lunedì 30 dicembre 2013

Le cose belle del mese: Dicembre


Carissimi, che vi devo dire, "anche questo Natale se lo semo levato dalle...ehm". Ecco, il Natale è andato, sono sopravvissuta (a fatica) alla solita due giorni gastronomica a casa dei miei suoceri e mi godo qualche giorno di relax in attesa del Capodanno. Sto lentamente smaltendo la catasta di giornali che avevo ammassato nei mesi scorsi, ritaglio ricette che non cucinerò mai, passo ore su Pinterest, guardo la sesta serie di Dexter e metto a dura prova i cuscini del divano. Si fa vacanza vera, insomma. Ma dicembre sta finendo ed è arrivato il momento di fare la lista di cose belle. Here we go!

Il progetto Ptit su Instagram
Credo che ormai sia il terzo anno che partecipo a questo progetto e lo faccio con sempre maggiore entusiasmo. Il progetto - per quei pochi che non lo conoscono - prevede di condividere quotidianamente, per tutto il mese di dicembre, uno scatto magico e speciale. Ptit mi piace perché permette, ogni giorno, di fermarsi a pensare ai momenti che stiamo vivendo, rendendoli preziosi, siano essi l'incontro con un amico che non si vede da tempo, un tramonto, una nuova esperienza, oppure, molto più semplicemente, una tazza di tè caldo o un'ora di relax davanti al fuoco. Si tratta di una continua ricerca della bellezza delle piccole cose ed è per questo che amo questo progetto così tanto.

Il 2013 verrà ricordato come l'anno in cui ho scoperto Wes Anderson e ho immediatamente deciso che è uno dei miei registi preferiti. Dopo l'innamoramento per i Tenenbaum, lo scorso mese, l'amore si è consolidato pochi giorni fa con questo meraviglioso film, che racconta la storia di una fuga d'amore di due ragazzini. Ho adorato i due piccoli protagonisti e tutti gli altri personaggi, assurdi e stralunati come sempre, la dolcezza della storia e l'inconfondibile maniera di raccontarla. Dedicherò il prossimo anno a recuperare il tempo perduto, guardando tutti i suoi film, anche per rispondere a una domanda che mi incuriosisce: ma in ogni film di Wes Anderson muore un cane in maniera crudele?


Aosta
Pochi giorni prima di Natale, siamo andati a passare un fine settimana ad Aosta con amici. C'è qualcosa di meglio, per vivere l'atmosfera natalizia, di passare un po' di tempo in montagna? Credo proprio di no. E basta davvero poco: la vista delle montagne innevate, il vin brulè bevuto ai mercatini di Natale, la polenta, il freddo pungente e una sera al ristorante Bjork, dove ti sembra di fare un tuffo in Svezia, con il glogg, le luci delle candele ovunque e i biscottini di zenzero. Questo sì che è Natale.


La playlist anni '80
Non sono molto religiosa, lo confesso, e per me il Natale è soprattutto una festa pagana. Perdonatemi, vi prego, ma adoro l'atmosfera, i pacchettini, le luci dell'albero di Natale, gli abbracci con gli amici e la famiglia e...la musica. No, dico, ma quanto sono belle le canzoni natalizie? Io le amo tanto e conservo con cura la playlist con le mie canzoni preferite. Solitamente, le canzoni che più amo sono quelle anni '50, Dean Martin, Perry Como, Ella Fitzgerald, Bing Crosby, mentre quest'anno ho avuto una regressione all'adolescenza e ho ascoltato solo le canzoni dei miei quattordici anni: Band Aid, Wham!, Pogues e così via. Saranno i quaranta, ma il Natale di quest'anno, musicalmente, è stato tutto un ripensare ai lucidalabbra con i brillantini in omaggio con Cioè e alla postina di Naj-Oleari che non ho mai avuto (è un trauma dal quale non riuscirò mai a uscire).

Il Kindle
Babbo Natale, nelle vesti di mio marito, quest'anno mi ha portato il Kindle. E mi ha fatta tanto felice. Ora, credo lo sappiate, io ho una fissazione totale per i libri. Ne leggo molti (sempre troppo pochi, comunque), ne compro troppi (penso di avere due ripiani della libreria pieni di libri ancora da leggere) e ho con loro un rapporto fisico. Ma il tempo passa, il mondo cambia e a volte i libri non vengono stampati. Spesso i libri escono solo in formato ebook e io non avevo modo di leggerli, se non rompendomi gli occhi sul PC. Beh, diciamocelo, non potevo più vivere senza il Kindle, non credete anche voi? Comunque, quel sant'uomo di mio marito me lo ha regalato e la prima cosa bella è stata la possibilità di leggere il libro di un'amica, che avevo sul PC da tempo e non riuscivo mai a leggere. Quindi, viva la tecnologia (eh, nel frattempo ho comunque comperato due libri cartacei. A certi piaceri non si rinuncia!).

