mercoledì 30 marzo 2016

Leggermente: Lost in Translation

Come ho scritto a Elena quando mi ha mandato il Leggermente di marzo, questo post è stato un regalo. Ogni suo post è un dono speciale, ma questo lo è ancora di più. Perché arriva in un momento complicato, doloroso, in cui il tempo è lentissimo e inesorabile. In periodi del genere, la bellezza è un grandissimo aiuto e quando ti arriva inaspettata lo è ancora di più. Quindi grazie Elena per questa recensione preziosa di un libro preziosissimo. 

L'ho già scritto sul mio blog che la scorsa è stata una settimana particolarmente difficile. Brutte notizie poi diventate buone, ansie (enormi ansie) inutili, condizioni personali che speravo ormai lontane e che in realtà si sono dimostrate più sveglie e attive che mai.

Dunque, quando ho scelto la recensione per Cindy, ho deciso di vincere facile.

Sapevo già di andare sul sicuro, sia per quanto riguarda il libro, sia per la colonna sonora e tutte le considerazioni del caso.
Per facilitarmi ulteriormente le cose ho lasciato campo libero all'istinto e ho pescato, come musica di accompagnamento del post di marzo, quella del film Lost in Translation.


Inutile dirvi quanto abbia amato questa pellicola, ma del resto è dai tempi dei Ghostbusters che Bill Murray per me non ne sbaglia una. Chi non è d'accordo metta il dito qui sotto (o lasci un commento, sempre qui sotto).

Dunque, si sarà ormai capito, il libro che ho scelto è Lost in Translation di Ella Sanders, Marcos y Marcos Edizioni.


So per certo che Cindy ne sarà entusiasta, e come lei molte delle mie compagne di blog, che hanno adorato questo libro sin dal primo momento e lo hanno scritto su tutti i social disponibili. Io l'ho ricevuto in dono da mia mamma; non sospettava minimamante quanto in realtà lo volessi comprare, aveva semplicemente raccolto sufficienti punti in libreria per un acquisto da quindici euro e il meraviglioso libretto orizzontale ha attirato la sua attenzione.

Lost in Translation è una raccolta, un elenco di parole intraducibili che però trovano pieno significato ed espressione di sé nella loro lingua d'origine.
Ci sono espressioni, per esempio, usate per descrivere la quantità d'acqua contenibile da due mani giunte a scodella. C'è il vocabolo che indica il senso di aspettativa di una persona che attende visite (rarissime) sull'uscio di casa: una parola inuit e non poteva essere altrimenti.


Ogni definizione è accompagnata da disegni bellissimi, essenziali ma poetici, allegri e malinconici contemporaneamente, in grado di rendere perfettamente l'atmosfera che sono chiamati a illustrare.

Naturalmente, proprio come succedeva con i cataloghi di abbigliamento semi economico, semi classico, semi cotone, che usavano quando ero piccola (e che venivano recapitati all'immancabile zia di turno, spacciatrice ufficiale di riviste fashion), il modo migliore per leggere questo libro è sfogliarlo. Perdendosi tra le pagine, scegliendo la parola che più ci colpisce, per il suo suono, per il suo significato, per la storia che porta con sé.


La mia è KOMOREBI e rappresenta la luce che filtra attraverso le fronde degli alberi, quella perfetta condizione dorata, così difficile da trovare, così meravigliosamente impossibile da ignorare. Chiunque, ne sono convinta, si trovi a passeggiare in un parco (bosco, foresta, giardino) nel magico momento in cui il sole passa silenzioso tra le foglie, tagliando lo spazio con decine di lame di polvere luminosa, non può che rimanere colpito, affascinato, da tanta bellezza.
I giapponesi hanno riassunto tutto questo in una parola.
Così come i tedeschi hanno scelto Waldeimsamkeit per spiegare come ci si sente a camminare da soli in un bosco (inutile dire che questa è la mia seconda parola preferita).


E dunque, prima di chiudere, pensavo: Ma la vostra qual è?
Chi di voi ha modo di sfogliare il libro e ha voglia di lasciare la sua definizione del cuore può farlo nei commenti qui sotto... sarà il benvenuto! L'inventore di mostri, ad esempio, so che indicherà senza indugio Gurfa, e tu, Cindy?

