giovedì 30 marzo 2017

Leggermente: Le otto montagne

Lo ammetto, a Elena non l'ho mai detto, ma mi è mancata moltissimo in queste settimane. E non certo perché lasciava libero uno spazio sul blog, ma perché ogni mese aspetto con trepidazione le sue parole e il libro che ha scelto. Certi mesi si tratta di una scoperta, altri di un nuovo punto di vista su un libro già letto e amato, come in questo caso, ma è sempre, in ogni caso, una bellissima sopresa, un regalo da scartare, una riflessione da far propria. Quindi, bentornata Elena, e grazie, di cuore. 

Sono tornata: dopo un mese di assenza, eccomi con un nuovo libro e un po' di emozioneIl lavoro e tutte le novità che questo 2017 sta portando con sé mi hanno tenuta parecchio impegnata, spero che le prossime settimane mi regalino più tempo per scrivere.

Intanto, vi dico subito che con questo Leggermente mi faccio perdonare, da voi e da Cindy, perché a sto giro ho scelto Paolo Cognetti e quando dico Paolo Cognetti intendo Le otto montagne.


Il ragazzo selvatico fu il primo dei suoi libri che comprai anni fa, lo lessi tutto d'un fiato e lo regalai.

Poi cominciai a cercare altri scritti di questo autore, per capire chi fosse e cosa avesse da dirmi: Sofia si veste sempre di nero, la serie di racconti su New York raccolta nel suo blog e alla fine Le otto montagne.


Ho impiegato parecchio a terminarlo, per mancanza di tempo e di coraggio. 

Ha iniziato a farmi male da subito, ha continuato per tutte le sue duecento pagine meno una e ha finito con l'ultimo punto. Questo libro mi ha provocato uno di quei dolori che solo le forti malinconie sanno dare, perché porta dentro di sé la mia infanzia, ma anche parte dell'adolescenza e le mescola spudoratamente con il mio essere una giovane donna in totale sintonia con la natura, parca nelle amicizie, legatissima a certi luoghi e piena di dubbi nei rapporti con il resto del mondo. Perennemente incerta su cosa sia giusto, sano, opportuno fare nella vita di ogni giorno ma, soprattutto, nel futuro.


C'è chi ha scritto (anche giustamente) che questo libro è la storia di un'amicizia, io ci ho letto più di ogni altra cosa la storia di un'impossibilità. A rischiare, a lasciarsi andare, a rinunciare, a mettersi in gioco, a cambiare, ad amare e farsi amare, a scendere da quella diavolo di montagna. 

Ognuno ha la propria, credo, ognuno ci fa i conti quotidianamente.


Ho riflettuto un sacco anche sulla storia delle otto montagne e sulla differenza tra chi resta sul cucuzzolo del monte Sumero e chi invece trascorre la vita a visitare tutte le altre vette. 

Chi vince? Chi ha ragione? Chi si comporta in maniera corretta? Chi vive meglio?

Non lo so, di certo io sono molto più simile al viandante che passa da una cima a all'altra, con tutti i lavori che ho fatto, le situazioni che ho vissuto, i luoghi che ho abitato. Spesso mi piacerebbe trovare il mio Sumero dove fermarmi e piantare la tenda, ma non ho nemmeno il tempo di prendere sul serio questa possibilità che è già l'ora di chiudere lo zaino e ripartire.


Prima di salutarvi e augurarvi buon cammino, ecco la citazione che ho scelto: "Una parte di me era affezionata alle cose che non sapeva".

4 commenti:

  1. Di Cognetti ho letto solo "Le otto montagne", lo consigliava un conoscente. L'ho divorato, per poi pentirmi per la voracità con cui sono arrivata alla fine, avrei voluto tenerlo un po' di più con me. Nonostante il tema, nonostante facesse male.
    Bella riflessione,
    Marta

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    1. Grazie Marta! Contenta che ti siano piaciuti sia il libro sia la riflessione :)

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  2. Me lo segno nella mia (infinita) lista...

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