Gli Smiths sono la mia religione, no? Ormai vi ho sfiniti fino alla nausea con 'sta storia della mia passione per gli Smiths, lo so, abbiate pietà. Beh, insomma, tutto questo per dire che non potevo non leggere l'autobiografia di Morrissey. Me la sono regalata per Natale e la sto leggendo in questi giorni. Che dire, gente? Quest'uomo è davvero un poeta. Racconta una Manchester grigia e triste, fatta di scuole tetre, piene di odio e risentimento (insomma, si capisce perfettamente da dove viene tutto il dolore presente testi degli Smiths), un mondo cupo dove l'unica consolazione è la musica, il tutto ovviamente descritto in maniera superba, con frasi complesse e smpre poetiche. Morrissey descrive il suo incontro con David Bowie così: "smiling keenly, he accepts the note of a dull schoolboy whose overblown soul is more ablaze than the school blazer he wears, and thus I touch the hand of this inexplicably liberating reformer; he, a Wildean visionary about to re-mold England, and I, a spectacle of suffering in a blue school uniform." E niente, io mi emoziono.

lunedì 23 dicembre 2013

Tea for Two

C'è già tutto in questo post di Daria. Io mi limito a unirmi a lei e farvi gli auguri. Che sia un Natale splendido e un Nuovo Anno meraviglioso, proprio come lo volete voi. Ve lo auguro sul serio (ed è proprio vero che mi brillano gli occhi quando parlo di voi).

Forse è vero che nulla accade per caso.
Di conseguenza, forse, non è un caso che ultimamente abbia finalmente studiato Blackbird dei fantastici quattro.
Ma soltanto ieri, mentre me la cantavo e suonavo con l’acustica, ho focalizzato il testo.
PAM. Un botto, un colpo improvviso, occhi spalancati.
You were only waiting for this moment to arise.
You were only waiting for this moment to be free.
Toh, mi sono detta. Te lo sta dicendo pure Paul.

(l'illustrazione è di Krista J Brock)

Per cui questa è la canzone che voglio dedicare a tutti voi, amici e lettori di questo blog, per augurarvi un buon natale e ancor più un buon anno nuovo.
Un anno per prendervi quello che vi spetta, per spiccare il volo, per essere liberi.
Liberi di fare quello che preferite, quello che vi piace, quello che vi appaga.
Liberi di dire quello che pensate, di essere voi stessi.
Liberi di provare certi sentimenti, anche quelli che vi spaventano di più.
Liberi di proteggere il vostro spazio, per non farvi fottere il cervello dal marciume che vi circonda.

E qualsiasi cosa vi dicano o cerchino di farvi credere, qualsiasi cosa tentino di fare per schiacciarvi o demotivarvi o avvilirvi, tenete fermo il timone e ricordatevi che siete esseri unici e speciali.
Innanzitutto perché leggete questo blog e se entrate a casa di Cindy, significa già che siete belli.
E poi perché ognuno di voi ha qualcosa di straordinario da esprimere e da raccontare.

(foto via Lady P3pper)

A tal proposito, vorrei ringraziare Vero-di-mi-piace e Michela per aver lasciato un commento bellissimo al mio precedente post, raccontando due meravigliose storie di amicizia e regalandoci, così, un pezzetto del loro cuore.
Spero arrivino ancora tantissime storie. Per cui, raccontatemi qualsiasi cosa vi passa per la testa, mandate due righe, un commento, QUALSIASI COSA perché io e la Queen vi adoriamo, non sapete quanto, e non potete immaginare quanto abbiamo parlato di tutti voi venerdì, quando ci siamo trovate davanti a una cioccolata calda con le lucine dell’albero vicino e gli occhi della Queen che brillavano più del solito mentre parlava di voi.
Cazzo quanto vi amiamo per tutto il calore che trasmettete.