Ecco cosa dice il paragrafo dedicato a Komorebi, la mia parola del cuore:
"Per un attimo può accecare, ma è senza dubbio bellissima. C'è qualcosa di straordinariamente suggestivo e magicamente unico nella luce del sole che filtra attraverso il verde delle foglie".

martedì 22 marzo 2016

Girl Tuesday: Alexa Chung

Buongiorno. Torna l'angolo dedicato alle mie donne preferite, quest'oggi riservato a una delle mie (tre) icone di stile. La prima è la inarrivabile Zadie Smith, di cui vi avevo parlato nel primo appuntamento con #girltuesday, la seconda è Alexa Chung, protagonista di questa puntata, la terza la scoprirete nelle settimane a venire. 

Rispetto ai post delle scorse settimane, in cui mi dilungavo sull'intelligenza e la profondità emotiva delle persone di cui vi raccontavo, questo è volutamente pop e superficiale. Si basa sul puro aspetto estetico, sullo stile, sull'immagine. Perché dai, anche quella conta, no?  E poi io ho un gran bisogno di leggezza, quindi abbiate pazienza. 

Quindi non so se Alexa sia intelligente o meno, non ho citazioni sue da riportarvi, so solo che ho una sconfinata ammirazione per il suo stile e un amore infinito per la sua voce roca. 

Quello che amo dello stile di Alexa è la capacità di mettere insieme capi semplici in maniera (apparentemente) semplice, ottenendo un risultato perfetto. Ammiro la sua capacità di scegliere due cose (apparentemente) a caso e non sembrare una scappata di casa, come capiterebbe a me, ma una donna con uno stile personale e privo di difetti. Insomma, quella cosa che sui giornali di moda si definisce "effortlessly chic" e che vorrei tanto avere anch'io. 


(Esempio 1: io possiedo tutte queste cose nell'armadio, se le metto insieme così sembro una tossica. Perché lei invece è una figa pazzesca?)


(Esempio 2: io ce l'ho il chiodo e l'ho anche messo con un vestito elegante, una volta. Ma perché mi veniva in mente Loredana Berté e non Alexa, nel guardarmi allo specchio?)


(Esempio 3: qui un po' mi consolo, il cappottino beige non lo metto perché mi sbatte il viso, ma se non altro io non ho le gambe così secche)


(Esempio 4: a questo cappotto ho sbavato dietro tutto l'inverno, solo perché lo aveva lei. Poi cosa sembrerei con un cappotto così lo lascio immaginare a voi, eh)


(E per finire, eccola con la maglietta per la quale s'è guadagnata il mio sempiterno amore, se ancora ce ne fosse bisogno)

Potrei tediarvi ore e ore, con infinite foto, ma lasciamo perdere. Il suo stile "oh mi sono appena svegliata e ho messo la prima cosa che c'era appoggiata sulla sedia" non fa per me. Devo rassegnarmi. 

Passiamo invece a un video qualsiasi, tipo un video in cui sua maestà Lisa Eldridge la trucca. La sua voce, ragazzi miei, la sua voce. E il fatto che è incredibilmente perfetta già all'inizio, completamente struccata (piango fortissimo). E si lamenta, dice di essere orribile. Per la cronaca, c'è anche un altro video, dove è pure abbronzata. Vabbè, senza ritegno. 


Per finire, non scordiamoci che è stata la fidanzata di Alex Turner, ecco. 


Ma ditemi, qual è la vostra icona di stile? Dai, che sono curiosa!

venerdì 18 marzo 2016

Chiacchiere del venerdì


(Foto Daryn Bartlett via Unsplash)

Buongiorno, buongiorno, buongiorno! Come va? Qui va tutto abbastanza bene, fuori c'è un sole meraviglioso e sento la promessa della primavera, nonostante una bella nevicata solo due giorni fa. Ma io sono fiduciosa e sento che arriverà presto il momento di abbandonare gli stivali in favore delle mie amate Converse rosse. E' solo una questione di tempo. 

Sono giorni un po' pieni e mi manca il tempo per scrivere tutto quello che vorrei. E' tutto un ribollire di sensazioni e sentimenti, qui dentro, e vorrei tanto condividerli con voi, ma la banale vita quoditidiana non mi lascia tregua e non riesco a trovare un attimo per sedermi con calma e mettere in ordine i pensieri. Ma il tempo per fare due chiacchiere lo trovo senza problemi! E quindi eccomi qui, con le chiacchiere del venerdì. 

