giovedì 26 giugno 2014

Gli Arcade Fire e la musica

(foto radionoir.it)

Mentre ero lì, in mezzo alla folla, mi son detta: "questo devo raccontarlo". Ma come faccio a raccontare quella gioia, quell'esplosione di felicità, quella commozione, come se il cuore non fosse grande abbastanza per ospitare tutta la gratitudine? Beh, non ci sono parole adeguate per esprimere quello che ho sentito, io non so trovarle. Perché per me andare ai concerti non vuol dire sentire se un cantante è bravo, se sa suonare (che poi manco sarei capace a giudicarlo), se sa tenere il palco (che poi cosa vorrà mai dire). No, per me andare ai concerti è un atto d'amore. Allo stato puro. Nient'altro. E l'ho capito, ancora una volta, l'altra sera a Verona, al concerto degli Arcade Fire. Quando Régine ha intonato Sprawl II, la mia canzone preferita, è stato come se ci fossimo solo io e lei lì, come se la folla si annullasse e lei cantasse solo per me. Come se lei sapesse che quella è la mia canzone preferita e sapesse cosa provo ogni volta che la ascolto. 

Andare ai concerti per me comporta un rituale ben preciso. Arrivare presto, ma non troppo. Bere una birra, subito, appena entrati. Vagare un po' per il posto, cercando di capire quale possa essere la posizione migliore. Dare un'occhiata al banchetto delle magliette. Bere un'altra birra, se c'è tempo. Perché poi, quando inizia il concerto, ciao a tutti, non ci sono più per nessuno. Si spengono le luci, mi partono le farfalle nello stomaco ed inizia il mio film. Un film fatto di caldo, sudore, luci in faccia, braccia alzate e le canzoni che mi accompagnano da una vita. Se riesco a non cedere alla curiosità, evito di cercare la scaletta del concerto, così da godermi anche la sorpresa all'attacco delle canzoni che amo. Per me i concerti sono un'esperienza quasi mistica e per questo odio chi riprende il concerto col telefono invece di goderselo, chi scatta foto a manetta, chi parla in continuazione, chi si porta l'ombrello e pretende di usarlo. Dio santo, gente, e godetevi quello che state vivendo. 

Perché la musica è una cosa importante, quasi sacra. Chi non la ama quanto la amo io, non si rende conto. Per molti è un sottofondo da tenere in macchina, due cuffiette di mettersi alla spiaggia per passare il tempo, la radio accesa quando si fanno i lavori di casa. Per me è ben altro, è una cosa davvero seria, sulla quale non sono disposta a scherzare. La musica ha un potere immenso, il potere di parlare di me stessa e a me stessa. Ci sono cantanti che sembrano sapere tutto di me e canzoni che raccontano la mia vita. Ci sono pezzi che associo a momenti indelebili e che porterò con me per sempre. Ci sono brani che ascolto e riascolto solo per una frase, due parole, un ritornello. Perché quella frase, quella parole, quel ritornello sono scritti per me. Ci sono cantanti che sanno tutto di me. Loro sono Amanda Palmer, gli Arcade Fire, gli Smiths e gli Arctic Monkeys e io li amo come amo i miei amici. Loro sono miei amici. E voi? Provate la stessa cosa anche voi? O sono la solita matta solitaria? Uhm, se vi conosco bene, direi di no, c'è qualcuno lì che mi fa compagnia nella mia follia. Vero?

2 commenti:

  1. "Per me è ben altro, è una cosa davvero seria, sulla quale non sono disposta a scherzare." Alla luce dei nostri discorsi whatsapp di stamattina, mi viene ancora più da ridere (ps gli europe. ma pensa te cosa mi tocca sentire.)

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    1. Appunto, vedi come reagisco agli scherzi sulla musica che amo? Antonella Ruggiero, ma per piacere.

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