E quanto ho amato, in particolare, il messaggio che ho ricevuto in privato da un amico di vecchia data. Non me lo aspettavo. Non pensavo nemmeno li leggesse, i miei Tea for Two.
Invece li legge e mi scrive, pure. E mi racconta quanto si ricorda i momenti passati insieme e mi rovescia addosso mille flash e dettagli da togliere il fiato per quello che evocano e per l’emozione che mi esplode nella gola quando leggo:
“Mi ricordo quel fottuto momento della mia vita. E tutte le volte, cazzo, ho nostalgia”.
Amico, spero tu stia leggendo queste righe.
Perché ricevere il tuo messaggio è stato un po’ come ritrovarti e, soprattutto, è stato come ritrovare la parte più meravigliosamente vera di te.
Ora fai partire Blackbird, che te la dedico con un abbraccio enorme.
E fate lo stesso anche voi, piazzatevela in cuffia o sparatela dalle casse, canticchiatela come un mantra e volate leggeri, che vi aspetta un anno sorprendente e straordinario. Come voi.

mercoledì 18 dicembre 2013

World Press Photo 2013 - Forte di Bard


Domenica di dicembre, freddo pungente e cielo limpido, vacanza con gli amici. Dopo la mattinata ai mercatini di Natale di Aosta e il pranzo a base di polenta e carbonada, decidiamo di fermarci al Forte di Bard per la mostra World Press Photo 2013. Il forte è bellissimo, i nostri animi sono scaldati dal vino e dall'allegria della compagnia. Ridiamo a caso per tutta la salita al forte, passiamo da un ascensore all'altro (beh, a piedi non ce l'avremmo fatta, magari ne riparliamo questa primavera) con la stupidera in corpo e gli occhi che sorridono. Prendiamo i biglietti, cerchiamo l'ingresso della mostra, entriamo e bum. Un colpo allo stomaco.
 
Non saprei come altrimenti descrivere questa mostra. Un colpo allo stomaco, al cuore, al cervello. Si tratta di una mostra sull'uomo, sull'orrore di essere uomini e sul dolore immane del mondo. La prima sala è interamente dedicata al conflitto in Siria e si apre con una delle foto vincitrici del premio: il viso di una donna, celato tra le mani, di cui si vedono solo gli occhi, pieni di lacrime e di dolore. Gli occhi sono una costante in tutta la mostra. Occhi di bambini, donne, adulti, anziani, tutti uniti dalla stessa sofferenza e dallo stupore, a volte, di fronte a tale sofferenza. Occhi increduli e terrorizzati. Occhi senza futuro.
 
Questi occhi, questi visi, queste espressioni di sofferenza sono tutte uguali, come se il dolore unisse il mondo. Nel guardare queste foto, ti rendi conto che non c'è differenza tra l'uomo siriano che piange la morte del fratello e il giovane nero di New York che ha appena ucciso il padre. Sui loro volti c'è la stessa espressione straziata. Così come non c'è differenza tra lo sguardo di disperazione di una negoziante spagnola il cui negozio è stato distrutto durante una manifestazione di protesta e quello di una bimba siriana che piange la morte del padre. Il dolore ci unisce tutti. Il dolore ci rende tutti uguali, indipendentemente da ciò che viviamo.
 
Io non sono una persona che si commuove facilmente, ma giuro, questa mostra mi ha fatto venire il groppo in gola. Le sale si susseguono raccontando storie difficili, le prostitute nigerane che si vendono ai margini di una strada romana, su un materasso sporco in mezzo ai rifiuti, la donna pakistana sfregiata dall'acido insieme alla sua bimba, la donna che cura il marito malato di alzeihmer, i giovani delle favelas brasiliane e quelli delle gang de El Salvador e così via, in un crescendo che ti porta a pensare di non poterne più. Ma quando credi davvero di non riuscire a sopportare più altro orrore, ecco un barlume di speranza: la foto di una giovane donna, nel mezzo di un'infinita distesa di rifiuti di una discarica africana, seduta a leggere un libro buttato via da chissà chi. Il volto leggermente inclinato, gli occhi assorti e un sorriso mezzo accennato. Quel sorriso timido mi ha ricordato la bellezza della vita nel mezzo di un mondo di orrore. La volontà di aggrapparsi a qualcosa per sopravvivere al brutto del mondo.
 
