lunedì 7 luglio 2014

La mia vita e i mondiali di calcio


Michele Serra, in un articolo di qualche giorno fa su Vanity Fair, sosteneva che la vita di ciascuno di noi potrebbe essere scandita dai mondiali di calcio: arrivano ogni quattro anni, ci colgono in momenti molto diversi e, come istantanee inaspettate, ci fotografano lungo il nostro percorso di vita. Questa riflessione mi ha stuzzicata e ho deciso anch'io (che si sa sono piuttosto egocentrica) di ripercorrere la mia vita seguendo le tappe dei mondiali. 

I primi mondiali di cui ho ricordo sono quelli del 1982. Ho iniziato alla grande, non c'è che dire. La Cinzia che ha vissuto quei mondiali era una bambina incredibilmente felice, in campeggio in Gargano con famiglia e amici. Ogni anno, mio papà faceva tre settimane di ferie, che noi trascorrevamo per intero in tenda, qua e là per l'Italia. Tre settimane a piedi nudi, fatti di giochi nell'acqua fino al tramonto, rumore di cicale e fumetti da leggere nel primo pomeriggio, quando tutti dormivano. Credo che il mio infinito amore per l'estate risalga a quei momenti di paradiso. La Cinzia dell'epoca aveva un paio di zoccoletti di legno, una maglietta di Candy Candy tutta glitterata e non portava ancora gli occhiali. Delle partite non ricordo nulla, mio papà non era minimamente tifoso e non c'era la TV. Ricordo di aver ascoltato la finale alla radio, insieme al mio amichetto, che aveva scagliato il pallone al cielo al momento di un gol dell'Italia, chissà poi di chi. 

Dei mondiali del 1986 non ho praticamente nessun ricordo. Potrei ipotizzare che l'Italia non sia andata avanti molto, perché ricordo solo le partite di giugno, che mi infastidivano notevolmente perché in quel mese c'è la festa del patrono al mio paese, con giostre e musica, e le strade erano deserte. All'epoca facevo le medie e lo sport praticato con le mie amiche era mangiare gelati, macinare chilometri a vuoto e guardare i ragazzi più grandi. Di quelli del 1990 ricordo che ero in vacanza al Lago di Garda, insieme alla mia amica del cuore di sempre, che ora non mi saluta più per motivi a me ancora sconosciuti. Le partite le guardavamo al bar del campeggio ed eravamo sufficientemente sfrontate da tifare spudoratamente Argentina, durante la finale, circondate unicamente da tifosi tedeschi. 

Poi sono arrivati i mondiali del 1994. Brenda Walsh era la mia icona di stile, credevo di essere felice ma non mi rendevo conto di aver commesso due errori fondamentali: avevo scelto tedesco come seconda lingua all'università, che odiavo profondamente ma non avevo il coraggio di cambiare, ed ero appena tornata insieme a quello che sarebbe diventato il mio fidanzato "storico", per il quale ho rinunciato a troppe cose importanti senza esserne consapevole. Le partite le vedevamo alla birreria del mio paese e ricordo distintamente di aver visto più di una persona piangere al rigore mancato di Roberto Baggio. Quelle stesse persone che avevano il chiodo e i camperos e passavano le serate con il cofano della macchina aperto a sentire il motore. Robe di provincia.

Del 1998 non ho un singolo ricordo. Non stavo molto bene, credo. Ho pochi ricordi anche dei mondiali del 2002, erano quelli della Corea mi pare. Ricordo solo che in ufficio avevamo una radiolina che si sentiva malissimo e ci arrivavano echi di disfatte ingloriose. Io all'epoca avevo un lavoro che adoravo e colleghi amatissimi che rendevano le ore passate in ufficio un vero piacere. Avevo chiuso la mia famosa storia con il fidanzato "storico" e mi sentivo leggera. I mondiali del 2006, invece, me li ricordo benissimo. Sposati da poco, io e mio marito vivevamo in un condominio che avrebbe potuto tranquillamente essere l'ambientazione per un libro di Pennac. Stavamo per cambiare radicalmente la nostra vita e non so se, mentre guardavamo le partite seduti sul divano dei vicini, ne fossimo già consapevoli. La Cinzia di quell'anno era magrissima, non sapeva cucinare e non aveva ancora capito l'importanza della protezione 50. 

Ricordo pochissimo dei mondiali del 2010, siamo usciti piuttosto presto vero? E poi sono troppo vicini nel tempo, impossibile guardarsi indietro con sufficiente distacco. E che dire di questi del 2014? A parte la disfatta calcistica della nostra nazionale, mi risulta difficile fare un ritratto della Cinzia di oggi. Spero che, se dovessi fare questo gioco a distanza di anni, l'istantanea di questi tempi mi restituisca l'immagine di una Cinzia un po' in ansia, ma che ha finalmente trovato la propria strada e che ha saputo trovare il coraggio di vivere la vita che desidera. Una Cinzia che sta per festeggiare i dieci anni di matrimonio, ancora incredula della propria fortuna. Una Cinzia con qualche ruga, ma di quelle che vengono con il sole e i sorrisi. 

6 commenti:

  1. il mondiale del 2010 ha veramente determinato un momento importante della mia vita: la morte di mio padre a giugno. Ricordo il sottofondo delle partite e io che li soffrivo, in ospedale. Non li ho guardati quest'anno, forse non li vorrò' nemmeno più' guardare....

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    1. Come mi dispiace. Ti abbraccio forte, davvero. Quella sofferenza lì non l'ho ancora conosciuta e la scaccio più lontano che mai.

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  2. Che bella foto Queen!!! :) I mondiali più belli, per me, sono stati quelli del 2006. Non solo per la vittoria, ma perchè per quella finale chiudemmo la piazza del paesino, apparecchiammo due tavole infinite e mangiammo lì, tutti insieme, con una tv improvvisata davanti alla panchina. Niente pro-loco, niente associazioni. Tutto autogestito, tutti insieme, di tutte le età. Una festa nella festa.

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  3. Bellissimo post!
    Io ricordo che per la vittoria del mondiale 2006 io, mia sorella e mia cugina abbiamo preso i coperchi delle pentole e i mestoli di mia zia e in balcone abbiamo fatto baccano. Inutile aggiungere che mia zia si ritrovò coperchi tutti ammaccati :D

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