martedì 1 luglio 2014

Il secondo momento migliore - Valentina Camerini


Quando ho cominciato il libro di Valentina Camerini pensavo di leggere un libro sull’adolescenza. Ho scelto il suo libro perché mi avevano colpito, su Twitter, alcune immagini che lei faceva girare per pubblicizzarlo: tre ragazzi sorridenti seduti su una spiaggia, avvolti da una copertina arancione, accompagnati da citazioni di canzoni famose. Quelle foto, quei volti allegri, mi avevano fatto credere che si trattasse di un libro leggero e divertente, tutto incentrato sulle avventure di un gruppo di liceali spensierati, e l’ho acquistato pensando a una lettura da portarmi al mare, senza dover riflettere troppo. 

In effetti, per un bel po’, il libro è un racconto lieve di storie adolescenziali. Il protagonista del romanzo, Alberto Kaufmann, è un diciassettenne un po’ sfigato che diventa improvvisamente popolare perché cade rovinosamente mentre tenta di scrivere sui muri della scuola la sua dichiarazione d’amore per la bella Virginia, che ovviamente non se lo fila per niente. La storia prende avvio da questo episodio e, per un bel po’ di pagine, è davvero la cronaca della vita di un gruppo di ragazzini: risse, canne, concerti, pub scalcinati, troppe birre, motorini rumorosi, amori non ricambiati, primi baci che fanno tremare le gambe, studio, esami, allegria, incoscienza, ma anche difficoltà e i primi momenti di confronto con la vita vera, il mondo degli adulti, i problemi.  L’estate eterna della maturità, la scoperta del mondo, la voglia di viaggiare, l’interrogarsi sul futuro, un’adolescenza descritta così magistralmente che sembra quasi di tornarci, a quegli anni così intensi. 

Poi il romanzo, piano piano, cambia. I protagonisti proseguono con la loro vita, fanno scelte incredibilmente responsabili, si incanalano nella quotidianità. Nel leggere di Alberto e della fidanzata, della loro vita così lineare e quasi borghese, mi chiedevo: “Ma cosa mi sta dicendo la scrittrice? Dove vuole portarmi? Dove vuole portare i suoi personaggi?”. Non capivo quale fosse lo scopo, perché avesse fatto sì che la storia prendesse una piega del genere. 

È bastato voltar pagina per l’ennesima volta per capire tutto. Improvvisamente, sul finire del romanzo, ogni cosa prende il proprio posto, i pianeti si allineano e si capisce tutto. Questo non è un romanzo sull’adolescenza, non solo. Questo è un magistrale inno alla vita, un romanzo che occorrerebbe leggere e rileggere spesso, perché contiene un insegnamento fondamentale. Altro che romanzo leggero, come mi aspettavo io, si tratta di un libro che ti mette a confronto con te stessa e con le scelte che hai fatto nel corso degli anni. Perché questo libro, con seria lievità, ti ricorda che la vita è un miracolo e, in quanto tale, non va sprecata facendo cose nelle quali non si crede. La vita è una cosa così preziosa che esige rispetto. E tale rispetto lo si manifesta chiedendo a se stessi chi si è e cosa si vuole fare, più di ogni cosa, in questo attimo che è la nostra vita. 

Se avessi letto questo libro a vent’anni, mi sarei detta: “beh, ovvio, certo che vivrò la mia vita così. Alla massima velocità, godendo ogni attimo, mica me lo devi dire tu, cara scrittrice. Mi dici cose che già so”. Ma questo libro l’ho letto a quarant’anni e, nel rifletterci su, ho capito di essere grata a me stessa per averli saputi seguire, quegli insegnamenti, perché non è così facile. Certo non vivo la vita come pensavo l’avrei vissuta a vent’anni, mica si può diventare tutti ribelli giramondo, ma sono felice di sapermi fare certe domande. Perché basta un attimo e la vita ti incasella: lavoro, famiglia, matrimonio, mutuo, figli, pensione. Una serie di tappe che la società ti impone e che, se non stai attento, ti trovi a percorrere senza chiederti se tali tappe abbiano davvero un senso per te. 

Quindi concludo questo lunghissimo post ringraziando Valentina per questo libro leggero e potente, allegro e serio come pochi. Un libro che mi ha spinta a riflettere e che mi ha fatto scrivere di getto queste parole, cosa che non capita spesso. Un libro che mi ha commossa profondamente, e anche questo capita raramente. Grazie per avermi riportata all’adolescenza, grazie di avermi fatto rivivere gli anni dell’università, grazie del colpo di scena finale, grazie di avermi fatto fermare un attimo a pensare alla mia vita e alla felicità. Grazie. Adesso corro a rileggerlo, per godermelo ancora un po'. 

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