Per fortuna, a far da contraltare a questi reportage di dolore, ci sono bellissime immagini di animali, splendenti nei loro colori, quasi a dimostrarci la superiorità e la perfezione del loro mondo. Un mondo perfetto finché non viene sporcato dall'uomo, che quegli animali li fa soffrire, li uccide e li umilia, come nel caso delle scimmiette ammaestrate di Giava. Ma questa pausa nella natura è brevissima, si passa subito alla sala dedicata ai ritratti. E si torna a guardare in faccia le persone. Persone dai volti stanchi, seri, assenti, addolorati. Donne che non si vedono, perché nascoste dal velo, che le rende quasi un tutt'uno con la tappezzeria che fa da sfondo. Persone deformi, che l'occhio del fotografo ha trasformato in sculture. Lo sguardo di sfida del torero spagnolo che ha perso un occhio. Il visto duro della prostituta danese. Quello dolce e lievemente allucinato della ragazza americana che tiene in braccio una bambola.

Ma sapete cosa mi ha colpito di più di questa mostra? Il silenzio. Le sale erano piene di gente, ma quasi nessuno parlava e quei pochi lo facevano sottovoce. C'erano coppie, gruppi di amici, ma nessuno commentava le foto. Quasi avessero paura di mancare di rispetto alle persone ritratte in foto. Oppure, molto più probabilmente, come se non riuscissero a trovare le parole davanti a quell'orrore col quale erano costretti a confrontarsi. Del resto, cosa si può dire di fronte a tutto ciò? Credo che l'unica cosa che si possa dire, anche a costo di sembrare banali, è che tutto questo serve a farci capire l'immensa, straordinaria fortuna del nostro essere persone normali, con una vita di alti e bassi, di dolori ma anche di immense felicità. E di infinite possibilità. Il mio obiettivo sarà cercare di non scordarlo mai. Credo sia il miglior modo di rendere giustizia a tanto dolore.

venerdì 13 dicembre 2013

La lista di Natale - seconda parte

Buongiorno! Ecco la meravigliosa seconda parte della meravigliosa lista dei negozi dove acquistare i regali di Natale. Come per la prima parte, l'unico e solo principio che regola questo elenco è che si tratta esclusivamente di negozi online, dietro a cui si celano persone belle e che vendono prodotti fatti con le loro mani. E che potete seguire su Instagram. Ciò detto, eccovi la seconda parte della lista dei negozi più belli del mondo. Natale è dietro l'angolo, correte a comperare! E ripetete con me, abbasso il centro commerciale! ;-)
Zelda was a writer
Come si fa a non amare Camilla di Zelda was a writer? Lei è tutto un mondo di creatività, intelligenza e simpatia. Una persona con tanti sogni, che lavora duro quotidianamente per realizzarli. Una persona bella e bella vera, come ce ne sono poche. E, nel suo magico "delirio" di creatività, Camilla si è inventata dei taccuini realizzati a mano, che trovate in vendita su A little market, per realizzare un suo sogno e aiutare voi a realizzare i vostri. No, dico, vogliamo mica rinunciare a questi taccuini magici, eh?



La sartoria dei confetti
Su Instagram Federica è una vera e propria star e se lo merita alla grande, perché realizza piccoli oggetti pieni di bellezza e poesia. Nel negozio di Federica trovate portachiavi, tovagliette, pochette, borse, giocattoli e alcuni capi di abbigliamento. Mi ha attratta, molto tempo fa, grazie al portachiavi dedicato a Instagram e definitivamente conquistata con le sue gonne stilosissime. Ne devo avere UNA (messaggio poco velato indirizzato a mio marito).



Una nuvola
Del negozio di Claudia vi avevo già parlato in una wishlist, tempo fa, e ci tengo a farlo ancora perché le sue cose mi piacciono da matti. Claudia realizza dei gioiellini semplici e delicati, orecchini, collane e bracciali con gufi, gatti, stelline, bottoni e cuoricini. Dolci, ma pieni di stile. Io ho comperato da lei una collana, quest'estate, che adoro.



Pupi di pezza
Pupi di pezza è il negozio di Roberta e dentro ci trovate un sacco di roba, diciamocelo, fighissima. T-shirt, bracciali, i pupi che danno nome al negozio e poi la cosa che mi attira di più: le magliette e etichette personalizzate come si desidera. Se mai sceglierò un logo di A casa di Cindy, mi farò subito fare la maglietta da lei, chevvelodicoaffare! Tra l'altro, nello scrivere questo post, ho scoperto che Roberta ha anche un negozio su Etsy e lì ci sono anche timbri, washi tape e altre cose belle belle



Gaia Segattini
Signore e signori, ecco a voi un'altra star. Lei è brava, bravissima, immensa. La conoscerete sicuramente tutti, ma magari laggiù da qualche parte c'è ancora qualcuno che non sa chi sia e allora ci tengo a raccontare di lei. Gaia è la regina dell'handmade, tiene corsi, scrive libri, è un'ispirazione continua. La cosa che più mi piace di lei è che crea accessori all'uncinetto assolutamente contemporanei e di tendenza (ho un suo cappello con il teschio che ogni volta suscita commenti ammirati). Anche Gaia la trovate su A little market, dove vende collane e bellissime fasce gattose.



