza perdersi nemmeno una foto, senza tralasciare simboli, immagini, parole cancellate, spazi vuoti.
Fatelo, che è un libro bellissimo.



Citazione preferita: impossibile scegliere, dovrei riscriverlo tutto. Quindi apro a caso e vi lascio la prima frase che mi si incolla sul cuore: "Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato".

P.S. Questo romanzo, come è successo a tante persone, mi ha aperto al mondo di Safran Foer, di cui ho successivamente letto Ogni cosa è illuminata (trovate qui qualche vecchia considerazione in merito) e Se niente importa, talmente potente da farmi riflettere per rivedere molte delle mie già ragionevolissime abitudini alimentari.

giovedì 2 aprile 2015

Ti regalo un libro


Aprile è iniziato ormai da due giorni e corre l'obbligo di tirare fuori i titoli da regalare questo mese. Eccoveli qui, tutti per voi. Mi lasciate un commento e il libro è vostro. Più facile di così! 

Buon aprile, buona primavera, buona Pasqua, buon tutto! E buona lettura, chevvelodicoaffare.