- questa settimana è successo un fatto eccezionale: sono tornata al cinema, dopo ben un anno (forse di più?). L'avrò già detto cento volte, io non amo molto andare al cinema, sono un po' fissata, penso che i film vadano visti in religiosissimo silenzio, non sopporto la gente che parla, mangia popcorn, si alza, va, viene, insomma, sono una grandissima rompicoglioni e quindi preferisco guardarmi i film a casa. Poi capita che devo assolutamente vedere un film e via, si va. Questa volta è stato il turno di Lo chiamavano Jeeg Robot, la storia di un ladro di periferia che si scopre supereroe per caso. Mi è piaciuto da matti, bravissimi attori, trama ben raccontata e la presenza di Claudio Santamaria che male non fa. 

- in questi giorni, "purtroppo", mio marito non è stato via per lavoro e non ho potuto fare la mia solita overdose di film su Mubi, porca miseria. Ne ho visti solo due: In the mood for love e Les châteaux de sable. Il primo, ambientato nella Hong Kong degli anni '60, racconta la storia dell'innamoramento di un uomo e una donna, entrambe impegnati. Per quanto indubbiamente molto bello, è di una lentezza straziante e ho abbandonato a metà, dopo aver tenuto duro solo per vedere i fantastici vestiti della protagonista. Il secondo, invece, mi è piaciuto davvero tanto e ve lo consiglio se amate i film francesi che raccontano storie di coppie travagliate (tutti, quindi?). E' davvero bello, delicato, scava nel fondo dei sentimenti dei protagonisti, ve lo consiglio col cuore. 

- visto che sento arrivare la primavera, comincio ad aver voglia di shopping. Come mi sono ripromessa in questo post, ho deciso di provare a usare la testa (che poi ci riesca è tutta un'altra cosa). Cercavo una borsa colorata per la primavera, e ho optato per questa. E' fucsia, in eco pelle, ed è di ISABo, una artigiana torinese che seguo da tempo. Ah, ed è bellissima, ovvio. Poi, in preda a una fitta d'amore per gli Smiths, ho preso questa maglietta. Ne possiedo già altre due, ma non si hanno mai abbastanza magliette degli Smiths.

- sempre in tema acquisti, sebbene di altro genere, mi sono lanciata e ho provato a comperare una cassetta di avocado coltivati in Sicilia. Seguivo Sicilia Avocado da tempo, mi incuriosiva la possibilità di acquistare avocado italiani e non provenienti dall'altro capo del mondo, ma ero dubbiosa perché c'è una quantità minima, 4 kg, un po' tanta per noi che siamo in due. Ma alla fine la curiosità era troppa e ho deciso di provare. Adesso ho una cassettina di avocado che guardo ogni giorno con amore in attesa che maturino e intanto pinno ricette con l'avocado come se non ci fosse un domani. Vi farò sapere. 

- infine i libri, anzi il libro. Ultimamente ho letto un unico libro, L'ultimo treno per Istanbul, che mi ha assorbita completamente. Sentivo tanto il bisogno di leggere un libro che non mi facesse pensare, che non mi ponesse quesiti né mi facesse riflettere su me stessa e il mondo, un libro che mi conquistasse solo con la forza della sua trama e finalmente l'ho trovato (perché non è mica così facile, eh). E' la storia di due sorelle turche, una delle quali sposa un ebreo e si trasferisce a Parigi, poco prima dell'occupazione nazista. E via con la suspense. Adesso che l'ho finito, mi sento come se mancasse qualcosa: non è che avete qualche altro libro del genere da consigliarmi?

E poi? Che altro mi raccontate? Dai, che sono curiosa! 

mercoledì 16 marzo 2016

Una ricetta? No, facciamo due!

Pur non essendo un'esperta di cucina e non essendo praticamente in grado di cucinare nulla di particolarmente complicato, mi ostino a condividere delle ricette con voi. Mi perdonerete mai? E' che quando trovo una ricetta veloce, semplice, sana e anche buona, mi viene assolutamente da condividerla con voi. Non ci sono pretese da food blogger, né particolari velleità di alcun genere, considerate questi post come un fogliettino scarabocchiato che vi passerei, se fossimo in ufficio insieme, dicendovi "dai prova la ricetta, merita". Come immaginerete, si tratta in entrambe i casi si tratta di dolci vegani. Ormai non torno più indietro, perché i dolci sono buoni e li mangio senza sensi di colpa. E sto meglio, tanto mi basta. 