E buoni regali a tutti!

mercoledì 11 dicembre 2013

43/52


Probabilmente nessuno se ne sarà accorto (com'è giusto che sia, ovviamente), ma da qualche tempo sto saltando l'appuntamento con la foto settimanale. Stava diventando una sorta di obbligo, non mi divertivo più e ho deciso di prendermi una pausa. Mica siamo ai lavori forzati, qui, eh. Ho tenuto duro per un sacco di tempo, alcune volte facendo davvero fatica, ma trovando sempre l'ispirazione per pubblicare qualcosa che valesse la pena condividere (almeno lo spero). Ultimamente, però, la cosa si stava trasformando in una forzatura e quindi, basta. Ci manca ancora che uno debba sentirsi costretto a pubblicare degli inutili post su un blog, eh insomma, c'è un limite a tutto! Quindi ho deciso di rallentare, continuerò a pubblicare una foto qua e là, ogni tanto, non ci sarà una cadenza fissa. E quando arriveremo finalmente alla foto numero 52, ragazzi, che figata! Sarà la conclusione di un progetto, magari un po' più lento, ma ce l'avremo fatta. Del resto, mica si può essere perfetti. Io, perlomeno, non lo sono proprio mai stata. Mai stata bella, mai stata secchiona, mai stata veramente magra, mai stata ricca, mai "arrivata" sul lavoro. La mia è una vita da mediana (ah, anche mai stata brava negli sport), che vi devo dire. E quindi volete che mi spaventi l'imperfezione di un progetto sul blog?

E visto che sono in vena, vi devo fare una confessione. Sono un'omicida. Intenzionale. Ho ucciso la mia pasta madre. Dolcemente, serenamente, l'ho uccisa. Dopo l'entusiasmo iniziale e un lungo periodo di tentativi e sperimentazioni, mi sono resa conto che panifico davvero troppo poco per giustificare il continuo mantenimento della signorina in frigo. Ho realizzato che stavo davvero sprecando una quantità notevole di farina e non mi sembrava giusto. Non ha senso continuare a rinfrescare, curare, accudire, se poi si usa la pasta madre meno di una volta al mese. Non fa per me. Ci ho provato e con grande serenità ho detto basta. Una piccola voce dentro di me la bolla come fallimento, ma - come ho già detto - la verità è che non sono perfetta (e questo lo so per certo da quando andavo a scuola con i vestiti fatti da mia mamma in piena epoca paninara) e neppure lo voglio essere (beh, all'epoca un bauletto Naj Oleari mi avrebbe migliorato la vita, ma che ci devo fare, così è). Ah, a proposito di fallimenti,  la prossima volta vi devo raccontare della mia orchidea, che ha perso tutti i fiori. Uh, poi verrà anche il momento di confrontarmi con i buoni propositi dello scorso anno, ussignur.

lunedì 9 dicembre 2013

Tea for Two

Ogni Tea for Two è più bello di quello precedente. E poi questo è davvero speciale. Sono felice che queste parole siano qui.


Uno aspetta tanto l’ispirazione, finchè si rompe le palle e inizia a scrivere.
Per farlo, mi metto in cuffia “So young”, Suede. E via. Via dal jazz, dal dixieland e da tutto quello che abbiamo ascoltato fino ad ora.
Suede e roba molto brit perchè stasera ho tanta nostalgia dei miei amici.
I miei amici sono sparsi ovunque ed è sempre più difficile incontrarli, è sempre più complicato vedersi per una birretta e due chiacchiere.

Suede, in particolare, vuol dire Urban. L’amica di cui non ero riuscita a parlare nel mio vecchio blog, nel mio personale tempio degli amici (chissà, magari un giorno vi svelerò dove si trova).

Lì mancano figure importanti quali, per esempio, Queen e Urban. Siccome conoscete già quello splendore della Queen, voglio presentarvi la Urban.



