lunedì 16 giugno 2014

Il sogno più dolce - Doris Lessing


Questo libro è stato il regalo più grande del Project 10 Books. Ormai è finito da tempo, questo folle progetto, e alcuni dei libri che ho letto mi sono piaciuti tantissimo, ma in qualche modo lo sapevo. Sapevo che avrei adorato Stoner oppure La trilogia della città di K. e che mi sarebbe sicuramente piaciuto molto Rosso Istanbul. Ma questo libro è stata una meravigliosa, inaspettata sorpresa. Beh, grazie, facile, è un libro di una scrittrice premio Nobel, potevi immaginartelo cara Cindy. Certo, sicuramente, ma questo libro l'ho comperato nel lontano 2002 e, insieme a quello di James Ellroy, s'è fatto un po' di giri insieme a me, senza che io provassi mai la tentazione di aprirlo. Quando ho deciso di includerlo nel progetto di lettura di questi mesi, manco sapevo quale fosse la trama.  

Ma forse è stato meglio così. Perché alla terza pagina ero già innamorata, preda di un colpo di fulmine bruciante come quelli che ti prendono a quindici anni. Questo libro mi ha portato via tempo e sonno, ma mi ha regalato emozioni intense come pochi. Adesso sono in pieno trip da Doris Lessing e vorrei leggere tutta la sua bibliografia, tanto questo libro mi ha preso il cuore. Cosa c'è in questo libro? C'è la storia di una famiglia un po' strana e ci siamo un po' tutti noi. Infatti le vicende della famiglia si inseriscono nel quadro più ampio della storia contemporanea e ci sono le guerre, le illusioni degli anni '60, la ribellione dei '70, gli anni '80 e il flagello dell'Aids, il tutto inserito in una feroce critica del mondo occidentale, con la sua superficialità e stupida presunzione.

In questo libro ci sono personaggi meravigliosi, dipinti con una maestria tale da lasciare senza parole. C'è Johnny, il comunista che vive solo per la rivoluzione e per il partito, idolatrato dalle folle e ferocemente odiato dalla sua famiglia, per la sua indifferenza e mancanza di responsabilità;  c'è Frances, la moglie che sacrifica tutta la vita prima per lui, poi per i figli, poi per degli illustri sconosciuti, sempre pronta a rinunciare a se stessa per aiutare chiunque intoni un grido d'aiuto; ci sono i figli, sballottati e confusi;  la nonna, Julia, chiusa nel suo dolore e nella freddezza di donna d'altri tempi e c'è un'intera folla di ragazzi, amici, colleghi, parenti, ognuno di loro con il proprio bagaglio di vita e il proprio carico di follia.

E poi c'è lei, la vera protagonista di questo libro: la casa. Una grande casa signorile di Londra, la cui porta è sempre aperta ad accogliere chi passi di lì: gli amici dei ragazzi, i parenti in difficoltà, i compagni in cerca di sostegno, fino ai ragazzini africani senza più nessuno al mondo. Tutto questo senza il minimo buonismo, ma in un inferno di discussioni, litigate feroci, risate, voci, pianti. Una grande casa viva e sincera nella sua stranezza, dove tutto ruota intorno alla cucina, al centro della quale troneggia un grande tavolo dove compare sempre del tè, un dolce fatto in casa, cibo in abbondanza e cene di Natale riscaldate. Una cucina dove ti senti a casa anche tu, lettore lontano, perché per pagine e pagine ti sei seduto lì, hai ascoltato, riso, ti sei commosso e dove ogni sera avevi voglia di tornare perché ormai eri di famiglia. 

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