Plumcake al limone

Il plumcake al limone è una sorta di comfort food, per me. Solitamente, a colazione mangio le fette biscottate, ma quando sono stufa di 'ste robe secche e mi viene voglia di una bella torta, nel 90% dei casi, mi viene in mente lui. Prima lo facevo seguendo questa ricetta, che è comunque ottima e che vi consiglio se non avete particolare interesse per i dolci senza latticini e uova. 

Quando mi son decisa a cambiare modo di mangiare, trovare la ricetta del plumcake è diventata una missione fondamentale. Quando l'ho trovata, come sempre sul fondamentale sito Il goloso mangiarsano, la mia vita è diventata migliore. (La ricetta originale è leggermente diversa, ho fatto solo alcune minime modifiche a mio gusto). 



Ingredienti

250 gr. di farina 2
240 gr. di latte vegetale
100 gr. di zucchero di canna
90 gr. di olio di semi
2 cucchiaini di semi di lino
1 bustina di lievito per dolci
2 cucchiai di semi di papavero
La scorza grattugiata di due limoni

In una ciotola, mescolare tutti gli ingredienti secchi (farina, zucchero, lievito e semi di papavero), quindi aggiungere l'olio e poi il latte, sempre mescolando fino a ottenere un impasto morbido e uniforme. Frullare nel macinino i semi di lino e aggiungerli all'impasto. Quindi aggiungere la buccia grattugiata dei limoni. Versare il composto in uno stampo da plumcake rivestito di carta da forno e cuocere in forno caldo a 180° per 45 minuti. 

Muffin carote e arancia 

La scorsa settimana, improvvisamente, m'è presa una gran voglia di camille. Io adoro i dolci con le carote e le camille hanno fedelmente accompagnato tutta la mia epoca universitaria e anche i primi anni al lavoro, quando mi svegliavo sempre all'ultimo minuto e facevo colazione davanti al pc con una camilla e un caffè della macchinetta. 

Nel cercare qua e là in rete, mi sono imbattuta nella ricetta perfetta: semplice, pochi ingredienti, niente sbatty. Tra l'altro, l'ho trovata su un blog, chiamato Mammarum, dove ci sono un sacco di ricette interessanti. Vista l'ottima riuscita di questi muffin, direi che ne proverò altre. (Anche qui ho fatto un po' di modifiche, piccole piccole). 



Ingredienti (per 12 muffin)

200 gr di carote grattugiate
150 gr. di farina 2
50 gr. di mandorle tritate finemente
75 gr di zucchero di canna grezzo
130 gr di latte vegetale
45 gr di olio extra vergine di oliva
1 bustina di lievito
La scorza di un'arancia grattugiata 

Tritare le carote nel mixer, metterle in una ciotola insieme allo zucchero, al latte e all'olio e mescolare bene. Aggiungere quindi farina, mandorle tritate e lievito e continuare a mescolare. fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungere ancora la scorza d'arancia, mescolare bene e cuocere in forno caldo a 180° per 25 minuti circa. 

venerdì 11 marzo 2016

Wishlist del venerdì

Buongiorno, amici! Come state? Per me è stata un'altra settimana lunga e un po' complicata, ma oggi è venerdì e voglio solo riempirmi gli occhi di bellezza. Nient'altro. Quindi non perdiamo tempo e via con una lista dei desideri piena di cose super mega meravigliose. 

1. La sentite la primavera? Io sì, forte e chiaro. Nonostante neve, freddo, tempo grigio, io sento che sta arrivando. E' lì, è un attimo e ci siamo. E come il vento in Chocolat, la primavera mi porta una certa inquietudine, un bisogno di muovermi, partire, non star ferma. Oltre a questo, mi mette anche una gran voglia di fare il cambio dell'armadio, tirare fuori le Converse e mettere solo felpette. 

C'è una cosa che unisce questi due miei desideri e si chiama Ink Your Travel, un sito tutto dedicato all'amore per i viaggi, dove si possono trovare magliette, tazze, borse, taccuini e...deliziose felpette, come questa qui sotto. Io la voglio tanto, devo farla mia, perché renderebbe decisamente molto più belle le gite di primavera. No?