“Urban, in arte Bael, all’Inchiostro Festival di Alessandria (ph BibiBibodiBibù)”
Urban è minuta ma tosta, profonda ma leggera, ironica, divertente ma dark.
Urban è la ricetta perfetta, quella con gli ingredienti giusti nelle dosi più equilibrate.
Urban è raffinata ma mi vuole bene anche quando le dico che mi trastullerei volentieri Fabri Fibra (Fabri Fibra è tanta roba, comunque).
Lei è più da Brett Anderson, per capirci. E da Morrissey. Beh, da Morrissey lo siamo pure io e la Queen, inutile dirlo, ma è Morrissey a non essere interessato a noi. Ahinoi.

Non vi ho detto che la Urban è anche dissacrante e stronza, all’occorrenza. Ma in un modo che ti fa spaccare dal ridere anche solo con una faccia o una battuta, dietro quegli occhiali neri alla Moz e i suoi piercing.
La Urban è bellissima, piccola com’è, e ha un look che sembra uscita da una rivista di moda berlinese figa. La Urban è figa perchè ascolta musica figa ed è ancora più figa perchè non la ascolta per fare la figa. A lei piace proprio la musica figa.
Io mi ci scontro un po’ perchè vorrei portarla a qualche concerto dubstep o a ballare su Fatboy Slim, ma lei proprio non ci sente. Però andremo a Manchester, sulle tracce dei nostri adorati Smiths e dei numeri 7 di quella squadra sensazionale. Perdonatemi, ma mi sento di considerarla l’unica squadra degna di nota (a parte la mia).



“perchè Urban quando parla di pop lo fa sempre con stile”
 
Non vi ho detto che Urban, essendo figa, non poteva non avere un fidanzato fi-ghis-si-mo (Il Bisa).
Inutile dire che tra i nostri sketch preferiti c’è tipo:
“Urban, sai che voglio fare reiki?”
“Ma dai? Anche Bonnie l’ha fatto. E ha fatto un trattamento al Bisa poco tempo fa”
“Solo a me non fai mettere le mani addosso al Bisa”
“Perchè di te non mi fido, bagàsa”
“Non hai tutti i torti Urban”.

Purtroppo so di aver scritto male questo post e so anche che vi dirà molto poco. Così come so che fatico a descrivere in poche righe le persone che per me significano tanto. Soprattutto se ho bevuto svariati bicchierini di Candolini prima di iniziare a scrivere (è sempre così: uno pensa di sciogliersi con l’alcol e invece gli si ingarbuglia la lingua e basta).
In realtà quello che sto tentando di fare (oltre a dire alla Urban che le voglio bene come le ali aperte) è invitarvi a raccontarmi un’amicizia fondamentale in poche righe, in un aneddoto, in un commento, in un post, in una mail, in quello che preferite. 

Io lo so che ognuna di voi ha qualcosa di speciale da dire a riguardo, la Queen, innanzitutto, e poi sicuramente Anna dai cerchietti fru fru, la colorata Vero-di-Mipiace, Elena sotto il suo ombrello trasparente, Maricler dal suo molo di Trieste, Serena (se non si è già trasferita a Essaouira), Nazarena (mannaggia a te che mi hai risvegliato il prurito di andare in Norvegia), Federica che ci butterà giù due righe con una vecchia macchina da scrivere, Raffaella e la sua storia dei dentini da caffè, Michela direttamente dal mare di Sicilia, GiuliaM (GiuliaM, ti prego, donaci una wishlist). E quella Claretta del mio cuore che qui nel blog si sente poco ma io so che c’è sempre. Come nella vita.


 “Urban con Hela, una delle creature feline di casa Urban/Bisa”
 (non so chi ringraziare per questo bellissimo scatto)