2. E a proposito di gite di primavera, perché non andare a Bologna? Del resto, che profumo Bologna di sera, le sere di maggio. A parte questo mio rinnovato amore per Luca Carboni, Bologna è uno di quei posti dove voglio andare da una vita, visto che l'unica volta in cui l'ho vista è stata in occasione della gita di terza media. E quale migliore occasione per visitare Bologna di una mostra di Pollaz

Ormai conoscete il mio amore per Pollaz e la mia infinita passione per Wes Anderson, ne ho parlato mille volte. Ora le due cose si uniscono nella mostra Wes Wes Wes presso Zoo, dove Paola esporrà le sue opere dedicate al nostro amato regista. Io dico che è un'occasione imperdibile! In più, sempre in primavera, la galleria Ono Arte Contemporanea ospita una mostra fotografica chiamata Bowie before Ziggy, con fotografie di Michael Putland. Vado a prenotare il biglietto del treno, dai. 




3. E infine, un libro. Perché è impossibile che esista una wishlist di Cindy senza un libro. Ho almeno dieci liste di desideri di libri su amazon, divise per argomenti, ne ho una cartacea, vecchia come me, ho almeno tre note salvate sul telefono, per i libri che mi colpiscono in libreria, e almeno due o tre file di word salvati sul PC. Tutte ovviamente contenenti libri diversi. Dovrei diventare immortale, per poter leggere tutti i libri che desidero.

Questo libro, però, è speciale. Perché l'autore è un figo, non nel senso propriamente fisico del termine ma perché è un tipo in gamba. Si tratta di Dallas Clayton, un illustratore che ha scritto e pubblicato in proprio un libro per bambini che è diventato un successo enorme e che sicuramente conoscerete. Il libro si chiama Un libro fantastico!, ma non è quello che vorrei io. Io vorrei It's Never Too Late. A kid's book for adult. Mi sa che fa proprio per me. 


martedì 8 marzo 2016

Girl Tuesday: Tavi Gevinson

Quando m'è venuta l'idea del Girl Tuesday e di celebrare quindi tutte le donne che ammiro, lei è stata tra le prime a venirmi in mente. La ammiro come poche altre al mondo (perché poi, all'interno di tutte queste donne fantastiche, poi potrei anche fare una classifica, varie liste a seconda dei motivi di ammirazione, vabbè, lasciamo perdere) e lo faccio da un bel po' di tempo. 

Si tratta di Tavi Gevinson, la fashion blogger diventata famosa perché, ancora praticamente una bambina, aveva un blog seguitissimo e veniva invitata a tutte le sfilate più importanti. Quando ne ho sentito parlare la prima volta, mi ha incuriosita perché aveva dodici anni e i capelli tinti di grigio (quando ancora non era così cool). Oltre a pensare a che genitori fighissimi potesse avere, visto che la lasciavano libera di esprimersi come preferiva, mi incuriosiva la sua diversità, il suo essere profondamente se stessa in un mondo, come quello della moda, che tende a omologarci tutti. 



Il mio interesse si è trasformato in ammirazione quando Tavi ha cominciato a pubblicare una rivista online, chiamata Rookie Magazine, indirizzato soprattutto alle ragazzine adolescenti. La cosa che più di tutto mi piaceva, e mi piace ancora, di quella rivista e di Tavi stessa, è il modello fornito alle ragazze, lontano anni luce dalla rincorsa della fredda bellezza, della magrezza ossessiva, della superficialità e della omologazione subdolamente predicata dai media. 



Tavi mi ricordava molto Iris Apfel, altro mio grande mito (che comparirà presto qui, sul muro virtuale di casa di Cindy), un'altra donna che si è imposta nel mondo della moda con uno stile unico e grande intelligenza. Tavi ora è cresciuta, ha uno stile più misurato, è meno interessata alla moda e da ragazzina nerd è diventata una giovane e bella ragazza che fa l'attrice e sostiene le tematiche femministe, con grande forza e intelligenza. Diventerà una gran donna, ne sono sicura. 



Se volete capire meglio di chi si tratta, qui sotto trovate il suo Ted Talk, che risale al 2012, ossia quando lei aveva 16 anni. Non dico altro, solo "please, be Stevie Nicks", come dice lei alla fine del video. (Se volete, qui trovate la versione  del video sottotitolata in italiano). 


Questo video, invece, è molto più recente (di pochi mesi fa) ed è un breve tour nel suo appartamento. Io lo adoro e infatti l'avevo già condiviso qui (lo so, son noiosa, ma non potevo farne a meno, lo amo troppo). 


E, infine, alcune citazioni.

Feminism to me means fighting. It's a very nuanced, complex thing, but at the very core of it I'm a feminist because I don't think being a girl limits me in any way. (Femminismo per significa lottare. Si tratta di una questione complicata, piena di sfumature, ma essenzialmente sono una femminista perché non credo che essere una ragazza mi limiti in alcun modo).

I understand that a lot of girls feel encouraged by what I have been able to do, but I've never felt like I'm a role model. I'm not concerned with building a great legacy or anything because I'll be dead so it won't matter. (Capisco che molte persone si sentano incoraggiate da ciò che ho fatto, ma non mi sono mai sentita un esempio. Non mi preoccupo di lasciare una sorta di eredità o altro, perché sarò morta e quindi non avrà importanza).

Women are complicated. Not because women are crazy, but because people are crazy, and women just happen to be people. (Le donne sono complicate. Non perché le donne siano pazze, ma perché le persone sono pazze e le donne sono persone). 

For most people, being a feminist sounds so complicated. It’s always more convenient to not be someone with controversial opinions. (Per la maggior parte delle persone, essere femministe sembra molto complicato. E' sempre più comodo non avere opinioni controverse). 

I think you have to take the approach that feminism is ultimately about freedom. (Credo si debba adottare il punto di vista secondo cui il femminismo riguarda essenzialmente la libertà). 

Ma ditemi, cosa ne pensate di Tavi? Sono curiosa!

venerdì 4 marzo 2016

Chiacchiere del venerdì


Buongiorno, amici belli. Eccoci qui, è di nuovo venerdì. La settimana è passata, finita, dimenticata e si già si sente il dolce profumo del weekend. Cosa farete? Io non ho particolari programmi, se non quello di riposarmi e stare tranquilla. Magari potrei anche aggiungerci una puntatina al cinema, se riesco a scrollarmi di dosso la pigrizia, un giro all'Ikea, ché servono stoffe per esercitarsi nel corso di cucito, magari una cena al ristorante, una colazione a base di pancakes e chissà cos'altro. Intanto, chiacchieriamo un po'?

- la grandissima scoperta di questo periodo è stata Mubi. Si tratta di una piattaforma online a pagamento (costa circa 6 euro al mese) dove si trovano film indipendenti e di difficile reperibilità. I film per dormire, come direbbe mio marito, insomma. Io sono impazzita e, nel giro di poche settimane, ho visto già un bel po' di film (grazie anche al fatto che mio marito è stato un sacco via per lavoro, eh). Ogni giorno viene aggiunto un film, che rimane sulla piattaforma solo per un mese, quindi c'è un certo stimolo aggiuntivo a guardarli, ecco.

- grazie a Mubi, ho visto Nana, un film francese che ha come protagonista una bambina di quattro anni che vive ai margini di un bosco. Nel film non succede praticamente nulla, eppure io ne sono stata così ipnotizzata da desiderare che non finisse mai. I gesti della bambina, le sue chiacchiere con sè stessa, l'ambientazione campestre, amore alla follia. Giusto per capire, questo è il trailer. Poi ho visto La belle saison, una delicatissima storia d'amore tra due donne, anch'essa ambientata in gran parte in mezzo alla campagna, e Shakespeare and Victor Hugo Intimacies, un documentario/film/intervista che ha come protagonista la nonna della regista, che racconta il suo rapporto di amicizia con un ragazzo che scopre poi essere un serial killer. E poi ho visto il meraviglioso The Disobedient, un film serbo che racconta la storia di due amici d'infanzia che si ritrovano e partono per un viaggio in bicicletta. E' delicato, romantico, un po' triste, tutto ambientato nella campagna serba in una calda estate. Bellissimo. Bellissimo. Bellissimo. 