venerdì 6 dicembre 2013

La lista di Natale - prima parte

Buongiorno! Vi è già presa la smania del Natale? A me sì. E non so come mai, visto che negli ultimi anni ero in pieno spirito Grinch. Ma tant'è, Natale sta per arrivare, le lucine le ho montate, la playlist è pronta, la canzone di Natale di Radio Deejay è già in giro, quindi godiamoci l'atmosfera.
Di solito il venerdì è dedicato alle wishlist, ma ho deciso di fare una pausa natalizia. Del resto, noi facciamo liste dei desideri tutto l'anno, perché non smettere di farle quando le fanno tutti gli altri? Insomma, siamo alternativi o no? Beh, dai...alternativi fino a un certo punto, perché ho deciso di fare una cosa che non fa proprio nessuno: la gift guide! Indie fino in fondo, eh? Punk come se non ci fosse un domani. Vabbè, che vi devo dire, il Natale mi ha dato alla testa e ho deciso di sostituire la wishlist con una lista di negozietti dove acquistare i regali. Tutta presa dallo spirito natalizio, mi sono detta: "tutto l'anno pensiamo a noi, in questo mese ci dedichiamo agli altri, dai". Ehi, ma solo per questo mese, che sia chiaro! Da gennaio ritornano le wishlist, non si scherza!
Però questa sarà una lista di negozietti un po' speciale, perché si tratta soprattutto una lista di persone. Di persone che creano cose bellissime e le vendono online. Di persone che non solo creano e vendono, ma che si raccontano. Che condividono la loro quotidianità, le storie che si celano dietro le cose che vendono, i loro sogni, le cose belle e brutte. E tutto questo, per me, fa sì che quegli oggetti diventino preziosi come gioielli. Piccoli oggetti con una storia e un sorriso dietro. Io credo non ci sia niente di più bello. Tutti questi negozi li ho conosciuti tramite Instagram, molti di loro sono molto famosi, ma magari qualcuno di voi non li conosce ancora e quindi ci tenevo a fare loro - nel mio piccolo - un po' di pubblicità. Chissà che non troviate un'idea per un regalino speciale? Io ho già acquistato da molti di loro e sono felicissima!

Pollaz
Pollaz è la creatrice di piccole magie di stoffa. Tovagliette a forma di casetta. Cuscini che ritraggono personaggi buffi. Guanti e grembiuli da cucina. Pollaz ha dato vita anche a due bellissime collaborazioni: con Yeya, con la quale ha realizzato un set da cucina (ma quanto è bello il grembiule?) e con Milk Tooth's Rain, con cui ha pensato un set da tè con tazza, tovaglietta e copritazza coordinati (adoooooro).

 Pretty in Mad
Pretty in mad ha un'enorme passione per la fotografia analogica e per i gatti (lei ne ha due e io ne sono innamorata alla follia), di cui racconta sul suo blog, ed è una persona estremamente creativa.  Tempo fa, vi avevo parlato di lei per i bellissimi collage che realizzava con i ritagli di giornale, ora ha aperto un negozio Etsy dove vende piccoli bijoux a tema felino e fotografico e tante colorate pochettine. Io vorrei comperare tipo TUTTO!

 I love paper
Lisa di I love paper mi ha conquistata "visivamente", grazie alle foto che pubblica quotidianamente su Instagram. Lisa realizza gioielli in carta che sono una poesia vivente, piccoli fiori colorati che diventano orecchini super chic e collane delicatissime. Sono nella mia wishlist da secoli e devo proprio decidermi a regalarmene uno!
 Uhlalà
Uhlalà è una fiorista freelance, una designer, una blogger, l'anima del progetto Moi je joue e soprattutto una persona di grandissimo gusto. Io la seguo da tanto e ho fatto i salti di gioia all'apertura del suo negozio, dove vende...pompom. Pompom come elastici per capelli, clip per scarpe, spille e per quello che volete voi. SONO BELLISSIMI, voglio urlarlo al mondo.



 Thelapisu
Ma dopo aver comperato tutti questi favolosi regali, vogliamo incartarli? Eccerto, il pacchetto è la parte più divertente! Ecco che allora entra in scena Thelapisu, con i suoi stickers personalizzati e altri accessori per pacchetti che uao. Io li ho comperati e ne vado fiera!


Allora, che mi dite di questa selezione? Bella, vero? La prossima settimana vi aspettano altri negozietti, mamma mia, dovete proprio dirmi grazie. Idee regalo speciali, che si possono acquistare tranquillamente da casa, mentre siete lì seduti in poltrona a sorseggiare un tè, evitando traffico, code e caos. Che non si dica che non vi voglio bene!

martedì 3 dicembre 2013

Le cose belle del mese: Novembre


Finalmente ci siamo, dicembre è arrivato! Io sono felicissima, mai come quest'anno ho voglia di Natale, luci, dolci, regalini, auguri, abbracci, musichine anni '50, freddo, festeggiamenti (il vero spirito del Natale, no?). Ma prima di tuffarci nella meravigliosa atmosfera delle feste, vi faccio fare un salto indietro, torniamo al mese di novembre e vi racconto quali sono state le cose belle di quel mese così grigio e noioso. Ve le racconto con qualche giorno di ritardo, ormai qui a casa di Cindy abbiamo un po' di cose da rincorrere e non sempre riesco ad essere la precisina puntuale che sono di solito. Ahimè. Ma bando alle ciance, via con le cose belle.
Il pan dei morti
Il mese di novembre per me si apre rigorosamente con il pan dei morti. Ogni anno, il freschino autunnale mi fa nascere la voglia di dolci speziati, di cannella, chiodi di garofano, tè allo zenzero o all'anice stellato e il pan dei morti è il primo dolce di stagione a soddisfare tale voglia. Arriverà poi il momento dei gingerbread cookies, ma l'inizio di novembre è tutta una scorpacciata di pan dei morti, prima che scompaia dai banconi delle pasticcerie (sì, potrei prepararmelo anche a casa, ma mi piace il fatto di mangiarlo solo per un brevissimo periodo all'anno, è un po' un rito di apertura dell'inverno - del resto, che sono matta totale ve l'ho già detto, quindi...)
Arctic Monkeys
Chi mi conosce bene sa quanto io ami andare ai concerti. Mi emozionano. Mi fanno sentire viva. Mi rendono felice. Io non potrei mai stilare recensioni di concerti, perché li amo tutti. Mi piace l'atmosfera, il rito della birra, la gente e quella scarica di adrenalina pura che sento ogni volta che si spengono le luci e parte la musica. Come dicevo, io i concerti li amo tutti. Anche quelli di gruppi che non conosco benissimo. Tipo gli Arctic Monkeys. Sono arrivata al loro concerto dopo aver ascoltato qualche loro canzone e aver deciso che mi piacevano un casino. Il concerto mi ha entusiasmata e loro sono diventati la colonna sonora del mese. La mia preferita è questa, ché mi ricorda tanto gli Stone Roses. Ah, come amo gli Stone Roses, un giorno ve lo racconterò.
I libri di Alessia Gazzola
Novembre mi ha vista girare spesso in treno, dove mi hanno tenuto compagnia i gialli di Alessia Gazzola. Volete una lettura leggera, piacevole, che non vi sveli il senso della vita ma vi faccia arrivare da Savona a Milano in un lampo? Ecco, leggetevi le storie di Alice Allevi, la specializzanda in medicina legale che risolve casi di omicidio. Lei è sbadata, distratta, un po' sfigata, a volte ti fa venire il nervoso per quanto è svagata ma, al tempo stesso, è intelligente, brillante e determinata. E pure simpatica, altro che Kay Scarpetta.
Milano
Le peregrinazioni in treno di questo mese mi hanno portato spesso a Milano (questo lo scrivo per Daria Pop, che continuerà a fare congetture su cosa io vada a fare lassù) e mi hanno dato la possibilità di riscoprire una città che ho amato tantissimo e da dove, come spesso capita nella vita, mancavo da tantissimo tempo. Milano mi ha accolta quando ero all'università, mi ha regalato giornate speciali, persone bellissime che mi hanno riempito la vita e mi ha aiutata a crescere. Se sono quella che sono, tanto lo devo a Milano. Checché se ne dica, è una città meravigliosa e mi manca tantissimo.
Eh, sì. Sono arrivata a quarant'anni senza aver mai visto questo film. Non so come ho fatto, ma tant'è. Sono anni che fa parte della lista dei film da vedere, ma per un motivo o per l'altro, non mi è mai capitata l'occasione. Ci voleva una pigra sera di novembre e il vuoto della programmazione televisiva per farmi venire l'ispirazione. Bum, conquistata. Ho già voglia di rivederlo. Adesso, subito. Come si fa a vivere senza?
Qualsiasi cosa riporti il nome di New York attira la mia attenzione. Credo di possedere almeno cinque o sei guide diverse, qualche libro fotografico, un buon numero di film e oggettistica varia. Potevo quindi non lasciarmi conquistare da un romanzo sulla città di New York? L'ho visto in libreria, era in edizione economica, non potevo lasciarlo lì. No, no, no. E sono felice di averlo fatto, perché è una lettura davvero piacevole. Si tratta di un romanzo storico ambientato a New York, che prende avvio dall'epoca dei primi coloni olandesi per finire ai giorni nostri. Ci sono tanti personaggi e tante storie che si intrecciano, ma è la città la vera protagonista. Se amate New York, non fatevi spaventare dalla mole (sono 1000 pagine), lo leggerete d'un fiato. Grazie a lui, ho passato tutte le sere di novembre nella Grande Mela. Mica poco, no?