- su Netflix, invece, ho guardato - con stra-colpevolissimo ritardo, ma ormai mi conoscete - Persepolis di Marjane Satrapi. L'ho adorato. Punto, non ho altro da dire in merito. Oltre a questo film di animazione, mi sono anche guardata About a son, il film dedicato a Kurt Cobain, che credevo essere un classico documentario e invece mi ha piacevolmente stupita perché si tratta di una sorta di lunghissima conversazione con Cobain, che racconta in prima persona la propria vita mentre scorrono immagini varie. L'ho trovato poetico, nella sua infinita tristezza. 

- per far riposare il cervello da tutti questi film impegnati, mi sono buttata nella visione di Jessica Jones, una serie (anche questa su Netflix) che racconta appunto di Jessica, un'ex-supereroina che lavora come investigatrice privata. Io l'ho trovato molto intrigante, mio marito faceva di tutto, ogni sera, per evitare di vederlo perché lo trovava noioso. Va detto che io sono un filo di parte, perché qualsiasi cosa faccia Krysten Ritter, l'attrice protagonista, per me è fantastico. 

- il progetto di cui mi sono innamorata recentemente, sempre grazie a Una cosa al giorno, è Ri-scatti. La storia, ovviamente, è bellissima: un giorno di ottobre, in un mercatino, Giulia acquista un pacco di vecchie foto vendute a peso. Nel guardarle, si accorge che sono immagini bellissime e allora decide di regalare loro una nuova vita, chiedendo a scrittori, attori e altri artisti di inventare per loro una storia. E' una magia, che trovate anche su Instagram e Facebook

- per quel che riguarda i libri, vi ho già parlato de Il Ciclope di Rumiz. Oltre a questo meraviglioso libro, che mi ha fatto tanto pensare, ho letto La gita di mezzanotte di Roddy Doyle, regalo di un'amica speciale che ha capito esattamente quello che avevo bisogno di leggere, e In altre parole, di Jhumpa Lahiri, il racconto di come la scrittrice ha imparato l'italiano e, essenzialmente, una grandissima dichiarazione d'amore per la nostra lingua. 

- era passato già troppo tempo dall'ultimo corso online fatto, quindi mi sono buttata su Seeing Through Photographs, un corso di fotografia realizzato dal Moma e presente su Coursera. Io ci provo, vediamo se riuscirò a portarlo a termine. Non credo, eh, ma tentar non nuoce.

In tutto ciò, la colonna sonora è sempre stata questa: 




martedì 1 marzo 2016

Girl Tuesday: Georgia O'Keeffe

Non so se sia nato prima l'amore per il New Mexico o per Georgia O'Keeffe, davvero non saprei dire, so solo che sono indissolubilmente legati, dentro di me. Sta di fatto che io, Georgia O'Keeffe la amo da tempo e, quando finalmente sono riuscita ad andare a Santa Fe e visitare il suo museo, ero felice come una bambina in un negozio di bambole Barbie. 

La amo perché ha uno sguardo magnetico e uno stile inconfondibile, mascolino, potente. 






La amo perché aveva un rapporto intenso e profondo con la natura. Perché per lei dipingere, almeno negli anni del New Mexico, voleva dire stare fuori, nel deserto, con una tenda, i colori e le tele. 




La amo perché era una donna coraggiosa e intelligente. E con due palle, così, diciamolo. 

I decided to start anew – to strip away from what I had been taught – to accept as true my own thinking. This was one of the best times of my life. […] I was alone and singularly free, working into my own, the unknown – no one to satisfy but myself.” (Decisi di cominciare tutto di nuovo – di liberarmi di cò che mi era stato insegnato – e di accettare come vero solo il mio modo di pensare. Fu uno dei momenti migliori della mia vita. […] Ero sola e strstraordinariamente libera, lavoravo dentro di me, dentro l’ignoto – nessuno da soddisfare se non me stessa.)

Where I was born and where and how I have lived is unimportant. It is what I have done with where I have been that should be of interest. (Dove io sia nata e come abbia vissuto non conta. È ciò che ho fatto nei luoghi in cui ho vissuto che dovrebbe interessare.)

To create one's own world takes courage (Ci vuole coraggio per creare il proprio mondo.)


E infine perché le devo la frase che mi ripeto dentro sempre come un mantra. 

I've been absolutely terrified every moment of my life - and I've never let it keep me from doing a single thing I wanted to do.

(Ho provato terrore in qualsiasi momento della mia vita, e non ho mai lasciato che ciò mi impedisse di fare qualsiasi cosa volessi fare)